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Una sorpresa proprio inaspettata


di cuckold211
01.03.2016    |    22.834    |    11 9.4
"Il viso privo di trucco, i capelli sciolti sulle spalle, un camicione abbottonato sul davanti fino al ginocchio, i piedini nudi, infilati in sandaletti con..."
Qualche giorno fa ero intento alla lettura del racconto dal titolo "Una sorpresa... a sorpresa" dell'utente Noi4ever e, proprio come accade quando si raccontano barzellette, a volte basta un banale riferimento a un fatto per ricordare il tutto.

E così, man mano che la storia procedeva, mi affioravano alla mente antefatto, fatti, circostanze e dialoghi di un'avventura analoga vissuta qualche tempo fa.

Naturalmente commentai precisando che era stato loro merito a fornirmi l'input per questo mio nuovo racconto:
UNA SORPRESA PROPRIO INASPETTATA.


************************************


"Mi piacerebbe, una sera di ritorno dal lavoro, rientrare a casa e poter trovare mia moglie che scopa allegramente con uno sconosciuto".

Fu questa la frase che mi confidò, tra il serio ed il faceto, Gianni, un amico appena conosciuto ad una cena cui, io e mia moglie Loredana, eravamo stati invitati da amici, con i quali praticavamo lo scambio di coppia.

Fra gli altri, già conosciuti, vi era questo Gianni e la moglie Annamaria, per vero gran bella donna, capelli biondo oro, occhi chiari brillanti, labbra carnose, seno non abbondante ma con capezzoli che quasi bucavano il leggero tessuto dell'intimo sotto la maglietta, leggermente scollata. Completava la "mise" una gonna che si fermava ad una decina di centimetri sopra il ginocchio, che, quindi, esponeva delle gambe tornite e decisamente sexy.

La mia immaginazione cominciò a galoppare e già mi prefiguravo quale sogno delizioso sarebbe stato poter passare una mano sotto la gonna e raggiungere il suo culo a mandolino, prominente e provocante, per poi far scivolare la testa tra gli ambiti nascosti orifizi, così da aspirarne gli acri profumi.

Cercai di saperne di più su di loro, facendo domande specifiche a qualche amico già collaudato, ma mi fu detto che era una coppia strana, perché avevano piacere a frequentare coppie trasgressive, ma se la serata prendeva la piega, giusta per noi, essi si defilavano prontamente adducendo le più svariate scuse (bambini da recuperare dai genitori - ora tarda - giornata campale prevista per l'indomani).

Da quel che avevo appreso, mi ero formato l'idea che quei due fossero la solita coppia indecisa allo scambio di partner, ma che amavano accompagnarsi a persone più disinvolte, cercando di carpire quel che di bello potessero suggerire.

In buona sostanza per gli altri amici rappresentavano la classica "palla" al piede, ma a me Annamaria aveva trasmesso qualcosa di indefinibile, ma decisamente conturbante, per cui, in un momento di baldoria generale, approfittai di scambiare con Gianni il recapito telefonico.

Dopo la cena, ed una parentesi di balli di gruppo, la serata si concluse con il ritorno di ognuno a casa propria.

Loredana, cui non era sfuggito il mio interesse per Annamaria, mi disse semplicemente:
"Se hai voglia di scopartela, fa pure, ma evita di coinvolgere me, se possibile, perché Gianni non mi ispira per niente".

Ecco riproporsi l'handicap che ben conosce chi pratica lo scambio di coppia: il mancato gradimento di uno dei partner.

La cosa era, quindi, destinata a non aver alcun seguito, se non fosse per quella frase confidatami da Gianni, che continuava a frullarmi nel cervello, dandomi da pensare.

Chi, tra gli scambisti, non conosce e rispetta la regola che vieta di insidiare la moglie dell'altro fuori dai giochi organizzati? Il rischio è di essere additato come scorretto e, quindi, isolato dai gruppi che, ovviamente, si guarderanno bene dall'invitarti a partecipare a qualche fissato incontro di sesso.

Ero perciò combattuto fra il rispetto di quella regola e tentare un approccio con Annamaria.

In parole povere, se da un lato la correttezza mi impediva di comporre quel numero telefonico e corteggiare la lei, dall'altro la confidenza di Gianni (ricordiamola: "tornato a casa, mi piacerebbe trovare mia moglie che scopa alla grande con uno sconosciuto") aveva il sapore di un invito, un'esortazione, per cui, con nel cuore il timore di compiere una "gaffe", mi determinai a chiamare e, accertatomi che, dall'altra parte del filo, c'era Annamaria, e non altri, mi presentai e sciorinai il mio repertorio da dongiovanni, comportante sviolinate tipo "non ho resistito all'impulso di risentire la tua voce - mi hai ammaliato - non riesco a non pensare a te, al tuo sex appeal - quando potremo avere un incontro ravvicinato?"

Lei si schermiva, ma era evidente che gradiva, si sentiva lusingata per i complimenti che le rivolgevo spudoratamente, finché bloccò ogni mia ulteriore adulazione affermando che, in serata, al ritorno dal lavoro del marito, avrebbe riferito della mia telefonata, così da poterci organizzare.

A quel punto non mi parve il caso di insistere oltre e ci lasciammo con l'intesa di risentirci.

Per quel che era il mio scopo, non avevo concluso granché, ma comunque ero venuto a conoscenza dell'ora di rientro a casa del marito, cosicché decisi di battere il chiodo finché caldo e di approfittare quella stessa sera.

Un'ora prima che il marito ritornasse, bussai alla porta di Annamaria e, assumendo che mi trovavo per caso da quelle parti, avevo pensato bene di concertare direttamente con Gianni.

