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Gay & Bisex

I migliori an(n)i della nostra vita_2


di honeybear
16.09.2015    |    7.671    |    6 9.4
"Ohhhhhhhh!! – ansimai - Mmmm sì!! Ohhhhcazzooohhh!!!!” Mai avevo provato una sensazione del genere: neppure la migliore delle seghe che mi ero sparato aveva..."
“Sapevo ti sarebbe piaciuto! – sorrise soddisfatto mentre alzandomi mi fece tornare di fronte a lui. Ci fissammo intensamente - A molti ragazzi piace e t’assicuro che lo rifaremo prima o poi! Cioè, se noi, ecco, sì, insomma. Hai capito cosa voglio dire! - tossicchiò imbarazzato e proseguì l’interrogatorio formativo - E ora dimmi, hai mai provato a mettertela in bocca una bella nerchia?” le sue dita accarezzarono il mio viso velato da un sottilissimo strato di barba. Le nostre cappelle si sfioravano ritmicamente. Delicatamente. Incessantemente.
“Io… - strinsi le labbra in una smorfia. Le mazze che sciabolavano tra loro contribuivano ad alimentare l’eccitazione di una situazione già sufficientemente esplosiva - No, Signore. Non ho mai provato!”
“Se vuoi... Puoi... – perché titubava? – Beh, sì, puoi rimediare ora! Col mio intendo!”
Tossicchiò imbarazzato poi riprese balbettando un poco: ”Dicevo, s-se vuoi. S-se non ti va stai tranquillo: ci rivestiamo e torniamo a casa! Immagino che per te le emozioni siano state più che sufficienti!” e non aggiunse altro.
Lanciai uno sguardo verso quel randello che svettava dal folto del pelo. Mi sembrò enorme. Non potei fare a meno di chiedermi se e come avrebbe fatto ad entrare nella mia bocca. La tentazione di provare tuttavia era fortissima: se non fosse riuscita a contenerlo, avrei potuto dar sfogo ad un’altra delle mie fantasie, leccandoglielo o roba del genere.
“Sì - mi risolsi - mi piacerebbe davvero tanto slinguare la sua minchia coach!”
“Bravo ragazzo!”
Presi il suo pene e mi ci curvai sopra.
“Ooohhh, ooohhh sì!!” lo sentii bisbigliare e la sua mano iniziò a carezzarmi la testa. Mi piacque. Non avevo mai avuto alcun genere di contatto con un maschio adulto da quando mio padre se n’era andato. E neppure prima a dire il vero.
Questa situazione era completamente nuova per me. Nuova ed eccitante al tempo stesso. Voglio dire: non ero così ingenuo da pensare che l’allenatore fosse innamorato di me (soprattutto perché la sua compagna di vita l’aveva già scelta. E gli aveva pure dato un figlio o due). Non stavo ragionando in quei termini. Ero certo che ciò che stava accadendo tra noi fosse solo ed esclusivamente un incontro di sesso.
Ed io volevo quello! Credo anzi che lo desiderassimo entrambi.
Detestavo l’idea di essere vergine. E almeno questo era l’inizio di un rapporto sessuale. Quindi era fico! Com’era fica anche l’attenzione che l’allenatore mi stava dedicando.
Dapprima ne fui sorpreso, ma poi mi sembrò normale quello che stava accadendo e l'accettai come parte di ciò che, continuava a sostenere Bertalli, ‘si fa fra uomini’. Naturalmente in quel frangente non mi presi minimamente la briga di approfondire il ragionamento: l’unica cosa che mi premeva era la contemplazione di quello splendido, succulento randello. Era veramente interessante e, oltre ad eccitarmi, esercitava su di me una specie di potere ipnotico: non riuscivo a distogliere lo sguardo da quella lunga asta rigida che mi attirava a sé come il canto delle sirene con Ulisse. L'idea di mettere la sua virilità nella mia bocca mi diede una sensazione che attraversò tutto il mio corpo.
E il modo in cui palpava il mio cazzo mi eccitava anche di più. E quelle tenerezze che mi elargiva, le carezze, l’assaporare il profumo dei miei capelli (per quanto non avessi ancora fatto la doccia), era più di quanto volessi. Non c'era quindi niente che non mi piacesse.
