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Puttana per antonomasia 2a e ultima parte


di cuckold211
18.02.2021    |    8.943    |    3 9.7
""Lo immaginavo, zia, che ti saresti fatta scopare da papà: non poteva esser diversamente per quanto sei "puttana" tu e "porco" lui..."

Non faccio la "puttana", ma lo sono nella pratica, anche se me ne dolgo per non averlo mai fatto per davvero. Chissà quante mogli fanno le puttane tenendo all'oscuro i mariti, mentre la mia sincerità mi vieta di nascondere le avventure che mi prendo, anche perché raccontare tutto costituisce il tipo di complicità che ho stabilito con il mio lui.
Egli è un gran "porco" e vuole che lo cornifichi, possibilmente sotto i suoi occhi.
Un giorno mi disse che sarebbe dovuto partire per lavoro e si rammaricava di dovermi lasciare da sola. Io lo rassicurai ricordandogli che poteva chiedere al fratello Mauro se poteva mandare a casa nostra suo figlio Dario, così da tenermi compagnia nel periodo della sua assenza.
Alfredo, al ricordo delle scopate che avevo fatto con il nipote, cui egli aveva assistito con grande coinvolgimento, riconobbe che era una soluzione da non sottovalutare, per cui provvide subito a telefonare al fratello per informarlo.
Ovviamente la risposta di Mauro fu positiva, dichiarandosi, a sua volta, disponibile a non farmi mancare niente.
Quando Dario apprese dal padre che avrebbe dovuto tener compagnia alla zia Monia, non oppose alcunché, dimostrandosi, al contrario, felice di poter esser utile.
Il padre non poteva sapere quanto il giovane gradisse quel compito, atteso che l'occasione lo metteva nella condizione di godersi la zia, come e quanto voleva, senza dar adito a nessun tipo di pettegolezzo.
Il padre accompagnò il figlio dalla cognata e, mentre egli era impegnato a sistemare le sue cose nella stanza messagli a disposizione, abbracciò Monia alle spalle, palpandole le tette, e sussurrandole:
"Credi non sappia quanto ti piace esser "puttana"? Tuo marito non l'ha fatto, ma una di queste sere verrò a prenderti e ti porterò a fare la puttana per strada. Perciò tieniti pronta".
Quella profferta mi stimolò la libido, al punto che, senza porre mente al palpeggio che stavo subendo, mi si bagnò la fica.
Finalmente avrei fatto per davvero la "puttana"? Quindi voltai la testa verso di lui e lo baciai in bocca, quasi a sottolineare la raggiunta intesa.

Dovemmo rimetterci in ordine, perché sentimmo che Dario stava per raggiungerci.
Mauro, quindi, salutò e andò via, lasciandoci soli.
Sarà stata l'idea della proposta appena ricevuta o il fatto di avere mio nipote a mia completa disposizione, sta di fatto che ci fiondammo subito l'una nelle braccia dell'altro.
Monia, la puttana, tirò a sé suo nipote, che aveva già il cazzo duro e, distesa sul divano, si fece penetrare come una lama calda nel burro; la sua passera era fradicia di voglia.
Il nipote avvertì subito il calore di quella fica e, dopo alcuni colpi ben assestati, fece godere la zia e prese, a sua volta, a sborrarle dentro, mentre urlava:
"Ziaaa, vengooo, vengooo, aahhhh".
Lei allora gli mise la lingua in bocca, stringendolo ancora di più a sé, mugolando come una cagna in calore e facendo in modo da non perdere neanche una goccia di quella preziosa sborra calda.
Il nipote rimase disteso sopra la zia, scosso da brividi di piacere, mentre il suo uccello cominciava a sgonfiarsi ed una bianca crema faceva capolino tra le cosce della zia.
"Bravo nipotino, vieni, vieni dentro la zia Monia" diceva la puttana, mentre il nipote le palpava le cosce velate da calze Rht 7 denari.
"Ora riposati, poi, fra poco te lo succhio, te lo faccio tornare duro e chiaviamo ancora. Perciò, ora fa ricaricare i coglioni...Mi piace quando mi sborri dentro, sai?!" Gli carezzò i capelli mentre con le cosce ed i muscoli interni della fica, lo stringeva ancora, per non farlo uscire.
Poi la zia si rimise all'opera; glielo succhiò, fino a farlo diventare di nuovo duro.
"Zia, però stavolta montami tu e saltami sull'uccello fino a farmi sborrare". Così fece e si impalò sul cazzo del nipote, mentre i suoi piedini, velati dalle Rht, gli lambivano le cosce.
I colpi che dava facevano sentire il suo pelo bagnato che sbatteva sui coglioni gonfi.
Monia venne ed i suoi umori caldi, colarono sulle palle del nipote.
Quest'ultimo godeva e arrivò, mentre succhiava e mordicchiava i capezzoli della zia "SBOR-ROOOO" disse, riempendole l'utero.
"Sììììì, dai... nipotino, dai, vieni" diceva la zia Monia, mentre continuava a saltare.
Lo svuotò e lo fece restare sotto di lei, aspettando che il cazzo si sgonfiasse nella sua fica tra lo sperma che colava.
Fu allora che la zia gli disse:
"Bravo ... la prossima volta, voglio che tu mi scopi a pecora".

