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Lui & Lei

Le mie donne - prime esperienze – 4


di Giangi57
18.08.2022    |    782    |    0 8.7
"Già mi stava slacciando la cintura..."
Le mie donne - prime esperienze – 4

L'ultimo giorno che trascorsi con Teresa fu allo stesso tempo travolgente per il piacere che prendemmo e... doloroso per la consapevolezza che da allora non ci sarebbe stato più nulla fra di noi.
La raggiunsi in cucina dove già la caffettiera gorgogliava. Un soave profumo si diffuse tutto attorno mentre Teresa versava la nera bevanda nelle tazzine. Era rimasta nuda, ne fui contento perché questo significava che la ragazza voleva ancora dare e ricevere piacere.
Bevemmo il nostro caffè in piedi come chi ha fretta di passare a un'attività più interessante; prese la mia tazzina e mi guardò di sott'ecchi.
- Sai Leo ... ti ho detto una bugia... - quando arrossiva era ancora più bella.
- Non é vero che non potevamo farlo... Ho detto cosi perché volevo provare a riceverlo nel... oh lo sai! Cosa penserai di me? -
Si era girata confusa con le tazzine in mano, mi appressai e l'abbracciai baciandola sulla nuca con le mani a coppa sulle sue tettine quasi temessi che prendessero il volo. Si appoggiò all'indietro premendo il sedere contro il mio pene, muovendolo in modo deliziosamente provocante malgrado lo sentisse ancora molle.
- Penso che hai voluto provare a far godere il tuo culetto! Anche con Roberto lo hai fatto? -
Non dovevo dirlo, la sentii irrigidirsi, sfuggì al mio abbraccio per andare a posare le tazzine nel lavabo, Ritornò per piantarsi davanti a me.
- Cosa ti viene in mente? Se avesse solo provato lo avrei lasciato subito, se vuole farlo vada con una di quelle! Certe cose non si chiedono ad una fidanzata, l’avrei considerata una grande mancanza di rispetto! -
Ero confuso, ma una domanda dovevo fargliela.
- Scusa ma... perché con me hai voluto? - la sua espressione si addolcì.
Perché sei mio amico, con un amico si può fare tutto, specie le cose che non si osa fare con chi dovrà diventare tuo marito. -
Oggi a distanza di anni mi assale una grande nostalgia al ricordo di quelle parole e della totale mancanza di senso morale che Teresa in certe occasioni rivelava sotto un'apparenza candida e ingenua, ma allora...
La strinsi e mentre la baciavo le mie mani vagavano sulla pelle liscia della sua schiena, il ventre proteso per farle sentire contro il pube il pene che si stava risvegliando. Cielo come mi piaceva il sedere che stavo accarezzando, lungi dall'opporsi lei divaricò leggermente le gambe lasciando che le mie dita si insinuassero nel solco caldo poi più giù fino ad incontrare la morbida fichetta dal taglio umido ritornando poi fra le sue chiappette. Sospirò nella mia bocca poi scostando il viso chiese maliziosamente:
- Lo vuoi ancora il mio buchino? -
- Solo se tu vuoi ancora lì il mio cazzo! -
Ormai il pene era duro contro il suo ventre, sorrise compiaciuta strofinandosi contro l'asta.
- Certo ma... e la mia fichina? -
- Mi piace sempre, lo sai! -
- Ma adesso dove vorresti metterlo? - mi stava provocando, oh com’era deliziosa!
- Tu dove vorresti prenderlo? -
- Dappertutto, anche lì capisci?
Certo che capivo! La lasciai, si avvicinò al tavolo e a gambe divaricate si chinò su di esso poggiando le mani sui bordi quindi voltò il capo e con un sorriso chiese:
Ti piaccio così? -
Ero dietro di lei, il viso congestionato per il gran desiderio, il pene che oscillava lievemente per le pulsioni del sangue. Non credo siano molti i ragazzi che come me siano stati portati per mano a conoscere tutte le forme di piacere come Teresa aveva fatto con me. Da allora nessuna donna é stata provocante come la ragazza che ora aspettava bella e impudica che soddisfacessi le mie e le sue voglie. Mi appressai e le mani sui suoi fianchi premetti il pene fra i tondi emisferi, ma lei:
- Non ancora! Non vuoi prepararmi? -
Ero talmente eccitato che non avevo pensato che le avrei fatto male prendendola subito. Mi chinai quasi a inginocchiarmi... Oh era bello il culetto che avevo davanti, tondo e delicato allo stesso tempo con le mele delle sue natiche che non celavano nel loro solco, l'ano rosa talmente stretto che sembrava impossibile potesse ricevermi e appena sotto, la passerina che stentai a riconoscere vista da quella posizione con il rigonfiamento delle grandi labbra ricoperte da peli biondi e serici divisi dal taglio che mi parve più lungo, dal quale emergevano le ali sottili della deliziosa farfallina dischiuse come in attesa.
Fu proprio lì che applicai le mie labbra e come un assetato spinsi la lingua trovando subito il sapore del suo desiderio. Teresa si mosse lentamente sollevando il sedere per darmi in bocca la clitoride già tesa che mordicchiai, felice di udire i gridolini eccitati che la mia dolce maestrina emetteva.
- Oh basta... così mi farai venire! -
Lasciai la cara fichetta e risalii immergendo il viso nelle sue chiappette, l'ano era duro sotto la mia lingua, lo stuzzicai lungamente.
Oh si... si... bagnalo bene... cosi! Adesso infilalo... lo voglio! -
Mi alzai protendendomi sulla sua schiena, le mani sul tavolo per non schiacciarla, mosse il sedere appena sentì il membro, anch'io mi mossi cercando il solco delle sue natiche. Se avessi avuto ancora qualche dubbio su quello che voleva da me fui subito illuminato, portò la mano al mio pene e afferratolo lo guidò alla cieca strofinando il glande sulla rosellina bagnata della mia saliva, lo puntò con mossa decisa.
- Oh il tuo cazzo! Dai... dammelo ancora! -
Spinsi adagio timoroso di farle male ma lei aggrappata al tavolo e facendo forza sulle gambe arretrò col sedere spingendo ripetutamente, emettendo dei gridolini eccitati all'avanzare della verga che apriva l'ano affondando nel suo bel culo.
