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27. MARCO, PRIMO INCONTRO


di Janus
29.07.2023    |    201    |    5 9.6
"Poi mi prese per i fianchi e mi tirò di nuovo a contatto di sé, infilandomi l’uccello duro tra le cosce e spingendolo lentamente avanti ed indietro: ce..."
Tra le varie conoscenze, una che è sempre rimasta molto viva tra i miei sexy ricordi è riferita ad un tale Marco, il primo uomo che conobbi online. A quel tempo stavo prendendo progressivamente confidenza con il mondo del computer e naturalmente con internet, facendo le mie primissime ricerche in rete di compagnia maschile. Fu così che, gira e rigira, mi imbattei in un sito di incontri erotici chiamato “Morenasex”; sperimentando le varie opzioni di ricerca, finii per individuare l’annuncio di un tale residente a circa 40 km dalla mia zona che, grazie alla foto del suo notevole cazzo (in erezione gli arrivava più su dell’ombelico), colpì inevitabilmente il mio interesse. Il suo annuncio era chiaramente indirizzato sia a donne, sia a gay/bisex che a travestiti e transessuali, per cui dedussi che potesse fare al caso mio. Non ricordo se quel sito avesse un proprio sistema di messaggi o se gli annunci riportassero l’indirizzo e-mail, comunque sia scrissi qualche riga a quell’uomo, esprimendogli i miei complimenti per la notevole dotazione nonché il desiderio di conoscerlo per offrirgli bocca e culo. Dopo un giorno o due arrivò la sua risposta, con la quale lui si diceva altrettanto interessato a conoscermi. Il suo messaggio comprendeva l’indicazione di un punto facile da raggiungere e riconoscere nella località in cui abitava; conteneva poi il suo numero di cellulare, allo scopo di darmi ulteriori indicazioni una volta raggiunto il suddetto punto. Mi diceva infine che sarebbe stato disponibile già un paio di giorni dopo verso le 22.00 al che io, fremente dal desiderio, risposi immediatamente che ci sarei di certo stata. Passarono così i due giorni; appena rientrata dal lavoro, presi a prepararmi a dovere all’incontro notturno. Come d’uso, iniziai con ripetuti clisteri, poi una bella doccia con ritocco della depilazione; infine crema idratante profumata su tutto il corpo e copertura delle piccole imperfezioni del viso. Indossai quindi le mie beneamate autoreggenti pesanti ed un perizoma nero. Ero ancora nel periodo in cui la mia predilezione andava ad un vestitino nero leggero senza maniche che terminava con un gonnellino plissettato molto corto, e anche per quell’occasione lo indossai. Nella mia borsa da tracolla misi il resto del necessario: parrucca nera molto lunga acquistata da poco, profumo, rossetto, gel lubrificante, diversi profilattici, fazzolettini di carta e salviette umidificate. In quanto alle scarpe, optai per degli stivaletti alla caviglia col tacco non troppo alto che per il viaggio racchiusi in un sacchetto di plastica. Fino al posto che il mio nuovo amico mi aveva indicato c’era da fare almeno mezz’ora di auto per cui, a scanso di problemi viaggio durante, indossai sopra l’abbigliamento da femmina una pesante tuta da ginnastica, contando di fermarmi nelle vicinanze del luogo di incontro per completare il mio travestimento. Appena pronta, mi misi in macchina e mi diressi verso il più vicino casello autostradale: per il primo incontro non volli rischiare problemi di traffico lungo le statali e provinciali. Giunta nella zona di residenza di quell’uomo lasciai l’autostrada e, carta stradale alla mano, pian piano raggiunsi le vicinanze del punto che lui mi aveva indicato. Parcheggiai in un vicino distributore di carburante e misi mano al cellulare, inviando un succinto sms; qualche istante dopo mi arrivò la sua risposta, con alcune indicazioni da seguire per raggiungerlo. Mi trovavo in una zona di campagna, attraversata da una strada credo provinciale che, cento o duecento metri più in là superava un fiumicello su un lungo ponte. Ai lati della strada asfaltata c’erano gli imbocchi di numerose stradine