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17. IL TRIO TRA I CESPUGLI


di Janus
12.05.2023    |    163    |    2 9.4
"Il calvo tirò fuori una boccetta, la aprì e si unse le dita per poi passarmele sullo sfintere, immagino con l’intento di lubrificarmelo… ma si era confuso:..."
Come detto la spiaggia, o più precisamente il limite interno e cespuglioso della stessa, divenne per un certo periodo la mia meta ogni volta che la giornata era bella ed avevo tempo da dedicare allo svago, oppure nei fine settimana. Capitò così, credo un pomeriggio estivo, di andarci come al solito con la speranza di prendere dei bei cazzoni; parcheggiai in uno dei pochi parcheggi liberi, data la stagione, e misi un bel numero di monete nel parchimetro. Indossavo come di consueto maglietta e pantaloncini (facili da togliere e mettere…), scarpe da ginnastica, un berrettino con visiera ed occhiali da sole; in spalla il mio fido zainetto con un telo da mare, acqua, salviette umide e fazzolettini di carta, profilattici in quantità, lubrificante (credo un gel all’aloe, a quel tempo) e, doverosamente, qualche sacchetto tipo shopper per raccogliere gli inevitabili rifiuti. Mi incamminai verso il mare per svoltare quasi subito a destra, in direzione della zona di incontro gay/bisex; appena giunto tra alcuni grossi cespugli, fuori della vista dei bagnanti che andavano o tornavano dal mare, mi tolsi maglietta, pantaloncini e slip mettendo quegli indumenti nello zainetto (non ricordo se indossai o meno la mia parrucca unisex), poi ripresi il cammino tutta nuda sculettando appena verso la zona che mi interessava, badando di restare comunque tra i cespugli in modo da essere vista solo da breve distanza e, auspicabilmente, da chi poteva essere interessato. Esibirmi nuda all’aperto a quel modo mi dava, immancabilmente, una gran carica erotica specie quando, di tanto in tanto, incrociavo qualche uomo vestito che probabilmente stava venendo via dalla zona del divertimento e che mi sorrideva apprezzando lo spettacolo da me offertogli. Già in prossimità della zona vera e propria intravidi tra un cespuglio e l’altro diversi solitari uomini nudi o seminudi, qualcuno in piedi e qualcuno seduto o disteso, quasi tutti con l’uccello in mano, che mi salutavano ammiccanti con lo sguardo. Mi diressi verso il gruppetto di alberi circondati da cespugli ove ero solita sostare quando andavo in quel luogo, e trovandolo fortunatamente libero me ne andai subito all’ombra per non rischiare scottature dato il forte sole. Tirai fuori dal mio zainetto il telo da mare e lo stesi a terra, mettendomici poi sopra a pancia in giù; ogni tanto sollevai il culo, ancheggiando a destra e sinistra come per mettermi più comoda, ma in realtà per mostrare meglio il mio bramoso buchetto ai maschioni che si aggiravano nei pressi. Però, nessuno sembrava farsi avanti quel pomeriggio… pensai che forse ero troppo poco visibile; allora, stanca di stare ferma, mi alzai e feci una breve passeggiata all’aperto nei pressi per farmi vedere di più. Ma anche così, nessun risultato!! Tornai allora all’ombra, e mi rassegnai ad attendere e sperare. Poi all’improvviso la svolta: un uomo di mezza età, anche lui tutto nudo, dai capelli corti brizzolati e dal discreto fisico ben abbronzato, con un bel cazzo di rispettabile lunghezza anche se floscio, mi si avvicinò e fece “…Che fai qui tutto solo? Vieni da noi, che facciamo conoscenza e ci divertiamo!”; “Dove? E quanti siete??” feci io di rimando; “Qui vicino, tra i cespugli, non preoccuparti… siamo in due”. Non me lo feci ripetere naturalmente: essere usata da più uomini contemporaneamente era qualcosa sempre in cima ai miei desideri proibiti, per cui presi su zainetto e telo da mare e lo seguii. Quel bell’uomo mi fece strada fino al suo posticino, che in effetti era semplicemente dall’altra parte della macchia di alberi dietro cui andavo a sistemarmi io. In pratica, era stato ricavato un piccolo spiazzo in mezzo ai cespugli, quasi del tutto invisibile dall’esterno, in cui quell’uomo ed un suo amico stavano a prendere il sole in attesa di compagnia. Entrai in quello spiazzetto seguendolo, e salutai il suo amico che era all’interno, anche lui tutto nudo, con un lungo uccello dalla grossa cappella a penzoloni: lui, un uomo calvo non molto alto, in effetti l’avevo visto altre volte, sempre nudo col bell’uccello in mostra tra i cespugli, ma non vi era stata occasione di farci sesso. Una volta nello spiazzetto, scambiato qualche convenevole, i