Racconti Erotici > Lui & Lei > Sesso in ufficio - Primo Capitolo
Lui & Lei

Sesso in ufficio - Primo Capitolo


di Giangi57
07.02.2020    |    2.967    |    0 7.8
"«Li proprio no! Mi fa male e poi è disgustoso..."
Sesso in ufficio – Primo Capitolo

Luisa Baroni riusciva sempre a fare colpo su gli uomini. Malgrado non fosse di una bellezza eccezionale, la maturità, ormai si avvicinava ai quarant'anni, le aveva conferito un nuovo fascino e le aveva anche insegnato come valorizzare le sue curve suggestive.
Associata al marito, Claudio Baroni, esercitava la professione notarile in un piccola città di provincia ma, nonostante un'apparente reputazione a tutta prova, su di lei correvano le voci più assurde. Si diceva, infatti, che se la facesse con dei giovanotti per vendicarsi delle avventure erotiche del consorte il quale, e ciò non era un segreto perché se ne vantava lui stesso, passava il suo tempo a correre dietro ad ogni sottana.
Quel pomeriggio, Luisa aveva approfittato dell'assenza del marito per lasciare l'ufficio notarile. In precedenza, aveva abilmente convinto un giovanotto, un certo Gerardo Pardi, rimasto orfano da poco e fortunato erede di una consistente fortuna, ad invitarla a casa sua con la scusa di esaminare un atto di vendita che lo riguardava. Appena entrata nell'appartamento, la donna prese posto sul divano del salotto sedendosi, di proposito, vicino al suo ospite.
«Le mostro subito il contratto...» disse quest'ultimo con aria imbarazzata, ma venne immediatamente interrotto.
«Dimentichiamo gli affari, per il momento, mio giovane amico.... e mi offra, invece, un goccio di quel delizioso Armagnac che vedo in bella mostra nel suo mobile bar.
Il giovanotto si alzò e, con le mani tremanti, versò del liquido ambrato nel bicchiere di Luisa. La trovava terribilmente attraente, nonostante la differenza di età che li separava. O, forse, proprio a causa di ciò perché tutte le sue amiche non avevano mai più di venti anni.
Tra l'altro, già da un po', era rimasto affascinato da questa donna dai seni opulenti, che abitava non lontano da lui e che incontrava sovente in strada.
«Ritorni qui, vicino a me... mio caro...» La voce della signora Baroni era dolce e ferma.
Gerardo ebbe un brivido: con le ragazze, sapeva bene come comportarsi anche perché, per sentirsi più forte, se le sceglieva di proposito timide e sottomesse, ma con questa donna, tanto più matura di lui, aveva paura di non essere all'altezza e si sentiva terribilmente intimidito. Quando lei gli posò la sua mano, dalle lunghe dita affusolate con le unghie laccate di rosso, sulla coscia, il giovanotto ebbe un lieve soprassalto di apprensione.
«Però! Che muscoli... Sembrano di acciaio!» La Baroni gli tastava la coscia senza vergogna, risalendo con il palmo verso il suo inguine. Gerardo non riusciva a credere alla sua fortuna. Dunque, piaceva a questa signora affascinante che sognava da così tanto tempo!
Quel pomeriggio, poi, Luisa era particolarmente desiderabile con quel leggero vestitino primaverile, stretto alla vita da un'ampia cintura che metteva in risalto il suo seno prosperoso e così corto da lasciare indovinare la forma tondeggiante delle natiche. Tra l'altro, non portava calze mentre le scarpe con i tacchi a spillo mettevano in risalto le sue gambe da gazzella.
Il giovanotto guardò, con il fiato sospeso, la mano di lei salire ancora più in alto sulla sua coscia.
«Sia sincero, mio caro... come mi trova oggi? Ho forse il capelli troppo lunghi per la mia età?»
