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Lui & Lei

Le Mie Donne: Giada e Lucette - 1


di Giangi57
18.08.2022    |    773    |    0 7.0
"- L'aroma del caffè giunse fino a noi, feci per alzarmi ma lei me lo impedì con un gesto, andò in cucina, udii le tazze tintinnare, ritornò portando un..."
Le Mie Donne: Giada e Lucette - 1
Mi alzai, la signora Martini aveva aperto la porta d'ingresso. Udii una voce femminile, socchiusi la porta della camera per meglio sentire No, non era Nora.
- Oh Lucette, non hai sentito il messaggio alla segreteria telefonica? Dicevo che non potevo accompagnarti... ma entra, stavo facendo il bagno. -
La porta d'ingresso si richiuse poi udii i passi nella sala e la voce di quella che doveva essere Lucette si alzò ironica, pungente.
- Non sapevo avessi visite... me ne vado subito! -
- No... rimani, prendi almeno un caffè, avevo finito sai? Vado a vestirmi! -
Riapparve in camera da letto sconvolta e pallida come un lenzuolo.
- Leo ha visto i tuoi vestiti! Sa che sono con un uomo... é così pettegola! Lo sapranno tutte le mie amiche e presto o tardi anche mio marito. Cosa devo fare? -
Si aggirava di qua e di là senza meta, decisi di aiutarla, di toglierla dai pasticci nei quali l'avevo cacciata. Aprii l'armadio dove sapevo essere i vestiti del signor Martini , presi una vestaglia che l'indossai.
- Ormai la tua amica sa tutto, non possiamo lasciarla andar via, voglio parlarle, intanto tu vestiti! - ordinai avviandomi mentre la signora diceva disperata:
- Leo ... cosa vuoi fare... non farti vedere! -
Non l'ascoltai e entrai in sala. Una donna alta, bruna, vestita con eleganza era in piedi e girava lo sguardo inorridito dal divano alle poltrone dove erano sparsi i miei vestiti. Appena mi vide, arrossì, mi avvicinai sorridente.
- Lei é Lucette vero? Giada mi ha parlato molto di lei, la colpa é mia se non é venuta al vostro appuntamento. Stavo facendo il bagno anch'io. -
- Vedo... -
Il suo sguardo era gelido mentre mi squadrava dalla testa ai piedi, aggiunse:
- Lei fa sempre il bagno con i calzini? -
Il suo sguardo iroLeo mi fece irritò alquanto, decisi di essere brusco.
- Il bagno no ma... a volte li tengo quando sono a letto con una donna. Sì, abbiamo appena fatto all'amore e ci accingevamo a fare il bagno... insieme! -
In quel momento entrò la signora Martini sempre pallida, vestita come se dovesse uscire. Seguì un momento di grande imbarazzo la signora Lucette sbottò:
- Complimenti Giada , ti sei scelta un bel giovanotto! Non ti credevo capace! -
- Signora... lei non ha mai un momento di debolezza? - chiesi.
- No, mai! Sopratutto tu Giada , hai tutto, avevi proprio bisogno... -.
Non mi guardava neppure, come se non esistessi. La mia amante che era rimasta ammutolita finalmente intervenne:
- Si Lucette, ne avevo un bisogno terribile... Parli bene tu, tuo marito non sta via dei mesi come il mio e quando hai bisogno... -
Forse le parole dell'amica avevano aperto un varco nella corazza di rispettabilità dell'austera signora, la vedemmo arrossire poi disse confusa:
- Magari fosse così, é sempre fuori... oggi é andato a pescare... Ma questo non vuol dire che io debba approfittarne per... -
Si era ripresa ma ormai si era fatta un'idea nella mia mente, trovai una scusa per trarre in disparte la signora Martini , la trascinai nuovamente in camera da letto.
- Giada , devi lasciarmi sola con la tua amica. Forse c'é una via d'uscita, ma devi andartene per... diciamo mezz'ora! C'é un telefono di là? Aspetta!
Con il cellulare feci il numero di un mio amico che per fortuna era in casa. Gli dissi di chiamare da lì a cinque minuti e di riattaccare appena sentiva sollevare il ricevitore, gli diedi il numero di casa Martini e riattaccai poi mi rivolsi alla donna che non capiva.
- Appena squilla il telefono, rispondi. Non sentirai nessuno ma tu parla e fai in modo di uscire, trova una scusa, un incidente, una tua parente ammalata, fai tu, hai capito? Ora andiamo di là, prepara il caffè, il tè, quello che vuoi ma non lasciarla andare via! -
- Oh Leo ... cosa hai in mente? - i suoi occhi erano imploranti.
- Voglio... rimanere solo con la tua amica e vedere se mi riesce di... portarla a letto, è l'uLeo modo che abbiamo perché non dica nulla! Ti dispiace? -
- Spiacermi? Magari riuscissi... così non potrà più... -
Sorrise speranzosa, aveva capito! In sala Lucette aveva ripreso la borsetta che aveva posato entrando e appena ci vide accennò ad avviarsi.
- Vado, ciao cara, arrivederla giovanotto! - la signora Martini le si parò innanzi.
- Aspetta Lucette, non voglio che sapere che ho un'amante guasti la nostra amicizia! Esco con te, guarda, sono pronta...ma prima prendiamo il caffè, vuoi?-
Con un sospiro di sollievo vidi che la signora posava nuovamente la borsetta. Tolsi dalle poltrone e dal divano i miei indumenti sparsi alla rinfusa mentre la mia amante si affannava in cucina con la macchinetta espresso. La signora mi guardava severa, feci finta di non notare il suo sguardo.
- Non mi sono presentato, mi chiamo Andreis, Leonardo Andreis. -
Arrossì ma poi strinse la mia mano accennando ad un sorriso a metà.
- Brunelli, piacere... -
- Il piacere é mio signora. Lucette sta per Lucilla? - chiesi.
- No, il mio nome é Lucienne, sono francese. Sono venuta in Italia da ragazza, in vacanza ho incontrato qui mio marito e... sono rimasta. -
Ora mi spiegavo la cadenza singolare che conferiva a tutto quello che diceva un che di esotico, di affascinante. Entrò la signora Martini , in quel mentre squillò il telefono, sollevò il ricevitore... E qui, non potei fare a meno di ammirare il modo in cui si comportò:
- Mamma? Cosa... sei rimasta chiusa fuori? Certo che ho le tue chiavi, lo sai, te le porto? Ma sei dall'altra parte della città... certo che te le porto ma ci vorrà una mezz'ora, si, contaci...sotto casa, certo, ciao. - riattaccò poi si rivolse all'amica.
- Era la mamma, ha chiuso la porta dimenticando le chiavi sul tavolo, devo andare! No, tu rimani, il caffè sta per bollire, fra un'oretta sarò di ritorno. Leo ti farà compagnia. Forse dopo che l'avrai conosciuto sarai meno severa con me. -
La signora Brunelli voleva andare con lei, ma Giada la convinse a rimanere. Accompagnandola alla porta sussurrai al suo orecchio:
- Dammi mezz'ora, trentacinque minuti, poi ritorna! -
Accennò di sì col capo e uscì. La signora Brunelli imbarazzatissima si era seduta, mi sedetti di fronte a lei senza parlare. Il suo vestito attillato ma severo doveva nascondere un corpo veramente notevole, sedeva composta ma anche così, quello che potevo vedere delle gambe coperte da calze color carne era bellissimo, le caviglie fini, le cosce modellate dalla gonna stretta erano lunghe...
Era più sottile della signora Martini ma non era magra, il seno che gonfiava il davanti della sua giacchina non aveva le dimensioni di quello della mia amante e neanche di quello della figlia ma si indovinava sodo, dal modo che aveva di tendere la stoffa. Il viso era bello, reso ancora più giovanile dai capelli nerissimi rialzati sul capo, il collo era lungo, liscio, gli occhi di un azzurro chiaro mettevano a disagio.
Vedendosi osservata la signora arrossì nuovamente, infine ruppe il silenzio.
- A cosa pensa giovanotto? - chiese.
Stranamente aveva posto la stessa domanda della signora Martini quando tutto era cominciato, considerai la cosa di buon auspicio e decisi di giocare subito le mie carte.
- Non se la prenda signora... pensavo a suo marito. -
- A mio marito? Perché? -
Gli occhi azzurri si erano piantati nei miei, sostenni il suo sguardo.
