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Sesso in ufficio – Quarto e ultimo Capitolo


di Giangi57
09.02.2020    |    1.316    |    0 9.2
"Subito la sua verga si fece durissima..."
Sesso in ufficio – Quarto e ultimo Capitolo

Roberta Pardi, la pasticcera, sopportava tutto sommato abbastanza bene la presenza di suo nipote Gerardo in casa sua. Certo, questo le impediva di ricevere come sua abitudine le giovani amiche da educare, come Noemi che non la smetteva più di venire al negozio nella speranza di un altro incontro. La ragazza era arrivata al punto di proporre, le gote in fiamme e lo sguardo basso, che andassero da qualche altra parte, in un albergo o addirittura in un prato.
Roberta, però, aveva risposto picche: a lei piaceva solo condurre le sue giovani amanti nella sua stanza segreta. Là si sentiva la padrona. D'altronde, doveva solo aspettare un mese o due prima che il nipote se ne andasse. A questo punto, avrebbe potuto ricominciare come prima i suoi giochi viziosi con Noemi o altre giovani della sua stessa età.
Ce n'era appunto una, una brunetta di origine spagnola, Isabella, che sarebbe andata alla perfezione. Piccola, un po' grassottella, frustrata e bulimica, era la preda ideale. Con lei, Roberta aveva iniziato quelle manovre di seduzione con le quali l'avrebbe, alla fine, convinta ad entrare nella sua stanza segreta. Più di una volta le aveva offerto dei dolci ed altre leccornie invitandola anche a pranzo nel suo retrobottega. Isabella, all'inizio, si era schermita ma poi aveva accettato.
Questa futura conquista eccitava moltissimo Roberta anche se, in quel momento e con suo stesso stupore, i brividi erotici più forti li provava per il nipote. La cosa era cominciata una mattina in cui lei gli aveva portato la colazione a letto. Entrando in camera di Gerardo non aveva fatto alcun rumore e l'aveva trovato che domi va, con le coperte che gli erano cadute di dosso rivelando il suo sesso in erezione. La vista di del glande gonfio l'aveva fatta bagnare pazzamente. Quando lui si era svegliato, si era subito coperto il pene ma, da quel momento in poi, lei si era accorta che il nipote la spiava in continuazione. E nulla la eccitava di più era da molto tempo che un uomo non la desiderava così tanto.
Così, tornava regolarmente a portare la colazione a Gerardo in camera sua e, quando entrava, lui era sempre nudo, la verga potentemente eretta. Ma, dal modo studiato in cui lui si svegliava quando lo toccava su un braccio, Roberta si era accorta facilmente che il nipote, dopo quella prima volta, ora fingeva soltanto di dormire. In realtà, voleva essere visto nudo e certo si masturbava appena lei era uscita.
All'inizio, lei era andata a portargli la colazione in camicia da notte, ma adesso lo faceva indossando, più provocante, solo le mutandine e il reggipetto scelti di proposito fra i suoi capi più trasparenti in modo da mostrare il pube scuro e il solco delle natiche quando si voltava per riguadagnare la porta della stanza.
Inoltre, per eccitarlo ancora di più, Roberta si divertiva a lasciare socchiusa la porta del bagno quando si truccava nuda davanti allo specchio. In queste occasioni, Gerardo passava e ripassava per il corridoio gettandole, senza parere, occhiate lubriche.
Un'altra volta, si era chiusa nel cesso, prima che Gerardo si svegliasse, senza mettere il paletto e si era seduta sul water con le mutandine alle caviglie e le cosce spalancate. Quando lui aveva aperto la porta e l'aveva sorpresa in quella posizione oscena con la lingerie in bella mostra, rra restato qualche istante interdetto scusandosi imbarazzato ma senza riuscire a staccare gli occhi dal suo sesso. Ripensando al nipote, in piedi davanti a lei, la stoffa del pigiama tesa sotto la pressione della verga eretta e gli occhi fissi sulla sua passera oscenamente nuda, Roberta, quel giorno, si era masturbata più di una volta.
Quel gioco, però, non avrebbe potuto durare ancora a lungo, Gerardo aveva ricevuto da Parigi l'invito a presentarsi al lavoro fra breve e Roberta si rese conto he avrebbe dovuto accelerare le cose, pur detestando gli uomini da quando suo marito era morto e preferendo fare l'amore con delle giovani donne, la pasticcera non riusciva a pensare ormai ad altro se non alla verga del nipote.
La mattina nella quale decise di agire si svegliò più presto del solito. Distesa sul letto, nella sua camera dalle pareti tappezzate di specchi, osservò il suo corpo nudo in uno stato di estrema eccitazione. Mentre si masturbava piano la clitoride, tremante di desiderio e di aspettativa, elaborò nella sua mente un piano e decise di passare subito all'attacco.
Alzatasi, andò in cucina nuda come si trovava e si preparò un caffè molto forte. Quando udì Gerardo che entrava in bagno senza chiudere la porta, certo pensando che sua zia stesse dormendo, si avvicinò silenziosa e spalancò il battente restando immobile davanti a lui che era seduto sul water con la verga eretta.
“O zia, scusami! Credevo che tu fossi ancora a letto... Avrei dovuto chiudermi dentro...” balbettò lui imbarazzato stringendo pudicamente le cosce ma fissando, suo malgrado, il folto pube della donna. “Ti lascio subito il posto...”
“No, no, resta pure dove sei... Devo solo fare pipì..” Mentre Gerardo la guardava incredulo, si avvicinò e gli si sedette a cavalcioni incollando le tettine al suo torace, i glutei appoggiati alle sue cosce pelose.
“Apri le gambe, stupido, che non la trattengo più!”
“Ma...”
Esterrefatto dal comportamento della zia, ma eccitato oltre ogni dire, il giovanotto ubbidire la donna lancia un getto di orina che cadde nell'acqua del cesso, Quando ebbe finito, invece di alzarsi, Roberta rimase seduta sulle cosce di Gerardo e lo fissò negli occhi:
“Mi sbaglio o c'è qualcosa...”
In effetti, la verga del giovanotto, ormai dura come il ferro per l'eccitazione, era risalita fino a premere con forza sotto la vulva di Roberta. Fingendo di essere in collera, quest'ultima protestò:
“Oh, Gerardo, ma... è il tuo sesso che sento contro il mio, non ti vergogni, piccolo vizioso?”
“Ma no, insomma... Non è colpa mia... Lo sai che la mattina ce l'ho sempre così...”
“Perché dovrei saperlo, brutto porcellino! E come potrei?”
Roberta era al settimo cielo. Gerardo sembrava un ragazzino preso in flagrante delitto ma, intanto, il suo glande gonfio le carezzava la vulva e l'ano. Gettando finalmente la maschera, la pasticcera decise di portare l'affondo finale.
“Va bene,” ammise. “Lo so che il tuo cazzo è sempre duro di mattina, ti ho visto, ma ho anche capito che ti masturbi pensando a me, non negarlo.”