Ahhh... sei tutto dentro! -
Ora che ero in lei, sembrò calmarsi, io che avevo trattenuto il fiato respiravo affannosamente sulla sua nuca ma quando baciai il suo collo volse il capo impaziente.
- Ohhh... dai Leo ... dai! -
Continuai a baciarle il collo, la nuca mentre davo inizio ad un lento va e vieni. Teresa il viso voltato a metà aveva chiuso gli occhi e riceveva i miei affondi con dei lunghi:
- Ahhhh... Ahhhh... Che dicevano il suo gradimento e quando mi fermavo, era lei che spingeva avanti e indietro il sedere infilandosi sul pene, agitandosi per sentire contro la fichetta i miei testicoli.
- Ahhh... é bello sai? -
A tratti stringeva i muscoli dello sfintere sfidandomi a continuare per poi mordersi le labbra allorquando forzando lo stretto pertugio riuscivo a penetrarla.
In piedi dietro di lei, le cosce fra le sue cosce divaricate mi beavo del corpo prono, delle sue reni abbassate, del piccolo culo sollevato dentro il quale il pene appariva e scompariva. Mi accorsi che aveva passato un braccio sotto di lei e con le dita si accarezzava la clitoride, allora uscii dal bel culo e d'un sol colpo di reni entrai nella calda sua fica.
- Ahhh... caro! Mhhh... sai come far godere una ragazza! -
Scivolavo agevolmente nella fica bagnata, nella vagina che massaggiava dolcemente il pene per tutta la sua lunghezza, potevo affondare i colpi più rapidamente senza temere di farle male.
Sospirava forte Teresa, dimenandosi tutta come se il mio cazzo non fosse sufficiente a placare la sua voglia di piacere, arrivando a respingermi per provare una nuova posizione suggerita dalla sua fantasia.
Mi respinse e si girò con la schiena sopra il tavolo, poi scivolò verso di me, il sedere oltre il bordo, sollevò alte le gambe, le piegò offrendosi nella nuova postura. I peli ai lati del suo sesso erano incollati alla pelle, le labbra e la carne rosa della fichetta erano bagnati come erano bagnate le chiappette attorno all'ano.
- Mi piace vederti arrapato, anch'io lo sono tanto. Dai, cosa aspetti? -
Mi avvicinai, il cazzo si posò sulla fichetta calda, pulsante, mi chinai sulla sua bocca e subito la sua lingua avvolse la mia, dolce, suadente... Sollevai le reni per entrare in lei, anche Teresa sollevò il bacino, sentii il glande scivolare sulle carni bagnate, lei si sollevò ancora e... quando spinsi capii che era nell'ano che stavo scivolando, entrando con una facilita che mi stupì. Gemette nella mia bocca poi le sue mani respinsero il mio busto facendomi alzare.
Mhhh... così... così... -
Vidi il cazzo piantato nel culo della fanciulla, mossi le reni avanti e indietro, dapprima lentamente poi incoraggiato dai gridolini che udivo, più velocemente sbattendo contro le natiche aperte scuotendo il corpo disteso, spostandolo un po ad ogni colpo, costringendomi a prenderla per la vita per mantenerla ferma.
Ora solo le tettine si muovevano, lei vi portò le mani non per arrestarne l'oscillazione ma per accarezzarle, plasmarle, schiacciarle... Nel vedere come le sue mani malmenavano le care collinette mi chiesi come non provasse dolore mentre si brutalizzava i piccoli seni arrivando a tirarsi i capezzoli mentre se li pizzicava ma le sue grida erano inequivocabilmente di piacere e anche le sue parole non lasciavano dubbi.
- Ihhh... mhhh... dammelo tutto... Ahhh... si... nel culo... Ihhh... fai forte... mhhh sfondami... Ah come godo... come godo! Ahhh... dai... dai... -
Una frenesia mai provata prima si impadronì di me alimentata dalle grida della fanciulla in delirio che si contorceva lubricamente, dalla vista del cazzo che scompariva come ingoiato in un culo così bello che non fosse per le esclamazioni di godimento genuino che strappavo ad ogni affondo, la mia inculata sarebbe sembrata uno stupro osceno.
Quello che fece salire la mia eccitazione alle stelle erano le sue cosce spalancate e la fichetta che emergeva dai peli che la mia saliva aveva incollato e che l'ano dilatato dal pene respingeva verso l'alto facendola apparire più piccola e socchiusa come una boccuccia che aspetta l'omaggio di un pene... o di una lingua.
Oh come avrei voluto applicarvi la bocca, sposare con le mie le labbra piccole, che sembravano pulsare! Ne fui talmente attirato che uscii dall'ano e guidata l'asta nella cara fichetta l'affondai d'un colpo, ma lei...
- Ahhh... così mi fai venire! No... nel culo lo voglio! Mi fa godere e... il piacere dura di più! Ti prego... inculami ancora! -
L'accontentai subito. Quello che mi stupì fu la facilita con la quale ancora questa volta entrai nel suo culetto come se l'ano fosse rimasto aperto in attesa. Teresa non sapeva che le sollecitazioni alle quali il mio pene era sottoposto aveva fatto salire il mio piacere al limite della resistenza, il massaggio dell'ano attorno al membro negli affondi che la ragazza invocava rapidi e profondi, stava per farmelo superare.
- Oh Teresa... non resisto... ahhh... sto per venire! -
- Mhhh... anch'io... ohhh... dai... dai... non fermarti! -
Il mio orgasmo arrivò improvviso e...
- Ohhh... ti sento... ti sento... ah... ah... si... si... lo voglio tutto... ah... ahhh... si, riempimi... ahhh... ahhh... -
Capii che anche lei stava venendo dalle contrazioni che a tratti stringevano il pene in una morsa che ne rallentava la corsa a tal punto che il mio accanimento provocò ancora dolore al caro culetto. Strinse le gambe alle mie reni come per fermarmi poi le spalancò incitandomi a continuare e infine:
Ahhhhh... non ce la faccio più! Mhhh... finiscimi... ti prego! -
Estrassi quasi a forza il pene dall'ano dolorante e lo immersi nella morbida fica che lo avvolse col suo calore e adagiandomi su di lei la penetrai con lunghi colpi soffocando con la bocca le grida che presto si trasformarono il lamenti di piacere.