- Si, a suo marito! Se avessi una moglie come lei non andrei certo a pescare! –
Sorrise imbarazzata. Ero stato sincero, continuai con la stessa sincerità:
- Approfitterei di aver tutta la giornata libera per trascorrerla con mia moglie, anzi non uscirei nemmeno... l’amerei in continuazione, capisce cosa intendo? -
Ora sì che era rossa, il che la rendeva straordinariamente desiderabile. Chinò il capo e parlò adagio:
- In principio era proprio così ma poi... da qualche anno non mi guarda nemmeno e se mi guarda é come se fossi un soprammobile. -
L'aroma del caffè giunse fino a noi, feci per alzarmi ma lei me lo impedì con un gesto, andò in cucina, udii le tazze tintinnare, ritornò portando un vassoio con la caffettiera, due tazzine, la zuccheriera... Versò il caffè senza parlare, mi interrogò con lo sguardo, feci segno che volevo solo un cucchiaino di zucchero, me lo mise sorridendo per la prima volta. Sfiorai la sua mano nel prendere la mia tazzina, mi sembrò di sentirla tremare; girando il suo caffè proseguì assorta come se parlasse a se stessa:
- A volte passano delle settimane senza che mi tocchi, eppure potremmo... E le assicuro che faccio di tutto! -
I suoi occhi si erano inumiditi, bevve in fretta il suo caffè e corse in cucina. Finii rapidamente il mio e la raggiunsi portando il vassoio. Mi girava le spalle e china sul lavabo singhiozzava silenziosamente. Nel vedere le sue spalle scosse dal pianto, mi fece pena ma stranamente il sentirla così vulnerabile provocò in me un'erezione incontenibile.
Adagiai il vassoio nel lavabo e posai le mani sull'alto delle sue braccia, lei sollevò il capo ma non protestò. Capelli finissimi e ribelli rendevano il suo collo adorabile, parlai con le labbra solleticate dal morbido ciuffetto:
- Signora, non faccia così... - lasciò che le mie mani la stringessero lievemente.
- Sai, ho invidiato Giada appena ho visto che aveva avuto il coraggio di prendersi un uomo e giovane anche. Io non ci riescirei. –
Era passata al 'tu' e questo mi fece osare. Trasalì al contatto delle mie labbra sulla sua nuca ma anche questa volta non protestò, rialzò la testa poggiandola sulla mia spalla, aveva l'orecchio piccolo, vi deposi un piccolo bacio, lei trasalì.
- Perché non provi? - chiesi scendendo lungo il suo collo con baci leggeri.
- Cosa dici... - poiché non accennava ancora a ribellarsi, lanciai la mia proposta:
- Sì, con me... sei così bella! Ti ho subito desiderata... -
La desideravo davvero! Il membro ormai duro sfiorava il suo corpo, lo premetti contro il suo sedere, udii il suo sospiro.
- Leo ... oh sei un diavolo! - mi sembro che protendesse il deretano.
- Il diavolo lo sento fra le gambe... fra le tue invece c’é il mio paradiso! -
Ora respirava forte, le mie mani si mossero da sole cercando i seni che il suo affanno sollevava e abbassava.
- Mi sciupi il vestito! - protestò ma muoveva adagio il sedere per sentire la durezza del mio membro.
- Toglilo! - dissi, lei si girò, il suo viso alterato mi fece capire che era mia.
- No... sei di Giada ... - la sua voce era quasi disperata.
- Non sono di nessuno. Se vuoi ora sarò tuo! -
- No... non posso... non voglio! -
- Sì che vuoi! -
Vedendomi avvicinare il viso, chiuse gli occhi. Le sue labbra si schiusero subito sotto le mie e appena sentì la lingua insinuarsi fra i suoi denti si abbandonò contro di me. La strinsi e mentre esploravo la sua bocca le mie mani scivolarono lungo la sua schiena, seguirono l'avvallamento delle reni, risalirono il provocante declivio del sedere compatto, sodo, scesero lungo le natiche, si serrarono all'inizio delle cosce per premerla contro il mio membro, lei divaricò istintivamente le gambe per quanto le consentiva la gonna per sentirne il turgore contro la sua intimità...
Fu un bacio travolgente, la sua bocca si animò, la sua lingua respinse la mia, entrò nella mia bocca, si lasciò catturare, suggere... Ho sempre pensato che il bacio sia la cosa più eccitante che un uomo e una donna possano scambiarsi, più del coito, più del bacio che gli amanti si scambiano sui loro sessi perché la bocca é la sede dei desideri, dei sapori, delle sensazioni, é l'ideale preliminare per i giochi sessuali più audaci... Da come la signora Brunelli e io ci baciavamo, sapevamo entrambi che eravamo solo all'inizio.
Sospirava aderendo a me con tutto il corpo, premendo i seni contro il mio petto, il ventre che muoveva languidamente contro un pene più rigido che mai mentre a bocca aperta si lasciava lambire le labbra, le gengive, i denti, leccandomi lei stessa, cercando la mia lingua con la sua per accarezzarla, attirarla, succhiarla...
Quando ci staccammo, guardò le mie mani che sbottonavano la sua giacchina, la toglievano. Poi fu la volta della camicetta, se la lasciò sfilare rimanendo immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi, inerte. L'espressione del volto accaldato era di stupore come se non riuscisse a capacitarsi che proprio lei si lasciasse spogliare dal ragazzo che aveva saputo infrangere il muro di castità che la sua ragione le aveva fatto innalzare.
Solo i suoi occhi non si staccavano dal mio viso leggendovi il turbamento che provavo come se lei fosse la mia prima donna in assolutto. Non fece nulla lasciando scivolare la camicetta lungo le sue braccia, la sua schiena; il reggiseno era bianco, ben riempito da un petto che il suo sollevarsi ed abbassarsi diceva dell'emozione che la signora provava.
Cercai il gancetto della gonna, lo sisfeci, feci scorrere la cerniera sul fianco; chiuse le gambe per permettermi di far scendere l'indumento, si appoggiò alla mia spalla e sollevando prima un piede poi l'altro mi aiutò a sfilarlo.
Sollevai lo sguardo ed ebbi la prima sorpresa. Anche le mutandine erano bianche e sul davanti, alla giunzione delle gambe una macchia umida le rendeva quasi trasparenti in corrispondenza del gonfiore del pube lasciando intravedere il nero dei peli. Ammainai l'impalpabile indumento lungo le gambe slanciate, lisce, dalle cosce deliziose; i miei occhi vagavano incantati su quelle affusolate colonne fino al cespuglio nerissimo i cui peli avevano riflessi quasi azzurri salvo in corrispondenza del suo sesso dove il desiderio che avevo saputo suscitare li aveva resi bagnati e incollati alla pelle.
Un profumo forte, penetrante ma non sgradevole giunse alle mie narici. Avrei voluto slacciare il reggicalze nero, prendere il pretesto di far scendere le calze per accarezzare le lunghe gambe, bearmi ancora della vista del boschetto che conteneva il suo sesso ma lei non me lo permise, le sue mani mi costrinsero a rialzarmi.
L'abbracciai e mentre sganciavo il reggiseno ci baciammo ancora famelicamente, anche quello finì a terra. Mi guardò togliere la vestaglia e appena fui anch’io nudo, il suo sguardo scese al mio pene che con la sua tensione rendeva omaggio alla bellezza che avevo davanti.
- Mon Dieu... - disse davanti al turgore pulsante che sfiorava il suo ventre.
Ci guardammo come si guardano due lottatori prima dell'incontro. Lo sguardo della donna non nascondeva il desiderio misto ad ammirazione per il membro che si ergeva orgogliosamente, io ero incantato dalla bellezza delle forme della donna che consideravo ormai mia.
Le scarpe bianche dai tacchi alti che non mi aveva dato il tempo di togliere facevano sì che la signora Brunelli mi sovrastasse di qualche centimetro. La sua figura era esile malgrado l'età, seppi poi che aveva quarantadue anni, avrebbe potuto sicuramente fare la modella tanto le sue forme erano perfette come se fossero state disegnate da un pittore, la vita era sottile, il ventre piatto i fianchi proporzionati al busto.
I seni erano due promontori deliziosi dalla forma perfetta, sembravano i seni di una ragazza tanto la loro forma era giovanile, erano più lunghi di quelli della maggioranza delle donne, questo faceva sì che non più sostenuti dal reggiseno, formavano un'adorabile curva mentre abbassandosi si raccordavano con una piega deliziosa all'addome, ma le punte risultavano rialzate con le aureole formanti una protuberanza di un rosa delicato ben marcata ed eccitante per la forma a pera che facevano assumere alle mammelle i cui capezzoli simili a piccoli turaccioli erano eretti e provocanti.
Le strisce nere del reggicalze rendevano le anche voluttuose e spiccavano insieme alle calze e al boschetto del pube, sulla carnagione delle cosce rendendo l'insieme fortemente provocante senza involgarire la donna che ora sorrideva conscia dell'effetto che stava producendo sul ragazzo quale ero io.
Ormai impaziente, la presi per mano e la condussi lungo il corridoio, nella camera che aveva visto le mie evoluzioni amorose con la signora Martini e con sua figlia. Salì subito sul letto, si allungò e aprì le gambe. Non dicemmo nulla, volli prenderla subito come se l'aspettare potesse guastare l'incanto di quel momento e anche la signora lo voleva. Avanzai fra le gambe aperte e mi adagiai sul suo corpo, mi abbracciò sospirando quando entrai in lei.
