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6. UNA INDIMENTICABILE GITA AL FIUME


di Janus
29.01.2023    |    210    |    8 8.3
"Terminata la costruzione, mettemmo mano alle bisacce e divorammo i nostri panini, scambiandocene qualche porzione come è normale tra amici..."
Col passare del tempo e con gli inevitabili cambi di scuola connessi alle diverse età, anche i rapporti interpersonali nel nostro trio di amici mutarono: il “piccolo” finì per frequentare altre compagnie, allontanandosi un po’ dal gruppetto; io invece feci amicizia con un ragazzo di città di poco più giovane di me, divenuto amico del “grande” qualche mese prima, che condivideva alcuni miei interessi culturali; il mio rapporto col “grande” rimase invece sostanzialmente immutato. Tra me ed il nuovo amico non ci fu mai alcun genere di parentesi sessuale, invece il “grande” mi confidò che tra loro due qualche esperienza c’era stata; ciò mi fu in seguito confermato dallo stesso ragazzo di città, che accennò apertamente al modo del “grande” di sedurre, ossia proponendo la visione di riviste pornografiche per eccitare ed indurre il compagno di turno a fare sesso con lui. Avvenne così che, col tempo, le mie domeniche le trascorressi ora col “grande”, ora con l’amichetto di città. Quando la passavo col “grande”, la domenica ci vedeva lungo il vicino fiumicello, con escursioni a piedi ora verso monte ora verso valle che ci portavano sempre più lontano da casa, sino ad impegnare in qualche occasione tutto il giorno. La prima di queste lunghe gite ebbe luogo una domenica d’estate. Partimmo da casa dopo colazione in pantaloni corti e maglietta, con panini nelle bisacce a tracolla ed acqua potabile in borracce da campeggio, equipaggiati di coltelli multiuso, scure, lacci ed aggeggi vari che ci facevano tanto sentire avventurieri ed esploratori ed io… sì, naturalmente avevo in tasca anche l’ormai sperimentato contenitore di plastica gialla col burro! Risalimmo il fiume per alcuni chilometri, sui sentieri che ne costeggiavano la riva ora boscosa, ora limitrofa a campi coltivati, ora adiacente a cave di ghiaia. Camminammo senza fermarci credo per tre ore, fino a trovarci nei pressi di un tratto di greto abbastanza pulito, in effetti una specie di radura solcata da pigri rigagnoli con alberi entrambe le rive del fiume. Eravamo stanchi e, data l’ora, cominciavamo anche ad avere appetito, per cui decidemmo di portarci in quella radura e costruirvi un riparo dal sole estivo. Ci procurammo così del legname e del fogliame sfruttando la vegetazione sulle rive e, in poco tempo, mettemmo in piedi una specie di tettoia sotto cui riuscivamo a stare entrambi comodamente. Terminata la costruzione, mettemmo mano alle bisacce e divorammo i nostri panini, scambiandocene qualche porzione come è normale tra amici. Terminato il pasto, per un po’ rimanemmo all’ombra della tettoia a riposarci; poi ci venne voglia di muoverci, per cui ci mettemmo completamente nudi ed andammo a sguazzare nell’acqua bassa del fiumicello… beh, inutile nasconderlo: non potevo fare a meno di lanciare fugaci ma continue occhiate al grosso cazzo del mio amico (almeno rispetto al mio!), penzolante sotto un folto cespuglietto di peli neri con le sue grosse palle… lui invece, e senza ritegno, fissava con insistenza ed occhi libidinosi il mio culo, di cui ogni tanto gli mostravo sfacciatamente il buchetto fingendo, volgendogli le spalle, di chinarmi a raccogliere sassolini ed aprendomi le chiappe!! Rinfrescati, decidemmo di tornare all’ombra ed il “grande”, come c’era da aspettarsi, mi propose di “…fare qualcosa…”; questo, come noto, era il suo modo abituale di chiedere di far sesso insieme ed io, naturalmente, non ebbi proprio motivo di rifiutare! La sua proposta, come sempre, era di incularci a turno dopo aver preso reciprocamente in bocca i nostri uccelli, ma