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8. IL FERMO POSTA


di Janus
17.03.2023    |    173    |    2 8.7
"NO, “pronta” è più appropriato, perché una volta en-femme proprio “femmina” mi sentivo! Uscii così dal bagno, camminando lentamente sui tacchi alti a cui..."
Passarono così gli anni ed arrivò il diploma, poi un impiego provvisorio in un’altra città. Nel frattempo le mie pulsioni si erano orientate decisamente verso la bisessualità, per cui di pari passo con il mio il mio interesse per le ragazze (e le prime cotte per quelle con cui avevo un minimo di contatto!!), nutrivo nel profondo anche desiderio di rapporti omosessuali passivi, pur non provando mai alcuna attrazione, in termini sentimentali, per persone del mio stesso sesso. In effetti avevo una situazione intima molto complessa, che più o meno mi spiegavo così: “Le ragazze mi piacevano così tanto che, oltre a desiderare di far sesso con loro, avevo allo stesso tempo voglia di essere una di loro per provare le loro stesse sensazioni”. Nei primissimi anni di lavoro comunque, essendo in condizioni di apprendistato e con una retribuzione modesta, evitai di proposito di frequentare ragazze… tra l’altro ero giovanissimo, ci sarebbe stato tempo! In quel periodo quindi mi accontentai di riviste porno e di masturbazione, fantasticando in genere su bellissimi culetti femminili ma anche su bei cazzi duri che immaginavo di prendere nel culo. Fu quindi un periodo in cui il mio buchetto restò sostanzialmente inviolato, tranne in rare occasioni di autopenetrazione con oggetti di circostanza. Poi una rapida successione di eventi: l’incontro con una ragazza, il fidanzamento, il contratto lavorativo a tempo indeterminato, il matrimonio, lo spostamento del lavoro in un’altra città. Mi trovai quindi ad affrontare i primi anni di vita coniugale; tutto filava liscio, tuttavia mi mancava qualcosa ed io, nell’intimo, sapevo che cosa: la mia componente femminile cercava soddisfazione! All’inizio ricorsi di nuovo al fai da te con oggetti vari; poi riuscii a procurarmi un vibratore in un sexy shop: quello mi diede di certo maggior soddisfazione, ma un oggetto inanimato non poteva bastarmi. Fu così, allora, che mi procurai alcune riviste porno con annunci sexy locali, che a quel tempo si avvalevano del fermo posta. Trovati alcuni uomini che cercavano passivi e travestiti, in città e nelle vicinanze, provai a contattarli… passarono alcuni giorni e, finalmente, trovai all’ufficio postale la risposta di uno di loro con il numero di telefono. La mia eccitazione era alle stelle: dopo anni ed anni, sembrava proprio che fossi sul punto di gustare di nuovo, finalmente, un cazzo vero! Sentii però irrefrenabile la voglia di essere “femmina”, non “maschio”, volevo cioè avere quel primo incontro con sembianze femminili… perciò vincendo l’imbarazzo mi decisi, per la prima volta in vita mia, ad acquistare indumenti intimi femminili nei negozi cittadini: calze a rete, reggicalze, reggiseno, mutandine di pizzo; completai il tutto con una parrucca di lunghi capelli neri (acquistata in uno dei pochissimi negozi a quel tempo gestiti da gente di colore), delle scarpine da donna con tacchi alti (che difficile, trovare misure grandi senza dare nell’occhio!!), un rossetto ed infine, in un negozio di cinesi, della vasellina in sostituzione del burro che avevo prediletto in adolescenza. Dati i tempi, poi, nella mia dotazione dovetti necessariamente inserire i profilattici: l’AIDS imperversava, ed io non volevo certo correre rischi! Non ricordo dove riuscii a tenere nascosto tutto quel materiale… forse in cantina? Comunque, appena mia moglie si assentò per andare a trovare i suoi familiari, telefonai al