Fu un sospiro liberatorio perché appena mi mossi iniziò a venire in un orgasmo silenzioso modulato dai suoi sospiri. L'aiutai scorrendo lentamente in una vagina singolarmente scivolosa che gli spasimi del suo godimento rendevano carezzevole per il membro che spingevo fino in fondo con lunghi affondi.
Infine le sue braccia si sciolsero e le sue mani passarono sul mio viso in lente carezze. Gli occhi luminosi fissavano i miei, le sue labbra si aprirono in un bel sorriso.
- Grazie, ne avevo bisogno... Peccato che tu... - osservò mestamente.
- Non ti preoccupare, ma consentimi di amarti ancora, ti prego! -
Ero rimasto nel calore del suo grembo, sicuro che la donna avrebbe consentito anche al mio piacere. Speravo di far rinascere il suo desiderio che il suo improvviso godimento dovuto alla lunga castità alla quale l'aveva costretta l'insensibilità di un marito che preferiva la pesca alla fica. Il pensiero provocò il mio sorriso, lei si fece seria.
- Ti ho deluso caro? Certo che voglio farti contento, mi fa piacere sentirti duro dentro di me... sì, puoi amarmi, voglio che mi ami ancora! -
Interruppi le sue parole coprendo la sua bocca con la mia. Fu un bacio quasi casto che mi fece apprezzare le labbra morbide della donna. Mi tirai su con le braccia e la guardai incantato. Lei mi sorrise.
- Cosa c'é Leo ? - chiese.
- E' che sei così bella che vorrei baciarti tutta, il tuo collo, i tuoi seni, il tuo ventre, le tue gambe la tua... fica. - dissi facendola arrossire.
- Non c'é tempo, lo sai? Ma non dire quella parola, e vNorare; noi francesi la chiamiamo in un modo più gentile. –
- Come la chiami? -
- Chatte, vuol dire gatta, micetta, non é più bello? - rispose sempre più rossa.
Mi sollevai sedendomi sui calcagni, presi le sue gambe e le sollevai aperte. Vedendo che stavo guardando il cespuglio nel quale era immerso il mio pene, portò pudicamente le mani a coprirsi gli occhi.
- Si, hai proprio una bella micetta! -
In realtà non vedevo nulla salvo l'inizio del mio membro perché la folta peluria mi impediva di vedere la sua 'gattina'; allora respinsi ancora di più le sue gambe piegando la donna in due e... la vidi. Vidi la carne rosa vivo della vulva aperta al membro e la cresta della clitoride ombreggiata dai peli nerissimi. Mossi indietro le reni, il membro apparve avvolto da labbra scure sottili, Il suo piacere aveva reso il tutto bagnato, luccicante, anche la mia verga, perfino i miei testicoli erano bagnati, affondai lentamente, mi ritirai, affondai ancora...
- Si Leo ... baise moi... godi cheri! -
La penetravo con lunghi colpi di reni, lentamente, dolcemente, spingendo fino a sentire contro il glande l'inizio del suo utero, i testicoli premevano fra delle natiche bagnate anch'esse, dopo non molto la donna scostò le mani e mi fissò con aria stupita. Capii che cominciava a provare nuovamente piacere, respinsi le caviglie che avevo in mano fino a farle toccare il lenzuolo e mi adagiai per coprire la sua bocca con la mia.
Fu un bacio sconvolgente, avrei voluto annullarmi in lei, nella sua bocca, nel suo ventre; i nostri sospiri si mescolavano mentre bocca a bocca ci esploravamo con lingue fameliche; era di una passionalità straordinaria, gemeva piano lambendomi voluttuosamente con la bocca spalancata, la lingua agganciava la mia per attirarmi, suggermi, ondulava il bacino per sentire il membro affondare per tutta la sua lunghezza. Lasciai la sua bocca per tirarmi su, per guardare il corpo che mi aveva donato.
- Oh Lucette... sei bella, bella! - esclamai estasiato.
Ora i seni sussultavano ad ogni mio premere, il mio sguardo scese al ventre ansante, al cespuglio corvino dove il mio membro appariva e scompariva nella sua micia che si rivelava in tutta la sua bellezza.
- Tu aimes regarder quand tu baises? - poi davanti alla mia espressione, tradusse:
- Ti piace guardare mentre... scopi? - chiese.
- Sì... sei talmente bella... ma perché parli francese? -
- Perché nella mia lingua le cose che in italiano appaiono sconvenienti, oscene anche, diventano gentili, affascinanti, non trovi? -
- Come chatte invece di... - mi interruppe portando le mani fra le sue cosce.
- Quello che sto toccando é il suo bonbon... mi ritirai e affondai lentamente.
- Perché lo chiami così? - chiesi premendo il mio pube al suo per farglielo sentire tutto.
- Mhhh... oui, c'est le bonbon de ma chatte... qui donne son jus pour l'abbreuver. E' più gentile che dire che il tuo... schizza quando godi. -
Adesso mi fissava con la bocca aperta dalla quale sfuggiva un gemito ogni volta che sprofondavo nel suo grembo, le sue dita accarezzavano il membro in movimento, ne palpavano i testicoli allorché ritirandomi mi attardavo prima di immergermi ancora per dar modo alla donna di toccarli, di esplorarne l'asta. Il profumo del suo piacere saliva fino alle nostre narici agendo come uno afrodisiaco che gli fece dire:
- Oh... que c'est bon! Mhhh... je suis ouverte pour ton gros baton. Oui... fais le moi sentir au fond de ma chatte. Ahhh... j'aime quand sa tète touche, donne des baisers a la bouche de mon uterus... mhh... oui... comme ça... comme ça... -
Capivo poco di quello che diceva, salvo che mi stava incitando. Ero contento che il piacere salisse in me abbastanza lentamente da permettermi di apprezzare pienamente la donna che si donava ormai senza reticenze. Ero così estasiato dalla lussuria che rivelava che esclamai:
- Oh vorrei possederti tutta e... baciarti, leccarti... morderti anche. Sentire il sapore della tua fi... gattina! -
- Cheri oh... Sai che sei terribile? Cosa vorresti fare mon chou? Ohh... dis le moi... -
- Vorrei... leccarti, dartelo dappertutto il mio bonbon... lo vorresti? -
- Oh... siii... ma sono solo due i posti dove riuscirebbe a entrare... -
- No cara, sono tre... - risposi continuando a penetrarla con lunghi colpi.
Ero accosciato a gambe larghe, le cosce contro il suo sedere movendo soltanto le reni, pieno di ammirazione per la fica nella quale vedevo scompariva il mio cazzo, le sue mani avevano lasciato di accarezzare il membro ed erano salite al mio petto dove le dita giocavano con i miei capezzoli pizzicandoli lievemente ma dolorosamente.
Sorrise leggendo la libidine che provavo; anch'io avevo portato le mani ai suoi seni massaggiando i bottoni dei capezzoli duri. Chiuse gli occhi, li riaprì per dire.
- Sono due cheri... la mia chatte e... mhhh... le piace come si muove. Ahhh... l'altro é... la mia bouche n'est pas? Si... mi piacerebbe tanto succhiarlo fino a bere il tuo latte... oh qu'est ce que je dis! Mai où est le troisiéme? -
Avevo capito, lasciai le belle mammelle per passare le mani sotto le sue reni sollevandola, poi le lasciai scivolare sotto il sedere pieno e le dita nel solco delle sue natiche accarezzai adagio il bottoncino dell'ano.
- E' qui, fra le tue... come le chiami? –
Anche lo stretto orifizio era bagnato del liquido scivoloso della sua eccitazione, avrei potuto forzarlo ma mi trattenni continuando a stuzzicare il duro bottoncino. Lucette squittì di eccitazione.
- Ihhh... cosa fai! Oh non si chiede questo a una signora... Tu es bien cochon tu sais? Ce sont mes fesses et... mon anus. - così dicendo mosse voluttuosamente il deretano.
Insistei sul conturbante orifizio, sentii sotto le dita i peli corti ma ispidi che lo contornavano; capii dal fiotto liquido, scivoloso che avvolse improvvisamente il mio membro che la donna si era talmente eccitata che ormai il suo piacere era imminente. Con gioia perversa presi ad affondare brutalmente andando e venendo in una vagina che sentivo pulsare. La provocai:
- Si... ma un porco al quale piace la fica... la tua fica! Ahhh... é bello scoparti, sei una femmina eccezionale, una... dimmelo tu cosa sei... dimmelo!-
Era uno spettacolo vedere come i suoi seni oscillavano ad ogni affondo, un altro fiotto irrorò il membro, sentii la vagina stringersi e rilassarsi... ormai per la bella signora era questioni di attimi, spinsi fino in fondo frugandola con un pene nel quale il piacere saliva, saliva... La donna spalancò gli occhi gridando quasi:
- Sono una... putain... la tua puttana! Ahhh cheri... sei stupendo... mhhh... oh lo voglio tutto il tuo... cazzo... achhh... il tuo meraviglioso cazzo! Ahhh... oui... comme ça... comme ça... ohh... je jouis.... ah... ah... ah... ahhh! ! ! -
Mi mossi come un ossesso accanendomi nel ventre di quella donna eccezionale, cercando un piacere che tardava a venire mentre Lucette sazia di godimento si muoveva lubricamente cercando di aiutarmi ma... dovetti arrendermi.
