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Vivere la trasgressione (2)


di cuckold211
02.02.2017    |    16.835    |    5 8.7
"Non seppi far altro che mettermi le mani dietro la nuca e aspettare..."
NOTA DELL'AUTORE: Tengo ad evidenziare che la coppia Francesca e Marco, incontrata al resort, è quella presente su questo sito con il nick "xsolocoppie".-
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-- Successe con il ginecologo, alla mia ultima gravidanza.
-- Ma chi, quel vecchio?
-- Macché.
Ora avevo assunto la posizione che più amo quando confesso qualche marachella, e cioè distesa su di lui, con il membro tra le labbra della fica, senza esercitare alcun movimento, ma per avvertire e gustare ogni pulsione di quell'organo mentre proseguo nella narrazione. Nel contempo ci scambiamo bacini e cincischiamo fra noi.
-- Non avevo più fiducia di quel vecchio e Maria (vedi il racconto "Un'avventura irripetibile") me ne indicò uno giovane, di cui si serviva anche lei, accompagnando l'informazione con un occhiolino che, lì per lì, non colsi nel suo significato, ma poi capii...
Era proprio un bell'uomo, dai modi gentili, che ispirava fiducia e professionalità.
Durante una visita di controllo, quando ormai ero vicina alla scadenza del periodo di gestazione, non so come mai il clitoride mi si inturgidì.
Temetti che il dottore pensasse di avermi eccitata, perché, a onor del vero, la cosa mi trasmetteva un senso di vergogna.
Non potendo nascondergli il mio stato fisico, volli fare la disinvolta, attirando la sua attenzione sulla mia "intumescenza a freddo" e chiedendogli la spiegazione medica del fenomeno.
-- Perché la chiama intumescenza a freddo? - mi chiese, invece di rispondere.
-- Perché non sono eccitata.
-- Da quanto tempo non ha rapporti sessuali?
Ero incinta all'ottavo mese e già da sei settimane, non so per quale pregiudizio, non ti permettevo di toccarmi, ricordi? Glielo dissi.
Mi prese il clitoride fra due dita guantate di gomma, come per tastarmi il poslso.
Non seppi far altro che mettermi le mani dietro la nuca e aspettare.
-- E' sicura di non avvertire nessuno stimolo sessuale? - mi chiese.
-- No.
Cominciò a macinarmi fra le dita di gomma.
-- E adesso?
-- Un po'...
Lo vidi armeggiare con l'altra mano dentro il camice, che si era sbottonato.
-- Non farà male al bambino? - m'informai con l'ansia della mammina in attesa.
-- Nessun pericolo, signora. Le farà bene: farà bene a tutti e due.
Non so se alludesse a me e a lui, oppure a me e al nascituro. Per quanto riguardava me, aveva ragione: mi fece davvero bene. Sentirmelo dentro mi dava un senso di pace e distensione che non conoscevo più da quando mi ero messa con te.
Avevo la coscienza perfettamente tranquilla, sebbene mi stavo concedendo, con tutto il cuore, a un uomo che non era mio marito, e questo era adulterio bello e buono, il primo del mio matrimonio; però lo commettevo con un ginecologo, una persona del mestiere, che, quindi, conosceva la cura di cui avevo bisogno e che, per propinarmela, aveva tutto il diritto di occupare il posto che avrei dovuto riservare solo a mio marito.
Inoltre ero matematicamente certa che non avrei portato a casa un figlio illegittimo, perché ero già incinta, e questo, per la serenità di una donna sposata conta molto.
Senza indagare troppo sui motivi per i quali provavo piacere, e non i rimorsi della moglie infedele, me ne stavo placidamente con le mani dietro la nuca ad osservare, al di là del mio pancione, i suoi movimenti.
Si agitava poco e piano, ma le sue dita non avevano mai smesso di manipolare il mio clitoride con una tecnica tutta speciale. Senza che il mio cuore accelerasse di una sola pulsazione, sapevo di poter godere in qualunque momento avessi deciso di farlo. Ma non volevo ancora.
Aspettavo quasi che me lo dicesse lui, come una buona ammalata che dice "trentatre" quando glielo ordina il dottore.
Accolsi con intima gioia il suo orgasmo, ma continuai a trattenere il mio. Ebbe la pazienza di proseguire nella manipolazione guantata, finché compresi che da un momento all'altro si sarebbe ritirato e, così, con un lungo e profondo sospiro mi lasciai andare. Fu l'orgasmo più intenso e, nello stesso tempo riposante, che avessi mai provato.
Non l'ho mai incluso nella categoria dei piaceri adulterini: era stato un coito terapeutico.
-- Non si muova, torno subito - mi ordinò il dottore.
Dopo qualche minuto riapparve con tutto l'occorrente per eseguire su di me una lavanda intima e la fece con l'impassibilità professionale di una medicazione.
"TROIA" mi venne di dirle e lei "Sì, è vero, sono una troia, ma l'importante è che a te piace; ti sento, sai? Perciò chiavami e godi di me, come io torno a godere di ciò che fu, che avevo sepolto nella mia mente, temendo che, sapere d'averti reso cornuto, avrebbe potuto compromettere questa nostra intesa che ha del sublime. Anzi, ora che so quanto ti piacciono le "corna", devi tenere in conto che ti si allungheranno ogni volta che scoperò con qualcuno, perché lo farò con quella consapevolezza. Ecco... stai godendo, ti sento e godo anch'io, amore mio..."
Fu un'orgasmo devastante e, dopo esserci ripuliti, ci abbandonammo al classico sonno dei giusti.
Il mattino dopo sbarcammo a Catania e, dopo una superficiale visita alla città ed una buona colazione a base di caffellatte e cannolo alla siciliana, prendemmo la strada per Siracusa.
Arrivammo al resort nel primo pomeriggio; ci fu assegnata la camera e stavo svuotando le valigie quando Lucio mi abbracciò da tergo, come era solito fare. Lo sentii eccitato e, lì per lì, pensai fosse dovuto ancora al racconto che gli avevo fatto la sera precedente riguardo al desiderato "cornino", invece... mi confessò che ad eccitarlo era stata la signora dell'appartamento di fronte al nostro che, con classe e nonchalance, si era distesa al sole sul terrazzino.
Incuriosita andai a spiarla anch'io: effettivamente era una bella donna, austera all'apparenza, ma in seguito scoprimmo affabile, simpatica, ma con qualche remora nei confronti del sesso. Infatti se il discorso andava a cadere sull'argomento, si richiudeva in sé stessa come un riccio.
Il suo nome era Francesca e lo appresi quando ebbi l'opportunità di far amicizia con lei; devo però precisare che quel mio avvicinarmi a lei era stato dettato, in primis per far cosa gradita a mio marito, ma anche e sopratutto perché, lo confesso, a me intrigava il marito di lei, Marco, che, avvertivo, doveva essere un grande "porcello".
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