«No, che dice? Lei sta benissimo... E bellissima...» Gerardo Pardi era confuso. Avrebbe voluto fuggire da quella femmina che si mostrava così intraprendente ma, nello stesso tempo, sentiva il suo sesso ergersi dentro lo slip al contatto della mano che gli carezzava la coscia e la testa girargli per il profumo ubriacante che emanava dalla sua vicina.
«Allora mi trova ancora bella?» insisté la signora Baroni con tono civettuolo. «Mi trova ancora seducente?»
«Seducente? Ma certo! Come ne può dubitare?»
Lei si alzò in piedi e si mise davanti al giovanotto.
Nei suoi occhi riluceva un'espressione carica di promesse.
«Mio caro Gerardo, lei mi ha l'aria di essere un vero esperto di donne... mi dia il suo parere...»
«Oh, no... non sono un esperto...» tentò di schermirsi lui.
Quella femmina lo sconcertava. Non poteva credere ai suoi occhi. In quel momento, aveva cominciato a sbottonarsi lentamente la camicetta e se la stava levando per esibire i suoi grossi seni, imprigionati in un reggipetto di seta nera a balconcino che lasciava nude le areole larghe, brune e con i capezzoli eretti.
«Il mio petto... Vorrei che lei mi desse la sua opinione. Come lo trova? Aspetti, non può giudicare correttamente con il reggiseno... permetta che me lo tolga!»
Senza aspettare risposta, fece seguire i fatti alle parole. I suoi seni erano lucidi di sudore e stavano ben dritti nonostante la grossezza. Dal suo corpo emanava un forte odore di femmina. Gerardo non riusciva a staccare gli occhi da quelle areole brune e gonfie.
Senza pudore, lei si palpò le tette mentre un sorriso vizioso le deformava l'angolo della bocca.
«Allora, che ne pensa?»
«Belle... bellissime...»
Il giovanotto era paralizzato dalla sfacciataggine della donna.
«Se le interessa, mi piacerebbe anche mostrarle il resto... Solo per avere il suo parere, si intende! Lei capisce, alla mia età si ha bisogno di essere rassicurate! » stava prendendo in giro? Affascinato, la guardò abbassare lentamente la cerniera della gonna e farsela cadere ai piedi. Sotto, portava soltanto un tanga che nascondeva una parte infima del suo pube peloso, bruno e bombato. Luisa si girò su se stessa per mostrargli anche le natiche rotonde e sode, leggermente divaricate, in mezzo al cui solco, fra una selva di peli ricciuti, correva la cordicella del tanga. Il suo odore divenne più forte, un misto di profumo, di sudore e di muschio.
«Mi trova troppo pelosa? Non pensa che dovrei rasarmi un po' ai lati? Farmi depilare il solco delle natiche?»
«Oh, no... Oh, no...» Una palla di fuoco bloccava la gola del giovanotto. La sua bocca era secca, le sue mani ghiacciate. Certo che la trovava attraente, quella porca! A lui non piacevano le donne che si rasavano sotto le ascelle o fra le cosce. Le adorava al naturale, con i loro odori e i loro peli che lo rendevano folle di desiderio.
«Dal momento che è così gentile, mio caro Gerardo , le voglio rivelare un segreto che nessuno conosce, ad eccezione di mio marito, si capisce...» Anche se tutti dicevano che lei correva la cavallina, la signora Baroni riusciva sempre a far credere all'uomo a cui si offriva di essere lui il primo per il quale aveva perso la testa.
Con un gesto lento, la donna si slacciò il tanga che cadde sulla moquette e poi arcuò le reni allargandosi, con le dita, la vulva scura per farne emergere la clitoride. Gerardo inghiottì saliva: un minuscolo cerchietto d'oro era fissato a quel bottoncino rosato. La cosa che però colpi di più il giovanotto fu quel calice spalancato, umido di umori. L'odore di muschio della passera aggredì le sue narici.
«Allora? Trova che questo sia un po' troppo osé?»