Uscii da lei sovrastandola col cazzo duro mentre ad occhi chiusi respirava forte cercando di vincere l'affanno che sollevava i bei seni. Infine riaprì gli occhi azzurri, limpidi e mi sorrise tendendomi le braccia, mi volle sopra di lei baciandomi dolcemente.
- Oh Leo ... cheri, sei un ragazzo ma... già conosci le donne, sai come vogliono essere trattate. Sei gentile e perverso... ci tratti come se fossimo delle principesse mentre siamo delle puttane lo sai? - accarezzai il bel viso, baciai i suoi occhi.
- Cosa dici amore... non sei affatto una... - non potevo pronunciare la parola.
- Lo vedi? Non osi neanche dirlo. Siamo delle puttane, io lo sono perché mi piace il tuo cazzo! Lo vedi? Le puttane dicono 'cazzo', non fingono loro... l'unica differenza é che le donne per bene non si fanno pagare quando scopano! Ma sono io che dovrei pagarti, é da tanto che non godevo così... oh grazie cheri... grazie! -
Accanto a noi era la tovaglietta che la signora Martini aveva gettato, la prese e dopo avermi pregato di alzarmi si mise in ginocchio e si asciugò con cura fra i peli fracidi e l'interno delle cosce, delle natiche. Quando ebbe finito, gliela tolsi di mano per asciugarmi il membro duro e teso per il mancato godimento, lo feci per mostrare alla donna la voglia che avevo ancora.
- Cheri! Oh hai ancora desiderio vero? Forse abbiamo ancora un pò di tempo! Si, devi godere mon chou altrimenti... E' bello il tuo cazzo, è pieno come un biberon, la mia chatte non ha ancora assaggiato il tuo latte... lo vuole sai? -
La guardavo pieno di ammirazione. Mio Dio come può essere bella una donna matura, quella che avevo davanti mi guardava in modo quasi materno, ma era anche adorabilmente sensuale e perversa. Posai la mano sul suo ventre, la feci scendere lentamente...
- Si, sono di nuovo... mouillèe. Non é una disfunzione sai? (aveva pronunciato 'disfunsione', era adorabile col suo accento francese!). Lo so, sono fortunata perché mi eccito facilmente... con l'uomo giusto e... tu lo sei, soltanto a guardare il tuo... bonbon sento venir giù... é come se alla mia chatte venisse l'acquolina in bocca al pensiero di averlo ancora
La stavo accarezzando, lo facevo con entrambe le mani come farebbe un cieco, come se quello fosse l'uLeo modo che avevo per apprezzare la sua bellezza. Sorrise tendendo il collo alle mano che scendeva lenta dal suo mento, lungo la sua gola mentre l'altra percorreva la sua nuca, l'inizio della schiena diritta...
Mi attardai con le dita sulle aureole sporgenti dei bei seni, spostai la palma sotto una mammella poi sotto l'altra ad apprezzarne le rotondità, sentii il fremito sotto le dita che seguivano la sua colonna vertebrale, giù fino alla curva delle reni; l'altra mano sposava la forma del suo ventre, le dita incontrarono i peli e il gonfiore del pube...
Divaricò le ginocchia per permettere alle dita di seguire il solco delle natiche, con l'altra mano percepii l'umidore della sua pelliccia poi la clitoride il cui turgore faceva dischiudere le labbra spesse della vulva. Aveva chiuso gli occhi, le dita erano entrate in contatto delle sue carni intime e scendendo trovarono l'apertura della vagina; altre dita giocavano con la peluria fra le sue natiche, poi passarono sul bottoncino dell'ano. Ora la donna sospirava apertamente:
- Oh cheri... cheri, sono tua... tua... -
Cielo che voglia avevo! la mano lascio il suo posto caldo fra le belle natiche, risalirono la curva delle reni, all’inizio della schiena premettero dolcemente... Lucette non si fece pregare, si chinò in avanti, la testa sul cuscino. Ginocchioni mi spostai dietro di lei, fra le gambe che aveva nuovamente divaricato, vidi che aveva abbracciato il cuscino poggiandovi la guancia e mi guardava con apprensione mentre avanzavo fino a sfiorare le sue parti rotonde con la verga tesa.
- Je t'en prie cheri, pas dans les fesses... - disse con voce supplichevole.
- Pourquoi? - chiesi tirando finalmente fuori il mio francese.
- Je ne veux pas... et puis, ma chatte veut son bonbon, regarde! -
Abbassò le reni, e con il culo alto, porto le mani dietro di se all'inizio delle natiche aprendole per mostrare la fica aperta fra i peli nerissimi.
- Oh non aspettare, je t'en prie! - sospirò.
Oh che tentazione era per me vedere il culo che le sue mani mantenevano ancora aperto mentre portavo il pene sull'apertura del suo sesso, sarebbe stato facile guidarlo sull’orifizio bruno provocante per le pieghine e i peli corti nerissimi che decoravano l'interno del solco ma la fiducia che la donna dimostrava mi fece desistere e appena il glande ebbe superato la soglia della vagina nuovamente bagnata, mi chinai posando le mani ai lati delle sue spalle e lentamente entrai in lei.
Fu una lunga carezza che salì lungo tutta la verga e quando il mio ventre entrò in contatto con i suoi glutei, Lucette ritirò le mani per darmi modo di spingerla fino in fondo. Mi ritirai subito e spinsi nuovamente per sentire ancora la pressione del bel sedere contro il mio pube e ancora, e ancora... con lenti movimenti delle reni.
La donna aveva poggiato le mani ai lati del suo viso per far forza con le braccia e venire incontro al membro. Ora che sapeva il desiderio che avevo per il suo culo, lo muoveva strusciandolo contro il mio ventre, stringendo le natiche per accarezzare con queste il membro che stava affondando. Ero estasiato per la lussuria di quella donna che sembrava insaziabile, ondulava con tutto il corpo sfiorando con la schiena il mio petto, fremendo per la bocca che avevo posato sul suo collo in baci infuocati, raggiungendo il piccolo orecchio che mordicchiavo.
- Cara... sei meravigliosa lo sai? Così sei talmente stretta che... é come essere nel tuo culo! Ahhh... mi fai godere lo sai? -
- Mhhh... mi piace... lo sento tutto il tuo... cazzo. Ah cheri, cheri... lo darai il latte alla tua micetta... mi farai sentire gli schizzi? Ahh... é difficile resistere... mhhh... mi farai godere di nuovo... ah... ahhh... –
Sapevo che fra poco sarei venuto, i suoi movimenti oltre che farle stringere le natiche, mettevano in moto i muscoli vaginali così che ad ogni affondo era una lunga carezza che il mio membro riceveva e il fatto che fosse così bagnata rendeva ogni suo movimento straordinariamente sconvolgente... ancora una volta ebbi la gioia di farla godere.
L'orgasmo la fece gemere piano, gli spasimi che stringevano la vagina ebbero l'effetto di portarmi sull'orlo dell'orgasmo. Sospirai al suo orecchio:
- Amore... ah amore... amore... ahhh... ahhh... -
- Si cheri... si... ohh... comme ça... ahhh... jusqu'au fond... oh... jutte... donne moi le jus de tes couilles... ah... ahhh... ahhhh ! ! ! -
Era troppo, gli spasimi del pene mi fecero fermare e... iniziò il mio godimento. Appena si sentì irrorare, con un grido di gioia si mosse voluttuosamente, le sue ondulazioni la fecero scorrere lungo il mio pene urtando violentemente il sedere contro il mio ventre, gridò al culmine dell’orgasmo:
- Ahhh... je te sens... oui, remplis moi de sperme, ohh jutte cheri... jutte encore... Mhhh que c'est bon... ahhh... jouis cheri... jouis... ah... ah... -
Continuò il suo conturbante movimento anche dopo che mi ebbe svuotato ma il mio piacere continuava ancora. Si, fu veramente meraviglioso godere con quella donna straordinaria.
Avrei voluto rimanere dentro di lei, adagiato sulla sua schiena a baciare l'attaccatura dei suoi capelli, il suo bel orecchio ma Lucette mi riportò alla realtà.
