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9. UN AMICO TRAMITE FAX


di Janus
19.03.2023    |    147    |    2 8.7
"Franco mi chiese di stendermi a pancia in giù sul letto, cosa che prontamente feci… lui mi si mise a cavalcioni sulle cosce, con l’uccello in mano, e per..."
Dopo il poco fruttuoso primo incontro tramite fermo posta (avevo comunque potuto gustare in bocca un cazzone molto bello), tentai un altro contatto, stavolta con un uomo che si dichiarava esplicitamente gay attivo. Con la mia lettera gli chiesi, per risparmiare tempo, di rispondermi tramite una insospettabile frase in codice al fax dell’ufficio in cui lavoravo, e la cosa funzionò. Concordammo un luogo di incontro all’aperto, dove entrambi potemmo capire con chi avevamo a che fare. Fatta brevemente conoscenza, questo nuovo amico, un uomo piuttosto maturo che disse di chiamarsi Franco, più o meno della mia corporatura e con gli occhiali, mi invitò a salire nel suo appartamento che era poco distante. Una volta entrati, mi invitò a mettermi comodo e a bere qualcosa; mi fece capire che era stato sposato, poi si era orientato decisamente verso l’omosessualità attiva e quella era ormai la sua predilezione… in altre parole, non cercava donne biologiche né travestiti o transessuali: voleva solo passivi dall’aspetto di uomini. La cosa, nonostante la mia crescente preferenza per la ricerca del piacere tramite il sentirmi e sembrare femmina, tutto sommato non mi disturbò più di tanto: considerato che avevo una vita familiare, forse era anche più comodo e sicuro fare semplicemente il passivo senza tutto ciò che il travestimento comporta! Dopo qualche preambolo, mi invitò a spogliarmi, cosa che feci con intimo piacere mentre lui mi osservava seduto su un divano, con occhi libidinosi; di proposito mi tolsi gli indumenti uno ad uno volgendogli le spalle, in modo da mostrargli bene il culo e, chinandomi a gambe dritte per sfilare gli slip dai piedi, anche il buchino che avevo avuto cura di rendere presentabile…. “…Ma te lo sei depilato… bravo!” fece lui divaricandomi le chiappe con le mani per vedere meglio il mio ano. Alle sue parole seguirono i fatti, nel senso che affondò ingordo la lingua nel mio buchino per leccarmelo avidamente. Poi si rimise sul divano e mi invitò ad inginocchiarmi ed avvicinarmi alla patta dei suoi pantaloni… “Ecco…annusa…fammi capire che hai voglia del mio cazzo…” fece, mentre io obbedivo alla sua richiesta. Avevo voglia sì, del suo cazzo che non avevo ancora visto, per cui cominciai a slacciargli la cintura e la cerniera per tirarglielo fuori ma lui volle che annusassi ancora un po’ e lo accontentai. Finalmente abbassò gli slip e permise al suo arnese di svettare fuori: un bel cazzo lungo, non molto grande in circonferenza, ma con una larga cappella che lo faceva sembrare un fungo!! Deliziato a quella vista, mi ci avventai sopra e lo presi tra le labbra, cominciando a leccarlo, succhiarlo e pomparlo con passione; per diversi minuti glielo trastullai manualmente ed oralmente, ora facendomelo entrare in bocca il più possibile, ora lambendone con abbondante salivazione l’asta, ora suggendo la sua larga cappella sino a sentirlo prepotentemente duro. A quel punto Franco si alzò dal divano e si liberò in pochi istanti dei suoi vestiti, poi mi prese per mano e mi portò verso la camera; qui, prima di metterci sul letto, si avvicinò al mio volto per baciarmi in bocca, ma io istintivamente mi ritrassi… non l’avevo mai fatto, e non rientrava ancora tra le mie fantasie, specie in sembianza maschili. Lui capì e non ci fece troppo caso; ci stendemmo quindi entrambi sul letto matrimoniale ed io continuai a giocare col suo cazzo, prendendolo a più riprese in bocca per mantenerlo in erezione. Lui mise quindi mano ad un cassetto e ne estrasse un profilattico, che con pochi precisi gesti scartò ed infilò sul suo uccello; io misi mano alla vasellina che, ad ogni buon conto, avevo portato con me e lubrificai abbondantemente l’esterno e l’interno del mio buchetto, bramoso di accogliere il paletto di carne che continuava a svettare di fronte a me. Franco mi chiese di stendermi a pancia in giù sul letto, cosa che prontamente feci… lui mi si mise a cavalcioni sulle cosce, con l’uccello in mano, e per qualche istante con una mano mi sditalinò lo sfintere mentre con l’altra si segava lentamente. Finalmente si decise; si stese sopra di me reggendosi con le braccia ed avvicinò la cappella al mio buco ormai dilatato e pronto; come mia abitudine, io gli afferrai l’uccello per guidarlo nella prima fase della penetrazione e me lo posi dritto dritto sull’ano… lui prese a spingere lentamente; la sua cappella, come già detto parecchio larga, fece un po’ di fatica ad insinuarsi dentro di me, poi superò lo sfintere ed affondò repentinamente, seguita senza alcuna fatica dall’asta di carne che era molto meno spessa, sino alle palle. Franco cominciò allora a stantuffarmi; il suo lungo uccello scivolava facilmente avanti ed indietro nel mio culo senza il minimo problema per il mio buchino, tuttavia data la lunghezza sentii ogni suo colpo sino in fondo al retto e questo, alle volte, mi procurò un leggero fastidio… cercai allora di limitare un pochino la profondità dei suoi affondi stringendo appena i miei glutei. Dopo alcuni minuti di penetrazione distesa lui volle cambiare posizione; allora ci scambiammo: lui si distese col cazzo duro all’aria ed io gli salii sopra a cavalcioni, faccia a faccia, per prenderlo nel culo impalandomi sul suo uccello. In effetti non avevo mai provato quella posizione, ed in quella occasione scoprii che mi piaceva, eccome!! Andare su e giù col bacino sul cazzo, in pratica “trottando all’inglese” (ah, le mie lezioni di equitazione!) mi dava una sensazione di piacere indescrivibile, resa ancora più gradevole dal ballonzolare su e giù a ritmo del mio cazzetto moscio e delle mie palle! Andammo avanti per parecchi minuti a quel modo mentre mi strizzavo leggermente i capezzoli e gemevo impercettibilmente, poi il mio nuovo amico volle tornare alla posizione precedente, ossia con me disteso sul letto col culo all’aria… lui però, tornato a cavalcioni delle mie cosce, non mi penetrò ma si tolse il profilattico e si masturbò lentamente, mentre con dita dell’altra mano mi teneva appena divaricate le chiappe per meglio vedere il mio buco, ormai bel dilatato dalla prolungata penetrazione. Andò avanti per un po’, mentre io restavo beatamente disteso con le mani sotto il mento, finché lo sentii emettere un rantolo di piacere ed avvertii il calore del suo sperma sui miei glutei, fiotti dopo fiotti… che goduria, la sua sborra calda ed appiccicosa che mi colava sull’orifizio per poi scendere sullo scroto e tra le cosce serrate!! Lui si tirò quindi su per andare in bagno; io mi godetti ancora per qualche istante quelle sensazioni, poi mi rialzai, mi ripulii alla meglio con dei fazzolettini di carta e presi a rivestirmi… il tempo che mi ero ritagliato era ormai trascorso, per cui salutai il mio nuovo amico promettendo di rivederci e mi diressi verso casa.
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