«Oh, s...no... Veramente...» La signora Baroni atteggiò le labbra a cuore mentre si carezzava la clitoride con la punta dell'indice, tirando sul cerchietto per allungare quel bottoncino di carne rosata. Gerardo era affascinato.
«Lei non parla molto, ragazzo mio, ma il gonfiore che noto sotto i suoi calzoni, mi dice che io non le dispiaccio affatto.» La donna si avvicinò a Gerardo e gli tolse i mocassini. Poi gli abbassò la cerniera dei pantaloni e glieli levò tirandoli dalle gambe. Il giovanotto rimase con gli slip, la verga eretta che fuoriusciva a metà dall'orlo.
«E una stanga di prim'ordine quella che vedo quaggiù giù... disse Luisa inginocchiandosi fra le cosce del giovanotto.
Quando lei gli posò le labbra sul glande, Gerardo si lasciò sfuggire un lungo sospiro di piacere. Il contatto di quella bocca calda era stato divino. Lei, comunque, non gli toccò la verga con le mani ma, da femmina esperta, si limitò a circondare con le dita i testicoli lasciando che quel sesso pulsante le entrasse in bocca da solo, scivolandole tra la lingua e il palato. Luisa sapeva ciò che faceva e lo succhiava da esperta evitando anche solo di sfiorare coni denti la punta delicata.
Se avesse continuato così ancora per pochi secondi, lui le avrebbe schizzato tutto in gola senza potersi trattenere.
«Adesso che ho gustato il suo sesso, mio caro Gerardo , gusti lei il mio... Se lo desidera, si capisce! Non vorrei certo imporle qualcosa che le ripugna.»
«Ma no, al contrario...»
La donna montò sul divano girandogli le spalle e si sporse in avanti con il culo, la passera all'altezza del volto di lui. Il giovanotto impugnò quelle natiche sode e immerse la bocca dentro il solco peloso cominciando a succhiare quel ben di Dio. Sentì un odore di sesso forte, proprio come piaceva a lui. Tirò fuori tutta la lingua per leccare la totalità della vulva e aspirare, nella sua bocca, le grandi labbra molli. Intanto, lei si teneva attaccata ai suoi testicoli massaggiandoli e lanciando dei gridolini ipocriti.
«Oh... Ma che mi sta facendo, Gerardo ? Sono una donna sposata.. Lei è un demonio, non mi metta la lingua nell'ano... Nessuno mi ha mai fatto una cosa simile. E troppo vizioso...»
Questi lamenti, che lui prendeva per buoni, lo eccitavano ancora di più. Stava praticamente scopando la donna di un altro e aveva anche il privilegio di succhiarle la fica e l'ano. Ad ogni risucchio, sentiva un piccolo schizzo di umori bagnargli la lingua. Avrebbe potuto continuare così all'infinito, ma Luisa scese dal divano per mettersi in ginocchio davanti a lui, fra le sue cosce, sollevandogliele per potergli leccare i testicoli e poi anche il buco del culo. Stefano non riusciva a capacitarsi. Le ragazzine che si scopava di abitudine non gli avevano mai fatto una cosa simile. Più lei affondava la sua lingua nel suo ano e più la sua verga aumentava di volume. La donna smise di leccarlo nel solco del sedere per tornare ad inghiottire il suo fallo, aspirandolo cosi forte ed in cadenza che questo si gonfiò ancora di più. Un calore terribile invase il suo ventre e la radice del suo pene. Un altro secondo e sarebbe certamente venuto.
La signora Baroni se ne rese conto. Con un rapido gesto gli strinse la base del membro e poi gli montò sopra impalandosi fino in fondo. La sensazione di calore si accrebbe ancora quando lui si ritrovò prigioniero di quella guaina di carne umida e molle che si contraeva intorno al suo membro. Lei, intanto, aveva preso a muoversi con furia, saltando come una cavalla impazzita e schiacciandogli i testicoli con le sue calde natiche.