- Caro... si é fatto tardi! Pensa se arrivasse Giada , oh vite... vite, dobbiamo vestirci! Oh abbiamo bagnato il lenzuolo, pensi che si accorgerà? -
- No... no... c’é ancora tempo! -
Ma lei mi costrinse ad alzarsi e corse in bagno, ritornò poco dopo e cercò febbrilmente di mascherare con una piega del lenzuolo la macchia umida poi riassettò alla meglio il letto cercando di sistemarlo come lo ricordava quando eravamo entrati.
Nella sala mi gettò la veste da camera del signor Martini e cercò fra gli indumenti sparsi a terra, per primo trovò il reggiseno, se lo mise febbrilmente poi cercò ancora a terra...
Neanche io avevo sentito la porta d'ingresso aprirsi e l'apparizione della signora Martini gettò la bella francese nella disperazione.
- Giada ... oh mio Dio! - disse cercando di celare la sua nudità con la prima cosa che le capitò in mano.
- Lucette cosa fai tutta nuda? Ah capisco! -
Il suo tono era beffardo ma vidi subito che era contenta per la riuscita della nostra piccola congiura.
- Oh cosa penserai di me ora... - disse disperata.
- Penso che hai voluto passare il tempo in modo... divertente. -
La francese vide la sua amica sorridere, chinarsi cercando fra gli indumenti sparsi, porgerle le mutandine. Le prese meccanicamente, i suoi occhi incontrarono quelli sorridenti dell'amica che aveva appena tradito.
- Giada ... non sei arrabbiata? - chiese ancora piena di timore.
- Perché? So che ò difficile resistere a Leo ... per me é stata la stessa cosa! -
Si sedette e accese una sigaretta, era la prima volta che la vedevo fumare, e fra le volute di fumo osservava l’amica rivestirsi ancora piena di imbarazzo. Anch'io mi ero rivestito, insieme guardammo Lucette truccarsi, quando fu pronta Giada disse:
- Eri venuta a prendermi per uscire vero? Su, non fare quella faccia siamo amiche vero? E... adesso abbiamo un'altra cosa in comune, andiamo? Leo ci scuserà vero? -
Scendemmo insieme e in strada ci separammo.

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Da quella domenica memorabile i miei rapporti con le donne di casa Martini subirono importanti e significativi cambiamenti. Il non dover più nascondere l'una all'altra la relazione che intrattevano con me eliminò ogni sotterfugio fra madre e figlia. Per Nora ogni giorno era buono per fare all'amore, e il vederla ai piedi della scalinata della scuola aspettarmi sorridente significava per me un pomeriggio di sesso.
La signora non si stupiva nel vedermi apparire accanto alla figliola, chiedeva semplicemente se volevamo prendere qualcosa prima di appartarci. In genere la ragazza chiedeva il the per entrambi e dopo aver mandato giù la bruna bevanda insieme a qualche biscotto, scomparivamo in camera da letto da dove riapparivamo che ormai era buio da tempo, nuovamente vestiti e dopo aver amabilmente scambiato qualche chiacchiera con la signora, mi accomiatavo.
Il mercoledì, la ragazza aveva lezione anche di pomeriggio ed era con la signora che mi intrattenevo. I ripetuti rapporti che avevo con entrambe lungi dall'esaurire le mie energie avevano per me l'effetto contrario, il mio vigore sembrava inesauribile.
Non cercavo altre distrazioni perché le due mi appagavano completamente; a volte la signora mi parlava della sua amica che a suo dire era rimasta entusiasta di me, ma non accennò mai ad un eventuale ulteriore incontro con la bella francese. Fui quindi sorpreso quando quella domenica mattina le incontrai.
Prima di proseguire col mio racconto devo dire che non avevo mai, salvo nelle mie fantasie, pensato che si potesse fare all'amore con due donne contemporaneamente eppure fu proprio ciò che avvenne per ben due volte, con le signore Martini e Brunelli quella domenica e con Nora e Lara, compagna di banco della ragazza, il sabato successivo.
Mi sentii apostrofare mentre guardavo il menu della tavola calda dove solevo pranzare la domenica.
- Oh Leo , che sorpresa incontrarti! -
Era stata la signora Martini che mi salutava sorridendo, accanto a lei la francese sorrideva anch'essa ma un lieve rossore colorava le sue guance. Mi sentivo veramente un ragazzo accanto a quelle belle signore, strinsi loro timidamente la mano, la signora spiegò che avevano salutato Nora all'uscita della messa e poiché la figlia era a pranzo dal fidanzato e il marito di Lucette era, guarda caso a pesca, avevano deciso di pranzare insieme. Si interessarono del menu affisso poi:
- Puoi unirti a noi, cosa ne dici Leo ? - propose.
Anche se avrei preferito rimanere solo, accettai temendo di offendere la mia amante e la sua amica. Entrammo e con i vassoi colmi trovammo un tavolo libero, le donne avevano preso verdure e frutta mentre io mi ero fatto servire una sostanziosa bistecca con patatine.
Se temevo che la nostra conversazione prendesse una piega imbarazzante, fui presto rassicurato; parlammo di vari argomenti e con sorpresa scoprii che la signora Martini aveva una conversazione brillante e anche la sua amica, anzi trovai la signora Brunelli piuttosto spiritosa, tanto che mi trovai presto a mio agio in mezzo alle due.
Quando avemmo terminato, mi alzai, malgrado le mie finanze fossero non certo brillanti, volevo pagare il conto ma le due mi costrinsero a sedere.
- No Leonardo, oggi sei nostro ospite vero Lucette? -
Le due si avviarono alla cassa, mentre ritornavano al tavolo notai che la francese diceva qualcosa all'orecchio dell'amica.
- Il caffè lo prendiamo da me, anche tu Leo se non hai altri programmi. -
No, non avevo niente da fare, ho già detto che la domenica é per me un giorno noioso, ma seguendo le due signore non mi aspettavo certo quello che poi sarebbe accaduto!
Arrivati a casa Martini , ci togliemmo i cappotti, la padrona di casa si allontanò in cucina lasciandoci seduti e mentre armeggiava con caffettiera e tazzine notai un certo imbarazzo nella Brunelli che rossa in viso si guardava le mani senza parlare; ruppi il silenzio per chiedere come aveva preso la sua amica il fatto che quel giorno...
- L'ha presa bene, ha detto che sono cose che succedono e che... -
Girò il viso verso di me, sentivo che voleva dire ancora qualcosa ma tacque arrossendo ancora di più. L'austera signora che avevo conosciuto la prima volta era scomparsa, il suo sguardo sembrava supplicare, il vederla così bella mi venne il desiderio di stringerla e forse l'avrei fatto se non fosse riapparsa la padrona di casa con il vassoio e le tazzine dal quale saliva l'aroma profumato del caffè appena fatto.
Anche Giada ora sembrava impacciata, gettava di tanto in tanto uno sguardo all'amica poi a me, ma non disse nulla finche non avemmo terminato di bere. Raccolse le tazze sul vassoio, le riportò in cucina, infine ritornò sedendosi accanto all'altra. Il silenzio si era fatto tanto pesante che mi sentivo a disagio, alla fine si rivolse all'amica:
- Glielo hai chiesto? – quest’ultima fece segno di no col capo.
- Cosa doveva chiedermi? - una certa idea mi stava frullando per il capo...
- Lucette mi ha parlato tanto di te, della tua gentilezza quando... insomma quando sono uscita, ricordi? E' molto sola... suo marito é come se non ci fosse e lei é ancora giovane. Oh Leo capiscimi! Mi ha chiesto se potevo lasciarti ancora una volta con lei. Ho detto di si, se anche tu eri d'accordo... allora, cosa dici? -
Era arrossita anche lei. Ecco quello che volevano ed era quello che volevo anch'io, il ricordo dei momenti trascorsi con Lucette donna veramente eccezionale avevano popolato le mie serate di solitudine e ora... Ed era proprio la mia amante a fare la proposta! Il mio primo impulso fu di dire di sì ma poi l'idea che mi era venuta in mente prese corpo. Guardai Lucette poi Giada erano due bellezze così diverse... Scossi il capo.
- No! - risposi.
Giada aprì la bocca stupita, la sua amica sembrava sul punto di piangere poi si riprese e sollevò su di me i begli occhi azzurri per dire con voce rotta:
- Ha ragione Giada , quella volta é capitato ed é stato... bellissimo! Ma chiederglielo così é... troppo sconveniente, come se lui fosse... -
- Perché non vuoi? Non ti piace Lucette? - la interruppe la signora Martini .
- Mi piace e come! Anche tu mi piaci lo sai ed é proprio per questo! -
Mi ero interrotto, ora le due donne mi fissavano sorprese aspettando che terminassi la frase.
- Si?- avevano pronunciato insieme la sillaba. Ripresi fiato e terminai:
- Vi voglio tutte e due! - la mia amante respirò sollevata.
