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10. FRANCO, ATTO SECONDO


di Janus
23.03.2023    |    175    |    2 8.7
"Lui nel frattempo aveva cambiato appartamento e si era trasferito in un altro quartiere, comunque non lontano; il suo nuovo alloggio era al pianterreno, con..."
Nonostante le migliori intenzioni, molteplici impegni di lavoro in trasferta mi tennero occupato parecchio tempo prima di poter rivedere Franco, il che avvenne diversi mesi dopo durante un fine settimana. Lui nel frattempo aveva cambiato appartamento e si era trasferito in un altro quartiere, comunque non lontano; il suo nuovo alloggio era al pianterreno, con accesso direttamente dalla strada, quindi molto comodo e meno soggetto alle tipiche indiscrezioni dei vicini. Raggiunsi la zona in auto e parcheggiai nei pressi dell’indirizzo che mi aveva dato per telefono, poi mi portai a piedi all’ingresso; lui mi aprì e mi fece accomodare in quello che, in pratica, era un monolocale. Una bevanda fresca, essendo estate, e qualche chiacchiera di circostanza, dato che non ci si vedeva da tempo… poi quasi in contemporanea cominciammo entrambi a spogliarci. Non assaggiavo un cazzo vero da tempo, per cui dopo pochi istanti ero già inginocchiato tra le sue ginocchia col suo uccello a fungo in bocca, lui seduto sul divano… me lo gustai e gustai ancora per diversi minuti, il suo cazzo, leccandolo, succhiandolo, indugiando con la lingua ora sui testicoli, ora sull’asta, ora sul frenulo, ora sul glande finché non lo vidi e sentii bello duro. Lui intanto mugolava, con la testa buttata all’indietro sullo schienale del divano e tenendomi una mano sul collo, quasi temesse che mi allontanassi dal suo bastone di carne; con l’altra mano, di tanto in tanto, mi palpeggiava il petto e mi strizzava ora l’uno ora l’altro capezzolo. Poi si alzò e fece accomodare me, in ginocchio, sul divano… prima si pose alle mie spalle e, accosciandosi, mi afferrò energicamente le chiappe con le mani e me le divaricò; poi tuffò letteralmente il suo viso tra i miei glutei e prese a leccare e succhiare avidamente il mio buchino… potevo sentire distintamente la sua barba, rasata da poco, pungermi leggermente la pelle lungo il perineo mentre mi godevo la sua lingua che cercava di entrarmi dentro, la mia testa appoggiata sullo schienale del divano e gli occhi socchiusi in estasi. Dopo qualche minuto Franco si rialzò, girò attorno al divano e mi si pose davanti, invitandomi implicitamente a prendere il suo cazzo di nuovo in bocca… ed io ben volentieri tornai a ripetere quanto già fatto in ginocchio, godendomi appieno il suo bell’attrezzo caldo e turgido tra le labbra e nella bocca ancora a lungo. Né io né lui volevamo certo concludere troppo presto, però, quindi per evitare che lui venisse ad un certo punto smisi di spompinarlo. Il mio sfintere bramava la penetrazione, e questo io proposi a Franco senza ulteriori preamboli; sorridente, lui si munì del doveroso profilattico mentre io misi mano al fedele vasetto di vasellina per predisporre appropriatamente il mio culetto, ungendolo sia fuori che dentro e rendendolo cedevole con le dita. Ripresi quindi la mia posizione a pecorina sul divano e mi divaricai le chiappe per invitarlo ad approfittare di me, cosa che Franco si apprestò a fare; appena fu dietro di me in posizione, passai un po’ della vasellina che avevo addosso sul suo preservativo, poi tornai a divaricarmi… lui si afferrò il cazzo, appoggiò la cappellona sul mio ano e spinse lentamente… come la prima volta, il forzamento e superamento del mio sfintere richiese qualche istante ed un po’ di pazienza, perché la sua cappella era veramente larga, ma appena essa fu dentro, il resto del suo cazzo scivolò tutto nel mio retto senza colpo ferire, sino ai testicoli! Franco si fermò per un istante in quella posizione, tutto dentro di me… potevo quasi percepire il suo sguardo lascivo carezzarmi il culo; poi iniziò ad incularmi, dapprima con lenti e calibrati affondi, poi aumentando il ritmo. Come la prima volta, il suo lungo cazzo mi arrivava in fondo al retto e mi procurava un leggero fastidio, per cui di nuovo ricorsi allo stringere appena le natiche, in modo da diminuire la profondità della penetrazione e gustarmela appieno. Lui mi inculò a lungo, senza dar segno di