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incesto

Sveltina Natalizia


di honeybear
26.12.2016    |    28.463    |    3 8.7
"Il primo colpo di lingua è rapido e furtivo..."
N.d.A.: quello che state per leggere è il racconto di un incesto a sfondo gay dove fatti narrati, eventi e persone sono tutte frutto di fantasia oltre che maggiorenni (virtualmente maggiorenni dato che sono frutto di fantasia). Se l'argomento in qualche modo Vi turba, Vi ringrazio per il tempo dedicatomi arrivando a leggere sino a questo punto. Diversamente, Vi auguro una (spero) piacevole, eccitante e divertente lettura.
Grazie a tutti,
HB
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"Ma sei sicuro che faremo in tem…” non riesco a terminare la frase che mi arpiona con la bocca mentre la porta d’ingresso si spalanca alle sue spalle.
Le lingue si intrecciano vogliose mentre i vestiti volano a terra lungo il corridoio: maglione, camicia, maglietta, fino a scoprire i rispettivi pettorali. Accarezzo avidamente il folto intrico di pelo nero che riveste il suo torace mentre lui gioca con le mie turgide ciliegie torcendole e contorcendole. I baci non s’interrompono. Anzi diventano più voraci. Mi spinge contro il muro mentre inizia a slinguarmi lungo il collo. Preme su di me e sento il suo cazzo ingrossarsi al pari del mio.
Ansimo e sbuffo come una locomotiva mentre palpa tra le mie gambe. Le mani trovano quello che cercano e agiscono rapide sulla mia cintura. In un attimo i pantaloni sono sul pavimento seguiti da calze e boxer.
Sento il suo respiro farsi via via più affannoso mentre le mie mani automaticamente provano a restituirgli il favore che mi sta facendo.
“Mmmm… - desisto rapidamente: lo sfregamento della sua barba incolta e ispida nella fossa tra collo e spalla sovraccarica il mio stato di eccitamento - …Mmmmssssììì…”
Il mio uccello sfrega contro la stoffa dei pantaloni che ancora indossa e mentre massaggia le mie mele, le sue mani scivolano lungo una coscia che istintivamente sollevo. Ora il campo è libero e due dita si infilano rapide nel mio buchetto peloso prendendo a lavorarlo. L’iniziale fastidio trasforma i miei mugolii in grida di piacere e m’induce a sollevare anche l’altra gamba serrandomi a lui. Gli getto le braccia intorno al collo e, così avvinghiati, continuando a slinguarci, guadagniamo la camera da letto.
Mi scaraventa sul morbido piumone mentre alla velocità delle luce finisce di spogliarsi. È uno spettacolo della natura che si avventa su di me: collo taurino, pettorali in risalto su di un addome scolpito al pari di bicipiti e cosce. Dal folto dei ricci della foresta pubica emerge il suo tronco nodoso appoggiato su due bisacce di pelo scuro.
“Traquillo! Abbiamo un po’ di tempo… – esordisce mentre iniziamo a rotolarci nel letto. Le mazze sguainate scivolano una sull’altra. La mia è tanto dura da farmi male. Sento la sua mano che la scappella e l’accarezza bagnandola mentre io provo a massaggiargli le palle. Non abbiamo ancora fatto nulla e sono già fradicio – …La messa di Natale durerà almeno un’ora! E poi tua madre e tua sorella dovranno sicuramente fare gli auguri a membri di gruppi oratoriani ed amici vari…” non aggiunge altro perché la sua lingua riprende a ravanarmi la gola.
Lo fermo giusto il tempo di sorridergli e aggiungere: “Non ci resta che darci da fare allora!” e così dicendo lo trascino ai piedi del letto. Sollevo le sue gambe sulle mie spalle scoprendo il suo anellino impaziente di essere violato. Gli allargo per bene le chiappe e comincio a passare e ripassare lungo il solco con l’asta bagnata. Sgrana gli occhi. Il suo sguardo implora ciò che immediatamente chiedono le parole:
“Scopami ti prego… Voglio sentire il tuo cazzo aprirmi il culo! Sfondami…”
“Non ancora papà…”
“Sei un bastardo!”
“E tu una troia!” lo rincalzo accompagnando le parole con una pacca sul culo mentre continuo con calma a pennellare la zona intorno al buco.