- Naturalmente, vai pure con Lucette, io aspetto qui. - la interruppi.
- Non hai capito... vi voglio insieme! -
Il silenzio che seguì mi fece capire che forse avevo esagerato. Giada sbottò:
- Con chi credi di aver a che fare, con delle sgualdrine? Togliti di mente quest'idea pazza, no, non sarà mai, non voglio e... neanche Lucette vuole, ne sono sicura! –
Guardai la francese, con mia sorpresa il suo viso si distese in un sorriso.
- Giada , cosa c'é di male? Ci conosciamo abbastanza da non scandalizzarci! In fin dei conti, insieme o separatamente che differenza vuoi che faccia? -
La signora Martini che non si aspettava tanta condiscendenza da parte della sua amica arrossì violentemente e farfugliò:
- Ma Lucette, ti rendi conto? Essere guardata mentre... non oserei mai e tu? -
- Perché? Sarebbe una cosa nuova, l'idea non é poi cosi malvagia se a Leo fa piacere! Sono sicura che piacerà anche a te, la cosa difficile é cominciare... -
Intervenni per vincere la tardiva “pruderie” della mia amante dicendo:
- Giada , preferiresti aspettare mentre io e Lucette... Questo sì che sarebbe brutto! Mentre insieme sarebbe divertente, sarebbe... un gioco! Ti prego, accetta... fallo per me!
Dall'espressione della mia amante capii che la cosa che la turbava era che facessi dei paragoni fra lei e l'amica, temeva che il confronto potesse essere a suo sfavore, non ebbi difficoltà a capirlo per questo aggiunsi:
- Ti prego, siete così belle che non posso scegliere! Vi voglio entrambe, si, vi desidero tanto che voglio amavi tutte e due... insieme! -
Vidi finalmente il sorriso affiorare sulle sue labbra, i suoi occhi passarono dal mio viso a quello dell'amica, poi disse impacciata:
- E... come facciamo a cominciare? -
- E' facilissimo, vuoi vedere? - dissi.
Mi alzai e mi chinai sul suo viso, premendo le mie labbra sulle sue. La sentii irrigidirsi, capii la sua confusione ma aspettai finche lei vincendo il suo pudore le schiudesse permettendo alla mia lingua di insinuarsi fra i suoi denti. Aveva chiuso gli occhi, dopo non molto sentii le labbra morbide chiudersi, aspirarmi poi suggermi dolcemente.
Le mie mani avevano cominciato a sbottonare la sua camicetta e aprirla bottone dopo bottone, si accorse del mio armeggiare quando tentai di farla scendere lungo le sue braccia. Si sottrasse dicendo confusa:
- No... non cosi... -
- Perché‚ no? - ribattè la francese che guardava con interesse.
Lei stessa si sbottonò la giacchina togliendola poi fu il turno della camicetta. Lo fece con naturalezza, con gesti eleganti, rimanendo seduta. Ero accaldato, mi sfilai rapidamente il maglione. Vedendo la piega che stavano prendendo gli eventi, Giada arrossì piena di confusione e si tolse anch'essa la camicetta.
- Brava Giada , così! - esclamò Lucette battendo le mani.
Mi ero spostato per chinarmi sulla francese, rideva ancora quando sfiorai le sue labbra e mentre le lingue si cercavano lascivamente, sollevò la mia camicia e facendo risalire le mani su per la mia schiena, fece passare l’indumento sopra il mio capo senza sbottonarla, lasciandomi seminudo. Mi ero appena scostato, mi attirò nuovamente sulla sua bocca e appena le mie mani furono sulla sua schiena, sollevò il busto lasciandosi sbottonare il reggiseno.
Mi sollevai col minuscolo indumento in mano e... in piena erezione. Il membro deformava in modo inequivocabile il davanti dei miei calzoni, non tentai neppure di dissimulare l'indecente gobba che attiraò lo sguardo di entrambe le donne.
Lucette rise divertita ammiccando all'amica che infine rise anch'essa ma notai il suo sguardo ammirato indugiare sul petto ormai denudato che la francese esibiva come se fosse naturale mostrarsi con i seni al vento... e che seni!
Colsi lo sguardo che la francese gettò all'amica, sembrava compiaciuta del turbamento che le sue mammelle opulente provocavano nell'altra, questa si scosse e allungando la mano sfiorò il membro cercando di mostrarsi spiritosa fino a dire:
- Leo ... cos' è questo? -
Anche Lucette allungò la mano ma fu per stringerlo attraverso la stoffa e stando al gioco dell'altra rispose:
- Giada , è un uccello! Poverino perché lo tieni nascosto? Vogliamo vederlo!-
Le sue mani stavano slacciando la mia cintura, le scostai impaziente e arretrando feci scendere i pantaloni insieme agli slip, mi sbarazzai delle scarpe per sfilarli entrambi e nudo fronteggiai le due signore.
Molti si sentono a disagio a mostrarsi davanti ad un pubblico femminile in tenuta adamitica, scoprii che per me non era così. Ero talmente eccitato che il mio membro non oscillava neppure talmente era teso; ero fiero del mio membro e benché fossi gracile fisicamente, non lo era certamente il cazzo che ora monopolizzava l'attenzione delle due. Lucette sembrava accaldata mentre Giada divenne rossa come un gambero vedendomi avvicinare all'amica.
- Ora dobbiamo trovargli un nido caldo che lo accolga. Chi di voi due vuole mostrarglielo? - chiesi spostando lo sguardo dall'una all'altra.
- Abbiamo detto Lucette per prima. - rispose impacciata Giada. L'altra sorrise e si alzò rivolgendosi a me.
- Allora devi cercarlo tu il suo nido! - disse indicando la chiusura della gonna.
Sotto lo sguardo della mia amante armeggiai con la cerniera, Lucette si contorse mentre tiravo la gonna facendola scendere lungo i suoi fianchi poi lungo le sue gambe, sollevò prima un piede poi l'altro, Giada raccolse l'indumento e lo piegò; ancora chino sfilai le scarpe della francese.
La donna si girò sorridendo, afferrai il bordo delle mutandine nere e le abbassai, sollevò una gamba e mentre facevo passare l'impalpabile indumento perse l'equilibrio, vacillò in avanti cadendo quasi sul divano, con un piccolo grido posò le mani sul bracciolo rimanendo in quella posizione mentre sfilavo del tutto lo slippino.
- Adesso lo vedi il nido del tuo uccello? - chiese Lucette provocante.
Deglutii, ero ancora chino passando le mutandine da una mano all'altra, palpando l'umidore che ne impregnava il davanti, la donna era rimasta nella stessa posizione girata di spalle, le gambe tese, il capo volto a vedere l'espressione del ragazzo incantato davanti alle meraviglie che lei non si vergognava di mostrare.
Giada si era girata per guardare l'amica, forse era pentita di aver acconsentito a quest'incontro ma era troppo eccitata per ammetterlo. Quello che non mi aspettavo era la libidine che la mia amante rivelava. Il suo sguardo come il mio percorreva il corpo chino, purissimo malgrado le calze scure, spesse che stringevano appena le cosce e le strisce del reggicalze nero che interrompeva il candore del sedere dai bei globi e delle reni che cingevano, vide il ventre piatto degno di una ragazzina, i seni simili a frutti, a due grosse pere dai lunghi piccioli.
Vide mentre passavo entrambe le mani all'interno di quelle gambe premendo finché la donna le divaricò, proseguendo poi lungo le cosce, oltre le calze, sulla pelle vellutata e calda fino a premerle sotto la vulva umida e morbida.
- Lo vedo, é bellissimo... credo che piacerà al mio uccello! - dissi estasiato.
Ero ancora chino e guardavo accarezzando liberamente la pelle nuda sopra le calze, facendo il giro delle belle cosce, risalendo le anche splendide, spostandole sulle reni per sganciare il reggicalze, scendendo nuovamente per liberarlo, toccando ancora le cosce.
Cielo come può essere bello il sedere di una donna, quello di Lucette poi! Porsi il reggicalze alla mia amante che lo prese meccanicamente; Era accaldata Giada , notai il suo sguardo seguire il movimento delle mie mani sui glutei dell'amica, palpare le natiche, separarle per guardare l'ano ombreggiato da peli nerissimi lunghi e radi e al di sotto...
Capivo adesso perché l'uomo primitivo si avvicinava alla sua donna facendola mettere carponi, era per eccitarsi della sua femminilità prima di possederla. Doveva sentirsi come me, allupato davanti al sesso aperto con le spesse labbra ricoperte di peli radi che facevano da cornice alla carne rosa dalla quale emergevano delle labbra sottili, scure che bordavano l'ingresso della vagina per poi innalzarsi in lobi sporgenti che declinavano fino alla sporgenza della clitoride, adorabile cresta che proseguiva scomparendo celata dal vello nero.
