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Gay & Bisex

L'acquisizione


di honeybear
06.02.2017    |    10.250    |    2 8.9
"Si massaggiano i capezzoli per poi giocare con la punta delle lingue e darsi un cinque..."
La punta della cappella scorre lungo il solco che separa i miei glutei sodi. Il liquido prespermatico che esce abbondante dal piccolo orifizio si appiccica alla folta e soffice peluria che li riveste. Una leggera pressione ed ecco che punta dritto al mio buco. La viscosità delle sue secrezioni si miscela alla saliva di cui le leggere increspature sono già bagnate. Il glande si allontana per un istante e torna subito alla carica: lo sento deformarsi contro la mia pelle e sgusciare nuovamente nella spaccatura fradicia.
Mi volto a guardarlo. Quella dipinta sul suo viso è un’espressione di compiaciuta soddisfazione.
Per la maestria con cui è riuscito a sfilarmi l’intimo alla velocità della luce dopo aver vinto le mie resistenze a spogliarmi. E per come la fulminea e sensualissima azione mi ha lasciato con una gamba poggiata al piano del tavolo e l’altra a terra, costringendomi ad assumere quella posizione da trofeo che lo fa tanto arrapare. La lingua che lasciva si passa sulle labbra non lascia ombra di dubbio. Allo stesso modo delle dita che, dopo aver abbassato la camicia scoprendo le spalle larghe e forti si fermano a contorcere e tirare le grosse ciliegie al centro di quel petto scolpito da quotidiani allenamenti in palestra. La pelle sembra disseminata da una fitta rete di aghi sottili e acuminati: i peli in ricrescita danno questa impressione. E contribuiscono tuttavia a marcare perfettamente la linea degli addominali che si muovono al ritmo del bacino.
E che dire di quegli occhi neri? Ora sembrano ardere come il fuoco che gli scorre dentro…
Starei a contemplarlo per sempre, ma le dita che si posano sotto il mio mento indicano che qualcun altro mi reclama. Con dolcezza sistemano lo slip che, impregnato dei miei umori, mi chiude la bocca. Ci giocano per qualche istante accentuando il leggero senso di nausea e soffocamento che già provo dopodiché lo sfilano lentamente perché due labbra morbide e carnose vogliono prendere il suo posto. Scattano le lingue che si aggrovigliano furiose mentre vacillo cadendo leggermente verso di lui. Mi aggrappo prontamente ai suoi pettorali. Sento i suoi capezzoli sotto le mie dita. Glieli pizzico. I suoi sospiri muoiono nella mia gola. Lascio le mie mani risalire lungo la cravatta di seta.
Gliela allento.
Lui finisce di toglierla e me passa intorno al collo.
Inizio a sbottonargli la camicia che vola a terra. Ora i capezzoli sono lì, duri e tesi a pretendere le meritate attenzioni. Inizio a massaggiarglieli per poi tirarli con dolcezza. Sbuffa mentre nasconde il viso nell’incavo della mia spalla: è incapace di resistere a quel piacevole supplizio e la riprova è costituita da quelle piacevoli oscenità che una troia che si rispetti esige di sentirsi vomitare addosso nell’intimità. Serve a farle capire che sta giocando nel modo giusto oltre che a stimolare la sua fantasia e ad accrescere il livello di eccitazione.
La sua barba mi solletica, ma l’effetto dei suoi baci su quel lembo della mia pelle, mi manda in estasi. Ed il mio uccello si rizza a tal punto da cominciare a dolermi.
Si solleva di scatto e mi sorride soddisfatto per il risultato. Un sguardo d’intesa con il compagno di giochi e la mano di chi mi sta dietro si stringe intorno alla mia asta. Risale lentamente lungo la pelle vellutata increspata dalle vene pulsanti e arriva alla cima del prepuzio. Lo allunga tirando all’inverosimile il filetto, quasi volesse staccarlo. Lo fa scorrere tra pollice e indice ed infine molla la presa.
Per poco.
Il mignolo infatti si fa strada al suo interno incastrando dapprima l’unghia all’interno del piccolo foro in cima al glande e subito scivolando via. Il contatto tra la pelle viva e umida del primo e la sua falange mi toglie il respiro. Inizia lentamente a disegnare dei piccoli cerchi allargando la sacca che cede facilmente all’azione invasiva. Ansimo provando a sottrarmi alla tortura ma senza risultati apprezzabili.
Un colpo deciso e la pelle del prepuzio si ritira lasciando ad una bocca vogliosa la possibilità di ingoiare tutta la mia nerchia.
“Mmm…” sento il suo naso contro i peli del mio pube. L’azione della lingua è lenta e micidiale. L’asta completamente lavata dal bagno di saliva, aiuta la corsa della sapiente mano di chi mi sta cingendo da dietro che, contemporaneamente, si sta masturbando tra i miei due meloni.
La stessa mano forte mi afferra la gamba che è rimasta a terra obbligandomi a montare sul tavolo. Sono carponi alla loro mercé.
Salgono anche loro sul prezioso ripiano di cristallo.
Due dita mi allargano le chiappe. Un terzo si fa strada nel mio ano stretto. Ci gira un poco attorno per spalmare per bene lo sputo di saliva che l’ha bagnato. Poi con una dolcezza ed una lentezza esasperanti inizia la lenta penetrazione.
Mugolo il mio piacere. Ma prontamente la bocca mi viene chiusa da labbra che richiamano il silenzio di un bacio.
Il medio che ho nel culo ripete l’azione di poco prima. La sua azione è veloce, rapida e precisa. C’è infatti un calibro più grosso che anela ad entrare in quello stretto passaggio. Non si fa attendere troppo. La punta della cappella inizia a spanarmi l’ano.