mio contatto e mi organizzai per incontrarlo; iniziai con una doccia, poi cercai di predisporre il mio culetto infilandovi a più riprese il vibratore e lavandolo il più possibile. Quindi mi vestii indossando sotto i pantaloni reggicalze, calze e mutandine, e sotto un maglione il reggiseno; sistemai poi il resto del materiale da travestimento in una borsa e mi misi in macchina. Quella persona abitava nella mia stessa città, in una palazzina di parecchi piani; arrivato in zona, parcheggiai e raggiunsi in ascensore il suo piano. Mi aprì un uomo di mezza età, più o meno della mia statura, parzialmente calvo ma con i restanti capelli lunghi quasi sino alle spalle; qualche convenevole, poi mi indicò un bagno dove preparami… lì dentro mi tolsi l’abbigliamento maschile, indossai la parrucca e passai sulle labbra il rossetto come meglio potei; in breve tempo fui così pronto…. NO, “pronta” è più appropriato, perché una volta en-femme proprio “femmina” mi sentivo! Uscii così dal bagno, camminando lentamente sui tacchi alti a cui non ero abituata. Il padrone di casa mi attendeva in salotto, su una poltrona accanto al telefono, con indosso solo un accappatoio che teneva mezzo aperto: era piuttosto magro, con la muscolatura appena delineata ed una rada peluria scura diffusa su tutto il corpo; sul suo inguine svettava un magnifico cazzo, bello grosso e già duro, con sotto dei grossi testicoli depilati… non potei resistere, e senza aspettare oltre, mi misi in ginocchio tra le sue gambe; mi avventai su quel bastone di carne che tanto avevo bramato, afferrandolo con la mano ed avvolgendone la cappella lucida con le labbra per poi cercare di prenderlo tutto nella mia bocca… era davvero di grosso diametro, e facevo fatica ad imboccarlo; allora, per non rischiare di fargli male con i denti, mi limitai a leccargli cappella, asta e testicoli, suggendogli di tanto in tanto il solo glande con le labbra. Lui sembrò gradire molto il servizietto che gli stavo facendo, e per qualche minuto andai avanti così… mentre glielo leccavo avidamente, il telefono accanto a lui squillò; rispose senza muoversi e, dal tono della conversazione, capii che si trattava di una donna contattata anche lei col fermo posta, forse la lei di una coppia: evidentemente il mio ospite era bisessuale, ma la cosa mi era indifferente. Dopo un po’ gli proposi di sodomizzarmi, passandogli un profilattico… lui si mostrò dapprima esitante, poi si infilò quella protezione mentre io mi passavo dell’abbondante vasellina sullo sfintere; ne spinsi un po’ dentro con le dita e cercai di dilatarmi l’ano il più possibile, data la circonferenza del cazzo che mi stavo accingendo a prendere. Mi misi alla pecorina sul tappeto, e lui si posizionò dietro di me… mi appoggiò il cazzo tra le chiappe ed io, come avevo imparato a fare anni prima, glielo afferrai per facilitare la penetrazione e ne appoggiai la grossa cappella sul mio buchino… lui iniziò a spingere, tentando e ritentando di farlo entrare, ma inutilmente… poi la tragedia: perse la concentrazione ed il suo bel cazzone si afflosciò pian piano, rendendo vano qualsiasi nuovo tentativo di incularmi! A quel punto rinunciò, si tolse il profilattico ed andò in bagno a lavarsi; mi avvicinai e notai stupita che, mentre continuava con l’accurata abluzione, aveva anche riempito d’acqua il profilattico per controllare che non fosse bucato… mah!! Chissà cosa temeva?? Comunque, il momento magico era purtroppo svanito… facemmo due chiacchiere di circostanza, promettendoci di rivederci, poi me ne tornai a casa delusa a masturbare il mio culetto col fido vibratore… quello, almeno, l’erezione non la perdeva!!
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