“Non è vero, ti giuro...”
“Per cui adesso, l'unica cosa da fare è che tu me lo infili dentro.”
Gerardo si fece rosso come un papavero tentando un’estrema difesa:
“Non dovremmo comportarci cosi, in fondo sei mia zia...”
“O me lo metti adesso o mai più...”.
Roberta aveva trovato le parole giuste per convincere il nipote, facendogli credere che non ci sarebbe stata un'altra occasione. Allora, tirandosi un po' indietro, lui puntò il fallo contro l'apertura della vulva. Roberta, sentendo il glande che cominciava a penetrarla si lasciò sfuggire un sospiro di piacere e, passate le mani dietro le natiche di Gerado, si impalò completamente su di lui. Abituata da troppo tempo a masturbarsi solo t i falli artificiali, si rese conto che quel pene giovane la faceva impazzire. Seduta con lui sul bordo del water, le cosce aperte a compasso, lasciò le anche del nipote per afferrare quel fallo che la stava scanalando sempre più velocemente. Così, poteva anche palpargli i testicoli mentre lui la scopava. Da parte sua, il giovanotto le carezzava le tettine guardando, con libidine, la sua lunga verga che entrava e usciva da quella vulva accogliente. Quando Roberta si accorse che lui stava per eiaculare, gli strinse la base del fallo e, facendosi scivolare in ginocchio davanti a lui gli ordinò:
“Nella mia bocca, vieni nella mia bocca!” Lui ubbidì e la donna inghiottì golosa il suo sesso.
Gerardo venne immediatamente, senza ritegno, gridando forte il suo godimento.
“Sei un vero porcellino,” disse Roberta mettendosi di nuovo a cavalluccio su di lui,
“ma sei stato ubbidiente e meriti una ricompensa: ti piacerebbe di incularmi?”
Lui non le rispose, limitandosi a guidare il suo cazzo già rigido dentro il suo ano che, morbido e accogliente, lo inghiottì tutto senza fatica.
“Ah, porco! Mi stai inculando! Tu, mio nipote!”
Roberta non poteva impedirsi di gridare tutta la sua foia. 1 coglioni del nipote battevano contro la sua passera e la sua clitoride mentre lui le riempiva il culo fino in fondo al retto. Quando Gerardo si svuotò per la seconda volta, la pasticcera ebbe un orgasmo terribile.
“Porco, porco... Entrami dentro di più, mettimelo tutto,” urlò fuori di sé. E più lui le sprizzava il suo seme più lei godeva come una folle.

***********************

Claudio e Luisa Baroni stavano tornando a casa dopo aver trascorso il fine settimana presso alcuni parenti, in una città vicina. La loro Rover stava correndo sulla provinciale quando una banda di motociclisti li superò a gran velocità sulla strada deserta.
“Hai visto, Claudio? Uno dei motociclisti sembrava ragazzo di Marina... quello che, alcune volte, viene a prenderla allo studio la sera.”
Claudio Baroni non rispose. Non aveva alcuna voglia di parlare della sua giovane amante che, da qualche tempo, gli si concedeva con un notevole entusiasmo. Immaginava, però, che Luisa avesse più di un sospetto su di lei come lo aveva avuto su le sue precedenti segretarie. Non fece però a tempo a sviluppare ulteriormente questi pensieri perché il suo cuore cominciò a battere all'impazzata: la banda dei motociclisti si era fermata e disposta in maniera da sbarragli la strada,
Leader in testa.
“Oh, mio Dio! Cosa credi che vogliano? Accelera, Claudio, ho paura!” lo scongiurò Luisa spaventata. Non posso, occupano tutta la carreggiata...”
Il notaio fu costretto a frenare. Leader scese dalla moto e si avvicinò all'auto, una catena di bicicletta in mano. Il notaio alzò il vetro del finestrino, ma Leader lo infranse con un colpo. Luisa urlò, mentre Claudio Baroni si fece bianco come un lenzuolo: erano alla mercé di costui
“Tu, fai ciò che ti dico. Gira in quella strada a destra è una via senza uscita quindi è inutile che provi ad accelerare,” disse Leader con aria minacciosa.
“Volete dei soldi?” domandò Luisa tremando, Poi rivolta al marito aggiunse:
“Ma Claudio, fai qualcosa!”
La povera signora era terrorizzata e guardava il marito con disprezzo per la sua vigliaccheria. Quest'ultimo fece un cenno affermativo con il capo all'indirizzo di Leader e si diresse verso il luogo indicato mentre le motociclette lo seguivano. Quando arrivò in fondo alla via, davanti a un muro che la chiudeva completamente, fermò l'auto e spense il motore, In quel luogo isolato, avrebbero rischiato il peggio. Claudio Baroni decise di giocare il tutto e per tutto e scese dalla macchina, le gambe che lo reggevano appena.
“Ascolta, amico,” disse rivolto a Leader, “chiuderò un occhio per il vetro rotto e tu ci lasci andare in pace. Ti conosco... Licenzierò la tua ragazza se...” Non fece in tempo a terminare la frase perché Leader gli dette un pugno che lo spedì disteso sul cofano dell'auto. Mezzo intontito, il notaio guardò, pietrificato, i motociclisti tirare sua moglie fuori dalla Rover, Luisa urlava e si dibatteva inutilmente cercando di graffiarli. Loro ridevano. Erano in quattro e non avevano problemi. Tuttavia, uno di questi, perdendo la pazienza, le assestò un gran manrovescio, lo schiaffo ebbe come effetto di calmare immediatamente Luisa che voltò la testa verso il marito lanciandogli un altro sguardo di odio e di disprezzo.
“Legatemi questo imbecille a quell'albero laggiù,” ordinò Leader indicando il notaio.
Claudio Baroni tentò di dibattersi, ma una lama di coltello in mano a uno dei motociclisti lo dissuase. Fu preso e attaccato di schiena al tronco con le mani legate dietro.
“Ma siete matti? Prendetevi l'auto, i soldi, la mia borsetta... ma questo no! Questo no!” urlò Luisa:
Sordi ai suoi lamenti, i motociclisti le strapparono di dosso i vestiti e, quando lei rimase soltanto con il reggipetto e le mutandine, Leader le si avvicinò con coltello in mano.
“No! Ti prego, non uccidermi!”
Leader le fece scivolare la lama sotto il reggipetto e lo tagliò con un colpo secco. Poi le strappò le mutandine lasciando Luisa completamente nuda ad eccezione delle scarpe con il tacco alto e delle calze nere tenute su da un elastico a mezza coscia.
Gli altri quattro giovanotti lanciarono un fischio di apprezzamento: davanti a loro c'era lo splendido corpo di una femmina dai seni opulenti, il ventre piatto, il pube peloso e bombato e le cosce tornite inguainate di seta nera.
“Fai quello che ti chiedo e non agitarti. Io sono Leader e gli altri fanno parte, come me, della banda dei Crazy Bikers.”