È grossa; fa male… Anzi no. Mi delizia le budella che, ansiose, aspettano il resto del cannone.
Un colpo secco finisce di squartarmi. La prugna rossa e succosa mi sta solleticando la prostata. Sfuggo al gioco di lingue per inarcarmi dal dolore… Anzi no. Dal piacere.
Il mio bacino è serrato dalle sue mani forti. I suoi coglioni pelosi sono incollati ai miei glutei. Inizia a muoversi. Il palo che ho nel culo non esce mai completamente, e tutte le volte che rientra mi spinge un po’ più avanti. Verso l’altro.
Uno. Due. Al terzo colpo la mia bocca ingoia rapida quel cazzo enorme che sembrava sempre troppo lontano. Irraggiungibile.
I colpi cominciano a diventare più serrati. La scopata di bocca raggiunge in breve la stessa velocità di quella anale. Ad ogni spinta del bacino si diffonde nell’aria lo schiocco delle pelli sudate che si sfiorano, quella delle sue palle e dei miei glutei.
Il cazzo in bocca invece mi provoca la nausea. E sento anche gli occhi riempirsi di lacrime. È troppo grosso e, nella foga della cavalcata, non riesco ad ingoiarlo completamente e a slinguarlo come vorrei.
Mi sento mancare.
Il nastro di seta intorno al collo è diventato una specie di briglia con cui il mio toro guida la monta.
“Attento… Così lo strozzi!” la presa si allenta.
Guidato in questo modo diventa più facile spompinare l’altro.
Con la coda dell’occhio li vedo sorridersi reciprocamente e chinarsi uno verso l’altro. Si massaggiano i capezzoli per poi giocare con la punta delle lingue e darsi un cinque. Probabilmente la loro sintonia nel gioco sta producendo effetti che vanno ben oltre quanto sperato.
“Aaahhh… Ahhh…” non servono altre parole se non le nuove oscenità che mi sussurrano nelle orecchie mentre finiscono di smanettarmi. La mia sborra ricade in piccole pozze sul cristallo reso quasi opaco dalle impronte lasciate.
“Lecca troia… Pulisci per bene!” è un ordine che non può non essere rispettato mentre i colpi nel culo si susseguono come raffiche di vento. Un latrato rabbioso accompagna la scarica di sborra che mi farcisce il retto. Vi rimane ancora pochi istanti. Il tempo di accertarsi di essersi completamente svuotato dentro di me e poi si sfila.
“Vieni qui puttana che finisco io di farti la festa!” l’invito a sedermi sopra di lui è categorico. Afferro i braccioli della poltrona in pelle in cui è sprofondato. Mi punto con i piedi sulla seduta e lentamente mi lascio calare. Il buco è ancora largo e lubrificato di seme caldo. L’ingresso di questo secondo uccello mi squassa. È più largo del primo, seppur più tozzo.
Non mi lascia il tempo di abituarmi al nuovo ospite. Ancora una volta vengo afferrato per i fianchi e impalato senza troppi complimenti.
“Aaahhh…” è ancora un grido di dolore. Anzi no. Di piacere. Ormai fatico a distinguere cos’è uno e cos’è l’altro… Ma tant’è!
La diabolica coppia si è ricongiunta. Mentre continuo a spanarmi sulla nuova mazza, l’altro, con tutta la dolcezza di cui è capace, riempie di attenzioni il mio nuovo amante: carezze, baci, massaggi creano un netto contrasto con la furia violenta con cui mi sta fottendo.
Sono completamente assorbito da quanto sta accadendo. Sono così preso che il cazzo mi è tornato duro…
Lo sento battere sul suo addome ad ogni affondo nel culo.
“Più veloce… Muoviti più veloce… Sto per venire!”
Eseguo e la ricompensa non tarda ad arrivare: i fiotti di sperma eruttano come dal più bollente dei vulcani. È tale la furia dell’eiaculazione che non riesco a trattenerla tutta come vorrei. Ansima sfinito. Mi avvicina a sé e mi bacia mentre mi aiuta a sfilarmi.
A sorpresa mi rovesciano sul tavolo.
Abbasso subito lo sguardo. Vedo la mia nerchia ritta come un fuso e due lingue assatanate che irrorano ogni centimetro con la loro saliva.
Inizio a dimenarmi come una cagna in calore mentre il lavoretto prosegue verso l’alto. Ora tutte le attenzioni sono per la mia cappella. I filamenti di liquido pre-cum disegnano qualcosa che somiglia a delle ragnatele. Reclino il capo godendomi ogni singola lappata ed ogni singola carezza che sale via via più in alto fino a trasformarsi in una coppia di dita che, scopandomi la bocca, finiscono in realtà con il dilatarla.
L’azione delle mani accompagna quella delle loro lingue sul mi bastone che, sfinito, finisce per piegarsi ai loro voleri una seconda volta: le gocce della mia nuova eiaculazione si spargono sul mio torace arrivando a lambirmi il mento.
Come due animali si avventano su di me ripulendomi a dovere. Ad operazione terminata mi invitano ad alzarmi per un ultimo bacio a tre.
“Abbiamo fatto davvero un bell’acquisto! – è il primo commento – L’azienda ne trarrà sicuro vantaggio…”
“E non solo l’azienda! - gli fa eco l’altro ammiccando e dandomi una pacca sul culo – Ora da bravo, non perdere una goccia di quello con cui ti abbiamo riempito o più tardi te ne faremo pentire…” annuisco mentre inizio a rivestirmi.
“Bene! Sbrighiamoci a sistemarci: le nostre mogli e la tua ragazza ci stanno aspettando al piano di sotto insieme al resto del consiglio d’amministrazione. La festa per l’acquisizione pubblica sarà già cominciata…”
“Già… Invece quella per l’acquisizione privata è appena iniziata!”
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