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25. SPEGNICANDELA IN MACCHINA


di Janus
08.07.2023    |    169    |    3 9.3
"Mossi qualche passo lungo la fila di auto parcheggiate poi, preso coraggio, attraversai la strada e mi portai sul marciapiede del lungofiume; quella parte..."
Le mie avventure en-femme compresero anche occasionali puntate in luoghi insoliti, tuttavia noti per la presenza di uomini in cerca di sesso facile. Uno di questi luoghi era sito lungo il fiume che attraversava una vicina cittadina: in pratica un lungo parcheggio a ridosso della riva, che ad una estremità aveva un grosso ponte e all’altra terminava presso delle case; il lato lungo era punteggiato da alcuni alberi, dietro i quali c’era una strada asfaltata non molto larga e, subito dietro, caseggiati con al pianterreno piccoli bar e negozietti di quartiere. Le “informazioni” disponibili su questo luogo di incontri lo descrivevano essenzialmente come zona gay/bisex serale e notturna per cui, naturalmente interessata, dopo averne appresa l’esistenza finii per volerlo vedere. La prima volta ci andai di giorno, per un sopralluogo finalizzato a controllare le vie di accesso, la posizione e l’ambiente circostante in generale. Presa fiducia, qualche giorno dopo mi decisi poi a tornarci a tarda sera con la speranza di trovare qualche bel cazzone, prima da spompinare e poi magari prendere nel culetto. Ormai avevo un discreto guardaroba di indumenti femminili con ampia scelta, ma in quel periodo amavo molto indossare una specie di vestitino leggero senza maniche, di colore nero con una sorta di fascia dorata all’altezza dell’ombelico, che terminava in un corto gonnellino pieghettato. In effetti era una specie di lunga canottiera che, secondo la negoziante che me l’aveva venduta, sarebbe stata da abbinare ad un jeans o simile; io però amavo indossarla solo con delle mutandine, con il culo praticamente scoperto, combinandola invece con delle calze. Per quella sera, appena tornata a casa dal lavoro, mi preparai come ero solita fare: una accurata pulizia interna tramite ripetuti clisteri, una bella doccia, rasatura, un ritocco alla depilazione; poi della crema idratante profumata su tutto il corpo ed una minima copertura delle piccole imperfezioni del viso. Indossai lentamente, quasi come in un rituale, delle pesanti autoreggenti scure (anche se faceva abbastanza caldo, mi aspettavo umidità nei pressi del fiume ove mi sarei recata) ed un perizoma nero, infine il corto vestitino/canotta di cui ho parlato prima. Misi poi in una borsa da tracolla che poteva passare per borsa da donna il resto del necessario: parrucca a caschetto (credo bionda per quell’occasione), un profumo spray, un rossetto, un flacone di gel lubrificante, una manciata di profilattici, fazzolettini di carta e salviette umidificate. In un sacchetto di plastica tipo shopper misi invece un paio di scarpette da donna, che avrei indossato al momento se avessi deciso di passeggiare tra le auto parcheggiate. Per raggiungere quel posto avrei dovuto guidare almeno venti minuti, per cui decisi di indossare dei pantaloni ed una camicia maschile che avrei tolto nelle vicinanze, dove mi sarei fermata per completare il mio travestimento. Ormai pronta, mi misi in macchina e via, per la serata brava! Raggiunsi la cittadina percorrendo stradine secondarie, fino alla sua periferia; proseguii fino ai pressi del fiume, poi lasciai la viabilità principale per entrare nel parcheggio che mi interessava. Percorsi prima lentamente la strada vicina ai caseggiati fino in fondo, poi percorsi la curva ad U e ritornai indietro lungo la riva del fiume, controllando se vi fossero state delle presenze. Le poche persone che notai erano raggruppate fuori di un bar ai caseggiati ed in fondo al parcheggio, presso la curva ad U, apparentemente, intenti a prendere il fresco chiacchierando. Più o meno a metà strada, vidi un posto libero tra le auto parcheggiate e mi ci infilai fermando l’auto; spensi tutte le luci ed attesi un momento, guardando tutto intorno per vedere se il mio arrivo avesse suscitato interesse, ma nulla. Avevo parcheggiato in una zona abbastanza buia, dove la luce dei pochi lampioni funzionanti non arrivava; vista la situazione tranquilla, decisi allora di completare la mia trasformazione. Mi