“Perché vi comportate così?”
“Chiedilo a tuo marito! Lui si chiava la mia donna e allora io voglio fare lo stesso con la sua.”
“Porci!” urlò il notaio.
Si prese subito un colpo violento e si calmò. Luisa lo guardò con disprezzo.
“Le storie di donne di mio marito non mi riguardano!” Leader le palpò i seni e lei tacque rimanendo immobile con i denti serrati e rabbrividendo. Gli altri quattro giovinastri fissavano quello spettacolo, gli occhi pieni di foia. Con le loro barbe incolte e i capelli lunghi, sembravano sporchi e viziosi. Cattivi soprattutto, specialmente quello vicino a suo marito, un costolone dal naso schiacciato e un'orribile cicatrice sul volto. Lo sguardo di Luisa tornò a Leader. Era lui il capo, si capiva, ed era anche il più bello nonostante la sua aria da piccolo delinquente. In altre circostanze, Luisa non avrebbe esitato troppo a scopare con questo giovane, ma, così come stavano le cose, bisognava trovare una via di uscita. Lei non poteva accettare che ciò avvenisse davanti ad altri, soprattutto davanti al consorte...
“Potremmo incontrarci in un altro momento... da soli... Ma posa quel coltello e lasciaci andare,” mormorò quasi pregando.
“Se quel porco di tuo marito non vede mentre ti chiavo a cosa servirebbe?” le rispose l'altro implacabile. Il corpo di Luisa si contrasse quando il capo dei motociclisti le infilò una mano tra le cosce per palparle la vulva.
“Ma sei bagnata, accidenti!” esclamò Leader stupito,
“Allora la cosa ti eccita? Ah, sei proprio una bella puttana... Comunque non preoccuparti, sarai servita a dovere!” Leader ordinò che abbassassero i pantaloni del notaio. Questi si mise ad urlare, fuori di sé, che li avrebbe ammazzati tutti ma con l'unico risultato di provocare l'ilarità generale. Le risate raddoppiarono alla vista del suo piccolo pene il cui glande emergeva a stento tra i peli pubici.
“E tutto qui, quello che metti nel culo di Marina?” disse Leader fra le risate.
“Certo che non la vizi, la poveretta! Ma forse stai barando... Forse ci nascondi qualcosa. Mario, occupati di lui.”
In un istante, anche i piedi del notaio vennero legati all'albero e uno dei motociclisti, il più giovane, uno con i capelli pettinati a coda di cavallo, si denudò completamente. Il ragazzo aveva un corpo magro e un pene lungo e sottile. Si avvicinò a Claudio Baroni cominciando a sfregare la sua verga contro la sua. Baroni urlava come un matto che lo lasciasse in ma l'altro non l'ascoltava neppure. Anzi, messosi in ginocchio, prese il pene del notaio fra le dita e se lo infilò in bocca cominciando a leccarlo. Baroni si lasciò sfuggire un grugnito, suo malgrado e con grande stupore di Luisa che guardava la scena con occhi sgranati suo marito si stava eccitando.
“Vedi, gli piacciono gli uomini a quel finocchio”, disse Leader.
“Ma adesso tocca a te.!” il ragazzo si abbasso i pantaloni e lo slip e si tolse la maglietta. Rimasto nudo ad eccezione degli stivali messicani dalla punta aguzza, brandi il fallo enorme davanti a Luisa, il più grande che lei avesse mai visto in tutta la sua vita e poi le venne vicino per sfregarlo contro i peli del suo pube, Subito, Luisa perse la bussola. II contatto di quel cazzo contro la sua carne intima, suo marito che veniva succhiato da quel ragazzo nudo che esibiva le sue belle natiche maschili, era troppo perché riuscisse a controllarsi! Onde di calore attraversarono il suo ventre e la sua passera. Leader, nel frattempo, aveva fatto scivolare la sua verga dura fra le sue cosce di seta e ne faceva passare la punta sul suo sesso insinuandola, di tanto in tanto, tra le sue grandi labbra umide di umori.
“Chiavami e facciamola finita,” ansimò la donna ormai dimentica di ogni dignità.
“Mettiti a quattro zampe, di schiena.” Lei ubbidì immediatamente e Leader le si incollò
dietro per aprirle le natiche e succhiarle il culo. Le lappava l'ano nel solco peloso leccandole anche la passera, più in basso mentre Claudio Baroni gridava minacce contro di lui. Gocce di sudore imperlavano la fronte della donna e le colavano fino al mento.
“Ahhhhhh...” urlò Luisa.
Leader glielo aveva infilato nel culo, senza preavviso, fino alla radice e la stava scanalando brutalmente. I suoi testicoli battevano sulla vulva della donna e sulla sua clitoride gonfia.
“Più piano, ti scongiuro... È troppo grosso, mi fa male!”
Ma, in fondo, voleva soltanto che lui andasse più in fretta, Sentendo Claudio gemere, alzo la testa e non eiaculando nella bocca del giovane mentre guardava il suo culo che veniva perforato dal cazzo di Leader.
Quest'ultimo si ritrasse brutalmente dal suo ano stendendola sulla schiena e glie lo infilò nella vagina cominciando a limarla come un brut0. Luisa non riusciva più a trattenere i gemiti di godimento. Leader, fra un affondo e l'altro, chiamò gli altri perché partecipassero anche loro alla festa, Senza esitare, i motociclisti si inginocchiarono intorno a lei mettendole sotto il naso le loro verghe erette, Da quella puttana che era, Luisa si impossessò della più vicina e cominciò a succhiarla con gusto. Intanto, uno dei giovanotti le palpava le tette mentre si masturbava e Leader continuava a scoparla sempre più brutalmente. Quando il motociclista che stava succhiando le eiaculò in bocca, lei inghiotti tutto il suo sperma passando subito al cazzo dell'altro ragazzotto che venne anche lui quasi subito inondandole la gola.
Leader ordinò ai tre di farsi da parte e di lasciare il posto a quello che aveva succhiato il notaio e poi si ritirò da quella vagina che si stringeva introno al suo pene come per costringerlo a restare.
“Oh no, continua... Il tuo splendido cazzo... Voglio che non smetti di mettermelo...” implorò Luisa ormai senza pudore. Ma gli altri avevano un'altra idea in testa. Il giovane si allungò sull'erba e la costrinse a montargli sopra di schiena. Luisa dovette impalarsi lei stessa su quel nuovo fallo più piccolo e più sottile ma che riempi doverosamente il suo retto mentre gli altri due motociclisti le aprirono le cosce e Leader, sempre in ginocchio davanti a lei, le forzò di nuovo la verga nella vagina colante. Presa in questo modo da tutti e due i buchi, Luisa sentì che il respiro rischiava di mancarle.
