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incesto

Estate Bollente


di honeybear
03.12.2016    |    29.936    |    9 9.2
": quello che state per leggere è il racconto di un incesto a sfondo gay..."
N.d.A.: quello che state per leggere è il racconto di un incesto a sfondo gay. Se l'argomento in qualche modo Vi turba, Vi ringrazio per il tempo dedicatomi arrivando a leggere sino a questo punto. Diversamente, Vi auguro una (spero) piacevole, eccitante e divertente lettura.
Baci a tutti,
HB
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Quest’afa mi sta letteralmente facendo impazzire. L’estate più calda di sempre!
Non è servito a molto caricare la mia famiglia in macchina e sperare di trovare un po’ di sollievo nella nostra casa al lago! Della brezza che spirava leggera sulla costa, quest’anno nemmeno l’ombra! E così sono qui a languire sopra le lenzuola, sonnecchiando e rigirandomi continuamente nel letto…
“Cos’è stato?” un rumore improvviso fa svegliare mia moglie. E dire che lei che riuscirebbe a dormire anche dentro ad un vulcano.
“Non lo so. Ora scendo a controllare…” scalzo e in mutande cerco a tentoni la via.
Il soggiorno è rischiarato solo dalla luna che si riflette nel lago: sulle vetrate del giardino, in penombra, si staglia una figura.
“Lorenzo sei tu?”
“Sì papà…”
Mi avvicino lentamente e osservo la sua figura staccarsi dal vetro: è cresciuto mio figlio. Dall’alto dei suoi vent’anni eccolo lì completamente nudo che sorseggia una lattina. I miei occhi seguono la linea del suo contorno sinuoso da cima a fondo: i capelli scompigliati, il profilo greco, i pettorali ben sviluppati ammantati da una fitta lanugine scura punteggiata di piccoli cristalli luccicanti. Quel soffice tappeto diviene una linea che corre lungo gli addominali per aprirsi in quel meraviglioso ventaglio corvino del pube, al centro del quale si staglia il suo cazzo in tiro.
Eh sì, mio figlio ha un’erezione e non sta facendo nulla per nasconderla. Si limita ad osservarmi continuando a bere.
Lentamente muovo alcuni passi verso di lui mentre sento la mia mazza raschiare contro il tessuto leggero degli slip.

Vedo mio padre avvicinarsi in controluce: quanto tempo è passato da che l’ho guardato l’ultima volta...
I miei occhi lo radiografano da cima a fondo: i capelli rasati, gli occhi nocciola che scintillano come quelli di un gatto nella notte, la barba curata e poi si spostano giù verso i pettorali coperti dal folto pelo punteggiato di piccoli cristalli luccicanti che riveste, generoso, anche addome e inguine.
Mi concentro sulla sottile linea chiara dello slip che sembra separare dal resto le gambe muscolose quanto le braccia: credo che, dopo aver visto la mia, stia avendo un’erezione e che non stia facendo nulla per nasconderla. Anzi, incede sicuro fermandosi a pochi millimetri dalla mia bottiglia sollevata.

“Che stai facendo?”
“Sto bevendo qualcosa di fresco… Questo caldo mi uccide!” e mi allunga la bottiglia.
“Abbiamo sentito un rumore. La mamma si è svegliata di soprassalto…” lo guardo.
“Mi spiace aver fatto casino! Sono inciampato mentre camminavo nel buio dopo aver preso questa. Ne vuoi?” Impercettibilmente il vetro si muove verso le mie labbra e le sfiora per lambirle. Deglutisco. Lentamente avvicino la mia mano per afferrarla ed, insieme alla sua la stringo. I suoi occhi brillano come i miei, mentre la lasciamo scivolare lungo il mento e più giù, fino ad arrivare all’elastico degli slip. Lascio la presa e lui, malizioso e insieme imbarazzato, inizia a muoverla intorno al pacco. Un alone umido si disegna sulla stoffa. Ci fissiamo attoniti.