"Ma - mi disse con aria imbarazzata "non è ancora rientrato... anche se non manca molto".

Ed io, devo ammettere, con una grande faccia tosta replicai:
"Sarai così cortese da offrirmi un caffè, nell'attesa?"

Era evidente la tensione che le provocava l'improvvisata, ma non mi disse di no.
Mi fece entrare in casa, mi invitò ad accomodarmi in salotto, mentre sarebbe andata in cucina.

Il suo abbigliamento era da massaia, ma non per questo meno conturbante.
Il viso privo di trucco, i capelli sciolti sulle spalle, un camicione abbottonato sul davanti fino al ginocchio, i piedini nudi, infilati in sandaletti con poco tacco, lasciavano vedere le dita con unghie laccate di rosso che la rendevano intrigantemente sensuale.

Osservai tutto questo ed anche il magnifico culo, di cui si indovinavano le fattezze, mentre mi precedeva in cucina, perché esclamai:
"Fai di tutto per trattarmi da estraneo? Che devo farci, da solo, in salotto? Vuoi proprio privarmi della visione di te e della tua compagnia?"

Era di spalle e stava per prendere l'occorrente per il caffè quando l'afferrai e presi a baciarla con ardore, che me ne veniva dal forte desiderio di lei.

Tranne un primo abortito tentativo di ribellarsi, lei rispose al mio bacio invadendomi la bocca con la sua lingua.

Allora presi a palparla tutta: seni, cosce, fica, culo. Lei era come paralizzata, si lasciava fare tutto e, poi, con naturalezza, mi sciolse la cintura dei calzoni, aprì la zip, vi infilò la mano dentro e la estrasse dopo aver impugnato il mio cazzo, duro come il marmo.

Lo teneva stretto nella mano; cominciò un lento movimento di su e giù; lo scappellò e, alla fuoruscita della fava violacea, non seppe resistere: si inginocchiò e prese a leccarlo. Mi stava regalando un pompino a quel dio biondo, infilandosi il cazzo fino in gola, poi lo tirava fuori, se lo ammirava, gli passava sopra la lingua e lo risucchiava in gola.

Fu a quel punto che vidi Gianni nel riquadro della porta della cucina, che, con espressione tra il sorpreso e l'incredulo, si godeva la scena.

Il mio primo impulso fu quello di ritrarmi, ma lei, afferratasi alle mie natiche, si spinse il cazzo completamente in gola, non senza lanciare al marito uno sguardo d'intesa pieno di libidine.

Anzi, approfittando di un momento che si trovò ad avere la bocca libera dal cazzo, disse:
"Era così che hai sognato di vedermi? Come una puttana che lecca il cazzo ad uno sconosciuto? Se mi vuoi puttana, sta sicuro che non è tutto qui!"

Fattomi liberare i piedi dagli indumenti ammucchiati a terra, si alzò, prese la mia mano e, discinta come si trovava, con il camicione parzialmente aperto sul davanti, con le tette al vento, avendole, poco prima, tirato su il leggero reggiseno, mi guidò verso la camera da letto.

Gianni in un attimo si denudò e ci seguì. Aveva un membro più piccolo del mio (19 cm.) di un paio, o forse tre centimetri, e la cosa mi inorgogliva non poco.

Annamaria, completamente nuda, si distese supina sul letto ed io mi fiondai tra le sue cosce per lambire con la lingua tutti gli umori che le fuoruscivano abbondanti dalla fica. Il cunnilinguo durò a lungo perché aveva un odore ed un sapore inebriante ed io, mentre la masturbavo con le dita, spaziavo con la lingua lungo il perineo fino alla rosetta racchiusa tra i glutei.

L'operazione provocava ad Annamaria scosse e fremiti continui che la facevano urlare:
"Quanto sono troia... è bello essere troia... mi faccio leccare la fica da un estraneo davanti a mio marito... ma non finirà qui, perché vorrò farmi chiavare... e, sapere che mio marito sarà cornuto contento, mi stravolge. Gianni, vieni qui e scopa in bocca tua moglie, perché è una grande puttana."

Così dicendo si mise carponi ed io non persi tempo ad entrare in lei. Era talmente bagnata che le pareti della vagina mi accolsero con una specie di sciabordio e la cosa era un corollario infinitamente eccitante. Il marito le era davanti e la scopava in bocca energicamente, perché, ebbe a dirmi poi, quella che stava vivendo era "una sorpresa proprio inaspettata".

Nella posizione in cui mi trovavo, avevo davanti agli occhi quel culo fantastico, il cui buchetto, essendo stato da me titillato a lungo, si era aperto come un bocciolo, cosa che mi invitò a piantarvi il pollice.

A quel nuovo contatto, Annamaria ebbe una scossa violenta e, smettendo per un momento il pompino al marito, urlò:
"Sì... così... che bello quel dito nel culo... finalmente sono una troia completa... un cazzo in bocca, uno in fica e un dito in culo... scopatemi così... sono la vostra TROIA".

Scopammo a lungo, alternandoci, io e Gianni, in ogni buco di quella donna in preda all'esaltazione dei ripetuti orgasmi ed alla fine, quando i sensi si erano ormai placati, mi fu detto che quella appena vissuta era stata una fantasia di entrambi a lungo vagheggiata, e cioè far sì che lei si facesse trovare dal marito intenta a scopare con un intruso.

Per quel che mi riguarda, ebbi a ripetere "la sorpresa" altre due volte, ma poi smisi perché era ovvio che desideravano cambiare elemento di disturbo.

Non ho mai saputo se ci siano riusciti, ma le premesse c'erano tutte.







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