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Le mie calde allieve - Capitolo 6


di Giangi57
20.01.2020    |    3.608    |    0 9.4
"Quello stesso giorno dovevamo partire..."
Le mie calde allieve - Capitolo 6

Il mercoledì successivo la madre di Mariella venne a prenderla al Conservatorio e non ebbi così modo di riaccompagnarla. Inoltre, il periodo del Ramadan stava per iniziare e Samira fu dispensata dall'ora di educazione fisica, il che mi privò di qualche buona occasione.
Questa astinenza provvisoria mi scatenò un'infinita serie di fantasie erotiche. Di sera mi mancavano le mie ragazze e mi consolavo disegnandole su dei fogli di carta.
Non erano difficili da disegnare: erano tondette entrambe, bene in carne, con piedi piccoli e capelli scuri. Non era difficile riprodurle. Samira era un po' più grassottella di Mariella e aveva mammelle
più grosse. I lineamenti del suo volto davano maggiori problemi perché le loro caratteristiche collimavano: labbra sensuali che esprimevano ghiottoneria, naso a patata, guance piene. A livello degli occhi riuscivo a cogliere le differenze: le palpebre di Samira erano molto alte e le conferivano un che di languido. Non ero affatto insoddisfatto di come ero riuscito a cogliere l'espressione di Mariella con quel suo taglio particolare degli occhi allungati e allegri, nei quali mi piaceva pensare di aver scorto la scintilla del vizio.
Le mie fantasie le univano, come potevo non desiderarle entrambe? In piedi o distese l'una accanto all'altra si accarezzavano, si baciavano, si eccitavano a vicenda. La lingua di Mariella viaggiava nella gatta generosa di Samira, sotto il vello folto e nero. E poi il suo volto spariva a metà tra le natiche rotonde. In un altro schizzo la giovane araba infilava le dita nelle intimità spalancate della sua compagna, per poi toglierle e sostituirle con una grossa candela. Dopo di che arrivava il gatto e si dava alla pazza gioia tra le due lesbiche che gli offrivano a turno la figa per farsela leccare. Mariella prestava il suo volto all'amica mentre le stava seduta sopra, all'altezza delle labbra e godeva divorata da Samira, osservando il gatto che le leccava la figa...
Uno si consola come può. Davanti a quei disegni io mi masturbavo come una bestia...
Si arrivò alla fine del mese di maggio. I ragazzi che sarebbero venuti a fare lo stage con noi, non parlavano d'altro. Silvia aveva appiccicato al muro tutte le informazioni, davanti alla stanza degli accompagnatori, e aveva distribuito i moduli per l'iscrizione che dovevano essere firmati dai genitori. Aiutai anch'io i miei colleghi a organizzare materialmente quella vacanza, però giustamente pensavo che le mie due colleghe fossero assai più competenti di me per questo genere di compiti.
D'altro canto Silvia non mi chiedeva nulla e si considerava fortunata che io me ne stessi buono e tranquillo. L'anno prima eravamo andati in Maremma in un campeggio per una vacanza di cinque giorni e io ero stato la causa delle sue più gravi preoccupazioni.
Da quel giorno era solita dire che gli allievi non davano problemi ma che la persona che doveva essere sorvegliata ero io.
Mi aveva definito un fenomeno imprevedibile e da me si aspettava sia il meglio sia il peggio.
Due fatti di rilievo avevano chiarito a Silvia le idee su di me durante quel periodo in Maremma.
Per primo, alla piscina scoperta mi ero preso a botte con dei vicini maleducati che stavano maltrattando i nostri ragazzi, i quali tuffandosi li avevano inondati. Avevo tagliato corto alla discussione martellandoli di pugni, in modo piuttosto disordinato ma efficace, e questo davanti a trenta ragazzi che mi guardavano attoniti. Quella storia non ebbe seguito ma la mia popolarità ne usci molto rafforzata! In seguito conclusi il mio primo exploit sessuale con una allieva! E subito dopo venni a sapere che Silvia ne aveva fatto quasi una malattia.
Maria Teresa era un'adolescente grassottella che ripeteva la terza classe. Sempre in mezzo ai maschi sfuggiva a quasi tutte le attività sportive, andandosi a nascondere. Oltre che emancipata era anche molto pigra.
L'ultimo giorno di vacanza voleva festeggiare il compleanno e noi insegnanti ce n'eravamo andati lasciandola con i suoi amici a strimpellare la chitarra, attorno a un fuoco acceso in mezzo al bosco. Oltre l'ora di rientro collettivo.
Era mezzanotte e stavo cercando di prendere sonno quando sentii grattare sulla tenda. Qualcuno stava tirando su la cerniera lampo.
Maria Teresa entrò carponi e mi si avvicinò chiedendomi se dormivo. Mentre le rispondevo con calma di no, lei richiuse la tenda.
«Gianni, devo dirti una cosa!».
«Ho voglia di fare l'amore!».
Mi raschiai la gola e cercai di parlare con estrema chiarezza.
« Ragazza mia, fa' quello che vuoi. Ma cerca di comportarti con molta discrezione, in modo che nessuno lo venga a sapere. Mi hai capito?».
« Ma Gianni, non è possibile !».
«Come, non è possibile? ».
« Perché l'uomo con il quale ho voglia di fare l'amore sei tu!».
Segui un breve silenzio durante il quale mi sforzai di studiare la situazione. Poi il desiderio oscurò la mia lucidità di insegnante alle prime armi. Maria Teresa era appetitosa e io cedetti.
Spogliatasi in un baleno, lei venne a sdraiarmisi vicino. I suoi lunghi capelli si erano portati appresso l'odore della legna bruciata. Il suo alito sapeva di tabacco e di gomma da masticare, dalla sua pelle giovane esalava un miscuglio di acqua di colonia, di sudore e di cloro usato come disinfettante per la piscina. Quanto al suo vello pubico folto e riccio, dissimulava una fenditura rorida che sapeva di pesce e di pipì...
Dato che Maria Teresa non prendeva la pillola l'avevo sodomizzata tutta la notte. Il suo ano elastico rinchiuso tra le natiche grasse aveva inghiottito la mia spada senza che lei protestasse troppo. Profondamente eccitato da quella puttanella un po' sciatta, avevo dato il meglio di me e credo che lei lo avesse apprezzato.
Silvia, anche se non seppi mai come fosse venuta a conoscenza di questo mio misfatto, mi aveva apprezzato molto meno, ma oramai il male era fatto.
Quello stesso giorno dovevamo partire.
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