tolsi le scarpe, mi sfilai i pantaloni e la camicia da uomo mettendoli sotto il mio sedile, poi mi rimisi le scarpe per poter guidare subito ed agevolmente in caso di necessità. Mi misi poi la parrucca aggiustandola grazie allo specchietto retrovisore, mi passai sulle labbra un filo appena percettibile di rossetto, infine spruzzai un minimo di profumo sul mio collo e in macchina: pronta! Attesi così preparata che arrivasse qualcuno, ma passarono parecchi minuti e non arrivò nessuno: forse avevo scelto la sera sbagliata? Cominciando a stancarmi dell’attesa, mi venne voglia di fare due passi; allora presi dai sedili posteriori il sacchetto con le scarpette da donna e, con pochi gesti, le indossai mettendo le mie nel posto del passeggero. Mi guardai ancora in giro, poi scesi dalla macchina con la borsa in spalla e chiusi la portiera; mi diedi un’occhiata specchiandomi sui vetri dell’auto, contenta di come quel vestitino esaltava la mia femminilità ed evidenziava il mio bel culo, lasciando scoperta la parte bassa dei glutei ed in vista il fondo del perizoma che raccoglieva le mie palline. Mossi qualche passo lungo la fila di auto parcheggiate poi, preso coraggio, attraversai la strada e mi portai sul marciapiede del lungofiume; quella parte era un po’ più illuminata dei parcheggi veri e propri per cui, pur con un certo timore, sperai di essere notata ed avvicinata da qualche maschione. Passeggiai allontanandomi dall’auto per una ventina di metri, poi tornai indietro percorrendo il marciapiede nell’altro senso; mentre camminavo vidi un’auto percorrere la strada presso i caseggiati, girare in fondo al parcheggio e venire verso di me… allora, sperando col cuore in gola che non si trattasse di vigili urbani o simili, attraversai la strada di corsa per rientrare in macchina. Non feci in tempo a sedermi in macchina e chiudere la portiera che quell’auto arrivò nei pressi, illuminandomi… però non si fermò e proseguì verso l’uscita del parcheggio; la seguii con lo sguardo, rendendomi conto sollevata che era una normale automobile, e vidi che aveva di nuovo preso la strada presso i caseggiati per fare un altro giro. Pensai che forse chi era a bordo era interessato a me, per cui preferii rimanere seduta con la portiera aperta e la gamba sinistra fuori, inguainata dall’autoreggente, ed attendere… Quell’auto fece di nuovo il giro del parcheggio e tornò verso di me lungo il fiume; rallentò nei pressi della mia vettura, fino a fermarsi appena dietro. Il guidatore abbassò il vetro del finestrino: era un tizio di mezza età, stempiato e con dei baffetti che mi lanciò un’occhiata compiaciuta, sorridendo appena; poi si mosse in avanti per un’altra ventina di metri, fino a trovare un parcheggio libero in cui si infilò e spense il motore. Mentre lui eseguiva quella manovra io, rassicurata, lasciai svelta il posto di guida della mia auto e rientrai sul sedile posteriore dove, pensai, saremmo stati più comodi se il “baffetto” avesse voluto approfittare di me… Quell’uomo scese dalla sua auto, la chiuse e venne nella mia direzione a passo lento, guardandosi attorno come per accertarsi che non ci fosse nessuno nei pressi. Si avvicinò al mio finestrino posteriore destro e sbirciò dentro l’abitacolo… io allora accesi la lucina interna dell’auto per farmi vedere: tirai su il bordo del mio vestitino ed abbassai il perizoma per mostrargli il cazzetto poi, con un movimento rapido, gli volsi le spalle mettendomi a pecorina sul sedile per mostrargli il culo. Quindi spensi la luce e mi rimisi seduta; lui, che evidentemente aveva gradito lo spettacolo, mi sorrise ancora ed io lo invitai con un cenno della mano a salire in macchina. Il baffetto non se lo fece ripetere: aprì la portiera e, svelto, entrò e si sedette, richiudendola dietro di sé. Io prima mi tolsi il perizoma, poi accavallai la gamba destra sull’altra piegandomi un po’ di lato per sporgere il culo verso di lui… e lui, senza perder tempo, portò la sua mano sulle mie chiappe, accarezzandole e facendo scivolava lungo il solco di pesca fino al mio buchetto. Passò poi il braccio sinistro attorno al mio collo e portò la mano sul mio petto, infilandola nel vestitino sino a raggiungere i capezzoli… intanto si era passato in bocca il medio della destra e, con un movimento lento ma deciso, me lo