“Tutto a posto laggiù?” la voce di mia moglie ci riporta alla realtà.
“Sì, tranquilla. Era solo Lorenzo… - e torniamo a fissarci. Faticando a modulare la voce aggiungo – Stiamo bevendo qualcosa di fresco!”
Nessuna risposta.
“Si sarà già riaddormentata!” mi sussurra Lorenzo all’orecchio.
Quando il suo viso si è avvicinato tanto? Mi giro di scatto. Le nostre bocche sono praticamente appiccicate e anche i nostri uccelli si stanno pericolosamente strusciando uno contro l’altro. La macchia sullo slip si sta allargando…
“Cosa... – fatico a parlare - …Cosa ne dici di un bagno notturno?”
“Nudi…” aggiunge ridendo - ...E vince chi arriva primo!”
Mi sfilo gli slip e lo rincorro: “Prendimi se ci riesci!” e in un lampo stiamo giocando a schizzarci con l’acqua.

Mi sembra di essere al mare con i miei amici: mi metto a cavalcioni sulle spalle larghe e forti di mio padre e, girati verso l’orizzonte, gridiamo tutto il nostro senso di libertà alla luna e all’acqua increspata dalle onde. Ridiamo come due coglioni e ci sentiamo senza freni. Quindi in grado di poter fare qualsiasi cosa!
Questa notte è davvero tutta per noi!
Decido di issarmi sopra di lui e da lì di tuffarmi. Passando tra le sue cosce possenti e il culo sodo mi arrampico lungo la schiena: gli salto in groppa abbracciandolo da dietro. Premo il mio corpo contro il suo mentre tenta di divincolarsi dandomi delle grandi pacche sulle natiche e di rovesciarmi. Quando ci riesce, finiamo ancora una volta sott’acqua dove riprende aspra la lotta, fatta di tentativi di acchiappare la mazza (sempre in tiro) dell’avversario.
Riemergiamo uno di fronte all’altro.
Ora sembriamo due soldati di quelli raffigurati su qualche vaso antico: le dita delle mani intrecciate, i muscoli delle braccia impegnati a contrastare la spinta antagonista. Ci sorridiamo complici ma nessuno vuole cedere anche se entrambi ardiamo dalla voglia di farlo.
Sappiamo ciò che sta per accadere. Eppure, testardi, resistiamo, sicuri che quel che a breve vivremo, sarà magnificamente indescrivibile.

È un attimo: Lorenzo perde l’equilibrio. Sta per precipitarci nuovamente in acqua, ma la mia mano sulla sua nuca evita l’impatto. Le fronti si sorreggono a vicenda. I nasi si sfiorano…
Il segnale che stavamo aspettando!
Le lingue scattano all’unisono infilandosi nella bocca dell’altro. I baci che ci scambiamo sono proibiti… E allo stesso tempo furiosi e appassionati… Mio figlio mi sta scaraventando in gola tutto il suo ardore insieme alla saliva. E io sto facendo lo stesso.
Rapido lascia correre i polpastrelli lungo le spalle regalandomi brividi intensi. Si sofferma a tormentarmi i capezzoli bagnati ed inturgiditi dal desiderio.
Il dolore di quella tortura acuisce il mio piacere e lo sbattere del suo uccello marmoreo contro il mio addome mi rende più infoiato che mai. La miscela è tremendamente esplosiva e così anche le mie carezze si fanno più audaci.

Sento le mani possenti di mio padre scendere lungo la schiena. Affondano tra le chiappe sode.

Le afferrano per avvicinare il corpo del mio bambino al mio. Voglio che la linea di confine reciproca sparisca: la fine di uno deve confondersi con l’inizio dell’altro.
I miei palmi contengono a fatica quei due cocchi duri: li massaggiano. Li colpiscono.
“Aaahhh…” il grido che mi smorza nella mia gola è sommesso ma di pura libidine.

Lascia scivolare un dito lungo il solco: passa e ripassa sul buchino massaggiandolo. Chiudo gli occhi per godermi il momento. Mio padre è dannatamente bravo nel rituale: dove cazzo avrà imparato?
“Mmmsssììì…” mi sento bofonchiare mentre lo cingo al collo serrando le gambe all’altezza dell’addome, permettendogli così di lavorarmi meglio l’anellino fremente.
Non basta.
Mi passa due dita sulle labbra infilandomele in bocca. M’invita a succhiarle forzando delicatamente. Le sento roteare nel palato mentre m’impegno a bagnarle per benino.
Soddisfatto del lavoro le sfila per tornare a tormentarmi il buchetto immerso nell’acqua. Con un gesto deciso le spinge dentro.