«Sto per godere, Gerardo ... Mi lecchi i seni, mi palpi dappertutto!» Le grosse tette dalla pelle lattiginosa e dai capezzoli scuri danzavano davanti agli occhi del giovanotto. Lei ne risucchiò uno nella bocca mentre con una mano andò a cercare, nel folto dei peli, 1'ano della donna e lo penetrò con un dito sperando che lei non lo respingesse. Luisa gridò forte di piacere. Gradiva, non c'erano dubbi! In quello stesso istante lui eiaculò mentre la signora Baroni si agitava sul suo cazzo come impazzita in preda a un orgasmo incontrollabile. Poi smise di muoversi e nascose il volto nella spalla di Gerardo , svuotata, come il giovanotto, dalla violenza di quel piacere sconvolgente. Dopo poco si alzò in piedi e andò a chiudersi in bagno.
Quando riapparve, gli sembrò ancora più desiderabile, con le natiche e i seni segnati dai suoi baci con il risucchio.
«Lei è un seduttore nato, mio caro Gerardo . Mi ha fatto godere come rare volte in vita mia!»
Si rivestì davanti a lui poi, prima di uscire, si piego per dargli un lieve bacio sulla guancia.
«Passi dal mio ufficio per la pratica di vendita dell'appartamento... Sistemeremo tutto con calma»
«Non vuole restare ancora un poco?» le chiese lui timidamente.
«Mi piacerebbe. Ma lei è un giovanotto cosi vizioso che non so se mi posso fidare. Abusare cosi di una donna sposata...!»
Luisa lasciò l'appartamento. Gerardo rimase immobile sul divano. Raramente aveva goduto cosi tanto a fare l'amore con una donna.
«Speriamo che torni presto...» pensò contemplando con soddisfazione la sua verga già di nuovo eretta.

Non era stato Claudio Baroni ad assumere Marina nell'ufficio notarile ma Luisa e, per una volta, lui non aveva criticato la scelta della moglie. Quella biondina di diciotto anni era di suo gusto. La ragazza sembrava timida, ma un bagliore particolare riluceva nei suoi occhi. "Nel profondo del suo animo deve amare il sesso anche se lo nasconde a se stessa", aveva pensato Baroni quando lei era entrata nel suo ufficio per un primo colloquio.
Baroni era molto duro negli affari. Aveva aperto il suo studio da molti anni ei suoi colleghi lo avevano soprannominato l'avvoltoio perché aveva il dono di riuscire ad appropriarsi di tutte le transazioni più lucrose. Fisicamente era grande, robusto e con un ventre prominente; l'espressione del suo volto era quella di un animale da preda.
Guardò l'orologio soddisfatto. Il pomeriggio stava appena per cominciare, sua moglie era uscita e non sarebbe ripassata dallo studio. Baroni non era uno stupido e sospettava che Luisa avesse delle avventure ma la cosa non gli dispiaceva affatto. Anzi, trovava eccitante scopare sua moglie immaginando quello che lei poteva aver combinato durante il giorno con un altro maschio. Intanto, gli toccava il gradito compito di esaminare le qualità della sua nuova eventuale segretaria che sedeva imbarazzata davanti a lui.
«Quali sarebbero le mie mansioni, dottor Baroni?» domandò Marina abbassandosi la gonna sulle ginocchia. La ragazza era vestita con una camicetta a fiori e una sottana troppo corta che, oltre le cosce sode, metteva in evidenza anche il fatto che non portava calze. I suoi capelli biondi erano raccolti in una grossa crocchia dietro la nuca. L'uomo notò che le sue mani tremavano lievemente.
«Per ora dobbiamo solo fare conoscenza... Sono io che dirigo l'ufficio anche se è stata mia moglie ad assumerla in prova.»