Mentre la inculava, il giovane le palpava i seni e sentendo Claudio gemere, alzò la testa e non riusciva a credere ai suoi occhi: suo marito stava eiaculando nella bocca del giovane mentre guardava il suo calo che veniva perforato dal cazzo di Leader. Quest'ultimo si ritrasse brutalmente dal suo ano stendendola sulla schiena e glielo infilò nella vagina cominciando a limarla come un bruto. Luisa non riusciva più a trattenere i gemiti di godimento. Leader, fra un affondo e l'altro, chiamò gli altri perché partecipassero anche loro alla festa, Senza esitare, i motociclisti si inginocchiarono intorno a lei mettendole sotto al naso le loro verghe erette, Da quella puttana che era, Luisa si impossessò della più vicina e cominciò a succhiarla con gusto, Intanto, uno dei giovanotti le palpava le tette mentre si masturbava e Leader continuava a scoparla sempre più brutalmente. Quando il motociclista che stava succhiando le eiaculò in bocca, lei inghiotti tutto il suo sperma passando subito al cazzo dell'altro ragazzotto che venne anche lui quasi subito inondandole la gola.
Leader ordinò ai tre di farsi da parte e di lasciare il posto a quello che aveva succhiato il notaio e poi si ritirò da quella vagina che si stringeva introno al suo pene come per costringerlo a restare.
“Oh no, continua.. Il tuo splendido cazzo... Voglio che non smetti di mettermelo...” implorò Luisa ormai senza pudore.
Ma gli altri avevano un'altra idea in testa. Il giovane si allungò sull'erba e la costrinse a montargli sopra di schiena. Luisa dovette impalarsi lei stessa su quel nuovo fallo più piccolo e più sottile ma che riempi doverosamente il suo retto mentre gli altri due motociclisti le aprirono le cosce e Leader, sempre in ginocchio davanti a lei, le forzò di nuovo la verga nella vagina colante. Presa in questo modo da tutti e due i buchi, Luisa sentì che il respiro rischiava di mancarle.
Mentre la inculava, il giovane le palpava i seni e Leader pompava sempre più velocemente la sua vulva pelosa sbattendo i propri testicoli contro quelli dell'altro, più in basso.
Luisa era in un bagno di sudore e sobbalzava come un pupazzo sotto i colpi ritmati di quei due falli che le penetravano simultaneamente. Il suo ventre si gonfiò lei urlò il suo godimento senza dimentica degli altri che la guardavano, suo marito compreso. Leader eiaculò per primo ritraendosi da lei e poi, quasi nello stesso istante, fu la volta dell'altro a svuotarsi nel suo retto. Luisa urlò di nuovo ma questa più alcun pudore, volta per un altro motivo:
“Vi prego, non guardate... Devo... devo orinare, non posso più trattenermi... la faccio!”
Godimento totale e totale vergogna si mischiavano in lei mentre gli altri si avvicinavano per non perdersi l'osceno spettacolo di quel possente getto di orina che le usciva dalla vulva per ricadere al suolo in un arco dorato. Il suo sesso aperto si contraeva in preda agli ultimi spasmi dell'orgasmo mentre l'ano si stringeva introno alla verga del giovane motociclista. Luisa, pazza di foia, si agitò freneticamente su quella verga ancora eretta che ancora la impalava e, massaggiandosi da sola i capezzoli, godette di nuovo e oscenamente davanti a tutti.
Per lunghi minuti, dopo che la banda dei motociclisti se ne era andata, restò distesa, nuda e immobile, quasi senza dare segni di vita. Claudio Baroni, fuori di sé dalla rabbia, le urlava di slegarlo ma lei sembrava non udirlo neppure. Alla fine, trovò la forza di alzarsi e, titubante, andò a liberare il marito.
“Voglio avvertire la polizia!” urlò quest'ultimo.
“Non farai nulla di ciò, stupido. È stata solo colpa tua.”
Salirono in auto. Baroni si accese una sigaretta con le dita tremanti e poi mise in moto senza una parola. Prima, però, che potessero uscire sulla strada principale, Luisa gli disse di fermarsi.
“Fammi vedere il cazzo, vecchio vizioso... Così ti scopi Marina?”
“Sono solo menzogne... Un pretesto per violentarmi!” Lei gli estrasse il fallo dai pantaloni e subito Baroni entrò in erezione.
“Allora, ti è piaciuto essere succhiato da un uomo?”
“Ma che dici...?”
“A me, te lo confesso, ha eccitato moltissimo.” E, subito, inghiotti la verga del marito pompandolo come non aveva fatto da tempo.
“Luisa, sei proprio una troia...”
Baroni abbassò il sedile perché lei potesse venire ad impalarsi su il suo uccello. Non aveva mai desiderato sua moglie così tanto come in quel momento, nemmeno nei primi tempi del loro matrimonio. Le venne dentro subito pensando alla verga di Leader piantata nella fica succosa della sua sposa. Quando, alla fine, ripresero la strada, Luisa gli rimase accanto con la testa appoggiata alla sua spalla.
“Non torniamo a casa, stasera,” mormorò lei, “Andiamo in un albergo, come due amanti... Voglio che tu mi inculi...”


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Per qualche giorno, i Baroni ritrovarono la febbre erotica dei loro migliori momenti di una volta La stupro collettivo di Luisa da parte dei Crazy Bikers li aveva erotizzati in modo incredibile. Non ne parlavano mai fra loro ma Luisa, in realtà, non pensava che a questo. Quando i due coniugi si ritrovavano insieme la sera, anche se lei aveva scopato con Gerardo Pardi , ne aveva ancora una gran voglia. Se poi suo marito glielo infilava nella passera o nel culo, Luisa, al solo ricordo della verga di Leader, godeva immediatamente. Lei stessa stentava a credere che quell'episodio la potesse eccitare fino a tal punto. Leader e il suo cazzo la ossessionavano. Da quando lui l'aveva inculata, chiedeva sempre al marito o a Gerardo di fare altrettanto. Allo studio, guardava adesso la giovane Marina con altri occhi. Certo, aveva sempre saputo che Claudio se la scopava, come si era scopato tutte quelle che l'avevano preceduta, ma ciò che la intrigava e la rendeva folle di gelosia era che la ragazza fosse la fidanzata di Leader. Per questo motivo la invidiava e la detestava nello stesso tempo mentre già immaginava dei piani viziosi per usarla come esca in modo da trare di nuovo il giovane capo dei motociclisti.
Un giovedì sera, Luisa si decise. Claudio era andato fuori città per un importante impegno di lavoro e non sarebbe tornato prima della sera tardi. Alle diciotto, come previsto, Gerardo arrivò allo studio. Marina lo introdusse subito nell'ufficio della padrona e, appena richiusa la porta, Luisa si precipitò nelle braccia del giovanotto per baciarlo sulla bocca.
“Non so se ho fatto bene a venire qui... Se tuo marito tornasse all'improvviso...” disse lui dubbioso.
“Non ritornerà prima delle undici, non preoccuparti. Fammi invece vedere subito il tuo cazzo...”