Ero talmente vicino che sentivo il profumo del sesso i cui umori gocciolando dalla vagina bagnavano le carni rendendole luccicanti. Avrei voluto applicarvi la bocca e baciare la bella fica ma conoscendo la passionalità della francese capivo che era altro l'omaggio che desiderava. Mi alzai arrapatissimo passando il taglio della mano nella vulva, facendola risalire lungo il solco delle natiche lasciando una scia scivolosa.
- Hai due nidi nei quali vorrei far entrare il mio uccello... - esclamai.

Il mio dito si era soffermato sulla sua rosellina per stuzzicarla lentamente. Lucette sculettò languidamente mentre diceva:
- Tu es un vrai cochon tu sais? -
- Leo ... cosa fai! - esclamò allarmata la donna seduta.
Rassicurai con lo sguardo la mia amante e mi appressai sfiorando col membro il bel culo, mi chinai sulla schiena della donna prona baciandola sotto la nuca, con la mano guidai il glande all’ingresso del suo sesso e mi raddrizzai.
- Oh cheri... cosa aspetti? - sospirò la francese impaziente.
Gli occhi di Giada erano fissi sulla verga il cui glande già aveva separato le labbra della vagina che sentivo calda, bruciante. Spinsi lentamente e con un sospiro entrai fino in fondo, fino a sentire contro i testicoli la vulva madida.
- Ah cheri... lo volevo, lo volevo... -
Mi guardava al di sopra della spalla, mi ritirai lentamente e lentamente affondai. Chiuse gli occhi, li riaprì nuovamente mentre mi ritiravo.
- Ah ouì... comme ça... –
Gli occhi di Lucette incontrarono quelli dell'amica e arrossì, stavo spingendo nuovamente, Lucette gemette e continuò a gemere ad ogni affondo che premeva il mio ventre contro il bel deretano. Un fiotto irrorò il membro in movimento, conoscendo la voglia della francese continuai lentamente ad andare avanti e indietro in una vagina che sentivo già agli stremi.
Era un cazzo che grondava del piacere della donna quello che Giada guardava apparire e scomparire. Era un lamento continuo quello che usciva dalle labbra della francese che gli occhi spalancati fissi nei miei godeva con espressione quasi di sofferenza, si muoveva, ancheggiando lentamente per sentirlo tutto il membro che la portava inesorabilmente ad un orgasmo che non poteva procrastinare.
- Ahhh cheri... cheri... ah é troppo bello... troppo bello... mhhh... -
Percepii gli spasimi della sua vagina, il tono della voce salì, si fece acuto poi grido:
- Ahhh... non ce la faccio... ahhh... dai... dai... mhhh... più forte... oh enfonce toi vite... vite... ah adesso... adesso... ashhh... ashhh! ! ! –
Presi ad andare velocemente, violentemente sbattendo contro il bel culo, il membro andava nella calda fica con un rumore bagnato: 'schaff, schaff, schaff' mentre il profumo del sesso in orgasmo colpiva le mie narici e quelle della mia amante che non si aspettava di dover assistere ad uno spettacolo così travolgente.
- Mhhh... assez mon amour... assez! - supplicò infine.
Mi ritirai, il pene descrisse un arco finendo contro il mio ventre, Lucette si lasciò andare seduta accanto all'amica ansimando ancora, il suo affanno sollevava e abbassava i bei seni finché lentamente si calmò. Sorrise timidamente.
- E' sempre così, non riesco a resistere... Ma é stato molto bello! Grazie, ora tocca a te... si, fammi guardare!.- disse rivolta all’amica.
L'espressione smarrita della mia amante, provocò la risata della bella francese. Giada dopo aver assistito al coito dell'amica sapeva di non potersi sottrarre, rossa come un gambero portò le mani alla schiena e sganciò il reggiseno, fece scivolare le spalline e se lo tolse, le generose mammelle provocarono nella francese un gridolino di ammirazione, fece scorrere la cerniera della gonna e si alzò.
La sostenni mentre faceva scivolare l'indumento lungo le sue gambe, mi chinai e abbassai le sue mutandine, le sfilai insieme alla gonna. Giada come in trance sollevò una gamba poi l'altra, tolsi anche le sue scarpe e raddrizzandomi la strinsi contro di me. Si lasciò baciare muovendo piano il bacino per sentire il turgore che premeva contro il suo ventre, aprì la bocca all'esplorazione della mia lingua accarezzandola con la sua, dandomela in bocca da suggere.
Non si accorse neppure delle mani dell'amica sul suo reggicalze ma quando le sentì armeggiare sulle cosce per sganciarne le strisce, con un piccolo grido si scostò. Lucette le sorrise, ormai l'inconsistente indumento era nelle sue mani, guardò mentre l'altra faceva scendere le calze color carne, le toglieva.
- Giada , non sapevo che nuda fossi così bella! - esclamò Lucette ammirata.
Mi scostai anch'io, sì, era veramente bella la mia amante, il complimento che aveva udito dall'amica aveva imporporato le sue guance. Chinò gli occhi confusa e felice; sì, era bellissima! Non tentava neppure di abbozzare un gesto di pudore, capii che era pronta all'amore e che la presenza di Lucette faceva da catalizzatore al desiderio che provava.
Presi le sue mani e la feci sedere accanto all'amica, mi inginocchiai davanti a lei aprendo le sue gambe... Lucette la guardava con ammirazione, Giada aveva voltato il capo verso l'amica; i suoi occhi non sapevano staccarsi, ipnotizzati dagli occhi azzurri e come in trance non si era neanche accorta del mio gesto. Solo quando sentì la mia bocca in fondo al suo ventre sembrò ritornare in sé, cercò di respingere il mio capo.
- No Giada lascialo fare... sei così bella! - si oppose l'altra.
La trattenne contro la spalliera passando una mano sotto uno dei seni, aveva parlato col viso vicinissimo al suo. Giada non resistette allo sguardo di quegli occhi, chiuse i suoi come soggiogata, incapace ormai di ogni resistenza, non si oppose neppure quando sentì che sollevavo le sue gambe, le allargavo e calavo la bocca fra i suoi peli baciando voluttuosamente una fica profumata e umida.
Si irrigidì ma subito dopo si rilassò abbandonandosi completamente con un lamento alla lingua che percorreva le sue carni. La leccai adagio gustando il sapore della sua eccitazione, separando le labbra turgide mentre le mie dita scostavano i peli mettendo a nudo la vulva che sentivo vogliosa, la aprivo per meglio prendere fra le mie labbra le labbra sporgenti del suo sesso.
Giada muoveva languidamente il bacino offrendosi interamente, ormai vinta dal piacere che sentiva salire e che la faceva sospirare. Lucette la guardava incantata, accarezzando con una mano i capelli corvini come avrebbe fatto con una bambina; presi a lambire lentamente il suo sesso separando con la lingua le labbra vaginali risalendone la valle bordata da labbra sottili, sporgenti, su, fino alla clitoride nuda, tesa allo spasimo picchiettando con la punta il duro bottoncino che sporgeva alla base dell'adorabile cresta, i miei occhi si beavano del ventre che vedevo percorso da fremiti, dei seni che l'affanno sollevava e abbassava.
- Mhhh... mhhh... mhhh... - faceva Giada vinta dalla lussuria.
Non so se si accorgeva della mano che la sua amica passava e ripassava sui bei seni non trascurando di sfiorare con le dita i capezzoli che vedevo tesi, vogliosi. Continuò a lamentarsi debolmente ma quando sentì le labbra dell’amica sulle sue, volse il capo spaventata al contatto, ma Lucette che aveva passato il braccio dietro il suo capo la costrinse a volgere ancora il viso verso di lei. Riaprì gli occhi, vide il seno che la donna le offriva sporgendo il busto, li richiuse ma quando questa spinse il capezzolo fra le sue labbra, aprì la bocca.
- Brava... così... così... oh cherie... - sospirò la francese.
Non credevo che la lussuria delle due signore arrivasse a tanto, era la prima volta che vedevo due donne in amore, altre ne vidi, ma il vedere la mia amante lambire la punta dei seni straordinari della francese fece salire la mia libidine al massimo grado acuendo il desiderio del mio membro già teso allo spasimo.
Lucette accarezzando il viso dell'amica guardava accaldata la lingua saettare sui capezzoli che porgeva spostando il busto, prima uno poi l'altro muovendosi in continuazione, arrivando a schiacciare il seno quando Giada allargava la bocca come affamata, allora vedevo le labbra chiudersi, le guance incavarsi nel suggere cercando di introdursi in profondità le adorabili tette.
- Ohhh... come sei cara... - sospirava Lucette.
Giada lasciò di trastullare i seni dell'amica e sollevò lo sguardo incontrando gli occhi azzurri, la vide chinare il viso e questa volta non si oppose quando le labbra si posarono sulle sue...