Passò qualche giorno e giunse la chiamata di Mauro che mi avvertiva di prepararmi per portarmi a "fare la puttana". Era da un po' che accarezzavo quell'idea, obbligata a far la troia a causa del compenso era una condizione che mi dava un piacere tutto particolare.
Va precisato che sono una moglie profondamente innamorata di mio marito, ma trovo piacevole e stuzzicante scopare con altri maschi.
Decisi che avrei colto l'occasione che mi offriva Mauro, il fratello di mio marito, per realizzare questa mia fantasia: già immaginavo come sarebbe stato a comportarmi da "puttana".
Avevo indossato calze adatte ad esser agganciate al reggicalze, senza slip, una gonna a vita bassa nera ed una camicia bianca aperta per mostrare il reggiseno sottostante. Sembravo davvero una gran puttana, e quel porco di mio cognato, mi portò in una zona dove ci sono le prostitute.
Prima di arrivare e lungo il percorso, Mauro mi chiese se avessi informato il figlio che sarei uscita, e gli risposi:
"Certo, gli ho lasciato un biglietto in cucina, avvertendolo che sarei venuta con te per una pizza e di andare a letto, senza aspettare il mio rientro".
Una volta giunti sul posto, scesi dalla macchina e presi a camminare lungo il marciapiedi.
Le auto passavano con una certa frequenza, ma non si fermavano, finché....
Una macchina, una BMW con al suo interno un giovane sui 35 anni, si accostò e pattuito il prezzo, mi aprì la portiera e mi sedetti al suo fianco.
Ci spostammo nei pressi, in una traversa poco illuminata, e gli chiesi come voleva "fare". Egli ribaltò il sedile, si abbassò i pantaloni e volle che mi mettessi a cavalcioni su di lui.
Era un ragazzo con un cazzo molto intrigante, bello e grosso, non troppo lungo; egli esprimeva una passione che solo noi donne riusciamo ad apprezzare in loro.
Dopo aver indossato il preservativo, me lo infilò tutto nella fica, provocandomi un urlo da autentica maiala; ci sapeva fare: mi baciava le tette mentre scopava e, poi, lo toglieva e lo rinfilava con tanta forza da farmi irritare la fica.
In compenso la passione era tanta da avvertire poco quel fastidio: era il cazzo del mio primo cliente e, quando mi esplose dentro, avvertii subito il calore della sua sborra che mi fece gemere come una gatta in calore.
Ecco: adesso ero davvero "puttana".
Recuperai il preservativo dal suo cazzo e lo annodai onde evitare che la sborra fuoruscisse. Glielo leccai a lungo per ripulirlo da ogni residuo, lasciandolo bello pulito e pronto da riporre nei calzoni.

Uscii dall'auto, che subito si allontanò, e mi avvicinai a quella di mio cognato.
Mostrandogli il trofeo che avevo tra le mani, egli mi chiese:
"Monia, ti ha trapanato per bene?"
"Non immagini quanto" gli risposi rientrando in macchina e, mostrando gli euro, aggiunsi: "E questo è il mio compenso da "puttana", facendogli vedere i soldi: 100 Euro.
Egli non riuscì a trattenersi e mi scopò, a sua volta, con una foga che non credevo potesse avere, o, forse, per le parole che gli dissi:
"Pensa... se facessi la "puttana", quanti soldi potrei guadagnare! Non hai mai pensato di farlo fare a tua moglie?"