Gerardo si appoggiò al ripiano della scrivania davanti a Luisa e lasciò che lei gli aprisse il fischio dei pantaloni. La viziosa si era, intanto, sollevata la gonna e aveva spalancato le cosce inguainate nelle calze nere per mostrargli che non portava le mutandine. Lui la guardò inghiottire, nella sua bocca, il suo glande già gonfio mentre lei, con le unghie laccate, gli titillava i testicoli. Poi scostò indietro la testa per ammirare il risultato: Gerardo era lì, davanti a lei, con la verga eretta e quella sua aria da ragazzino sempre imbarazzato.
Eccitata da questo spettacolo, Luisa cominciò uno spogliarello togliendosi il golfino e abbassandosi la gonna per scoprire le sue natiche e il suo pube dai peli bruni e ricciuti ma tenendo le calze nere e le scarpe coi tacchi a spillo. Il suo pungente odore di femmina invase l'ufficio. Traspirava e il suo corpo era lucido di sudore.
Luisa si avvicinò a Gerardo che cercò di palparle le tette, ma lei lo respinse per toglierli la camicia e abbassargli i calzoni mentre lui la lasciava fare passivo.
“E se entrasse qualcuno?”
“Ho ordinato alla mia segretaria di chiudere lo studio. C'è solo lei in ufficio.”
Spinse via Gerardo dalla scrivania e prese il suo posto, il culo contro il ripiano e le cosce spalancate appoggiate sui cassetti aperti ai due lati. L’odore del suo sesso si fece ancora più acuto. Con le mani si apri oscenamente la fessura. Gerardo fissava quel foro offerto, rosso fra le piccole labbra e, più in basso, il buchetto crespo del sedere.
“Svelto, mettimelo dentro, mio piccolo Gerardo... ho troppa voglia.”
Lui non si fece pregare e, pregustando il piacere infilò il fallo dentro quella passera invitante. Luisa si lasciò cadere all'indietro, sul ripiano della scrivania appoggiata ai gomiti, i capezzoli cretti e i seni duri
“Oh, come mi piace, piccolo Gerardo... devi farle durare a lungo.”
“Sì...” ansimò lui.
Intanto la stringeva alle anche mentre andava e veniva in quella vagina vellutata, i testicoli che battevano contro le chiappe di lei. Ad ogni affondo, l'odore di femmina che si sprigionava dal sesso di Luisa si faceva sempre più pungente. Gerardo stava guardando, affascinato, la sua verga entrare e uscire da quella fessura umida quando Luisa, con suo grande stupore, allungò una mano e pigiò il bottone dell'interfono.
“Marina! venga un attimo nel mio ufficio a prendere la cartella della posta. Ci sono delle lettere urgenti da spedire...”
Gerardo guardò l'amate esterrefatto ma Luisa lo fissò sorridendo.
“Continua pure, piccolo Gerardo, non distrarti.”
“Ma... la tua segretaria...”
Non ebbe il tempo di finire la frase che Marina era già entrata. Vedendo quello spettacolo, la ragazza si immobilizzò sulla soglia.
“Oh... Scusatemi, non sapevo.”
“Entra, entra pure, Marina,” disse Luisa. “La cartella della posta è sul mobiletto... Più forte, Gerardo!
Chiavami più forte...”
Lo sguardo basso e le gote in fiamme, Marina si diresse verso il mobiletto posto accanto alla scrivania sulla quale il giovanotto stava scopando la sua padrona. Quando lei le fu abbastanza vicina, Luisa l'afferro per un braccio.
“ll mio amico Gerardo... quello a cui hai battuto a macchina l'atto di successione... Ebbene, è da un po' che vorrebbe scoparsi una puttanella come te...”
Gerardo adesso, si muoveva più lentamente nel sesso di Luisa. Non capiva nulla di ciò che stava succedendo ma il fatto di chiavare la padrona davanti alla segretaria che poteva vedere il suo cazzo entrare e uscire da quel sesso spalancato, lo eccitava enormemente.
Ma io non sono quel tipo di donna, signora Baroni” cercò di difendersi la ragazza.
“Non fare la santarellina con me. So benissimo che scopi con mio marito. Lui me l'ha confessato!”
Marina esplose in singhiozzi.
“Mi ha costretta! Io non volevo... glielo giuro! La prego, non mi metta alla porta...”
Luisa spinse via Gerardo il cui fallo usci da lei con un rumore di mucose umide che si scollano e poi si avvicinò a Marina con le sopracciglia aggrottate.
“Non vedo che una sola possibilità perché tu possa conservare questo posto ed è quella di fare un piacere al mio Gerardo... Su spogliati!” Luisa, con un gesto improvviso, le strappò la camicetta di dosso denudando i suoi seni sodi dalle areole rosate.
“Levati la gonna, brutta puttanella!”
“Quello che lei vorrebbe costringermi a fare è disgustoso...”
Ma, nonostante questa patetica protesta, la ragazza fece scivolare la sottana sul pavimento. Nuda, a parte gli slip, gli occhi pieni di lacrime, attendeva ora, tremante, il suo destino, Luisa le infilò una mano sotto gli slip e le tolse anche quelli.
“Lei vuole vendicarsi di me, ma è suo marito il porco!” protestò ancora Marina. Per tutta risposta, ricevette un violento ceffone che la fece gridare per il dolore e la sorpresa.
“Non mi colpisca più... Farò tutto quello che mi chiede, ma voglio conservare il mio lavoro”
“Vedremo. Ora succhialo.”
Marina si inginocchiò davanti al giovanotto con aria sconfitta ma Luisa la fece rialzare prendendola per il braccio e le ordinò di salire a quattro zampe sul ripiano della scrivania, il culo all'aria e la bocca all'altezza del sesso di Gerardo. Dopo aver ubbidito, la povera segretaria si impossessò del fallo del giovanotto, che con tutto quel trambusto si era un po' ammosciato, e cominciò a riportarlo in vita con sapienti colpi lingua. Luisa, intanto, era andata a mettersi dietro alla ragazza per ammirare la sua deliziosa fessurina circondata da peli biondi ed anche il buchetto del sedere che sembrava un piccolo fiore viola. Davanti a questo spettacolo sentì un brivido attraversarla. Di una sua avventura lesbica giovanile aveva mantenuto un ricordo eccitante anche se non l'aveva mai più fatto con una donna. Adesso, sentì di desiderare questa fanciulla, che andava a letto con Leader e con suo marito e che, oltre tutto, era così giovane e così bellina e l'impulso di schiacciare la bocca su quel culetto rosato e su quella fessura umida si fece prepotente. Non riuscendo più a resistere, mentre Marina continuava a succhiare la verga di Gerardo, Luisa posò le labbra su quel solco invitante cominciando ad aspirare la passera e l'ano della ragazza.
“Oh no, signora Baroni! Questo no! Da lei non voglio!” Ma Luisa continuò a succhiare senza ascoltarla, insinuando la punta della lingua in quella topina umida di umori mentre Marina, di nuovo sconfitta, riprendeva in bocca il fallo del giovanotto e, suo malgrado, si lasciva sfuggire piccole grida di godimento.