Quando tutto fu finito Teresa mi trattenne dentro di se accarezzandomi la schiena, baciandomi teneramente.
Questo é il ricordo più dolce che conservo del mio primo amore, pianse dicendomi addio ma due giorni dopo quando la vidi nella via principale a braccetto del fidanzato, raggiante e più bella che mai, cambiai strada e... fui io a piangere!

La signora Martini

Teresa rimase per sempre nel mio cuore, fu grazie a lei che conobbi i primi turbamenti e il piacere preso senza rimorsi, ma fu grazie a lei che osai avventurarmi nell’esplorazione dell’universo femminile, contraddittorio ma incantevole ed affascinante come lo era la signora Bolis, sua figlia e altre di cui narrerò nei prossimi capitoli sperando di non annoiare i lettori.
Il mese d’agosto fu per me un inferno, il pensiero che Teresa non sarebbe mai più stata mia era insopportabile, così a settembre trovai in città un convitto di padri gesuiti che facevano pensione a studenti, ero pronto a sottopormi alla loro disciplina pur di stare lontano dai luoghi che troppo mi ricordavano la mia amata.
All'inizio mia madre era restia a concedermi il permesso di stare lontano da casa per tanto tempo, ma la convinsi che i miei studi avrebbero trovato giovamento senza la fatica giornaliera che il viaggio in città comportava, e poi, non avrei pesato troppo sulle sue finanze già magre. Buona parte della pensione l'avrei pagata coi servizi che avrei fatto al convitto, lavando i piatti o facendo pulizia nel refettorio.
In quegli anni ottenni ottimi voti; la pace del luogo e la lontananza mi fecero dimenticare il mio amore. Seppi che Teresa si era sposata e si era trasferita in un paese vicino; non cercai di saperne di più ma il desiderio di vederla quando ritornavo a casa per le vacanze pasquali ed estive era forte.
Quello che mi mancava era una relazione stabile con una donna; conobbi diverse ragazze e con alcune di loro ebbi dei rapporti anche intimi che non potevano completamente soddisfarmi perché consumati in clandestinità, nel buio di un parco con ragazze piene di paura che qualcuno potesse vederci.
Molte si spaventavano vedendo il mio membro, grosso (secondo loro), ma quando scostate le mutandine riuscivo ad introdurlo nelle vagine che trovavo sempre bagnate guaivano nella mia bocca e godevano dopo pochi minuti pregandomi subito dopo di toglierlo e me lo menavano per farmi sfogare.
Era difficile che accettassero di prenderlo in bocca e se lo facevano mi chiedevano di avvertirle prima di eiaculare come se il mio piacere fosse una cosa sporca. Sovente mi recavo a delle feste fatte in casa condotto da amici; a volte feste di compleanno che si svolgevano la domenica pomeriggio, in quelle occasioni i genitori consentivano alle ragazze l'uso dell'appartamento e uscivano lasciando noi giovani soli, non prima di aver fatto fra il serio e il faceto le solite raccomandazioni.
Era allora facile intendermi con qualche fanciulla e appartarmi in una delle camere ma vi era sempre il pericolo di essere sorpresi da una coppia in cerca di sinyimità o dall'arrivo improvviso dei genitori della festeggiata. Fu proprio ad una di queste feste che feci la conoscenza di una ragazza e della madre di lei che divennero entrambe mie amanti.
Fu una relazione che durò parecchi mesi fino al mio diploma e che mi soddisfece completamente e credo soddisfece anche loro. Tutto nacque a causa di un equivoco da parte della signora in questione... ma andiamo per ordine!
Mi ero recato ad una festa insieme ad un'amica, compagna di classe della festeggiata, Nora, che compiva diciotto anni, una ragazza come tante, carina come lo sono le fanciulle a quella età. Gli occhi, quelli sì erano veramente belli, di colore verde chiaro, dal taglio quasi orientale, era introversa e inavvicinabile, almeno credevo lo fosse, vedendola insieme alle amiche, parlava poco e a monosillabi ballando con i ragazzi. L'invitai a ballare quando la festa volgeva ormai al termine. Appena fu con me in mezzo alle coppie danzanti, disse:
- Aspetta! - Avvicinatasi al giradischi, scelse un L. P. e lo mise. Erano dei lenti, di quelli particolarmente languidi, si lasciò stringere, anzi, passò le braccia attorno al mio collo ballando quasi appesa.
Non mi piaceva in modo particolare ma il sentire il suo corpo aderente al mio e la lunga astinenza provocò in me una rapida erezione. Qualcuno spense la luce. Salvo il fievole chiarore dello stereo l'oscurità era completa. Nessuno poteva notare Nora che si strofinava languidamente contro di me e quando sentì la durezza del mio pene v’incollò il ventre muovendolo adagio, sollevandosi sulla punta dei piedi per cercare il contatto della mia verga contro la sua intimità.
- Ti é venuto su? - sospirò al mio orecchio.
Non risposi all'inutile domanda ma cercai la sua bocca.
- No! Mi rovini il rossetto... così! -
Mi offrì la lingua, allungai la mia e ci leccammo adagio voluttuosamente. Era un contatto animalesco che mise ad entrambi una voglia straordinaria. Fu lei a prendere l'iniziativa e prima ancora che finisse la musica mi afferrò per mano pilotandomi fra le coppie allacciate.
Percorremmo un breve corridoio, varcammo una soglia, sentii che richiudeva la porta a chiave. Quando accese la luce, capii che dovevamo essere nella sua stanza, una cameretta ancora da bambina con l'orsacchiotto seduto sul letto, le bambole, alla parete il poster del suo complesso preferito. Già mi stava slacciando la cintura.
- Hai il preservativo? - chiese. - Aspetta! –
Frugò in un comodino e sotto dei quaderni trasse una bustina, tolse dal suo involucro l'oggetto di lattice poi fece scendere i miei calzoni e gli slip quindi frugò sotto la gonna a pieghe e si sfilò le mutandine.