Aprii la bocca e mi apprestai a far passare il suo pene tra le labbra. Le sentii dapprima stirarsi per poi chiudersi ermeticamente intorno alla punta bulbosa e umida che lentamente stava trafiggendo il mio palato. La cappella era ormai entrata tutta, ed ora veniva il resto dell’asta rigida e vellutata che ingozzandomi, stava pigiando la mia lingua verso il basso per addentrarsi sempre più in profondità nella mia gola. Assaporai un aroma particolare, muschiato direi o roba del genere (anche il coach non si era lavato). Non avevo mai assaggiato niente del genere prima di quel momento; tuttavia mi parve un sapore familiare.
Era il sapore di un uccello. Il gusto di un uccello, porca puttana!! Sì, quello era incondizionatamente, indubbiamente, indiscutibilmente.... L'uccello!!!!
Quella parola prese a rimbalzare nella mia testa.
Uccello. Uccello… UCCELLOOO!!!!
E avanzai con la faccia per ingoiare ancora un po’ del suo cazzo. Ne tenevo in bocca circa la metà. Quando la cappella spinse ulteriormente in fondo alla gola, mi sentii soffocare. Un conato di vomito mi colse e iniziai a tossire sputando. Mi sentii alquanto mortificato.
“Va tutto bene – sussurrò con la benevolenza di un padre- Prendine quanto puoi. Non devi ingoiarlo tutto subito!”
Ma non capiva che in realtà io non chiedevo di meglio? Che avevo una fame immonda di cazzo!? E che in quel momento mi sentivo come se non avessi mai più potuto saziarmene a sufficienza!?!?
“Mi spiace. – fu invece tutto ciò che riuscii a farfugliare - Pensavo fosse quello che voleva da me”
”Lo farai, credimi, ma per ora ti stai comportando più che bene!” mi assicurò.
Cominciai a succhiare la verga e fui soddisfatto nel sentirlo ansimare e gemere. Ero davvero orgoglioso di quello che stavo facendo, strappandogli quegli strani suoni: era evidente che la mia lingua, le mie labbra, insomma, la mia intera bocca gli stava realmente dando piacere, così cominciai a succhiare più velocemente.
”Unnnghh, Davide!! Sìììì!!!! Così figliolooohhh!! Oh sì! Stai facendo veramente bene!! Oooohhhh gggaaawwwdddd che bellooohhh... Mi stai facendo impazzire!!!!” ansimò.
Sollevai lo sguardo per osservarlo: gli occhi chiusi ed il viso imperlato di sudore. La bocca contratta nella smorfia di piacere.
Approfittò della pausa per sfilarsi la maglietta, scoprendo due magnifici pettorali rivestiti da un villoso ventaglio scuro che convergeva al centro dello sterno per trasformarsi in un sottile filo scuro che, attraversando l’addome, si apriva nuovamente là, dove prima o poi, si sarebbe perso il mio naso.
“Se t’inginocchi o avvicini la sedia sarai più comodo!” Mi suggerì. Optai per la prima soluzione: accosciato ai suoi piedi, e senza mai lasciarlo andare, ripresi il lavoro di lingua che avevo interrotto. Mentre lo succhiavo la mia eccitazione cresceva al pari della mia destrezza. Cominciai a fare cose, per me novellino, difficili. Come muovere la lingua lungo l’asta o intorno alla testa o masturbargli l’uccello dentro e fuori la mia bocca. E lui sembrava gradire .enormemente.
Mi spiacque molto quando decise di togliermelo, e ridacchiò di gusto osservando i miei disperati tentativi di riaverlo.
”Eheheheh!! Ora che hai provato, ti sta cominciando a piacere questo gioco, vero?” disse facendomi correre una mano sulla nuca invitandomi ad alzarmi. Io accennai col capo, guardandolo.
”Bene. Ne sono contento. Ma siccome anche a me piace, se vuoi ora sarò io a succhiare il tuo, va bene?”
”Sì!” dissi entusiasticamente.