«Sì...sì...» balbettò lei abbassando gli occhi. Marina conosceva la reputazione di Baroni. Si diceva che scopasse tutte le sue impiegate e perfino le sue clienti. Quando la giovane donna aveva detto al suo fidanzato che avrebbe lavorato per lui, quest'ultimo non l'aveva presa bene. La mia ragazza, diceva sempre con aria minacciosa, mi deve essere fedele. E, infatti, nessuno dei Crazy Bikers, i motociclisti pazzi, di cui lui era il capo indiscusso, aveva mai osato ronzarle intorno. Il suo fidanzato, come gli altri della banda, erano dei violenti, sempre a cavallo delle loro motociclette a bere e a fare a botte con le altre bande della zona. Ma, malgrado ciò, Marina amava Leader, come lui si faceva chiamare. Quando erano da soli, lui non si comportava più come il capo della banda ma come un agnellino, pronto a tutto pur di andare a letto con lei.
Da parte sua, Marina gliela faceva sospirare perché, istintivamente, capiva che quello era l'unico mezzo per tenere un uomo al guinzaglio.
«Lei, Marina, conosce mia moglie... E molto bella, non è vero?»
«Oh, certo, dottor Baroni...»
Marina sospettava che il notaio avrebbe tentato di approfittare di lei anche perché non cessava di guardarle le tette. Se ci avesse provato, pensava, gli avrebbe permesso qualche carezza, magari anche pesante, ma nulla di più. Questo Baroni la disgustava, anche se la sua reputazione di vecchio vizioso, che aveva fatto il giro della città, la incuriosiva non poco.
«Ebbene,» proseguì il notaio, «sono dei mesi che non andiamo a letto insieme, si rende conto? Luisa è una donna frigida, purtroppo! E lei? A lei, spero, piace fare l'amore?»
«Ma dottore..»
«Mi risponda sinceramente, mia cara. Le prometto che manterrò il segreto.»
Baroni si era alzato ed era venuto ad appoggiarsi al bordo della scrivania, davanti a lei.
«Si... insomma... come tutti...»
«Non la sento a suo agio, in questo momento. Sarei contento se, invece, lei si rilassasse. So che ha un grosso bisogno di lavorare... Suo padre ha lasciato la famiglia e lei vive con sua madre. Una donna esemplare, senza dubbio, ma in pensione...»
«Sì, sì...»
Così, quest'uomo sapeva tutto di lei si disse la ragazza sperando che la sua difficile situazione lo influenzasse positivamente. Purtroppo, aveva fatto male i suoi conti perché subito il notaio aggiunse con tono mellifluo:
«Perciò, lei si dovrà mostrare molto comprensiva, cara Marina..»
Il notaio si avvicinò alla porta dello studio e la chiuse con una doppia mandata, poi tornò davanti alla ragazza e cominciò a sbottonarle la camicetta. La piccola lo eccitava terribilmente. Era la sua preda e non aveva alcuna intenzione di lasciarsela sfuggire.
«Ma che sta facendo, dottor Baroni?»
«Le tolgo la camicetta, lo vede bene. Sono molto interessato ai tesori che essa nasconde.»
Marina cominciò a respirare a fatica. Certo, aveva immaginato che lui l'avrebbe corteggiata, magari anche pesantemente, ma non si attendeva un attacco così diretto.
«Come sono belle queste tette... e così dure... Lei ha tre volte ragione a non portare il reggiseno. Se lo può proprio permettere!»
Un calore malsano invase il petto e il ventre di Marina. L'uomo le aveva aperto completamente la
camicetta e le stava palpando le tette senza alcun imbarazzo. I suoi capezzoli si erano fatti duri e con le punte erette. La ragazza cominciò a sudare e a respirare sempre più a fatica. Cosa avrebbe potuto fare per sfuggirgli? Urlare, dargli uno schiaffo o invece rassegnarsi e cessare di resistere? Si sentiva presa in trappola.
«Basta, la prego... »
«Se vuole essere assunta, dovrò ben sapere tutto di lei...» Smise di toccale il seno per sollevarle la gonna. I ginocchi di Marina tremavano quando lui glieli aprì dolcemente.