Alla pressione delle mie dita sul suo ano Lorenzo sbuffa continuando a baciarmi.
Non chiedono il permesso di entrare. Non più: lo fanno e basta. Il suo grido si spegne ancora una volta nella mia gola. Apre gli occhi all’improvviso guardandomi tra il severo e l’accondiscendente premendosi ancor di più contro il mio corpo. Gli accarezzo i capelli e quel viso dolce e bellissimo:
“Voglio scopare… - gli sussurro - …Voglio scoparti il culo Lorenzo…”

Guardo la luna e l’infinito che illumina. È magnifica. Tanto magnifica da perdercisi dentro.
Mio padre mi cinge da dietro baciandomi la nuca. Dolcemente inizia a masturbarmi. E ciò rende l’atmosfera ancor più perversamente romantica. L’azione ritmica e sinuosa della mano immersa sul membro mi manda fuori di testa.
“Rilassati...”
L’altra sua mano mi riporta alla realtà. Mi invita decisa a piegarmi in avanti, quasi a sfiorare l’acqua in cui siamo immersi, mentre sento qualcosa di molto duro appoggiarsi su quel buchetto in mezzo al culo che freme dal desiderio di ricevere il gradito ospite.
“Puntellati con le gambe o perderai l’equilibrio e poi lascia fare a me… Lasciami entrare… Così… Bravo…”
La voce di mio padre mi sembra provenga da un altro pianeta. L’unica presenza che sento è quella della cappella: si sta accanendo sul mio buco vergine che, ancora poco pratico, ne ostacola l’ingresso. Le mie membra sono rigide. Ogni centimetro del mio corpo è in tensione.
Una nuvola passeggera. La mia testa si alza di scatto. Mi sento afferrare per i capelli. La luna si offusca… O forse sono solo i miei occhi che si stanno riempiendo di lacrime per il dolore lacerante che la penetrazione che sto subendo mi provoca.
“Va tutto bene… Rilassati… Non sono ancora entrato tutto…”
Deglutendo provo ad ubbidire. Ora le sue mani sono entrambe sui miei fianchi e, approfittando del mio momentaneo abbandono, riescono a dirigere meglio il lungo e grosso bastone che continua la sua inarrestabile corsa nelle mie viscere.
Sembra un supplizio. Un dolce supplizio: se provo a rilassarmi sento il culo devastato da quella mazza enorme e dura, se provo ad irrigidirmi sento il mio sfintere squassato dall’avanzare inarrestabile della sua cappella.
Si ferma. Qualche istante per lasciarmi abituare a quella presenza che, da estranea, sta diventando intimamente familiare.
Mi sollevo leggermente e lo bacio. Sollevo un braccio per accarezzargli la testa. Le sue mani indugiano invece sui miei pettorali e mi torturano i capezzoli duri. L’altra mia mano si muove invece sul mio pisello per menarlo lentamente.

“Torniamo sulla spiaggia…” gli sussurro tra un bacio e l’altro mentre mi sfilo da lui. Mano nella mano guadagniamo la riva.
Lo faccio mettere carponi e mi posiziono dietro. Mi soffermo ancora una volta ad ammirare quel meraviglioso culetto sodo che questa notte mio figlio mi ha permesso di violare. Accarezzo la peluria soffice che lo riveste, lo massaggio, lo palpeggio con forza.
“Sbrigati papà… - mi ammonisce - Ti voglio! Ti voglio ancora dentro di me… Ti prego Inculami…”
Non mi resta che allargargli le chiappe per scoprire il meraviglioso fiorellino che mi accingo a cogliere nuovamente.
Il buchetto si contrae spasmodicamente. Si sta chiudendo. Mi avvicino con la punta della lingua.