due si stesero l’uno a fianco all’altro e mi invitarono a prendere i loro uccelli in bocca; allora misi un ginocchio a terra tra le gambe di uno, l’altro ginocchio tra quelle dell’altro e presi i loro cazzoni uno per mano cominciando a giocarci. Che gran piacere, avere una grosso cazzo in ogni mano! Dopo averne gustata la consistenza tra le dita, mi abbassai in pratica alla pecorina e presi a strusciarmeli sia sulle guance che sulle labbra, per passare poi a lambire con la lingua quelle due splendide e lucide cappelle, alternandomi tra l’una e l’altra. Quella dell’uomo che mi aveva rimorchiata la prendevo in bocca senza problemi, mentre la cappella del calvo, per quanto era grossa, non riuscivo a farla passare tra i denti per cui dovevo accontentarmi di leccarla e passarci le labbra socchiuse tutto attorno, suggendola in punta di tanto in tanto. Dopo aver gustato e succhiato per parecchi minuti quei due deliziosi cazzoni ottenni la perfetta erezione di quello del calvo, mentre quello del suo amico si indurì poco acquistando comunque un bel volume: lui giustificò la cosa ammettendo di aver già avuto un orgasmo, quel giorno. A quel punto il calvo si tirò su, facendomi capire che voleva incularmi; la cosa naturalmente mi fece un gran piacere, e gli passai uno dei miei profilattici mentre rimanevo inginocchiato tra le gambe dell’altro uomo. Il calvo tirò fuori una boccetta, la aprì e si unse le dita per poi passarmele sullo sfintere, immagino con l’intento di lubrificarmelo… ma si era confuso: aveva preso una boccetta di popper invece del lubrificante, per cui sentii una sensazione di lieve bruciore al mio buchino!! Compreso lo sbaglio, rimediammo trovando il contenitore giusto ed io, considerata l’enorme cappella che stavo per prendere, cercai di mettermi dentro più lubrificante possibile dilatandomi prepotentemente l’ano con le dita, infilandomi dentro mezza mano quasi in un fisting. Ormai pronta, mi rimisi a pecorina e lasciai accomodare dietro di me il calvo con il suo cazzone; glielo presi con la mano e me lo appoggiai sullo sfintere… lui cominciò a spingere con calma, cercando di farsi strada dentro di me, mentre io cercavo di rilassare il muscolo per lasciarlo entrare… pian piano il mio ano cedette e si dilatò, consentendo infine a quella magnifica cappella di superare l’ingresso. A quel punto era fatta: una volta dentro, la cappella si fece strada facilmente seguita dall’asta fino in fondo, finché non sentii le grosse palle del calvo a contatto del mio perineo. Mi sentivo come impalata, letteralmente… tuttavia, quasi senza dolore, perché l’asta di quel magnifico uccello era molto meno larga del glande. Con quel randello ben duro dentro di me, ripresi allora a sbocchinare il grosso cazzo mezzo floscio dell’uomo disteso; un ricordo bellissimo ed indelebile, quello di me tra due maschioni, infilzata nel culo ed in bocca quasi fossi una porcellina allo spiedo!!! La mia monta andò avanti parecchi minuti, così come il contemporaneo pompino; mentre noi tre eravamo così affaccendati, potei notare che altri uomini ogni tanto sbirciavano da fuori dei cespugli, godendosi evidentemente lo spettacolo da me offerto: la cosa mi fece solo che piacere, data la mia naturale predilezione per l’esibizionismo! Alla fine il calvo accelerò il ritmo dei suoi affondi ed io immaginai che fosse prossimo all’orgasmo… mi sbatte con forza ancora un po’, finché si fermò incollato alle mie chiappe, strusciando e roteando il bacino immagino negli ultimi schizzi di sperma, penso. Io avevo continuato imperterrito a gustarmi in bocca l’altro cazzo per tutta l’inculata, restando docilmente a pecorina tra i due uomini; una volta che il calvo ebbe estratto il cazzo dal mio buco ormai slabbratissimo, mi tirai su anche io rimanendo sulle ginocchia. Tutti e tre eravamo piuttosto sudati ed accaldati, e ci sorridemmo reciprocamente soddisfatti; il calvo si sfilò il profilattico pieno di sborra, si alzò e lasciò lo spiazzetto forse per urinare. L’altro uomo, che mi aveva gentilmente invitata a giocare con loro, scambiò con me qualche chiacchiera e mi disse di abitare nel vicino paesino; concordammo allora di scambiarci il numero di telefono, per poterci rivedere successivamente. Tornato il calvo venne il momento dei saluti ed io, raccolte le mie cose, mi incamminai ancora nuda in direzione del parcheggio, con bocca e culo enormemente soddisfatti… magari tutti i giorni, due cazzoni così!!
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