secondarie e non fu affatto facile rintracciare quella che lui intendeva, ma alla fine ci riuscii: era una stradina bianca che, sulla destra e parallela alla provinciale, scendeva verso il greto del fiume. La presi e lentamente, dato il fondo sconnesso, mi portai sotto il ponte dove fermai l’auto e scesi per dare un’occhiata in giro. Da lì individuai facilmente la successiva stradina da prendere, che avrei dovuto percorrere per circa duecento metri fino al punto in cui l’uomo mi attendeva. A quel punto tornai all’auto, mi sfilai la tuta da ginnastica, indossai la parrucca e gli stivaletti da donna, mi passai un po’ di rossetto sulle labbra e misi in moto per compiere l’ultimo tratto. Quella stradina dapprima si sviluppava dritta, con delle coltivazioni sulla destra ed un filare di alberi sulla sinistra oltre i quali c’era il greto del fiumicello; poi, dopo una “S” quasi impercettibile, prendeva a salire leggermente per terminare in una specie di piazzola più o meno tonda circondata da alberi e vegetazione. Sulla sinistra della piazzola notai un’auto e sperai che si trattasse del mio uomo; mi spostai allora sulla destra e parcheggia a mia volta. Spento il motore e tutte le luci, diedi un’occhiata intorno e vidi che dall’altra auto stava scendendo qualcuno, per cui presi la borsa e scesi anche io. Nella notte regnava il silenzio, a parte il rumore del lento fluire dell’acqua nel fiumiciattolo appena sotto di noi, ed il buio era schiarito quanto bastava dalla mezza luna che brillava sopra di noi. Mi avvicinai a quell’uomo e lo salutai con un “Ciao” a bassa voce, ricambiata da lui; mi disse di chiamarsi Marco, era un tipo maturo, alto più o meno come me, notevolmente stempiato ed abbastanza magro. “E’ un posto sicuro questo?” gli chiesi quasi bisbigliando; “Sì sì, non preoccuparti…” fece lui di rimando… “Ci sono venuto diverse volte e sempre in totale tranquillità”. Mi avvicinai allora a lui girandomi di spalle, e sollevai il bordo del mio vestitino per fargli ammirare il culetto incorniciato dal perizoma “Uhhuuuuuu… che spettacolo che sei…” fece lui, piazzandomi le mani sulle chiappe e prendendo a strizzarmele. Io ricambiai le sue attenzioni portando le mani sul suo pacco per palpeggiarglielo, e dopo qualche istante lui aprì la cerniera dei pantaloni ed estrasse il magnifico cazzone che avevo già visto nella foto del suo annuncio: aveva davvero un bell’uccello, le mie aspettative non erano state davvero deluse! E in più ce l’aveva già duro!! Io mi scostai in avanti e, sporgendo il culo verso di lui, piegai appena le ginocchia unite e lentamente mi calai le mutandine a mezza coscia con un lieve e troiesco ancheggiare… lui allora mi mise una mano tra le chiappe e mi fece sentire le dita sul buchino, strappandomi un lieve gemito. Poi mi prese per i fianchi e mi tirò di nuovo a contatto di sé, infilandomi l’uccello duro tra le cosce e spingendolo lentamente avanti ed indietro: ce l’aveva bello lungo e la sua punta arrivava sotto il mio cazzetto moscio accarezzandomi i testicoli, con un contatto che ancor oggi, se ci penso, mi dà un indescrivibile piacere. Dopo qualche minuto di quel contatto ebbi il cazzetto duro anche io… mi girai, mi abbassai sulle cosce davanti a lui e portai la mia mano sul suo magnifico cazzo. Spinsi indietro la pelle, scappellandolo… aveva un buon profumo, evidenza di una doccia recente, ed il glande svettava lucido in cima alla grossa asta come una corona in testa ad un re! Glielo maneggiai delicatamente in una lenta masturbazione per qualche istante poi, non riuscendo a resistere oltre, avvicinai al prepuzio le mie labbra, le socchiusi e le appoggiai su quella bella cappella quasi a baciarla… produssi un po’ di saliva e la spinsi con la lingua su di essa per inumidirla, poi giocai attorno alla punta apprendo via via di più le labbra, infine imboccai quel magnifico cazzo a bocca spalancata spingendomelo tutto in gola fino ad avere la faccia sui suoi peli pubici. Presi