“Ooohhh… Mmmsssììì… - ansimo quando sento la punta della lingua iniziare a girare intorno all’ano per poi infilarsi nel culo. E che dire del solletico della barba sulla pelle sensibile? – Ma adesso inculami, ti prego pa’… Ti supplico: voglio sentire il tuo cazzo dentro… AAAHHH…”
Sento nuovamente la cappella puntata. Questa volta la punta della trivella entra più facilmente. E le pacche sul culo ormai sfondato me lo fanno rizzare. Arriva fino in fondo agevolmente il randello di papà. E inizia a muoversi.
Fa tutto lentamente.
Lentamente si ritrae quasi a farlo uscire del tutto. Lentamente lo spinge nuovamente a fine corsa.
È quasi esasperante sentirlo ripetere questo movimento per un tempo che mi pare infinito.
Poi la beffa: lo estrae completamente.
“Pa’…” non ho il tempo di completare la mia supplica. Una spinta titanica mi sorprende. Mi afferro come posso al terreno, ma la furia dell’animale che mi sta montando mi fa vacillare: stavolta è entrato senza fermarsi per cominciare a fottermi con la foga di un toro.
Sento il suo bacino sbattere contro il mio culetto ed emettere un suono che somiglia ad uno schiocco: eccitantissimo. Sento le mie palle gonfiarsi e ondeggiare al ritmo della scopata.
Guardo il lago e mi sembra che anche le onde che si infrangono sulla riva partecipino alla nostra festa.
Ad ogni colpo la sua nerchia mi sembra più dura grossa; rilascia anche qualcosa di pruriginoso che però acuisce il mio piacere.
L’uccello di papà sembra che percorra ogni volta la strada con minor fatica e quando arriva in fondo, stuzzicando la prostata, mi manda letteralmente in estasi: anche io sono arrapato come un animale…
Ma perché ora si ferma? E si sfila?

“Voglio che tu mi veda godere… - la voce è concitata mentre mi fa girare verso di lui - …Ma tu non devi venire: ho altri progetti per te!”
“Non so se…”
“Dovrai controllarti!”
Uno contro l’altro iniziamo a menarcelo. Non dovrei metterci molto a venire: la cappella è rubizza e completamente affogata nel mio liquido prespermatico. Le vene sull’asta pulsano quanto la mia testa.
Ecco ci siamo.

Vedo mio padre reclinarsi ed urlare come un ossesso (spero che la mamma non ci senta…). I fiotti di sborra imbrattano completamente il suo torace villoso. Qualcuno gli lambisce la barba e le labbra. Il suo orgasmo dura alcuni istanti nei quali fatico veramente a controllarmi. Anche io sto per venire, ma ho promesso di non farlo.
Lentamente lo vedo riacquistare la padronanza di sé: il respiro torna regolare, le membra si rilassano. Mi guarda deciso. Traspare un che di perverso dagli occhi chiari, ancor più perverso della situazione che stiamo vivendo se è possibile. Ma c’è un che di tremendamente intrigante e furbo in quegli occhi…
È a questo punto che mi ordina: “Ora mi dovrai inculare tu! E sborrerai dentro di me!”
Sono incredulo: se già stavamo andando oltre i limiti del lecito, la proposta ha un che di morboso. Non ho il coraggio di rifiutarmi. O semplicemente non voglio… Sto per sverginare il culo di mio padre…
Si mette com’ero io, a carponi. Inarca la schiena allargando le chiappe ed è allora che lo vedo…
Vedo perfettamente un culo che è stato profanato più volte! Non oso immaginare da chi e come: so solo che l’idea di ciò che possono avergli fatto esalta la mia libidine.
Punto la cappella: non ho quasi il bisogno di spingere perché il glande viene risucchiato in un attimo da quella bocca carnosa che è il suo ano, portandosi dietro tutto il resto.
“…Sì …Sì, bravo, spingi… Spingimelo dentro tutto! Bravo… Bravooohhh…” sbuffo come un bufalo e cerco di imprimere tutta la mia forza nell’affondare gli ultimi colpi che, impalando definitivamente mio padre, mi daranno il piacere che merito.
A dispetto di quanto possa credere, continuo a sbatterlo per diverso tempo: “Toccami… Toccami i capezzoli mentre mi trombi – mi sibila mentre mugugna di piacere - …Ooohhh …Ooohhh… …Ci sei quasi… Lo sentooohhh… Stai… - ansima sfinito - …Stai per venire, lo sento… Ooohhh…”
Ha ragione: l’ultimo affondo e gli scarico nelle viscere un’enorme quantità di sperma bollente. I fiotti sono così violenti e abbondanti che subito colano dal buco slabbrato.
Sfinito mi abbandono sopra di lui.
“Restiamo ancora un attimo così… - lo supplico - …Ho bisogno di riprendermi!”
“Tutto il tempo che vuoi tesoro mio…” e così, uno sopra all’altro a pancia sotto, rimaniamo qualche istante ad ammirare la luna che si specchia nel lago, unica spettatrice di quella torrida notte d’estate…
“Cosa ne dici di un altro bagno notturno?”
“Vince chi arriva primo!” gli rispondo strizzandogli l’occhio…
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