Tornai a casa e trovai Dario che era lì ad aspettarmi.
Lo presi letteralmente per l'uccello e lo portai in camera.
Glielo succhiai così bene da farglielo tirare al massimo, mi mise una mano sulla fica e la trovò piena degli umori miei e di suo padre.
"Lo immaginavo, zia, che ti saresti fatta scopare da papà: non poteva esser diversamente per quanto sei "puttana" tu e "porco" lui.
Una volta ho sentito che diceva alla mamma: perché non fai la puttana? Ti godresti tutti i cazzi che vuoi e porteresti a casa tanti di quei soldi che nemmeno immagini"
Effettivamente, pensavo, i cento Euro guadagnati in così poco tempo, ma anche con tanto gusto, acuivano vieppiù la mia libido. Inoltre, continuavo a pensare, vuoi vedere che il "porco" di mio cognato aveva realizzato con me quello che gli sarebbe piaciuto fare con la moglie, senza riuscirci? Forse mia cognata apparteneva a quella schiera di donne cui piaceva far le puttane, tenendo all'oscuro i mariti? Poi, come un flash, mi venne in mente ciò che mia aveva detto Mauro a casa, mentre il figlio era lontano: "Credi non sappia quanto ti piace esser "puttana"? Chi poteva averglielo detto se non mio marito, suo fratello? E, semmai insieme, avevano anche scopato Claudia, mia cognata. Insomma eravamo una perfetta famiglia di erotomani libertini.

Sebbene avessimo scopato alla grande nel pomeriggio, mio nipote aveva avuto il tempo per ricaricarsi, ed ora desideravo che aggiungesse una sua sborrata a quella di suo padre nella mia fica.
Dicevo: "Dai, sfondami, sono la tua puttana".
Ed egli "Zia Monia, quanto sei fradicia! Sei davvero una "puttana".
Mi stantuffò a lungo, sguazzando con colpi energici nel mare che avevo in fica, fino a farmi godere ancora.
Mugolavo: "Sììì, mmhh, dai, mhhh".
Ed egli "Ti piace eh, puttana? Sei una puttana" mentre sentivo la fica che scorreggiava per il piacere.
Sborrai e ululai dal piacere, nel sentire la passera che si riempiva di calda e viscida crema.
Poi sentii che un dito di mio nipote che mi profanava il culo:
"Quando me lo fai provare, zia Monia?"
"Presto, nipotino...presto" dissi, rossa in volto per il piacere.

Ci addormentammo entrambi nudi nel lettone.
Fui svegliata dal cazzo duro di mio nipote che dormiva al mio fianco.
Ero nuda, a parte le calze tese dalle bretelle del reggicalze.
Mi avvicinai e mi strusciai con le chiappe sull'uccello.
Ero ancora sporca delle tante sborrate ricevute; me le conservavo come un caro trofeo.
Appena avvertì il tocco delle mie chiappe, il nipote si girò, mi schiaffò la lingua in bocca e mi afferrò, contento, per i fianchi.
Glielo succhiai e ci sputai sopra, inondandolo di saliva.
Poi mi piazzai sopra di lui, dicendo
"Ora te lo farò provare, caro nipotino porcello" e mi impalai sul cazzo col buco del culo, facendolo sprofondare tutto dentro.
Era una sensazione che non avevo ancora provato. Mi piaceva.
Gli saltavo sul cazzo con tutto il peso, facendo cigolare il letto, e, ogni volta, che gli sbattevo le chiappe sulle palle, era udibile un rumore osceno.
"Aspetta, nipotino, ora ti faccio sborrare" dicevo mentre godevo.
Quando fu pronto per arrivare, spinse forte, immobilizzandosi, facendo in modo che l'uccello mi giungesse il più in fondo possibile.
E sborrò. Venni anch'io alla grande, gemendo di piacere. Avvertivo il suo piacere dal buco del culo che mi si apriva e chiudeva ritmicamente.
Ero contenta di avergli regalato anche quell'esperienza.
Ora lo zio Alfredo poteva anche tornare; la zia Monia si era rivelata una vera nave scuola, oltre che essere una gran "puttana".


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