approssimarsi alla sborrata… “…Bene, così…” pensai tra me e me! Poi si fermò, si staccò da me estraendo l’uccello dal mio culetto, e mi fece “Che ne dici se chiamo un mio amico, anche lui solo attivo, che ha un bel cazzo sempre duro? Potrei farlo venire, qui così giochiamo in tre!”; la sua proposta naturalmente mi piacque molto e la mia mente tornò in un microsecondo alle esperienze di trio vissute con i miei amici in adolescenza, che purtroppo però non erano mai arrivate a farmi gustare contemporaneamente il cazzo sia bocca che nel culo… chiesi allora a Franco “Che lavoro fa, questo tuo amico?” ma la sua risposta fu vaga, forse neppure lo sapeva. Ci pensai un attimo e (col senno di poi, vorrei davvero non averlo fatto!!!) risposi “Meglio di no, non vorrei che si trattasse di qualcuno che conosco…”. Lui comprese la mia titubanza e lasciò perdere l’idea di chiamare il suo amico; si avvicinò allora ad un comò, aprendo il cassetto più in basso; io lo seguii con lo sguardo, restando a pecorina sul divano, e vidi nelle sue mani un grosso dildo di gomma, con una impugnatura ad elsa di spada, lungo un buon 40 centimetri! “Allora vorrei farti provare questo” mi fece, “E se non hai nulla in contrario vorrei anche farti delle foto” aggiunse mettendo mano ad una macchina fotografica… si, tutto questo mi piaceva, eccome… certo, le foto dovevano tassativamente escludere il viso e su questo lui ovviamente concordò. L’idea delle foto mi mise addosso una indicibile eccitazione: la mia anima esibizionista si stava facendo prepotentemente avanti!! Fu così che la successiva mezz’ora la passai ad assumere le pose più varie ed oscene, sempre coprendomi il volto, mentre lui scattava e scattava foto, cambiando ogni tanto il rullino. Una prima serie di foto le fece senza accessori, riprendendomi in particolare il culo da tutte le angolazioni, anche ben aperto per immortalare il mio buchetto; poi mi chiese di usare il grosso dildo che aveva preso dal cassetto… la cappella di quell’attrezzo di gomma morbida era poco più grande di quella di Franco, ma l’asta era larga quanto la cappella stessa, quindi di circonferenza ben maggiore del cazzo di lui, per cui dovetti abbondare di nuovo con la vasellina per lubrificare sia il mio ano sia quel dildo esagerato. Dato che il mio amico era occupato con la macchina fotografica, procedetti io stesso a puntarmi quel palo di gomma sul buchino, spingendolo poi pian piano all’interno… il mio sfintere, non potendo restringersi dopo l’ingresso della cappella come faceva con il cazzo vero di Franco, soffrì un po’ quella artificiale sodomizzazione ma allo stesso tempo avvertii un particolare, intenso ed intimo piacere. Presi allora a manovrarlo lentamente avanti ed indietro, fino a sentire che era ben accetto ed ogni dolore era scomparso. Con il “randello” di gomma ormai agevolmente nel mio retto, sotto la guida di Franco tornai ad assumere le pose più svariate ora col dildo tutto dentro, ora a metà, ora appena fuori con la cappella che mi lambiva l’ano… ed il mio amico scattò ancora foto su foto per immortalare più volte ogni singola posa. Andammo avanti così per parecchi minuti, finché Franco non giudicò che potevamo concludere e mise via la macchina fotografica, dicendo “Invierò le foto migliori ai giornali di annunci, vedrai che successo!! Ti cercheranno tutti per incularti!!”; “Va benissimo…” gli risposi, “…però occupatene tu, dei contatti… io non posso, essendo in famiglia!”. Io avevo il culo slabbrato e dolorante, dopo l’uso prolungato di quell’enorme dildo di gomma, per cui Franco rinunciò ad incularmi nuovamente; mi fece mettere allora di nuovo in ginocchio sul suo divano e, stando dietro di me prese a masturbarsi lentamente sino a sborrarmi tra le chiappe... ancora oggi mi sembra di sentire il suo sperma caldo ed appiccicoso colarmi lungo il solco di pesca. Ci ricomponemmo entrambi e, dopo un rapido saluto data l’ora tarda, lasciai il suo appartamento per tornare a casa. Purtroppo il prosieguo non ci consentì, nonostante le migliori intenzioni, di rivederci perché lui si trasferì ancora ed io ne persi le tracce… naturalmente, non seppi più nulla delle foto che mi aveva scattato… peccato, ora sarebbero tra i miei ricordi più cari.
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