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22. PRENDENDOLO SOTTO LA PIOGGIA


di Janus
17.06.2023    |    148    |    3 9.0
"Lui scese dalla sua Panda, la chiuse e venne verso di me sul lato passeggero, aprì la portiera e mi chiese di salre dicendo “E’ meglio che andiamo con una..."
Il mio nuovo amico Frank non deluse le mie aspettative: dopo qualche giorno riuscii a contattarlo per telefono per proporgli di vederci, e lui si disse ben felice di accontentarmi. Fissammo un appuntamento serale per il giorno dopo alla radura in pineta dove ci eravamo incontrati la prima volta, ma con l’idea di spostarci poi altrove per fare sesso. Prima di uscire, come ormai mia abitudine, procedetti a somministrarmi diversi clisteri per ottenere la massima pulizia interna, poi al ritocco della mia depilazione ed infine ad una bella doccia. Viste le notevoli dimensioni del cazzo di Frank, pensai bene di penetrarmi brevemente con uno dei miei vibratori, per arrivare all’appuntamento con il culetto già lubrificato internamente ed aperto. Data la preferenza di Frank per i maschietti passivi evitai, pur a malincuore, di acconciarmi da “femmina” e mi limitati alla parrucca corta unisex; trattandosi di una serata di maltempo, decisi di indossare una tuta da ginnastica abbastanza ampia da poter togliere e mettere facilmente anche in auto, nel caso fossimo rimasti a bordo. Controllai poi il contenuto del mio inseparabile marsupio per accertarmi che nulla mancasse, quindi mi misi in macchina e presi la direzione della pineta. Arrivata alla radura/parcheggio, la trovai deserta: in effetti pioveva ad intermittenza, per cui mi sembrò del tutto normale che nessuno o quasi vi si avventurasse, quella sera. Frank arrivò poco dopo sulla sua Panda, si affiancò alla mia auto e abbassando il vetro mi fece “Ciao… vienimi dietro in macchina, conosco un posticino tranquillo dove possiamo andare a divertirci”. Lasciammo così entrambi la radura e guidammo verso un vicino centro abitato; arrivati ad un piazzale illuminato in periferia, vidi Frank lasciare la strada e posteggiare, così parcheggiai anche io chiedendomi cosa volesse fare lì con tutta quella luce. Lui scese dalla sua Panda, la chiuse e venne verso di me sul lato passeggero, aprì la portiera e mi chiese di salre dicendo “E’ meglio che andiamo con una sola auto, il posto è piccolo… e la tua auto è più grande e comoda della mia.” “Ma certo, buona idea!” feci io di rimando. Con Frank a bordo mi rimisi in strada e, seguendo le sue indicazioni, percorremmo credo un altro chilometro fino ad arrivare ad un viottolo sterrato che portava ad una piccola costruzione in legno; parcheggiai l’auto sul dietro della stessa, fuori vista dalla strada, e spensi il motore. Non era caldo e pioveva ad intermittenza, per cui avevo mantenuto l’abitacolo riscaldato per tutto il tempo, pregustando ciò che sarebbe seguito… in effetti, a ben pensarci, mi era capitato molto raramente di farlo in macchina e la cosa mi eccitava non poco. Abbassammo entrambi i sedili a metà altezza, ed io con pochi gesti mi liberai della tuta da ginnastica e della biancheria, rimanendo completamente nuda… mi rimisi però i mocassini, nel caso avessi dovuto mettere in moto per qualche imprevisto. Frank rimase vestito ma si slacciò i pantaloni ed estrasse il suo magnifico cazzone floscio dalle mutande; a quella vista gli sorrisi con un sommesso mugolio di piacere, glielo presi in mano e lo smaneggiai per un po’ gustandomi quel caldo contatto; poi lui tirò fuori dalle mutande anche le palle ed io, continuando con la destra a maneggiargli il cazzo, con la sinistra gli presi lo scroto soppesandolo delicatamente ed accarezzandolo. Dopo qualche minuto di manipolazione, misi a nudo la sua grossa cappella facendo scorrere la pelle indietro con le dita e, non reggendo oltre alla voglia, socchiusi la bocca, abbassai la testa sul suo inguine e mi avventai su di essa, prendendo a lambirla avidamente con lingua e labbra. Dopo aver leccato a dovere quel bel glande lucido, scesi con le labbra e la lingua lungo il bastone caldo sino alle palle di Frank, ed indugiai per diversi minuti sullo scroto prendendo in bocca ora un testicolo ora l’altro, picchiettandoli nel contempo con la lingua e gustandomi sia l’odore che il sapore dei suoi genitali. Grazie alla mia opera di bocca l’uccellone di Frank cominciò a svegliarsi, inturgidendosi ed ergendosi pian piano tra le mie mani e la mia bocca… così volli completare l’opera: badando bene di non fargli male con i denti, pur con fatica date le dimensioni riuscii a far entrare dentro la mia bocca quella splendida cappella. Ora il suo cazzo era dentro di me, ed era meraviglioso sentire che cercava di farsi strada fino in gola, anche se mi provocava qualche accenno di rigetto a cui dovevo resistere. Mossi la testa su e giù a lungo in un goloso pompino, sempre con la sua cappella in bocca, mentre Frank stava beatamente seduto sul sedile del passeggero e si gustava il servizietto che gli stavo facendo socchiudendo di tanto in tanto gli occhi. Ormai il suo randello caldo era eretto e turgido, per cui pensai che fosse giunto il momento di gustarlo appieno prendendolo di nuovo nel mio didietro, e feci a Frank “Che dici, me lo dai nel culo…? Da quando me l’hai messo dentro la prima volta, non faccio altro che sognarlo…”. Lui mi sorrise annuendo; io allora presi il marsupio dal