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Gay & Bisex

OSTAGGIO -1


di maledesire
28.04.2018    |    10.438    |    1 6.8
"Il dolore fu talmente forte che credevo mi aprisse in due..."
La gara di tae kwon do era andata bene, a parte il calcio beccato nel fianco che mi provocava dolori. Ero stanco ma decisi di approfittare della possibilità di usufruire della metro senza rompere le scatole ai compagni di squadra per riportarmi fino a casa. Grazie ad una corsa per le rampe di scale nella stazione deserta riuscii a prendere al volo l’ultima corsa notturna.
Ero chinato su me stesso con le mani poggiate sulle ginocchia per inspirare aria nei polmoni quando due mani mi tirarono giù gli short elasticizzati spingendomi in avanti. In un secondo mi ritrovai a disteso a terra, dove ricevetti due forti pestoni su mano destra e polpaccio sinistro. Feci appena in tempo a urlare per il dolore che un anfibio mi si mise sulla guancia pressandomi a terra. Stessa cosa avvenne sulle mie gambe, dove due si misero in piedi al di sopra bloccandomi completamente mentre un altro pestone bloccava anche il mio braccio sinistro.
Non potevo vedere i mie aggressori, solo la suola della scarpa che mi schiacciava. I bastardi erano stranieri, non capivo alcuna parola mentre se la sghignazzavano. Il loro peso mi schiacciava, dalla mia bocca stritolata usciva solo un mugugno di dolore e paura mentre uno si mise sopra di me e poggiandosi sulle mie spalle cominciò a strofinare il suo pacco sul solco del mio culo difeso solo dal cotone dei boxer. Lo sentivo indurirsi e crescere mentre gli altri lo incitavano ridendo. Poi, l’inevitabile, mi strappò i boxer e mentre cercavo di urlare lo sentii entrare in me senza alcuna pietà, così completamente a secco. Il dolore fu talmente forte che credevo mi aprisse in due. Sembrava mi avessero inserito una palla da tennis, mi sembrava una cappella enorme, ma ad essa si aggiunse un bastone, nodoso e duro, che entrava prepotentemente dentro di me. Poi finalmente tutto il suo peso era sopra di me e anche il suo grosso cazzo. Lo sentivo enorme e pulsante mentre tutti ridevano. Qualcuno mi spinse in bocca una pezza e dall’odore e dall’aumento delle risate capii che era un calzino di spugna. I miei lamenti venivano così totalmente impediti mentre il tipo sopra di me, stando con il torace incollato, giocava di bacino dando il via a violenti affondi con la sua arma dentro di me. Lo faceva uscire completamente per poi rinfilzarmi come uno spiedo. Mi sentivo lacerare i tessuti ed il dolore cresceva lasciandomi senza fiato. Anche le dimensioni di quel coso crescevano e ogni volta mi sembrava più grosso e più lungo. Venni bendato mentre finalmente venivo liberato dal corpo sopra di me. Ma durò poco. Venni preso per i capelli e girato su me stesso mentre anche la canotta, ultimo indumento, mi veniva strappata. Sentii il tram fermarsi alla stazione e le porte aprirsi, cercai di urlare mentre un altro corpo si avvicinava a me e due mi tenevano le gambe piegate all’indietro.
Una nuova intrusione mentre le porte si chiudevano. Era un nuovo cazzo di minor spessore ma sempre di considerevole lunghezza. Cominciò a scoparmi come un coniglio mentre un altro si sedeva sul mio torace. Mi venne tolto il calzino e potei cacciare un urlo. Una unica volta perché un cazzo mi venne infilato in bocca. Mi afferrò per i capelli e mi piantò tutto il suo cazzo in gola; era quello che mi aveva appena scopato, la sua cappella odorava di umori del mio culo e di sangue. Mi veniva da vomitare per la profondità di quell’intrusione che non riuscivo ad impedire. Mi sentivo soffocare da quella serpe strisciante nelle mie tonsille; la mia testa veniva spinta su e giù mentre al di sotto avveniva il medesimo movimento ma con maggior enfasi dato che il mio aggressore faceva entrare ed uscire completamente tutto il suo cazzo togliendomi ogni volta ancora più fiato.
Pensavo di morire in quella irreale situazione, quando tremendi sforzi di vomito costrinsero il mio aggressore a liberarmi la gola. Mi lasciò prendere fiato mentre più sotto la violenza aumentava il ritmo; il cazzo non usciva più completamente ma aumentò il ritmo degli affondi. Mi sentivo svenire, una via di fuga dalla realtà; ma due sberloni sul muso mi ridestarono e il grosso cazzo mi si piantò nuovamente in gola. Mi entrò dentro completamente fino a quando le palle mi toccarono il mento. E mentre tutti sghignazzavano entrambi i cazzi eruttarono simultaneamente numerosi spruzzi di liquido caldo. Era pazzesca la quantità che mi si proiettava nelle tonsille ad ogni spruzzo e pure il numero era sbalorditivo. Mi sentivo invadere sopra e sotto da quel liquido e dato che i due cazzi non mi venivano tolti fui costretto ad ingoiare tutto mentre il treno si fermava e ripartiva da un’altra stazione ancora deserta.