nel nostro caso io volevo essere solo passivo. Ci sistemammo quindi sotto la tettoia in un 69, il “grande” disteso sulla schiena ed io sopra di lui, col culo all’altezza della sua faccia e la bocca a portata del suo cazzone. Cominciammo quindi a spompinarci, ora prendendo i rispettivi cazzi completamente in bocca, ora giocandoci con le labbra, ora lavorandoli di lingua. Lui, più che dedicarsi al mio uccello, giocava con il mio buchetto infilandoci ogni tanto un dito insalivato… di certo già pregustava l’inculata che gli avrei poi consentito!! Dopo alcuni minuti di reciproco pompino, ci rialzammo e ci disponemmo per la fase successiva. Io recuperai dalla tasca dei pantaloncini il mio contenitore col burro, ne presi una abbondante doppia ditata, mi unsi bene il buchino spingendoci poi le dita dentro con il burro rimanente, praticamente sciolto, e lo lavorai per un po’ per dilatarlo e renderlo accogliente. Lui intanto mi ammirava il culo, con i soliti apprezzamenti: “Che bel culo… meglio di una femmina…), segandosi lentamente il cazzo per mantenerlo in erezione. Appena ebbi lo sfintere pronto, mi inginocchiai sotto la tettoia e mi appoggiai prima con le mani poi con i gomiti a terra, in una perfetta pecorina. Appena io fui in posizione, il “grande” si inginocchiò dietro di me afferrandomi per i fianchi con le mani, poi appoggiò l’asta del suo cazzo tra le mie chiappe e lo strusciò per qualche istante su e giù, per fargli raccogliere un po’ del burro che mi colava dall’ano. Arretrò poi leggermente per far sì che la sua cappella scendesse tra le mie chiappe sino ad allinearsi con il mio ano… per facilitare la penetrazione, io gli afferrai con una mano l’uccello e mi puntai la cappella dritta sul forellino, raccomandandogli di fare piano… lui spinse delicatamente il suo cazzone duro nel mio buchino lubrificato e dilatato, facendo superare lo sfintere prima dalla cappella poi dall’asta, sino ad infilarmelo tutto dentro sino alle palle. A quel punto il “grande” iniziò la monta, con ritmo dapprima lento poi in progressivo aumento, mentre io mi gustavo ad occhi socchiusi ogni singolo affondo del suo cazzo nel mio retto dall’ingresso ormai slabbrato. Dopo un po’ prese ad incularmi più velocemente, facendomi intuire che fosse prossimo alla sborrata…. ancora qualche sbattuta, ed avvertii distintamente le intense pulsazioni del suo cazzo, tutto affondato nel mio retto, mentre scaricava fiotti di sperma caldo dentro di me… lui restò incollato per alcuni istanti alle mie chiappe, sino ad orgasmo completato, tenendomi con forza per i fianchi, come gli piaceva fare… estrasse poi lentamente il cazzo ancora duro e spruzzò qualche ultima goccia di sborra sulle mie chiappe, mentre quella che mi aveva scaricato dentro colò viscida ed appiccicosa lungo il perineo, fino al mio scroto, poi lungo le cosce che avevo chiuse ad arte…. io allora abbandonai la posizione a pecorina e mi distesi a pancia in giù, con le mani sotto il mento e gli occhi socchiusi, sculettando leggermente…. lui si stese accanto a me soddisfatto, col cazzo all’aria che pian piano si afflosciava, e mi accarezzò a lungo il culo cosparso di sperma appiccicoso. Dopo parecchi minuti trascorsi in quell’estasi, ci alzammo ed andammo a sciacquarci nel fiumicello, poi ci stendemmo ad asciugarci al sole. Solo in quel momento mi resi conto che, da entrambe le rive del fiume, chiunque fosse passato avrebbe potuto vederci mentre lo prendevo allegramente nel culo… ma l’idea, anziché preoccuparmi, mi diede solo un intimo piacere!! Ormai era pomeriggio inoltrato; avevamo davanti diverse ore di cammino da fare, perciò ci rivestimmo, raccogliemmo le nostre cose e prendemmo la via del ritorno… i momenti voluttuosi di quella giornata mi accompagnano ancora, impressi indelebilmente nella mia memoria.
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