sedile posteriore, tirai fuori il lubrificante ed i fazzolettini, mi misi a pecorina sul mio sedile e preparai ben bene alla penetrazione il mio buchetto con le consuete precauzioni finché, grazie anche alla penetrazione fatta a casa prima di partire, lo sentii ben aperto, scivoloso e cedevole. Per fortuna la mia auto era abbastanza spaziosa… mi alzai appena sul sedile e chiesi a Frank di mettersi a cavalcioni tra i due sedili anteriori, con una gamba per parte rispetto al cambio; poi, dandogli le spalle, mi misi anche io davanti a lui in quella posizione con l’idea di impalarmi sul suo cazzone. Reggendomi con la mano sinistra al volante per restare in equilibrio, presi con la destra il suo uccello duro e me lo puntai sullo sfintere, poi pian piano mi ci sedetti sopra lasciando che si facesse strada un centimetro alla volta dentro il mio culetto… che sensazione estasiante, sentire quella cappellona che scivolava lentamente dentro il mio ano dilatandolo e portandosi dietro tutta l’asta fino alle palle… devo confessare che tremavo tutta, scossa come ero dall’eccitazione!! Si, mi ero letteralmente impalata sul super cazzo di Frank, e la cosa mi piaceva da morire; nella penombra potevo vedere il mio cazzetto che, pur essendo io decisamente passiva, era diventato durissimo per la stimolazione rettale che stavo provando. Restai seduta sul quel magnifico cazzo per un po’, godendomi la dilatazione ed i sommessi mugolii di piacere di Frank, che intanto mi aveva afferrato i seni a piene mani per titillarmi i capezzoli tra le dita. Poi appoggiai le mani una per sedile ai lati di Frank e, spingendo su mani e piedi cominciai ad andare su e giù ritmicamente con il bacino, in pratica “scopando” col culo il mio nuovo amico… che sensazione inebriante! Per un po’ lo facemmo così… io mi impalavo su e giù, Frank mi palpava e strizzava i capezzoli con qualche occasionale puntata della sua mano sul mio uccellino duro: entrambi mugolavamo dal piacere godendo dei reciproci corpi. Quello spegnicandela però, per quanto bellissimo, alla lunga era anche faticoso per cui, dopo alcuni minuti mi fermai e chiesi a Frank di incularmi alla pecorina; lui acconsentì ed io mi alzai lasciando che il suo cazzone si sfilasse dal mio culetto. Feci spostare Frank di lato quanto bastava, mentre io mi posizionavo alla pecorina dove lui era seduto prima, ossia con un ginocchio sul sedile del guidatore ed uno su quello del passeggero, il corpo tra i due sedili anteriori, le mani appoggiate sul sedile posteriore. In quella posizione il mio culo era a sua completa disposizione, e lui si portò dietro di me di nuovo a cavalcioni del cambio; come sentii il suo biscione tra le chiappe, lo afferrai e di nuovo me lo puntai sullo sfintere… naturalmente, essendo a quel punto il mio forellino già aperto e slabbrato, il randello di carne di Frank non fece alcuno sforzo ad intrufolarsi dentro di me sino allo scroto! E la mia monta ricominciò… il buon Frank prese ad andare avanti ed indietro lentamente, facendomi sentire ad ogni affondo quello che dentro ero veramente: una FEMMINA, una femmina alquanto troia e bramosa di cazzo. Dopo diversi minuti di meravigliosa inculata, il mio amico si fermò con un po’ di affanno: forse la posizione non del tutto comoda lo aveva affaticato. Allora mi venne un’idea che credo ben illustri quanto io possa essere puttanella: gli proposi di uscire dall’auto per continuare ad incularmi in piedi, e lui accettò sorridendo. Accesi gli anabbaglianti e, visto che al momento scendeva una leggera pioggerella, presi il mio ombrello e, socchiusa la portiera, lo aprii per poter uscire senza bagnarmi troppo…naturalmente tutta nuda! Per fortuna non era troppo freddo!! Girai attorno al muso della mia auto fino allo sportello del passeggero e feci uscire Frank riparandolo con l’ombrello, poi insieme ci posizionammo di fronte all’auto: io piegata in avanti reggendo l’ombrello, lui dietro di me… libero di fare ciò che voleva! Non potrò mai dimenticare quella scena: la notte… la pioggerella… gli anabbaglianti accesi che illuminavano il mio corpo nudo sotto l’ombrello… le mani di Frank sui miei fianchi e lui, invisibile dietro di me che, come un fantasma emerso dalle tenebre, mi aveva ficcato di nuovo il suo cazzone nel culo e mi montava sbattendomi violentemente! L’inculata proseguì ancora a lungo… le sue palle sbattevano ritmicamente sul mio perineo, con mia (e credo anche sua) enorme soddisfazione; poi Frank si fermò ed estrasse il cazzo dalle mie viscere… volle smettere ed io non avvertii nulla che indicasse un suo orgasmo: probabilmente come la volta precedente preferiva non venire, chissà? A quel punto mi sentivo comunque soddisfatta, di bocca e di culo… poteva bastarmi, per quella sera! Presi dall’auto il mio marsupio e passai a Frank qualche fazzolettino di carta per ripulirsi; lo stesso feci io dato il gel lubrificante che mi colava dallo sfintere apertissimo lungo le palle e le cosce, poi mi rivestii velocemente sotto l’ombrello, mentre Frank rientrava in auto. Appena pronta, riavviai l’auto ed accompagnai Frank al piazzale in cui aveva lasciato la sua Panda; lì ci salutammo con la promessa di vederci ancora e, continuando ad avvertire dentro di me la stupenda sensazione del mio culetto penetrato e dilatato dal suo cazzone, ripresi la via del ritorno.
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