Mi sollevò la t-shirt: ”Togliamo questa roba, ok?” disse sfilandomela dalla testa e lanciandola sulla scrivania. Si accosciò di fronte a me: il suo bastone spuntava duro e brillante tra le sue grosse cosce pelose.
Le sue labbra scivolarono invece intorno alla mia cappella. Improvvisamente le mie ginocchia cedettero e dovetti afferrargli le spalle. Sentii le sue mani afferrarmi sotto il culo, divaricarmi con forza le chiappe per spingermi dentro la sua bocca ancor più profondamente. Guardai in basso e vidi il mio uccello scomparire velocemente mentre le sue labbra baciavano i peli del mio pube. Ce l’aveva tutto in bocca e anche lui stava soffocando lamentandosi mentre scuoteva la testa come un ossesso. Lo tenne intrappolato lì, in quell’antro caldo, nel fondo della sua gola profonda, per alcuni secondi; poi cominciò a ciucciare estraendolo di tanto in tanto per rivestire di saliva la cappella prima di immergerla di nuovo.
“Ohhh... Ohhhhh... Ohhhhhhhh!! – ansimai - Mmmm sì!! Ohhhhcazzooohhh!!!!” Mai avevo provato una sensazione del genere: neppure la migliore delle seghe che mi ero sparato aveva regalato al mio cazzo emozioni così intense.
Era talmente bello, infatti, che la mia eccitazione stava per esplodere in tutta la sua violenza. Gridai::”Uuunnnggghhh coach, ci sono! Sto per sborrareeehhh!!!!” sbuffai. Lui si sfilò, mi fece alzare velocemente e me lo strinse. Piuttosto forte in effetti. La sensazione di venire scomparve rapidamente.
”Ooouuuwww!” uggiolai.
”Mi spiace. Non volevo farti male, Davide. Solo che non è il momento di venire. Non ancora...”
”Oh... Ok, ma potrò farlo, vero?”
”Certo che sì – mi sorrise bonario – e lo faremo entrambi, vedrai”.
A quelle parole, l’ennesima ondata di piacere mi investì. E non mi trattenni: ”Mi piacerebbe vedere...” iniziai. Ma subito mi fermai imbarazzato.
”Ti piacerebbe, cosa? – lui comprese al volo e concluse al mio posto – Ah, già. Certo! Hai mai visto un altro uomo sparare la sua roba?”
”No, solo la mia...”
”E quando spari, cosa ne fai?” chiese, mentre la sua bocca si avvicinò pericolosamente la mia e la mano giocava delicatamente col mio pene e le mie palle.
”Cosa intende?”
”Beh, dove lo spari, prima di tutto?” le sue labbra sfiorarono le mie. Dio, che brivido!
”In genere sullo stomaco. – credo che avvampai per la vergogna - Qualche volta sulle gambe. O nel water, anche…” l'allenatore sorrise. Sembrava stesse pensando a qualche cosa per decidere se dirlo.
”L’hai mai assaggiato?” domandò guardandomi fisso in faccia.
”Intende il mio sperma?” ribattei incredulo.
”Sì. Ma è più corretto chiamarlo seme. Lo sperma è quello che c’è nel seme” e le sue labbra tornarono a ronzare intorno alle mie.
”Oh, ok! In effetti, sì l'ho assaggiato una volta. È pericoloso? Può accadermi qualcosa?” il mio tono era preoccupato.
”No, non devi spaventarti, né preoccuparti. È il tuo sperma, non può farti alcun male ed inoltre molti uomini, dopo aver eiaculato, mangiano ciò che hanno prodotto. Anch’io spesso lo faccio! E se capita anche con quello degli altri!”
”Wow!! Davvero!?!? Occazzo.... – mentre mi stampava un bacio, dovette leggere tutto lo stupore nei miei occhi. Era davvero molta la strada che dovevo ancora percorrere! Quel timido inizio, non era nemmeno l’antipasto di ciò che avrei gustato! – E com’è? Il suo intendo. No, cioè voglio dire…” domandai cercando di riprendere fiato.