“A Natale dovremmo essere tutti più buoni…”
“Sono maggiorenne e faccio come mi pare! E poi le bagasce come te non hanno diritto a nessun atto di bontà!” e così sentenziando mi sdraio su di lui. Apre le gambe per accogliermi e permettermi di strofinarmi nuovamente sul suo corpo eccitato. Il mio pene grondante passa e ripassa lungo il suo perineo danzando al ritmo del mio bacino. Gli sollevo le braccia sopra la testa iniziando a baciarlo letteralmente ovunque. Lentamente scendo lungo l’addome fino a trovarmi quel cazzo ormai grosso e duro davanti alla faccia.
Il primo colpo di lingua è rapido e furtivo. L’effetto che provoca è sorprendentemente eccitante. Ripeto l'operazione una seconda e poi una terza volta ed ogni lappata viene generosamente accompagnata dai mugolii senza ritegno di mio padre.
Inizio a picchiettargli il buchetto e di nuovo parte la giaculatoria dell’inculata.
Lo giro su un fianco e mi sdraio dietro di lui. Gli sollevo una gamba sistemandomi poco sotto.
Ansima quando gli faccio sentire il mio bastone tra le chiappe.
Ansimo.
La cappella cerca trova la sua strada verso l’anellino e prendono il posto delle dita che lo stavano lavorando.
"Ora ti fotto!" i suoi occhi imploranti finalmente hanno ottenuto la risposta tanto cercata.
I respiri si sincronizzano mentre con la percuoto la chiappa sollevata.
“Sssììì…” grida. Non ce la fa davvero più ad aspettare. E io nemmeno!
Spingo con tutto me stesso e la mia asta inizia la sua lenta corsa. Sento lo sfintere sfaldarsi mentre la cappella inizia a farsi strada nella stretta galleria che la sta ricevendo.
Esco. Poi ancora dentro.
“Ti sfondo il culo brutta troia… Ti piace come regalo di Natale eh!? Ti piace!?”
Annuisce felice e mi cinge un braccio intorno al collo mentre con il gomito dell’altro si punta sul materasso.
Le pareti interne del suo sfintere si dilatano per accogliermi definitivamente.
Inizio a stantuffarlo. Anche qui dapprima lentamente.
“Sì cazzooohhh… – i miei colpi diventano sempre più regolari e devastanti. Sento la cappella sfiorargli la prostata. Sento il mio bacino schiantarsi contro la sua schiena e le mie palle sbattergli contro il culo fradicio dei suoi umori e dei miei – Dai… Dai, sì sfondamiiihhh… Cosìììì…. – davvero non ha bisogno d’incitarmi: la forza con cui lo sto scopando parla da sola. Ma lo lascio fare: in fondo è il suo modo di godere della veloce cavalcata che siamo riusciti a concederci – Cosìììhhhh…”.
Gli afferro l’uccello iniziando a masturbarlo. Non capisce più nulla: si dimena come un’anima posseduta mentre i primi fiotti gli imbrattano il petto. Dopo è un fiume in piena che gli colora di bianco il lucido mantello di pelo.
Mi sfilo e lo costringo in ginocchio di fronte a me.
Lo schiaffeggio col cazzo. La piacevole tortura dei peli della barba ispida sulla superficie violacea e liscia non fanno che accrescere la mia voglia di venire. Mi trattengo ancora un attimo.
Giusto il tempo di spalmarglielo attorno alle labbra lasciando che assapori il profumo dei suoi e dei miei succhi.
“Apri la bocca troia…” lui ubbidisce pronto a ricevere il sacramento cui anela. Picchio la mazza sulla punta della lingua sbrodolante. Pochi colpi e glielo spingo in gola mentre sento le prime scariche arrivare.
Scorgo una lacrima sul suo viso. Si sta soffocando eppure non può fare a meno di bermi tutto mentre, reclinando il capo, ruggisco tutto il mio piacere.
Resto lì. Fermo impalato mentre lui velocemente ingoia e ripulisce ogni singola goccia. Mi piego in avanti per appoggiare il mio capo sul suo mentre riprendo fiato.
Ancora qualche istante.
Ma forse non c’è più tempo.
“La messa sarà quasi finita! – mi dice baciandomi dolcemente. E indicando il letto sfatto aggiunge – Dobbiamo dare una sistemata qui prima di tornare in chiesa!”
Ci guardiamo negli occhi sorridendo felici.
Sarà per il regalo di Natale?
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