“Oh, signora Baroni... Lei è pazza... Non bisogna… Oh no, il suo dito nella mia vagina no! Nel mio sedere” Sorda a quei lamenti, la Baroni continuava a lappare quei fori dilatati, infilando le sue dita il più a fondo possibile in ognuno di essi. Dalle rapide contrazioni he sentiva intorno a questi, capiva che la ragazza aveva cominciato a godere. Marina agitava il suo culetto, sospirando di piacere mentre leccava il fallo di Gerardo.
Quando, però, il giovanotto si lasciò sfuggire un gemito più profondo, Luisa lasciò la sua preda per correre fra i due e separarli. Stringendo alla base la verga del suo amante, afferrò Marina per un braccio e lasciò che lo schizzo di sperma di quel fallo pulsante andasse a cadere sui capelli della bionda, ma anche sui suoi occhi, e sulle sue gote.
“Oh no, è disgustoso! No...”si lamentava questa, ma Luisa la teneva ben stretta per impedirle di sottrarsi a quei getti cremosi. Proprio in quel momento, si udì il rumore della moto di Leader che stava parcheggiando davanti allo studio.
“Vestiti che ti stanno aspettando. E non asciugarti!”
Piagnucolando, Marina si infilò la gonna stazzonata e la camicetta strappata in più punti e rimasta quasi senza bottoni. Il suo volto era arrossato e maculato di sperma. Mentre Gerardo si faceva cadere su una poltrona, Luisa raccolse le mutandine della ragazza e gliele lanciò.
“Eccoti un piccolo ricordo, mio piccolo Gerardo,”
disse ridendo. Poi, afferrata di nuovo la sua segretaria per un braccio, la trascinò verso la porta.
“Ma lei è matta... Non vorrà che esca in questo stato? Sono piena di sperma dappertutto. Le mie vesti sono tutte strappate. Il mio fidanzato mi ammazza se mi vede così e poi ammazza anche lei!” gridò Marina sconvolta.
“Non preoccuparti per me. lo no ho paura delle sue rappresaglie! Il tuo moroso si chiama Leader, non è vero? Quello con il cazzo grosso. Avanti fila!”
Approfittando dello sconcerto della ragazza, Luisa la spinse fuori e poi tornò subito nel suo ufficio
Andandosi a mettere accanto alla finestra per godersi la scena.
“Oh Luisa... perché ti sei comportata così con quella povera ragazza?” le chiese Gerardo, ancora stravaccato sulla poltrona.
Lei non rispose. Stava osservando Leader che prendeva a schiaffi Marina in mezzo alla strada, urlandole che era una puttana. La ragazza si mise a correre piangendo e lui la inseguì sulla motocicletta per riacchiapparla. I due sparirono dietro l'angolo della strada. Luisa si sentiva contenta di sé. Se il suo piano fosse andato nel modo giusto, fra poco Leader l'avrebbe violentata di nuovo. Eccitata da questa prospettiva, si avvicinò a Gerardo.
“Mettimi dentro il tuo grosso cazzo, amore mio.”
Il giovanotto, davanti a tanta oscenità, senti che stava tornando in erezione e si affrettò ad ubbidire dicendo:
“Luisa... Sei un demonio... Oh, Luisa.”
Lei ebbe subito un nuovo orgasmo ancora prima che la totalità della verga di lui le fosse entrata nel culo.

Luisa Baroni respinse con gentilezza, ma con fermezza, la mano di Roberta Pardi che cercava di insinuarsi sotto la sua corta gonna per toccarle le cosce, Seduto di fronte alle due donne, Gerardo, un bicchiere di porto in mano, non riusciva a credere né ai suoi occhi né alle sue orecchie. Era stato lui a provocare l'incontro delle due vecchie compagne di scuola che avevano avuto un'esperienza omosessuale al tempo in cui frequentavano il liceo, come Luisa che peraltro ignorava che Gerardo scopava anche con sua zia aveva confessato al suo giovane amante.
Roberta e Luisa si erano perse di vista da molto tempo, ma l'esperienza con la propria segretaria aveva riportato alla memoria della moglie del notaio le sue antiche avventure lesbiche. Qualche giorno più tardi, mentre Gerardo le parlava di sua zia, le era tornata la voglia di rivederla e aveva convinto Gerardo a farla invitare per un aperitivo nella casa di Roberta. Quest'ultima era stata ben lieta di accontentarla e i tre, seduti in salotto, avevano, per un po', parlato del più e del meno fin quando Roberta aveva allungato una mano cercando, sotto lo sguardo stupefatto del nipote, il cui unico scopo era stato ingenuamente soltanto quello di far incontrare di nuovo due vecchie compagne di scuola - di infilarla sotto la gonna dell'amica.
Luisa, anche se aveva allontanato quella mano, senti il rossore imporporarle le guance mentre ondate di calore le invadevano il basso ventre. Sotto la camicetta, i suoi capezzoli si indurirono.
“Sono desolata, mi è rimast0 solo un dito di porto” disse Roberta certo come scusa,
“Gerardo, Vuoi essere cost gentile da andare a comprare un'altra bottiglia?”
Quando il nipote fu uscito, Roberta guardo l'amica dritto negli occhi,
“Finalmente sole, Luisa.. ho sempre pensato molto a te”
Era la prima volta, da tempo, che Luisa si sentiva imbarazzata. Roberta le si avvicino e le poso di nuovo una mano sul ventre,
No, Roberta, non credo che questa sia una buona
“Permetti almeno che ti baci, in ricordo dei vecchi tempi” Luisa la lasciò fare e l'altra ne approfitto per infilarle la lingua fra le labbra e palparle i seni.
“O no, no...” ansimò Luisa. Ma la lingua di Roberta stava già giocando con la sua e la sua mano era già scivolata sotto la camicetta per pizzicarle i capezzoli eretti.
“Alzati in piedi, Luisa. Alzati..."
“No, non insistere... per favore. Lo sai bene che sono sposata.”
Tuttavia cedette alla richiesta dell'amica che, sollevata la sottana, aveva allargato le cosce attirandola a sé.
“Sposata! Certo! Come se non sapessi che vai a letto con mio nipote. Quindi smettila di fare la commedia.”
Luisa non sapeva più che comportamento tenere. Roberta la circondò con le braccia e le apri il gancio della sottana che cadde al suolo.
“Fammi vedere la tua passera. È ancora cosi pelosa? Ti ricordi di quando ci guardavamo nude davanti allo specchio e ci masturbavamo?” Anche le mutandine di Luisa finirono sul pavimento.
“Roberta, ascolta! Gerardo può tornare da un momento all'altro...”
“No, c'è ancora tempo. Oh, ti prego, fammi vedere la tua passera...”
Luisa lasciò che l'altra le divaricasse le cosce e infilasse dentro la testa. Un brivido improvviso la scosse: Roberta le stava leccando la clitoride e anche l'ano!