“Ho capito perfettamente, cosa intendi. È... Wow!!!! - e si passò la lingua sulle labbra come se avesse gustato il più succulento dei manicaretti. Scoppiò in una risata fragorosa e proseguì – Sì, quando un ragazzo spompina (perché si dice così, ma immagino tu già lo sappia) un altro ragazzo, come abbiamo appena fatto tu ed io, può succedere che chi succhi beva e ingoi lo sperma dell'altro!”
”Davvero lo beve e lo ingoia?” ripetei perplesso. In realtà stavo pensando che la cosa poteva sembrare un po' sporca anche se, ad essere onesto, mi dissi che non avrei avuto problemi se l’allenatore avesse deciso di chiudere il match sborrando nella mia bocca. Anzi, l’idea mi intrigò alquanto! Lui parve cogliere il filo dei miei pensieri.
”Quindi, quando mi farai venire, vuoi vederlo schizzare o preferisci assaggiarlo?” chiese.
”Vuole dire mangiare il suo? Io non so... Forse. Davvero non so se...” cominciai ad agitarmi, non volevo deluderlo.
”Bene, ce ne preoccuperemo quando sarà il momento. Se vorrai ingoiare il mio sperma, sarò più che felice di fartelo assaggiare. Se non vorrai, andrà bene lo stesso!” mi rassicurò.
Aveva una mano sulla mia spalla mentre mi stava parlando e l’altra non aveva smesso un istante di carezzarmi l’uccello e giocare con le mie palle. Infine la tolse per evitare di correre nuovamente il rischio di una mia eiaculazione anzitempo.
O forse perché aveva altro in mente.
Sì, aveva altro in mente!
Esercitò una leggera pressione sulla mia spalla. Dolcemente, ma fermamente mi fece inginocchiare ancora una volta affinché riprendessi a succhiarlo. Sentii la minchia vogliosa rinvigorirsi nella mia bocca e fui lieto di constatare che ora riuscivo a prenderne più di metà senza soffocare: “Bravo! Stai imparando davvero rapidamente. Solo che non è l’unica cosa che piace ad un uomo.”
L’affermazione attirò la mia curiosità (se ancora ce ne fosse stato bisogno).
”Cosa può - Munch, munch - esserci d’altro?” chiesi a bocca piena. Lui si sfilò e, mentre rispondeva, iniziò a strofinarlo sulla mia guancia.
”Prova a succhiarmi le palle! Solo per vedere quant’è facile” suggerì. La cosa mi sembrò interessante, così spostai la bocca ai due grandi sacchetti pelosi. Quando ci affondai la faccia, le mie narici vennero pervase come da un profumo di pane fresco. Era difficile prenderle in bocca per succhiarle perché rotolavano via e i lunghi peli mi soffocavano o mi provocavano prurito al naso. Bertelli venne in mio soccorso: avvolse le sue dita intorno alla parte superiore dello scroto, formando un anello con pollice ed indice. In questo modo i coglioni vennero bloccati ed io iniziai così a farci scorrere sopra la lingua. Lui allargò le gambe e si piegò leggermente sulle ginocchia per offrirmi meglio i nuovi oggetti del desiderio. Sembrava gradire molto anche quel nuovo trattamento (almeno per me). E non lesinava consigli: ”Apri la bocca il più possibile. Sì, così va bene...” indicò e spinse le due bocce nella mia cavità finché le mie labbra non si arrestarono contro l’anello che a quel punto aprì. La mia bocca era completamente piena, sentivo solo il suo afrore e quel caldo sapore di pane che mi riempiva il palato per perdersi giù, nel fondo della gola. Con un po’ di sforzo e malizia capii di riuscire anche a muovere la lingua per leccarle come si fa con un chupa-chups.
”Mmmmm sssììì!! Succhiami le palle, oh sì! Così Mmmm che bellooohhh! Davvero bellooohhh!!!!” gemette. Continuai a lappare, mentre lui cominciò a masturbarsi. Le nocche della sua mano urtavano la punta del mio naso.
