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Prime Esperienze

Le mie calde allieve - Capitolo 1


di Giangi57
19.01.2020    |    7.415    |    1 9.4
"«E i pompini? Te li sei fatti fare?», Rispondevo che si montavano troppo la testa, che tutto sarebbe successo a tempo debito e che, quando avessero avuto la..."
Le mie calde allieve - Capitolo 1

Insegnavo ginnastica in una scuola superiore di Torino. L'edificio si trovava in un quartiere popolare e i miei alunni non provenivano dai cosiddetti ambienti "buoni". Erano scafati. I nostri impianti sportivi erano l'unico luogo della zona dove potevano far baccano e giocare senza sentirsene dire di cotte e di crude dai vicini e dai vigili.
Io abitavo a Rivoli , in un bilocale grazioso, che si affacciava sul centro della città, più che sufficiente per lo scapolo incallito che ero diventato. Stavo per compiere ventiquattro anni e a quei tempi ero un grande estimatore delle donne.
Non è facile dare di me un quadro obiettivo. Tutto ciò che posso dire è che le donne non mi hanno mai negato le loro grazie. Ricordo che a volte arrivavo a scuola alle otto e mezzo senza aver chiuso occhio tutta la notte, dopo una capatina in discoteca e una prima colazione !
Mi infilavo la tuta da ginnastica nello spogliatoio insieme ai miei allievi e chiedevo loro, per prima cosa, di non far baccano!
Quei bricconi avevano accettato subito quel prof che non era come gli altri. Ero “troppo forte", così mi definivano. Casinisti.
Chissà se stupirei molta gente affermando che, sin dai dodici anni, la sessualità è l'aspetto della vita che interessa di più gli adolescenti. Quei ragazzi di quartiere, sboccati e precoci, sembravano sapere già tutto sul problema. I maschi, appena restavamo tra noi, mi ponevano invariabilmente le stesse domande:
«Quante seghe ti sei fatto?».
«E la prof d'inglese te la sei scopata? È vero che è una porca?»
«E quella del dopo scuola? E la segretaria? Niente male, vero? Sono delle puttane, no?».
«E questo fine settimana quante chiavate hai fatto? Una sola? Ah! E lei ha urlato? Di', ha urlato?», «E li guardi i film porno? Hai dei videoporno a casa? Puoi passarcene qualcuno? No? No.. Allora, si può venire da te? Ehi, senti.…
Non pensate che io mi lasciassi mettere i piedi sopra la testa e non che i ragazzi, in quel loro modo di comportarsi, avessero intenzioni malevole nei miei confronti. No, nelle loro domande non c'era mancanza di rispetto, ma solo un avido desiderio di sapere. Io stavo al gioco e cercavo di essere schietto, avrei voluto insegnar qualcosa a quei bricconcelli.
«Senti, Gianni, com'è la figa? È bella? Si bagna? Puzza? È bello penetrarla?. Unico nutrimento per le loro fantasie crotiche erano le immagini dei film pornografici che qual che volta si guardavano, di nascosto dai genitori, dal compagno dotato di videoregistratore. Alla loro età non avevamo mezzi del genere, d'altronde i film a luci scopata ho cominciato ad avere un'immagine un po' meno confusa di una vulva, E quindi ero tanto più desideroso di dar loro una mano nel ricordo ben nitido della mia fase preadolescenziale.
«E nel culo? L'hai già messo in culo a qualche pupa?..
«E i pompini? Te li sei fatti fare?», Rispondevo che si montavano troppo la testa, che tutto sarebbe successo a tempo debito e che, quando avessero avuto la mia età, anche loro avrebbero avuto le mie stesse esperienze.
Le ragazze, invece, erano più discrete. Io ero persuaso che i problemi sessuali si ponessero più tardi alle loro giovani coscienze.
Ma, poiché pranzavo in mensa con gli allievi (avevo chiesto il permesso al preside, dato che al tavolo degli insegnanti mi annoiavo), mi resi conto che ero rimasto ai tempi di mia nonna, e che certe ragazze superavano i maschi quanto a sfrontatezza!