“Hummmm... Hai lo stesso buon odore di una volta e anche lo stesso sapore. Spogliati!”
“Ma è una follia!”
Tuttavia, Luisa si tolse tutti i vestiti. Roberta schiacciava il volto nel suo inguine, passava la sua lingua sul suo ano che si apriva come un fiore al mattino. In piedi, completamente nuda se non per i tacchi a spillo, la signora Baroni offriva il suo culo all'amica che lo leccava avidamente. Molti uomini avevano fatto la stessa cosa con lei, ma qui si trattava di una donna e questo eccitava Luisa ancora di più. Senti che la sua volontà si indeboliva. Il rischio era troppo grande. Se Gerardo le avesse sorprese come avrebbe potuto reagire? Decise che avrebbe promesso all'amica di tornare in un altro momento, quando sarebbero state sole.
“Luisa, ho la passera in fiamme, leccami anche tu...” le disse Roberta offrendole la passera.
Con un enorme sforzo, la signora Baroni si sciolse dall'abbraccio: “No, non adesso. Tornerò un'altra volta. Ora voglio rivestirmi. Dov'è il bagno?”
Facendo buon viso a cattivo gioco, ma già con un piano in testa, la pasticcera si alzò e guidò l'amica fuori dal salotto lungo un corridoio fino alla sua stanza segreta. Una volta entrate, Roberta si chiuse la porta alle spalle e accese la luce. Vedendo il letto, le poltrone, lo sgabello e le sbarre munite di corde e di anelli, Luisa sentì il cuore mancarle.
“Ma... dove mi hai portato?”
“Ti prego, lasciami fare... dirò a Gerardo che te ne sei andata e troverò il modo di spedirlo per un'altra commissione...”
Luisa capiva benissimo a cosa servivano tutti quegli attrezzi. Uno dei suoi amanti possedeva lo stesso armamentario e per un po' lei l'aveva assecondato nelle sue fantasie sadiche. La volta, però, che questi aveva preteso di frustarla con un gatto a nove code, lei lo aveva mandato a quel paese. Nonostante ciò, conservava di quell'esperienza un ricordo eccitante e quando, bruscamente, Roberta la spinse contro le sbarre e si tolse la camicetta per mostrarle i suoi piccoli seni dai capezzoli gonfi, Luisa si abbandonò. Senza capire come, si ritrovò con il corpo nudo dell'amica che si sfregava contro il suo:
“Lasciami fare,” disse di nuovo quest'ultima. Automaticamente, Luisa alzò le braccia e Roberta le legò i polsi alle sbarre e poi anche le caviglie in modo che le sue gambe fossero aperte al massimo. Prigioniera consenziente, Luisa senti che la sua clitoride si gonfiava.
“Cosa vuoi farmi, adesso?” chiese con un tono che tradiva l'eccitazione. Per tutta risposta, Roberta le si avvicinò e cominciò di nuovo a passarle la lingua su tutto il sotto le ascelle, poi sui seni. Luisa gemeva. La sua vagina palpitante colava umori.
“A cosa ti servono tutti questi strumenti? Chi porti qui, di abitudine?” mormorò Luisa.
“Delle giovani donne che hanno bisogno di essere educate... Io sono la loro padrona...”
Questa confessione eccitò la Baroni ancora di più.
“Roberta... fammi quello che fai a loro.”
Luisa, alla quale era sempre piaciuto dirigere gli uomini, si sentiva, di colpo, sottomessa e desiderava essere dominata. Roberta si staccò da lei e andò ad aprire un cassetto da un mobile situato in un angolo della stanza.
“Che stai facendo? Ohhh...” ansimò Luisa. Roberta le aveva fissato sui capezzoli due pinze corpo, prima dentate. Il dolore attraverso il petto della donna come il morso della corrente elettrica,
“Oh no, mi fa troppo male. Toglimele subito!”
“Bisogna prima soffrire per poter, in seguito, apprezzare la dolcezza del godimento le rispose l'amica agitandole davanti agli occhi un fallo artificiale doppio con una sporgenza più grande dell'altra. Messasi in ginocchio, le infilò il fallo più grosso nella vagina. Luisa urlò di dolore e di piacere mentre il sudore le imperlava la fronte. Subito dopo, senti che il fallo più piccolo le veniva spinto nel retto. Grido di nuovo e si agitò inutilmente nei suoi legami. Avrebbe voluto espellere quell'oggetto ma non poteva.
“Ti prego, Roberta, mi fa troppo male. Levalo...”
“Mi dispiace, cara, ma dovrai restare cosi per un po' di tempo. Questo è il mio metodo... A presto.”
Luisa aveva accettato il gioco per godere, non per essere un trastullo nelle mani dell'amica. Fuori di sé, si mise ad urlare:
“Slegami subito, sporca lesbicaccia! Slegami che voglio uscire di qui!”
Troppo abituata a sentire queste proteste, Roberta non si scompose minimamente. Era certa che, in seguito, Luisa avrebbe gustato maggiormente la dolcezza e le carezze e sarebbe stata pronta a tutto come Noemi e come le altre. Dopo aver messo davanti all'amica un grande specchio montato su delle rotelle, in modo che potesse guardarsi ed eccitarsi da sola, Roberta uscì dalla stanza senza una parola.
Rimasta sola, Luisa continuò a urlare la sua collera fin quando il suo sguardo non cadde sul suo corpo riflesso nello specchio: lo spettacolo osceno dei suoi seni stretti nelle pinze e del suo sesso e del suo ano penetrato dai due falli artificiali congiunti le procurarono un violento brivido di eccitazione. Di colpo desiderò di godere. Dolore e piacere si confondevano ormai in lei.
“Vieni Roberta, vieni che ho voglia di godere,” mormorò. Ma nessuno poteva ascoltarla. Allora pensò a Gerardo che certo la stava cercando.
“Gerardo, vieni a chiavarmi... Vieni ad infilarmi il tuo grosso cazzo... Vieni!” Mentre così evocava il giovane amante, Luisa ebbe un orgasmo terribile. Dall'altro lato della pesante porta, che celava la
stanza segreta, Gerardo trovò la zia che lo aspettava completamente nuda e con le cosce aperte. Subito la sua verga si fece durissima.
“Scusa, zia, dov'è Luisa?”
“Vieni a mettermelo subito dentro, piccolo sporcaccione! Vieni a rompermi la figa,” disse Roberta ignorando la domanda del nipote. Gerardo si abbassò i pantaloni sfoderando la verga eretta e penetrò quella passera spalancata senza pensarci oltre.
“Così va bene, mio caro. Sborrami dentro, riempimi tutta... Come ce l'hai grosso e lungo...”
Gerardo si chiese quanto tempo sarebbe riuscito a trattenersi prima di venire in quella guaina calda che gli avvolgeva, carezzevole, il membro. L'odore di femmina in calore gli pungeva le narici. Si muoveva sempre più in fretta e, ad ogni colpo, faceva trasalire il corpo grassottello della zia i cui piccoli seni gli danzavano davanti agli occhi.