- Cosa aspetti, infilalo, dai! Oh lascia, faccio io! -
Mi calzò il preservativo con mosse sicure, solo allora disse:
- Hai un bel cazzo sai? Mi piace! -
Indicò una sedia, invitandomi a sedere, sollevò la gonna fino a metà delle cosce e avanzò con le gambe aperte ai lati delle mie ginocchia schiacciando il petto contro il mio viso poi passata la mano dietro di sé afferrò il membro, lo strofinò fra le cosce, sotto la vulva sospirando al mio orecchio:
- Volevo proprio scopare, ho una voglia! -
Lo puntò tenendolo fermo con la mano e lentamente si sedette infilandoselo in grembo con un lungo sospiro. Capii che ero dentro di lei dal calore che avvolgeva il mio membro, questo e il contatto delle cosce nude della fanciulla sopra le mie erano le uniche cose indicanti che fra noi due era in atto un coito.
Per il resto, non volle neppure denudare un seno, che le sbottonassi la camicetta accettando appena che le toccassi le gambe mentre mi cavalcava. Lo fece ritmicamente aggrappata con le mani al mio collo, il busto all'indietro, le braccia tese andando su e giù come una cavallerizza, guardandomi senza vedermi, sbattendo il sedere sulle mie cosce ad ogni suo calare.
Prese a scorrere sul pene dapprima lentamente, poi man mano che il piacere saliva in lei, sempre più velocemente con grida eccitate che salirono di tono assieme al suo piacere che giunse troppo presto, mentre io provavo solo una grande eccitazione.
- Non hai goduto? Dai, sbrigati! -
Si era fermata guardandomi dispiaciuta e impaziente. Riprese la cavalcata ma vedendo che il mio godimento tardava ad arrivare, si sollevò liberandosi dal pene e arretrò.
- Mi dispiace, ma è tardi. Fra poco arriva mia madre! -
- Non fa niente. - dissi.
Già si stava rimettendo le mutandine. Mi tolsi l'inutile profilattico e mi ricomposi, mentre ritornavamo si voltò per dirmi:
- Grazie, ti devo una scopata, ricorda! -
Ero esterrefatto dall'impudenza della ragazza in apparenza così riservata. Entrando nella sala Nora accese la luce.
- Siamo ammattiti? Cosa penserebbe mia madre se arrivasse ora? -
Poco dopo la signora Martiniarrivò d'avvero, fu subito attorniata dai giovani accorsi per salutarla. Nora gettò le braccia al suo collo.
- Grazie per la festa mamma, ci stiamo divertendo molto! –
Vi fu il taglio della torta preceduto dallo spegnimento delle candeline da parte della festeggiata poi la festa languì forse per la presenza della genitrice lievemente imbarazzata. Non so perché‚ invitai la signora a ballare.
Fu mentre volteggiavamo al ritmo di un valzer scelto per la circostanza che mi accorsi che la signora Martinimi piaceva e molto! Era una bella donna, solo leggermente più alta della figlia, capii da chi Nora aveva preso gli occhi, solo che la ragazza li aveva più scuri mentre quelli della madre erano di un bel verde chiaro, ma il viso era più bello, di una bellezza che metteva desiderio, i capelli corvini, le labbra grandi, carnose...
Si muoveva leggera, sorridendo con la condiscendenza che hanno le donne mature quando trattano con i giovani. Nel ballare evidentemente non vedeva nulla di male ad aderire contro di me con tutto il corpo, ma il sentirla così flessuosa e soda mi turbava alquanto e al contatto delle sue gambe contro le mie mi venne un inizio di erezione che cercai di scongiurare pensando ad altro. Arrossii vedendo che la donna mi stava osservando, chiese:
- A cosa pensa giovanotto? -
- Penso che lei é molto bella signora, adesso so da chi ha preso Nora! -
Sorrise compiaciuta per il complimento.
- Le piace mia figlia? -
- Oh si é molto graziosa, se posso osare... -
- Dimmi caro. - era passata al 'tu'.
- Vorrei parlarle di una cosa che mi sta a cuore... -
- Si? -
- Qui non oso... vorrei parlarle da sola. - sorrise materna.
- Oh... ma certo! Puoi venire a prendere il caffè da noi diciamo... mercoledì alle tre? -
- Grazie signora, non mancherò. -
Quando me ne andai avevo la mente in subbuglio, era stato troppo facile! Il giorno stabilito suonai alla sua porta con un mazzo di rose in mano e il cuore che batteva forte. Appena la signora aprì la porta avrei dovuto capire che vi era stato un grosso equivoco.
- Entra caro! -
Il suo sorriso era franco e aperto. La trovavo bellissima come lo sono le donne che hanno raggiunto una certa sicurezza economica, la cui vita specchiata consente loro rapporti sociali che appagano il loro amor proprio: una famiglia, una figlia che per lei era ancora una bambina, un marito il cui impiego le consentiva di rimanere a casa, di avere oneste distrazioni come la partita a carte con le amiche, la palestra per mantenersi in forma e sentirsi desiderata quando al mare si metteva in due pezzi. Che possibilità avevo di conquistare una tale donna, se avessi avuto un briciolo di buon senso avrei desistito subito ma... a diciotto anni il sangue bolle e la desideravo troppo!
Quando mi aiutò a togliere il cappotto il suo profumo mi diede alla testa. Avrei voluto abbracciarla ma rimasi imbambolato col mio mazzo di fiori che porsi con un sorriso idiota.
- Sono per Nora vero? Peccato che non ci sia, era di lei che volevi parlarmi? -
Eravamo nella sala che pochi giorni prima brulicava di giovani, la signora si era voltata per sistemare i fiori in un vaso di cristallo dandomi modo di ammirare le forme che un tailleur semplice ma aderente faceva risaltare. La vita ancora sottile, i fianchi che nelle donne sulla quarantina si ispessiscono quel tanto da renderle terribilmente eccitanti.
- Un culo veramente bello! - pensai ammirando il suo posteriore fasciato ma non schiacciato dalla stoffa che rivelava la forma delle natiche, prominenti quel tanto da darmi il desiderio di toccarle. Le gambe erano messe in risalto dalle scarpe dai tacchi alti e che a giudicare dalle caviglie e dai polpacci dovevano essere sicuramente belle; la gonna lasciava intravedere le pieghe deliziose delle ginocchia, la linea delle cosce e delle anche che promettevano momenti voluttuosi. Si sedette.