Venni a sapere che Mariella, un adorabile maschietto mancato, le cui turgide e avide labbra, i cui grandi occhi castano chiari, frangiati da lunghe ciglia nere e il cui nasino all'insù avevano suscitato il mio interesse, era una mascalzoncella di prim'ordine che civettava con tutti i suoi compagni di classe, infilando loro senza tante storie la mano nella patta dei pantaloni. E venni addirittura a sapere che quei poveretti si vergognavano e non sapevano che cosa fare quando questo accadeva! Lei era arrivata al punto da denudarsi davanti a due di loro, in casa dei suoi genitori, dove si erano recati per fare i compiti.
Da quel giorno considerai con occhi diversi la graziosa brunetta che dava dei punti ai ragazzi nelle attività sportive e che a volte mi lanciava delle occhiate cariche di sottintesi. Io mi accontentavo dei baci umidicci che mi stampigliava sulle guance ispide. Sentivo le sue labbra grosse e calde premer si delicatamente vicino alle mie. Non si trattava solo di un abbraccio veloce e freddo ma di un contatto sensuale e prolungato che mi piaceva e che, talvolta, quando non mi veniva offerto, andavo io a cercare in fondo al cortile.
E così cominciai a pensare a Mariella anche lontano dalla scuola. In casa e, soprattutto quando andavo a letto. Immaginavo furtivamente quella brunetta pienotta e calda in mia attesa, sotto le morbide coperte, nuda come un verme. Immaginavo il suo corpo rotondetto in cui era già sbocciato un seno generoso, le sue natiche sporgenti, il suo vello intimo, sicuramente altrettanto nero, folto e ricco quanto la capigliatura... Il demone della lussuria mi era penetrato nel cervello. Quando fottevo qualche donna pensavo alla mia allieva e al fantastico piacere che entrambi avremmo provato! Da quel momento le mie coetanee mi apparvero insipide.
Non senza inquietudine intuii che stavo entrando in una nuova fase della mia vita. Dopo aver fatto soffrire le ragazze e consolato le divorziate mi sentivo pronto a iniziare le vergini, a patto che fossero perverse. Mi consideravo molto giovane di spirito e non mi sentivo affatto più "adulto" di quelle allieve dalle forme sensuali costrette a ripetere l'anno per scarso rendimento.
Non lo dico per cercare delle scuse. E la verità! A contatto con loro, anche se avevo ventiquattro anni, mi sentivo di nuovo adolescente. Pertanto, più che veramente perverso, ero "immaturo".
Pettegolezzi raccolti in mensa mi fornirono alcune informazioni preziose: la compagna di classe di Mariella, Sarah, mieteva un successo crescente.
Nell'arco di due anni aveva subito una metamorfosi straordinaria. Da ragazzina timida era diventata una piccola donna provocante, consapevole del proprio fascino, deliziosamente femminile e gia esperta nell'arte della seduzione.
A volte, a seconda del suo umore, mi passava davanti ostentando un'aria sprezzante, ma poco dopo veniva ad appendersi al mio collo. Era allora che potevo apprezzare la snellezza dei suoi fianchi e il volume delle sue mammelle.
Sarah era slanciata, elegante, soda e il petto, da quando era iniziato l'anno scolastico, aveva assunto proporzioni conturbanti.
Lei si serviva del proprio fascino, mi rivolgeva un'occhiata imbronciata per scoppiare, subito dopo, in una risata.
Il fatto di essere di sangue misto (era nata da padre asiatico) le conferiva un fascino tutto particolare. Aveva eliminato le trecce dell'anno precedente e ora portava i capelli lunghi e sciolti che attiravano gli sguardi di tutti.
Ai ragazzi non piaceva perché rifiutava le loro avances.
«È una lesbica!», dichiarò con veemenza uno di loro, mentre divorava la sua fetta di torta.
Si, si», rincararono la dose gli altri, quasi a consolarsi di essere stati respinti.
Non osavo porre domande. Ma quella informazione mi interessava molto. Avevo una traccia e questo mi rallegrava. Sarah amava il piacere e il fatto che lo dividesse con un'altra ragazza non mi
disturbava, anzi!
Eravamo verso febbraio. Ormai io guardavo con altri occhi le mie allieve più grandi. Aspettavo pazientemente l'occasione per commettere l'irreparabile.
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