“Non posso stare più a lungo, zia... Mi ecciti troppo!”
“Si, non preoccuparti! Vieni, vieni pure che dopo ti farò una bella sorpresa... Schizzami tutto bene in fondo... siì... siì...”
Dopo aver provato un ennesimo orgasmo, Luisa strinse i denti ed ebbe l'impressione di stare per svenire. Da più di un'ora, attaccata alla sbarra, le cosce aperte, aspettava che la sua vecchia amica tornasse.
Piantato nella sua vagina e nel suo ano, il doppio fallo artificiale le aveva procurato un orgasmo dietro l'altro. l dolore delle pinze alle mammelle, aumentava la sua sensibilità mentre la propria immagine, riflessa nello specchio, la eccitava ulteriormente. Il respiro che le mancava, udì la porta aprirsi. Finalmente Roberta tornava e il suo supplizio sarebbe terminato.
“Ohhh Roberta, slegami, non ne posso più!”
Subito, però, la voce le mori in gola. Non era stata Roberta ad entrare ma Gerardo, nudo, con la verga eretta e il glande rosso e gonfio. Il suo giovane amante la fissò dalla testa ai piedi esterrefatto, un tic nervoso che gli deformava il labbro inferiore. Dietro di lui, apparve Roberta anche lei nuda che, facendo girare un braccio intorno ai fianchi del nipote, afferrò la sua verga eretta cominciando a masturbarla vigorosamente. Non credendo ai suoi occhi, Luisa senti che la sua vagina si contraeva intorno al fallo artificiale ei suoi seni si gonfiavano.
“Non ti vergogni, con tuo nipote”” disse con aria di rimprovero che suonò tuttavia falsa anche alle sue stesse orecchie.
“Allora, Gerardo, che ne pensi della mia piccola sorpresa?” disse Luisa ridendo. Gerardo non rispose. Era troppo stupito per farle Intanto Luisa aveva preso a pregare:
“Staccatemi da qui, vi scongiuro, non ne posso più.” Finalmente, Roberta le si avvicinò e le tolse prima le pinze dai seni e poi, senza alcun riguardo, i falli artificiali dalla passera e dall'ano. Gerardo, guardava in silenzio ma, dentro di sé, era eccitatissimo al pensiero che avrebbe scopato le due donne contemporaneamente. Quando Roberta la sciolse dalle corde che la tenevano avvinta alle sbarre, Luisa, per non cadere per terra, dovette appoggiarsi alla spalla dell'amica.
“Andiamo, vieni,” le ordinò quest'ultima. Trascinandola nel corridoio, la condusse nella propria camera dai muri e dal soffitto foderati di specchi e, spintala sul letto, senza darle neppure il tempo di riprendersi del tutto, le incollò la bocca sulla vagina dilatata aspirando le sue mucose sensibili in cadenza. Nonostante la stanchezza, Luisa si arcuava ad ogni colpo di lingua dell'amica, gemendo forte quando questa scendeva sul suo ano aperto come un cratere di carne.
“Roberta, oh... è troppo bello... Gerardo, presto, vieni anche tu!”
Eccitatissimo, il giovanotto si inginocchiò accanto al volto di Luisa che subito gli risucchiò il glande nella bocca, mentre, con le dita affusolate, gli carezzava i testicoli. Ormai desiderava solo godere e ancora godere e godere. Il suo ventre bolliva e così pure il suo seno.
Quando Roberta smise di leccarla, Luisa lanciò un piccolo grido di disappunto, ma subito l'amica le montò sulla faccia e le appoggiò la passera sulla bocca mente Gerardo, trovando la via libera, si immerse nel suo sesso con tutta la verga.
“Oh, Gerardo...sì... Gerardo...” mugolò Luisa.
Gerardo, prese a scoparla come un forsennato, eccitato anche dalla vista del grosso deretano della zia accovacciato sul volto della signora Baroni che lo leccava senza ritegno.
Luisa tornò più di una volta a casa di Roberta per scopare a tre con Gerardo, ma anche per ritrovarsi da sola con la pasticcera. Quest'ultima l'aveva iniziata ai suoi giochi viziosi e, insieme, si occupavano delle giovani donne che Roberta reclutava nel suo negozio.
Gerardo partecipava anche lui a questi incontri e godeva moltissimo nello scoparsi senza fatica tutte
queste giovani fighette. Il giovanotto aveva rinunciato al suo lavoro nella capitale e Luisa lo aveva preso con sé allo studio in modo da poter fare l'amore con lui ogni volta che il marito si assentava. Leader non si era più fatto vedere ma aveva lasciato Marina e quest'ultima partecipava adesso ai giochi della padrona e di Gerardo. Spesso, tornando a casa, la ragazza aveva l'impressione di riconoscere l'odore di Leader nell'appartamento dove continuava ad abitare con la madre ma questo non la inquietava più di tanto. Aveva ormai scoperto l'amore fra donne e non c'era giorno più bello per lei di quando si faceva inculare da Gerardo mentre succhiava la passera grassoccia della sua padrona. Questo era proprio ciò che stava accadendo quel pomeriggio allo studio. Nello stesso momento, in una camera di albergo fuori città, Claudio Baroni attendeva con ansia l'arrivo di Mario, il motociclista che aveva rincontrato per caso due giorni prima e di cui sognava da quando il giovanotto lo aveva succhiato durante la violenza alla moglie.
Alla fine Mario arrivò e, come convenuto, intascò le centomila lire prima di mettersi nudo e sdraiarsi sul letto con il notaio.
A qualche chilometro di distanza, Leader stava bellamente inculando Marta, la madre di Marina, dopo che questa aveva fatto il giro dei suoi amici motociclisti che l'avevano accompagnato, Leader non voleva più sentire parlare di Marina anche se non aveva del tutto abbandonato l'idea di scopare di nuovo Luisa davanti al marito. Per il momento, tuttavia, si limito ad inviare un getto di sperma bollente nel retto di Marta.
“Ancora, ancora!” urlò questa, insaziabile. Era esattamente la stessa cosa che, in quel preciso istante, stavano gridando il notaio Baroni, mentre la verga di Mario si svuotava nel suo sedere e la bella Marina, mentre quella di Gerardo faceva lo stesso con il suo.
Quanto a Roberta, lei non gridava nulla contentandosi di sgranocchiare una coscia di pollo e di bere un sorso di Borgogna. La pasticcera aveva chiuso il negozio prima del solito e, mentre mangiava, ascolta va i gridolini di piacere di Noemi che provenivano dalla sua stanza segreta di cui aveva lasciato la porta accostata.
“Roberta! Signora Roberta! venga presto...Ho voglia di godere... non mi faccia aspettare...”
Si, non c'erano dubbi, si trattava di giochi viziosi ma quanto divertenti! Fra i pochi, comunque, di cui si può godere in questa valle di lacrime.

FINE
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