- Giovanotto, eri venuto per parlarmi di Nora, non é cosi?-
Deglutii, il petto era abbondante ma i seni ben separati dicevano della loro compattezza. Quando capii il senso della sua domanda fui preso dal paLeo , farfugliai:
- No signora... sono venuto per lei! -
- Cosa? - il suo sorriso si era fermato, come paralizzato..
- Sì, la desidero! - mi colpì all'improvviso con uno schiaffo.
- Tieni! Ma come ti permetti? -
- Non volevo offenderla ma é così... La desidero tanto da non dormire! -
La guancia mi bruciava, mi erano venute le lacrime agli occhi ma sostenni il suo sguardo che a poco a poco si fece compassionevole. Guardò le mie rose poi prese le mie mani nelle sue e si sedette accanto a me.
- Ti rendi conto Leonardo? Potrei essere tua... e poi ho marito, non lo sapevi?-
La sua espressione si era addolcita.
- Non lo sapevo, credevo fosse vedova o separata... - mentii.
- Molti lo pensano ma non é così. Mio marito sta fuori dei mesi per lavoro, lo amo capisci? Non lo tradirei mai! - ora o mai più, mi dissi.
- Non sarebbe un tradimento perché l'amore riguarda i sentimenti mentre il desiderio riguarda i sensi, lei é sola da così tanto tempo che non può non avere voglia! La prego, non sia severa con se stessa, si conceda un po di piacere.
Senza accorgermi avevo ragionato come Teresa, vidi che la donna aveva perso parte della sua sicurezza ma ribatté in tono quasi beffardo.
- E perché questo piacere dovrei prenderlo proprio con te? -
- Perché sono qui e... ho voglia di lei! Sono sicuro di piacerle altrimenti non mi avrebbe invitato a casa sua anche se pensava fossi venuto per sua figlia.
Arrossì. Vedendo che la sua sicurezza stava vacillando mi venne un'erezione che non tentai di scacciare ma che alimentai immaginando di stringerla fra le braccia. Fece ancora un tentativo:
- Anche se fosse come dici, credi sia facile per una donna come me, tirar su la gonna e... - la fermai.
- Non voglio che si alzi la gonna, voglio che se la tNora, che si tNora tutto! –
Il suo sorriso si fece smarrito.
- Perché? -
- Perché nuda non sarebbe più la signora Martinima... una femmina che si concede al maschio e quel maschio vorrei essere io. - la vidi ancora titubare.
- Tu... mi desideri così tanto? -
- Si, posso dimostrarglielo! -
Avevo le sue mani nelle mie, prima che potesse rendersi conto tirai con fermezza una di loro e la posai sul mio pene. Lo feci lentamente in modo che capisse quello che stavo facendo. Oppose una debole resistenza ma quando sentì attraverso la stoffa dei pantaloni la durezza del mio membro, chiuse il pugno.
- Oh cosa mi fai fare... –
Mi chinai sul suo viso e posai la bocca sulla sua. Subito schiuse le labbra alla lingua che insinuai fra i suoi denti, sospirando mentre mi suggeva; ricambiò il bacio famelicamente movendo il busto facendomi sentire i seni contro il mio petto, le dita strette spasmodicamente attorno alla verga come sogliono fare le adolescenti alle prese con il loro primo cazzo.
Guardò mentre facevo scendere la lampo dei pantaloni e armeggiavo per estrarlo con scarsi risultati a causa della sua rigidità e della strettezza degli slip. Dovetti alzarmi per slacciare la cintura e far scendere entrambi fino alle caviglie.
- Mio Dio! - fu l'esclamazione della donna alla vista del membro che oscillava davanti al suo viso. La meraviglia di quella che per diversi mesi sarebbe stata la mia partner nei giochi sessuali fu per me la conferma che il mio organo doveva essere se non eccezionale, perlomeno notevole: lungo più di una spanna e in quanto alla grossezza, beh... quando la signora lo riprese in mano, le dita che lo stringevano si toccavano appena.
- Ohhh... é bello... bello...
Con la mano libera mi ghermì dietro le cosce attirandomi contro di lei e facendola risalire sotto i vestiti, accarezzò la pelle della mia schiena; con l'altra si picchiettava il viso col membro ridendo nervosamente. Mi sbarazzai del maglione e della camicia avendo le sue mani che vagavano sul mio petto, la sua bocca che frugava fra i peli del mio bassoventre.
Scostandomi mi tolsi le scarpe e scavalcai i pantaloni e gli slip. Malgrado fossimo a febbraio, non faceva freddo nella casa riscaldata, e completamente nudo sovrastavo la donna che le guance infuocate mi guardava sconcertata. L'aiutai ad alzarsi e allungai le mani sui bottoni della sua camicetta, mi fermò.
- Non qui! - disse.
La seguii in camera. Appena giunti, la signora si affrettò a togliere un ritratto dal comò riponendolo nel cassetto.
- Mio marito ma... ora ci sei tu! –
Il suo viso era diventato di porpora. Sollevò la mano sinistra e con un gesto deciso si sfilò il cerchio d'oro dal dito e mise anch'esso nel cassetto insieme al ritratto poi cominciò a sbottonarsi.
- Puoi voltarti? -
- Mi consenta di ammirarla, la prego! -
Esitò appena poi finì di sbottonarsi la camicetta e se la tolse evitando di guardarmi. Il suo disagio aumentava la mia eccitazione dandomi una sicurezza che nonostante la mia sfrontatezza, prima non avevo. Andai dietro di lei e sganciai il reggiseno nero; trasalì allo schiocco dell'elastico, posai le mani sul suo collo e seguendo la curva delle spalle feci scivolare le spalline lungo le sue braccia.
Le mosse lasciando che le sfilassi l'indumento. Appressandomi, baciai l'incavo della sua spalla; sospirò rovesciando la testa, permettendo alla mia bocca di risalire il suo collo per mordicchiare il lobo dell'orecchio le mani sotto i seni apprezzandone la rotondità. Mi respinse.