I due si alzarono e io rimasi lì a terra immobile sperando che l’incubo finisse. Altri due cazzi sostituirono invece i precedenti. Quello in bocca era molto grosso mentre quello in culo sembrava infinito. Pensavo mi bucasse lo stomaco mentre continuava ad entrare dentro di me. Per fortuna i due erano molto eccitati. Gli affondi avevano già una certa velocità, segnale dell’evento successivo che giunse solo qualche minuto più tardi. Nuovi getti mi riempirono la gola, sempre con quantità sbalorditive. Il sapore era stavolta più dolce e ancora deglutii il tutto.
La nuova violenza aveva però sapori diversi. Senza rendermene conto con la lingua pulivo la cappella dentro la mia gola alla ricerca delle ultime gocce ed il mio cazzo era in erezione. Il cazzo in gola venne prontamente sostituito mentre chi si occupava del mio culo aumentò ancora il ritmo. Le sue palle sbattevano sulle mie chiappe rialzate mentre una mano iniziò a smanettarmi l’uccello sempre più duro. Venni anch’io come una fontana mentre i due con urli liberatori facevano altrettanto dentro di me.
Ero sfinito mentre i bastardi se la ridevano. Li sentivo attorno a me, io sfatto e dolorante non mi muovevo. Poi mentre uno mi calpestava le palle costringendomi ad urlare fui colpito da una cascata di liquido caldo e puzzolente. I bastardi mi stavano riempiendo di piscio indirizzando i loro getti sul mio viso s sulla bocca che venivo costretto a tenere aperta per evitare anfibiate sulle palle.
Giunti ad un’altra fermata scesero in gruppo lasciandomi in una pozza di piscio. Il treno ripartì e mi alzai. Ero pieno di lividi e il mio culo sfondato spandeva sborra lungo le gambe. La voce annunciò l’arrivo al capolinea. Mi ripulii con i resti della canotta e mi infilai i pantaloncini. I porci mi avevano portato via anche la borsa della palestra; per fortuna non avevo con me tanti soldi. Non volevo finire dalla polizia e che la cosa finisse sui giornali. Per fortuna la mia famiglia era appena partita per il mare e sarebbe rientrata dopo due settimane; avrei avuto il tempo per ristabilirmi. Smontai nella stazione e mi diressi piano piano dolorante verso le scale mobili. Speravo che vista l’ora fosse deserto; un ragazzo vestito unicamente di un paio di pantaloncini, pieno di lividi e con i capelli bagnati di piscio non sarebbe passato inosservato.
Per fortuna non trovai nessuno e potei uscire dai sotterranei della metro. Stava diluviando…tutto andava storto. Cominciai ad urlare per sfogarmi. La rabbia, la disperazione mi invasero nel profondo..perchè a me ..perchè…
“Ehi tu tutto bene?” Una camionetta di soldati in ronda si stava fermando. Scappai via di corsa nonostante i forti dolori. Non volevo farmi beccare. Ero anche senza documenti. Fuggii per le stradine e mi diressi verso la montagnola del parco dove avrei potuto osservare senza esser visto. Arrivato in cime inciampai su un ramo e caddi a terra, cominciando a ruzzolare giù dalla parte opposta. Andai a sbattere contro due che stavano salendo per proteggersi sotto gli alberi cozzando con il naso contro un ginocchio; come birilli li gettai a terra e facemmo altri metri in un groviglio di corpi e fango. Ero carponi cercando di alzarmi quando un calcio mi colpì allo stomaco facendomi rotolare. “Ehi puttanella cosa cazzo credi di fare. Dove te ne vai mezzo nudo e ora a terra col culo mezzo fuori. Ora accontentiamo questa rottinculo”.
Cercai di risalire ma scivolai nel fango e uno dei due si lanciò sopra di me. Mentre schiacciava il mio viso nel fango sentivo il suo cazzo pressarmi sul solco del mio culo. Poi due dita si infilarono dentro “Lo sapevo.. in quanti ti hanno già aperto sto culo ..troietta!! Vladi il tuo cazzetto si perderebbe qui dentro ah ah”. Sentivo il fango entrami nelle narici mentre un altro cazzo entrava dentro di me affondando completamente fino alle palle.
Nonostante il buco fosse allargato urlai di dolore ingoiando fango ed erba mentre il porco mi schiacciava nella terra zuppa d’acqua. Un tuono rombò mentre il bastardo mi tirò la testa completamente all’indietro afferrandomi per i capelli facendomi urlare mentre il suo cazzo mi stantuffava a fondo con la velocità di un coniglio. Lo sentivo indurirsi e svilupparsi dentro di me.
Le luci di un’auto puntarono gli abbaglianti su di noi e così i due fuggirono via. Mi alzai, non riuscivo a vedere chi era nell’auto accecato dai fari; tirai su i pantaloncini e mi rialzai, poi scesi dalla collinetta mentre l’auto stranamente si allontanava sgommando.
Giunsi come un autonoma finalmente a casa dove potei entrare grazie a delle chiavi di scorta che nascondevo in giardino. Mi infilai sotto il getto d’acqua bollente, seduto sul piatto doccia e cominciai a piangere come un bimbo.
Non so quanto rimasi sotto l’acqua bollente e quante volte mi strofinai grattandomi con la spugna zeppa di bagnoschiuma. Continuavo a sentire i loro odori, la loro sborra su di me, la puzza di piscio..
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