Ora il suo bacino si sollevava in lente ondulazioni per offrire il sesso alla mia bocca, alla lingua che percorreva le carni madide, Giada si teneva sollevata quando raggiungevo la clitoride, lamentandosi nella bocca dell'altra nel sentire le mie labbra serrarsi sulla cresta tesa per succhiarla, riprendendo il movimento quando la lasciavo per lambire ancora la sua fica, spingendo il bacino quando cercavo di introdurla in profondità nella vagina socchiusa.
Quanto durò il conturbante omaggio che Lucette ed io rendemmo alla mia donna, non saprei dirlo, ma fu lei a respingere il mio capo di fra le sue cosce. La francese si scostò vedendomi alzare, stette a guardare mentre allargavo al massimo le ginocchia dell'amica chinandomi su di lei. Lo sguardo di Giada divenne smarrito, implorante, si sentì tirare, scivolò in avanti la testa piegata in modo innaturale contro lo schienale.
Mi chinai sopra di lei, sentii la morbidezza delle sue labbra contro il mio petto muoversi adagio, le sue mani prendere il mio membro, puntarlo fra le sue cosce...
Spinsi lentamente, udii il lungo gemito della mia donna, fu in un grembo bagnato che scivolò il mio cazzo mentre la sua calda bocca si muoveva sul mio petto; sospirai al contatto delle labbra umide sul mio capezzolo, sentii che lo suggeva dolcemente provocando in me sensazioni che mi é difficile descrivere, agganciai le sue gambe sotto le ginocchia sollevandole ancora e con lunghi colpi di reni presi a scorrere nella vagina scivolosa, spingendo fino a schiacciare le palle fra le chiappe aperte, sul buco bruciante del suo culo.
Non vedevo più la francese, voltai il capo quando sentii la sua mano sui testicoli spingere anch'essa sul membro per farlo entrare accompagnandone il movimento.
- Oh cherie... lo vedo entrare sai? Sei tutta... mouillée... Ah la tua chatte ha la bocca aperta come... se lo succhiasse il suo cazzo! Oh é bello... é bello... -
Quello che accrebbe la mia libidine fu il sentire le labbra di Lucette sui testicoli, poi la sua lingua e... la bocca aprirsi su una delle mie palle, aspirarla poi fu l'altra a essere aspirata, succhiata... Mi sollevai sottraendo i capezzoli alla bocca famelica della signora Martini , prendendo a scoparla con grandi colpi di reni cacciando il cazzo nel grembo della donna che con occhi spalancati gemeva, gemeva...
Ora erano le sue mani a percorrere il mio petto, le sue dita a cercare i miei capezzoli, a chiudesi su di essi pizzicandoli, tirandoli. I miei colpi si fecero rapidi sfuggendo alla bocca della francese ma non alla sua mano che continuava ad accompagnare gli affondi del mio cazzo. Giada godeva senza ritegno, capii dagli spasimi che serravano il mio membro che il suo piacere era imminente.
- Oh dammelo... mhhh sto per... venire! Amore... fai forte... oh dai... dai... manca poco... ahh... adessooo! ! ! Ah vengo... vengo... ahhahhhh! ! ! -
Continuava a pizzicare i miei capezzoli, ora sì che mi faceva male ma il dolore aumentò la mia lussuria facendomi sbattere come un forsennato il cazzo nella fica della donna urlante finché mi implorò:
- Ahhh... basta... basta... sono venuta. Oh basta amore! –

Continuai a penetrarla cercando un piacere che tardava ad arrivare, lottando con la donna che cercava di respingermi. Fu Lucette che mi staccò da lei.
- Basta cheri... ha goduto. Su, lasciala... non vedi che non vuole più? -
Mi ritirai a malincuore sedendomi accanto alla donna che rossa in viso mi abbracciò.
- Amore... oh é stato bellissimo! Ma... Lucette cosa fai! Ohhh... -
La francese in ginocchio aveva preso in mano il mio membro e... lo stava leccando lentamente risalendo la verga con la bocca, con la lingua che muoveva voluttuosamente come volesse nettarla degli umori del godimento della sua amica infine sollevò il viso e brandendola come un trofeo disse:
- Oh non vedi come é bello? Voglio vederlo godere, schizzare... Glielo dobbiamo non é vero? Guardalo com'è grosso... duro... mi fa... impazzire! –
Lo guardò ancora poi... oh la sua bocca, come fu soave sentirla scendere, vedere le sue guance incavarsi nel succhiarlo mentre lo risaliva lentamente, vedere come teneva in bocca il glande suggendolo ancora. Giada non credeva ai suoi occhi, vedeva la sua amica roteare il capo mentre la sua bocca scendeva, risaliva, scendeva ancora...
Fa la sua gelosia a farle vincere la vergogna che provava, si chinò anch'essa sul mio ventre, Lucette le porse il membro e mentre questa calava la bocca prese a lambirmi i testicoli poi risalì l'asta seguendo la bocca dell'amica nel suo va e vieni e quando questa si sollevò, cercò le sue labbra... Si baciarono languidamente poi ridendo presero a lambirmi il cazzo inseguendolo nelle oscillazioni che imprimevano le loro lingue.
Mai avrei pensato che due donne potessero esprimere una tale lussuria, guardavo incantato le lingue saettare sul membro che ora luccicava della loro saliva e quando una di esse calava la bocca inghiottendolo, l'altra ne lambiva la parte libera.
Sospiravo estasiato per il piacere che sentivo salire sapendo che non avrei resistito a sollecitazioni così soavi. Il mio pene passava da una bocca all'altra, ora lo succhiavano rumorosamente: 'Mhhpf... mhhpf...’ era il rumore che facevano aspirandolo. Mi abbandonai al piacere contro lo schienale guardando allucinato le donne che mi sollazzavano, mai bocchino fu più travolgente, mai carezze più soavi.
- Ahhh... ragazze... Oh mi fate godere... mhh... attente... manca poco...
Ora se lo contendevano il mio cazzo, aspettando impazienti che una sollevasse la bocca per calare la sua e succhiarlo... succhiarlo... Quando Lucette sentì la cappella gonfiarsi nella sua bocca non lo lasciò più ma prese a far andare la mano velocemente lungo l'asta finché con un grido accolse il primo getto che colpì la sua gola, mi succhiò voluttuosamente poi lo lasciò per offrirlo all'amica.
Giada vide gli schizzi chiari salire sui loro visi, calò anch'essa la bocca bevendo famelicamente lo sperma che continuava a sgorgare, menando il membro con violenti colpi di mano, continuò a menarlo anche dopo che la sua bocca l'ebbe lasciato, altri getti imbrattarono i loro visi mentre con grida eccitate offrivano le loro labbra agli schizzi del mio piacere finché questi cessarono.
Sospirai estasiato ma non era ancora finito, la mia amante si era alzata e con la mano cercava di asciugarsi il viso. Lucette la scostò e scavalcando le mie gambe si puntò il membro ancora duro fra le cosce e si sedette coprendo la mia bocca con la sua. Anche se avevo goduto ero felice di sentirmi nel calore del suo ventre, cominciò subito a muoversi lambendo come affamata le mie labbra, gemendo mentre il suo bacino andava su e giù scorrendo su un membro ancora teso.
L'aiutai le mani sotto il suo sedere a impalarsi sul pene, ora aveva sollevato il viso e il capo rovesciato strusciava le mammelle contro le mie labbra squittendo nel sentirsi suggere i capezzoli. Giada la guardava quasi spaventata per l'irruenza con la quale la francese si muoveva su un membro nuovamente grondante per gli umori che trascinava dalla vagina, per la libidine che la faceva gemere mentre porgeva a turno le mammelle alla mia bocca.
- Oh cheri... il tuo cazzo meraviglioso... mi fa godere ancora sai? Ohhh... é così duro... così duro... ahhh... mhhh... mhhh...
Non ho mai più incontrato una donna così desiderosa di godere, vedendo con quanta gioia prendeva il membro fui felice della resistenza che lo manteneva duro, la sua lussuria mi eccitò nuovamente facendomi esclamare:
- Lucette... si, prendilo... é tutto tuo... ah sei stupenda... stupenda... Si, godi amore... non aver fretta... Mhhh... come sei calda!
Si lasciò andare tutta all'indietro prendendo a cavalcarmi come una furia, arrivando nella sua foga a lasciarselo uscire, allora con un gridolino lo guidava ancora nella sua calda guaina continuando su e giù, su e giù, la bocca aperta, i seni ballonzolanti...
Durò poco, con un grido si abbandonò sul mio petto lambendo le mie labbra, spingendo la lingua nella mia bocca, lasciando che la succhiassi bevendo i suoi lamenti insieme alla sua saliva. La feci scorrere ancora sollevando il bel culo, abbassandolo mentre tendevo il ventre offrendo il cazzo alle strette della vagina finché ebbe termine il suo orgasmo.
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