- Aspetta... non ho finito! -
Aveva già sganciato la gonna facendo scorrere la cerniera, anche questa cadde, la scavalcò con grazia. Il mio cuore batteva forte davanti alle bellezze che rivelava ad una ad una, ero ancora dietro di lei ammirando il collo purissimo, la schiena liscia, la vita ancora sottile, la curva che le reni facevano col sedere pieno, appena velato da mutandine semitrasparenti, nere come il reggiseno.
Le strisce laterali del reggicalze interrompevano il candore delle cosce sopra le calze color carne. Le sganciò, solo allora si sedette sul letto e accavallando le gambe, le arrotolò una dopo l'altra sfilandole assieme alle scarpe. Fece tutto questo senza guardarmi in un silenzio rotto soltanto dal fruscio dei vestiti che si toglieva.
Fece girare il reggicalze attorno alla vita e lo sganciò. Per ultimo ammainò le mutandine spostandosi di profilo con la grazia che poi ho visto nelle spogliarelliste, e le lasciò cadere. Solo allora sollevò lo sguardo su di me, uno sguardo ansioso ma vedendomi a bocca aperta, prese coraggio e si alzò in piedi.
- E' così che mi volevi? Ecco, non sono più la signora Martinima una femmina davanti al suo maschio e... adesso sei tu il mio maschio! -
La sua voce era rotta mentre parlava quasi stesse per singhiozzare ma il suo sguardo era sfrontato come chi fa uno sforzo per dominarsi. Solo molto tempo dopo mi resi conto quanto aveva dovuto essere umiliante per una donna come lei ammettere la debolezza della sua volontà davanti al richiamo dei sensi.
Era accaduto tutto molto in fretta ma a distanza di tempo mi ricordo ancora la bellezza piena della donna che vincendo il suo pudore si offriva nuda e stupenda. Avevo ragione, i seni abbondanti erano distanziati, fermi, il ventre era liscio, una lussureggiante peluria formava un triangolo corvino che si perdeva fra le cosce, mirabili colonne tornite, lunghe... Le gambe dalle caviglie nervose, i fianchi voluttuosi, tutto in lei invitava alla lussuria. Sì, era una femmina che voleva il maschio!
Quando la presi fra le braccia aderì a me con tutto il corpo schiacciando il mio pene fra i nostri ventri, le cosce divaricate contro le mie cosce, la bocca aperta al mio bacio lasciando che le mie mani vagassero sulla sua schiena, scendessero sul suo sedere, lei stessa mi prese dietro le cosce stringendomi contro di sé per sentire la mia virilità eccitata.
Era soda e morbida allo stesso tempo la signora Martini, la lunga castità alla quale l'aveva costretta la sua fedeltà verso il marito l'aveva resa famelica e impaziente. Mi respinse quasi con forza, si lasciò cadere all'indietro sul letto e reggendosi sui gomiti lasciò che le sollevassi le gambe, le aprissi.
Il cespuglio nero proseguiva fra le forti cosce fino all'inizio delle natiche celando il sesso che solo i peli umidi e appiccicati fra di loro ne rivelava l'apertura. Quando mi chinai su di lei, ghermì il mio pene e subito se lo puntò alla cieca. Feci appena in tempo a percepire fra la ruvidezza della sua pelliccia, la calda morbidezza della vulva, che mi sentii stretto alle reni dalle sue ginocchia e avvinghiato alle cosce dai suoi polpacci fui attirato con forza dentro di lei.
- Aihhh! - fece con una smorfia.
La guardai preoccupato, ero entrato troppo facilmente per averle fatto male, e poi... non era una ragazzina! Mi sorrise rassicurante;
- I miei peli... sono troppi, dovrò tagliarli! -
Allentò la stretta delle gambe e con le dita liberò l'apertura del grembo. Ero arretrato per facilitarle l'operazione, mi attirò subito fino in fondo poi allentando e spingendo i polpacci dietro le mie cosce mi fece scorrere nella calda guaina della sua vagina.
- Così... ah così... così... -
Fu un coito inconsueto, consumato proteso sopra di lei, le mani sul letto ai due lati delle sue spalle, le braccia quasi tese, il petto sui seni della signora che sospirava contro la mia bocca lasciandosi lambire le labbra, la lingua che offriva muovendola lentamente come lentamente mi faceva andare avanti e indietro nel suo grembo.
Il ritmo che la donna aveva imposto non era idoneo a soddisfare un giovane focoso qual'ero io allora ma la signora vi trovava piacere a giudicare dai sospiri e dalle parole che diceva.
- Ahhh é bello... mhhh... Ahhh mio bel maschietto... fottimi dolcemente... lentamente, così... ohhh così... -
Si muoveva, si contorceva adagio, dal busto che teneva sollevato per strusciare i seni contro il mio petto fino al bacino che ondulava per sentire nel ventre il pene in tutta la sua lunghezza. Ad ogni suo muovere stringeva i muscoli della vagina attorno al membro senza rallentarne la corsa, massaggiandolo così soavemente che piano piano anche il mio piacere salì diffondendosi nel mio corpo, dandomi quelle sensazioni che raramente si prova al primo coito e che lentamente si trasformano in godimento, godimento che saliva lento ma che mi permetteva di apprezzare in tutte le sfumature l'atto che stavo compiendo, il calore della vagina nella quale scorrevo ma sopratutto la bellezza della signora i cui lamenti aumentavano di intensità ad ogni mio affondo.
I testicoli che schiacciavo contro la sua pelvi erano bagnati degli umori che il suo piacere stillava in continuazione lubrificando la verga in movimento. L'abbraccio delle ginocchia stringevano i miei fianchi attirandomi e allontanandomi, ritmando il coito che la signora volle lento e costante e così rimase anche quando la donna si abbandonò all'indietro, le braccia aperte e sciolse la stretta delle sue gambe.
Ora mi guardava con un'espressione di stupore, gli occhi fissi su un punto lontano dietro di me quasi volesse isolarsi nel piacere che in lei saliva prepotente strappandole un gemito ogni volta che movendo le reni il mio cazzo entrava fino in fondo al suo grembo, la frugavo con un membro diventato talmente sensibile che non fosse per la lentezza del coito, già avrebbe schizzato il suo carico di piacere.