”Continua a leccare, Davide... Sssììì. Oooohhhh ssssìììì... Unnnnghhh… Sto per venireeehhh!!! Continua a succhiarleeehhh... Uuunnnggghhh sì.... Sìììì! Ci sonooohhh... Oooohhhh gggawwwdddd, sborro, sborro, sborrooohhh!!!! Unnnnggghhhhh.....” L’allenatore non smise di ansimare, ma presto quell’affanno si trasformò in un liberatorio urlo animalesco. Le gambe si tesero. Sentii il suo corpo spasimare e subito il primo schizzo caldo bagnarmi la fronte. Il secondo colò lungo la guancia destra. Sì, stava realmente, assolutamente, copiosamente venendo ed il suo sperma stava inondando la mia faccia, imbrattandola tutta. Io mi stavo masturbando furiosamente e ben presto lo raggiunsi.
”Mmmmmnnnghh... Ehenngooohhh, nnnch’ooohhh… Nnnnnmmmpppphhhh...” gemetti seguitando a lavorarmi la sue palle con la lingua. Intanto il mio cazzo si svuotava, innaffiando le sue gambe, fiottando seme caldo. Che iniziò a colare finendo sui suoi piedi. Lentamente tolse le palle dalla mia bocca e sorrise.
”Mi sei venuto su un piede?”
”Sì – ero mortificato. Temevo una reazione violenta da parte sua (uno schiaffo o qualcosa del genere). I miei occhi smisero di fissarlo intensamente per abbassarsi sul pasticcio appena combinato - Mi spiace” ebbi solo il coraggio di aggiungere.
”Sai che dovrei fartelo pulire!” pensai stesse scherzando, ma invece mi parve estremamente serio. Così mi prostrai e lasciai correre la mia lingua sul suo pied, spazzando ogni singola goccia del mio sperma, anche tra le dita.
”Oh, Davide! Io... Io non volevo che tu lo facessi. Davvero! Ma devo dire che è stato veramente sexy!” sussurrò mentre mi sollevava per iniziare a ripulirmi la faccia allo stesso modo.
Anche questo era veramente fico!!
Terminato il lavoro, cominciò a baciarmi. La sua lingua cercava la mia per aggrovigliarsi o giocherellare con la punta, affondava nella mia gola trapanandola, mentre la sua barba ispida solleticava le mie guance. I nostri corpi completamente nudi, si strinsero in un abbraccio serrato. Non avrei più voluto staccarmi da lui. Avrei voluto fermare il tempo per vivere quell’attimo all’infinito. Ma non era possibile.
Avrei dovuto semplicemente accontentarmi di serbare il ricordo di quello che fu ufficialmente il mio battesimo… Del cazzo!
Da quel momento, iniziammo a vederci con una frequenza di 2, 3 qualche volta addirittura 4 volte la settimana. Dopo gli allenamenti, ci chiudevamo nel suo ufficio con una scusa qualunque e lì proseguimmo la mia ‘formazione’.
Con tutta quella pratica, migliorai di molto l’arte del pompino. Imparai poi a ricevere la sborrata in bocca e a fare lo stesso, quand’ero il destinatario dei suoi lavoretti. Io ingoiavo sempre, a meno che lui non volesse sborrarmi sulla faccia o sul cazzo o da qualche altra parte.
Venni introdotto anche alla nobile arte del 69. Ci sdraiavamo sul pavimento o sul sofà di cuoio nel suo ufficio, il mio uccello nella sua bocca ed il suo nella mia e ci succhiavamo finché non venivamo nella bocca dell'altro, sempre ingoiando lo sperma reciproco.
Le volte in cui Bertelli era di fretta, ci limitavamo a masturbarci l’un l’altro: era terribilmente eccitante iniziare la performance accarezzandogli quel torace villoso o tormentandogli i capezzoli grossi come ciliegie, ed il piscio di seme caldo che ci versavamo sopra quale degna conclusione dell’incontro, veniva prontamente pulito dalla mia lingua avida. Che, ingorda, si dilettava a lucidare anche la sua cappella.
Devo dire che tutto ciò giovò non poco alla mia vita: a cominciare dal rendimento scolastico.
E anche negli spogliatoi, potei finalmente cominciare a vantarmi anch’io di avere qualcuno che spalancava le gambe per me o a cui concedere i miei servizi. E ghignavo nel figurarmi la faccia che i miei compagni di squadra avrebbero messo su, se solo avessero saputo di chi si trattava!
Ma nonostante ciò, la mia formazione non era ancora completa!
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