allora a spompinarlo golosamente, leccandolo, succhiandolo, estraendolo dalla bocca per poi riprenderlo più volte… naturalmente alternando il tutto ad avidi baci a risucchio sui testicoli e ad avide leccate dell’asta su fino al frenulo. Il mio nuovo amico sembrava gradire molto il mio servizietto e mi mise una mano dietro la nuca per coadiuvare il mio avanti ed indietro sul suo cazzo. Dopo alcuni minuti ebbi la bocca quasi dolorante a furia di tenerla aperta a più non posso, per cui mi rialzai e mi diressi verso la mia auto che era due metri più in là; mi appoggiai prima con le mani alla sua fiancata, col culo proteso verso il mio nuovo amante ed ancheggiando da vera puttana, poi mi aprii le chiappe con le mani per mostragli il mio buco voglioso. Marco comprese la mia proposta, mi venne vicino e si abbassò dietro di me portando la sua bocca sul mio sfintere, infilandoci dentro la sua robusta lingua… che sensazione fantastica, essere leccata così energicamente!! Mi leccò per parecchi minuti, alternando l’uso della lingua alla penetrazione con le dita, poi si alzò e mi chiese un profilattico. Ormai vogliosa di monta, non persi tempo: ne presi uno dalla mia borsa e glielo diedi, poi misi mano al lubrificante e me ne passai un po’ sul buco spingendone una parte dentro con le dita. Considerata la circonferenza di tutto rispetto del cazzo che stavo per prendere, per facilitare la penetrazione ed evitare inutili traumi cercai di dilatarmi bene, infilandomi dentro fino a tre o quattro dita e rendendo il mio ano aperto e cedevole. Lui si slacciò i pantaloni lasciandoli calare con le mutande alle caviglie; ormai pronti entrambi, con una mano mi appoggiai alla mia auto e con l’altra afferrai il suo randello di carne viva per puntarmelo dritto sul buco… lui mi afferrò di nuovo per i fianchi e cominciò a spingere… io guidai quel cazzone dentro di me, lasciando che mi aprisse lentamente, finché la cappella superò lo sfintere e scivolò dentro facendo strada a tutta l’asta di carne dura. Con una mano trattenni Marco a mio contatto per qualche istante per abituarmi definitivamente alla presenza del suo grosso cazzo nel mio retto, poi lasciai che iniziasse a montarmi… e lui non esitò: cominciò a stantuffarmi, prima lentamente poi con affondi progressivamente più lunghi ed energici, regalandomi momenti di indicibile piacere anale. Passarono parecchi minuti, non saprei dire quanti ma di certo molti, e lui non accennava a concludere… “Beh, tanto meglio!!” pensai tra me e me. Mi sentivo l’ano ormai apertissimo, slabbrato, ed il suo cazzone continuava a andare avanti ed indietro duro ed imperturbabile come un pistone, con mia femminea soddisfazione. Poi, quasi di colpo, Marco aumentò la frequenza degli affondi con colpi secchi che facevano battere sonoramente le sue palle sul mio perineo, e ancora, e ancora… finché con un ultimo forte colpo mi schiacciò tra il suo corpo e la fiancata dell’auto, fermandosi addosso a me in quella posizione… compresi che doveva essere venuto, e la cosa mi fece davvero molto piacere… quanto a me, il massaggio prostatico procuratomi dall’inculata mi aveva fatto bagnare il pisellino… una sensazione indimenticabile. Poi Marco si tirò lentamente indietro, estraendo il cazzo dal mio culetto con il profilattico pieno di sperma. Lui si liberò del cappuccio, io presi dei fazzolettini e mi asciugai l’ano dopo avergliene passato qualcuno; a quel punto lui si rivestii, mentre io mi limitai a tirar su il mio perizoma. Ci salutammo soddisfatti, ripromettendoci di vederci ancora, poi Marco si mise in macchina e se ne andò mentre io raccoglievo i fazzolettini usati ed il profilattico in un sacchetto per non lasciare la zona sporca. Infine tornai alla mia auto, dove mi tolsi le tracce di rossetto rimaste e mi cambiai al maschile rimettendomi la tuta da ginnastica, poi ripresi la via di casa con un altro indimenticabile ricordo nel mio sacco.
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