Sospiravo guardando con gratitudine la donna, cercando di imprimermi in mente la bellezza del corpo che la signora nel piacere offriva senza pudore, a tratti anche oscena nel lento ondulare del ventre. Le gambe che le mie mani mantenevano sollevate e aperte, lisce e affusolate guidavano il mio sguardo alla giunzione delle cosce, al pene che appariva e scompariva nel cespuglio arruffato dove i peli bagnati lasciavano intravedere il bagliore rosso vivo della fica nella quale mi immergevo.
Le mammelle simili a mele grosse, mature, tremolavano in continuazione come ad incitarmi a morderle, a prendere fra le labbra i capezzoli che nel loro movimento descrivevano nell'aria dei piccoli cerchi.
- Non guardarmi cosi! - supplicò.
- La guardo perché...é bellissima! E' meraviglioso poterla amare... Vorrei non finisse mai! -
- Oh Leo ... mhhh... mi stai facendo... godere! -
- Anch'io godo... ahhh... cara...
I suoi occhi luccicavano di una luce particolare, non mi chiese più di non guardarla. Ormai i miei sospiri si mescolavano con i gemiti che si levavano dalla sua gola, un lungo fremito la percorse tutta poi un'altro. Sollevò più volte di scatto il ventre, emise un gemito lunghissimo... Infine si rilassò chiudendo gli occhi, il suo petto si alzava e si abbassava affannosamente poi a poco a poco il suo respiro si fece regolare. Riaprì gli occhi e mi sorrise timidamente come una collegiale.
- Leo ... sono venuta! - confessò.
Mi respinse con dolcezza scivolando in avanti fin sul bordo del letto. La guardavo come smarrito, deluso di essere rimasto inappagato proprio quando mancava davvero poco al mio soddisfacimento. La donna guardò il membro rimasto rigido e mi tese le braccia con un sorriso quasi materno.
Nell'avvicinarmi, dovetti divaricare le gambe per non urtare le sue ginocchia unite, le sue mani mi presero dietro le cosce attirandomi. Un poco mi vergognai perché la verga premuta contro il suo viso era bagnata come bagnati erano i testicoli che poggiavano sui seni ora uniti che la signora aveva spinto fra le mie cosce.
- Signora... -
- Chiamami Giada , si, lo so... lo so... –
Si scostò appena per prendere il pene in mano. Ero in uno stato di enorme eccitazione, l'eccitazione che precede l'orgasmo quando tutti i sensi sono concentrati nel pene; era questo che volevo dire alla donna quando aveva avvicinato il viso al mio membro, avvertirla che... sarei venuto al più piccolo stimolo.
Ora come in trance guardavo la signora muovere la verga contro il suo viso strofinandola quasi brutalmente contro le labbra. Gli occhi fissavano i miei quando cominciò a lambirla lentamente di sotto in su seguendo il gonfiore del condotto, muovendo la testa, rovesciandola per raggiungere con la lingua il glande... Sapevo quello che stava per succedere e anche la donna doveva saperlo! Sospirai pieno di gratitudine.
- Oh Giada ... sì, ti prego! -
Le sue labbra si erano fermate dove il colletto si separa e inizia il condotto spermatico. Appena sentii le sue labbra schiudersi e la lingua saettare veloce picchiettando con la sua calda estremità il punto più sensibile dell'intero pene, capii che sarebbe successo subito, non potevo impedirlo, non volevo!
Mi fissava la signora mentre proseguiva la sua sconvolgente carezza ma chiuse gli occhi al getto che colpì la sua fronte; li riaprì, ma non si sottrasse, anzi! Aiutò la mia eiaculazione con la mano facendo scorrere la pelle lungo tutto il pene.
In pieno godimento guardavo i getti chiari colpire il bel viso, la sua fronte, gli occhi, il naso per poi scendere lungo le guance, sulle sue labbra, sulla lingua che non smetteva di muovere flagellando la parte sensibile sotto la cappella. Impediva i sobbalzi del pene in orgasmo mantenendolo premuto contro le labbra durante tutto il mio godimento.
- Emma... oh basta... sono venuto... sono venuto... -
Solo allora la donna allontanò il membro dal suo viso per guardarlo. Lo avvicinò ancora e lambì il glande incurante dello sperma che rigava le sue guance, imbrattava le sue labbra e i capelli corvini con gocce perlacee. Finalmente lo lasciò per guardarsi attorno.
- Le mie mutandine, dammele! - ordinò.
Gli porsi l'indumento che trovai ai piedi del letto, con quello si asciugò sommariamente il volto poi si allontanò lasciandomi seduto sul letto ancora incredulo. Avevo sedotto la signora Martini, l'avevo scopata!
Udii dell'acqua scorrere; dopo qualche minuto mi chiamò. Seguii la sua voce, la porta del bagno era aperta, la signora china sul lavabo si stava lavando il viso. Mentre si asciugava, sorrise guardandosi allo specchio.
- La prossima volta dovrò mettere una cuffia! - scherzò.
- Ci sarà una prossima volta? - chiesi.
- Dipende da te... ma non te n’andrai subito vero? -
- Dipende da lei! Se dipendesse da me. . -.
- Sì? - fu la sua risposta ironica.
Cielo com'era bella! Bella come lo sono certe donne quando la bellezza propria della giovinezza fa posto ad una bellezza matura, ancora più provocante perché consapevole e... la signora era straordinariamente provocante!
Una sensualità particolare emanava dal corpo pieno nel quale le forme che doveva avere in gioventù si erano riempite, arrotondate, non vi era un filo di grasso in tutto il suo corpo, ma carne soda, appetibile...
Le gambe erano lunghe, di una bellezza che toglieva il fiato, le cosce tonde, un sedere prominente e fermo, il ventre solo lievemente bombato, dei seni straordinari, ben attaccati e fermi nonché opulenti. Era una bellezza che ricordava quella di certe statue greche: la Venere Callipigia doveva essere così pensai.
- Allora? Se dipendesse da te? - chiese.
Sorridendo mi lasciò il posto. Mentre mi detergevo il pene mi accorsi che stavo entrando nuovamente in erezione, erezione che si completò nelle mani della signora che volle asciugarmelo.
- E' da tanto che non faccio all'amore. - mi giustificai.
- Anch'io sai? -
Si lasciò abbracciare e mentre la baciavo, non si oppose alle mani che sentì sulla schiena scivolare sulla caduta delle sue reni, vagare sul suo sedere. Si scostò appena per guardare il pene che poggiava sul suo ventre.