appoggiò allo sfintere cominciando a spingerlo dentro… che piacere, sentire su di me quelle mani di maschione! Il suo grosso dito mi penetrò e cominciò a sditalinarmi il buchino con un sapiente quanto voluttuoso avanti ed indietro… io non potei resistere oltre, e portai la mia mano sul suo pacco, che intuii cominciare a gonfiarsi. Gli massaggiai l’inguine per qualche istante, poi lui aprì la patta ed estrasse dalle mutande l’uccello, ancora mezzo floscio ma senz’altro di discrete dimensioni: lo potevo vedere abbastanza chiaramente, nonostante la poca luce che arrivava dall’esterno. “Lo voglio assaggiare” pensai… per cui mi spostai col bacino per potermi abbassare con la bocca verso quel bel cazzo; lui se lo scappellò, mettendo a nudo un bel glande gonfio e lucido… io non resistetti alla tentazione e mi ci buttai sopra affamata, prendendolo tutto in bocca. Cominciai allora a succhiarglielo, andando su e giù con la testa, alternando l’imbocco a lunghe e golose leccate di testicoli e di asta. Quell’uccello aveva, oltre al buon odore, anche un buon sapore, perciò immaginai che il baffetto si fosse docciato di fresco e la cosa mi fece solo che piacere. Dopo qualche minuto di bocchino quel bel cazzo si era inturgidito al punto giusto e svettava dalla patta, con lo scroto che lo incorniciava di sotto. “Me lo daresti nel culo, per favore?” feci al baffetto; lui annui con un sorriso, chiedendomi un profilattico; misi allora mano alla mia borsa con il “necessaire”, ne presi uno e glielo passai. Presi dalla borsa anche i fazzolettini ed il lubrificante; me ne versai un po’ sulle dita, che poi mi spinsi nello sfintere per prepararlo alla tanto desiderata monta; un dito, due, tre… il mio orifizio cedette e divenne elastico ed accogliente, oltre che scivoloso al punto giusto. Essendo in macchina non volevo che rimanessero tracce indesiderate, per cui con i fazzolettini cercai di rimuovere il gel in eccesso che mi stava colando dal buchino; poi passai la mano ancora unta sul cazzone del baffetto, che intanto si era infilato il profilattico. Ormai eravamo pronti entrambi; il baffetto restò seduto tenendosi il cazzo duro con la mano ed io, capito cosa gradiva, mi sollevai e pian piano mi portai col culo sopra il suo cazzo, voltando la schiena al mio occasionale amico. Mentre con la sinistra mi reggevo allo schienale del sedile, con la destra afferrai il suo uccellone e me lo puntai dritto sullo sfintere… sentendo la cappella nel buco, mi rilassai ed abbassai lentamente il culo, impalandomi lentamente su quel bastone di carne calda… che goduria, sentirmi aprire tutta… continuai ad abbassarmi fino a trovarmi seduta su di lui, col suo cazzo dentro di me fino alla radice. Avendolo preso tutto, sculettai lentamente da vera puttanella per meglio gustarmi le sensazioni che quel bel cazzo mi procurava, poi cominciai ad andare su e giù a spegnicandela o, se vogliamo, alla cow-girl… Il baffetto mi afferrò per i fianchi ed aiutò il mio su e giù sul suo cazzo duro, col respiro che via via cominciava a farsi più forte. Andammo avanti così per parecchi minuti, finché l’occasionale amico non si trattenne più e, con un rantolo molto significativo, mi tenne con forza calata sul suo cazzo ed inondò il profilattico di sborra calda… nonostante il guanto, potei avvertire il senso di calore, o forse fu solo la mia immaginazione? Non saprei davvero dirlo! Comunque, era fatta… io avevo preso in bocca e nel culo, fino a soddisfarlo, un bel cazzo; il baffetto aveva avuto da me bocca e culo fino al godimento: entrambi felici e contenti, direi! Presi allora altri fazzolettini, poi mi tirai su lentamente fino a sfilarmi il suo cazzo dal culo, pronta a ripulire ciò che poteva colarmi fuori dal retto; lui si sfilò con attenzione il profilattico pieno e me lo porse con un sorrisino sornione. Gli passai qualche fazzolettino con cui lui si asciugò lo sperma residuo sulla cappella, poi ci salutammo; lui scese dalla mia auto, raggiunse la sua e se ne andò. Come prima serata in quel luogo era andata abbastanza bene, pensai tra me e me… e in quel momento mi sentii femmina come non mai! Diedi un’occhiata all’orologio e, visto che si stava facendo tardi, ripresi le mie sembianze maschili e mi avviai verso casa.
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