- Oh il tuo cazzo! Sai come conquistare una donna, vai subito al sodo... sei stato bravo a risvegliare la mia voglia... per questo ho ceduto così presto, altri ci hanno provato sai? Dicevano di essersi innamorati di me, volevano portarmi a cena per conoscermi meglio. Tu no, hai detto subito che mi desideravi e... mi hai dato in mano il tuo cazzo, era quello che volevo e tu lo hai capito! -
Parlava manipolando il mio pene con tanta bramosia che la baciai lambendo golosamente la sua lingua, bevendo la sua saliva.
- Che cosa aspettiamo? - sospirò nella mia bocca.
Ritornati in camera, insisté affinché mi adagiassi sulla schiena. Mi guardò a lungo come se mi vedesse per la prima volta.
- Se ci sarà una prossima volta, potrai farmi quello che vorrai perché... sarò tutta tua! Oggi sei tu ad essere mio! -
Salì sul letto, mi scavalcò con una gamba sedendosi sulle mie cosce le ginocchia alte, accarezzando lentamente la verga rigida premendosela contro il pube, poi sollevandosi sulle ginocchia la puntò con entrambe le mani sotto la sua vulva ma prima di introdurlo, lo mosse strofinando la cappella nel lungo taglio.
- Accidenti ai miei peli! –
Mentre la baciavo non si oppose alle mani che sentiva vagare sul sedere che aveva sollevato. Cercò col glande l'apertura della vagina e quando l'ebbe trovata scivolò lungo il membro introducendoselo in corpo con un sospiro di sollievo.
- Oh Giada come sei calda dentro! -
- Anche il tuo cazzo é caldo. Mhhh mi piace... mi piace... -
Cominciò un lento movimento su e giù, su e giù, aveva chiuso gli occhi assaporando la presenza che saliva nel suo grembo e che riceveva schiacciando le natiche aperte sui miei testicoli per prenderlo tutto il mio cazzo. Con la testa rovesciata esponeva il corpo giunoLeo alla mia vista, ero incantato dai seni che seguivano il ritmo della sua cavalcata sobbalzando appena tanto erano fermi.
Quando aprendo gli occhi vide il mio sguardo seguire col viso alterato i movimenti delle mammelle, con un sorriso di fiera soddisfazione si chinò porgendole alla mia bocca, mosse il busto passando i capezzoli fra le mie labbra ridendo nervosamente senza smettere di impalarsi e quando riuscii a catturare uno dei bottoncini schiacciò il seno sulla mia bocca costringendomi ad aprirla larga.
- Mhhh... - fece sentendo che lo flagellavo.
Era duro, teso il capezzolo sulla lingua che muovevo facendolo vibrare, strappando alla signora delle sensazioni che la spinsero a darmi l'altra punta da leccare, da suggere. Quando li sottrasse fu per schiaffeggiarmi amorosamente con le mammelle sode e soffici che agitava movendo di qua e di là il busto mentre rideva nervosamente.
Il piacere che saliva nel mio pene mi spinse a muovere il viso cercando di lambire gli stupendi promontori, non riuscendovi, lo sollevai protendendo la lingua nella valle che li divideva, la donna allora si fermò consentendomi di leccare or l'una or l'altra mammella che mi porgeva con movimenti sinuosi.
- Oh come sei caro... caro... - sospirava estasiata.
Anche lei godeva, lo capivo dal rumore bagnato che la vagina faceva nello scorrere sul membro e dai lamenti che la signora non riusciva a trattenere. Ora era sul mio petto che strusciava i seni umidi quando calò la bocca sulla mia aprendola come affamata, aspirando la mia lingua per suggerla voluttuosamente.
Le mie mani scesero lungo la sua schiena, sulle reni in movimento, sulla bella groppa palpando liberamente le natiche consistenti, separandole per seguirne il solco fino ai peli in prossimità dell'ano poi più giù a toccare le labbra della vulva aperta sul membro come una bocca salivante.
- Oh la tua fica... mi piace sai? -
- Mhhh... se non l'hai ancora vista! Ma... ahhh... é tua... tutta tua! -
Ci baciammo ancora, emise dei lunghi gemiti allo scattare delle mie reni, ora ero io che la penetravo mentre lei rimaneva ferma nel ricevere il membro suggendo la mia lingua, poi mi diede la sua che ricevetti insieme alle grida non più contenute, sollevò appena il viso per ansimare:
- Puoi schizzare... mhhh... si, voglio il tuo seme... adesso caro... adesso... ahhh sto per venire... ahhh... si... si... -
Stavo eiaculando, mi diede ancora la bocca, la baciai ricevendo i gemiti del suo orgasmo, gridò nella mia bocca salivando abbondantemente ora anche lei si muoveva incontro al membro che le davo con rapidi scatti delle reni, sentii gli spasimi della sua vagina stringermi ed era talmente scivolosa che godemmo insieme fino alla fine.
Si abbandonò tutta sopra di me, il culo nelle mie mani ebbe ancora degli scatti, poi lentamente le strette della vagina si chetarono, la donna rimase immobile.
- Oh Giada , é stato bellissimo... grazie... grazie! -
La signora sollevò il viso guardandomi con gratitudine.
- Di cosa mi ringrazi? -
- Per avermi concesso di amarti... - risposi facendola sorridere.
- Allora sono io che devo ringraziarti! Sai da quanto non faccio all'amore? Sono quattro mesi... non ricordavo si potesse godere tanto!-
Solo allora si accorse del tempo trascorso, Guardò l'orologio che aveva al polso.
Uhhh! Sono quasi le cinque, fra poco arriva mia figlia, devi andare! -
Raccolse i vestiti sparsi sul pavimento e cominciò a rivestirsi, corsi nella sala e mi vestii rapidamente, la signora mi raggiunse abbottonandosi la camicetta.
- Ora va caro!- già aveva aperto la porta, mi voltai uscendo per chiedere:
- Potrò rivederti?-
- Non so, forse... Dammi il tuo numero di telefono! - disse prendendo un taccuino.
Le diedi il numero del convitto, la signora mi accomiatò con un bacio frettoloso.

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