«Mi mostri un po' meglio le sue graziose mutandine... Adoro le mutandine di cotone bianco come quelle Non è giusto...»
che lei indossa.»
L'uomo era riuscito, anche se lei aveva cercato di contrastarlo, ad alzarle la gonna fin oltre la vita. Marina aveva smesso di resistere e, suo malgrado, aveva cominciato ad eccitarsi. Lui le pizzicò il pube attraverso il tessuto delle mutandine e le palpò il rigonfio della fighetta.
«La smetta, adesso, dottor Baroni... Io non sono quel tipo di ragazza...» trovò la forza di protestare lei.
«Sia sincera, lei ha veramente bisogno di lavoro? Perché altrimenti...» Era un meschino ricatto e Marina avrebbe voluto sputagli in faccia. Invece, più lui la palpava e più lei sentiva la sua passera aprirsi, dilatarsi, inumidirsi.
«Oh, no! La prego no...» Ma, nonostante queste parole, la ragazza sollevo le natiche dalla sedia per facilitargli il compito e lascio che lui le togliesse gli slip già umidi. Ormai nuda mostrava la sua fessura dalle piccole labbra sottili e rosate e il pube coperto di peli biondi. Il notaio poso subito le sue mani all'interno delle sue cosce e lei si aprì completamente.
«Ma che delizioso odore di femmina!» esclamo Baroni piegandosi su quel sesso femminile come ubriaco di piacere. Sembrava un cane in atto di odorare una cagna. Uno spettacolo osceno ma terribilmente eccitante. Marina non poteva più nascondere il proprio turbamento sapendo che il notaio vedeva bene la sua vulva dischiusa, umida di umori e la sua clitoride eretta.
«Si sollevi ancora un po', Marina, in modo da mostrarmi anche il suo culetto... »
Baroni le carezzò la clitoride con il polpastrello. Lei sussultò mentre la vagina le si inondava di umori e il respiro le mancava sempre di più. Lui affondò il volto tra le sue cosce e lei arcuò le reni quando la lingua del notaio si insinuò nella sua passera per passare poi a leccarle il buco del culo. Glielo stava leccando! Mai nessun uomo le aveva fatto una cosa simile, neppure Leader il suo fidanzato!
«Oh, no! Si fermi, signor Baroni. Oh, no..Il dito non voglio!»
Era troppo tardi. L'indice del notaio stava già penetrando nella sua vagina e cercava la consistenza di un eventuale imene che avrebbe complicato le cose. A Claudio Baroni piacevano le ragazze giovani, ma preferiva che non fossero vergini. Fu subito rassicurato: la ragazza aveva già conosciuto un sesso maschile, non c'erano dubbi. L'interno della sua passera era umido di umori, caldo e liscio come la seta. E aveva un forte odore di femmina, cosa che lui adorava. Una femmina senza odore era molto deludente.
Claudio Baroni girò il dito nella passera della ragazza mentre le succhiava golosamente l'ano che si contraeva sotto la sua lingua. Non voleva perdere tempo Le sembrava cotta a puntino, pronta a tutto, al contrario di quanto le sue proteste avrebbero potuto far credere, Dopo averle tolto il dito dal buchetto, l'afferrò per il braccio e la costrinse a distendersi sulla moquette Marina aveva le gote in fiamme, i seni gonfi, i capezzoli eretti e teneva le cosce spalancate pur continuando a balbettare che non bisognava e che lei non voleva.
«Adesso basta, piccola ipocrita! Levati tutti i vestiti !» Il tono e le parole offensive fecero sussultare la ragazza che, tuttavia, senti la propria eccitazione crescere anche se non capiva come ciò fosse possibile. Da parte sua, Baroni si tolse la camicia e si calo i pantaloni e lo slip. Alla vista del suo fallo eretto, anche Marina si sbarazzò in fretta degli abiti.
«Se sua moglie... non oso pensare... Non potrei più guardarla in faccia...»
«Non preoccuparti di mia moglie e succhiami il cazzo!»
L'uomo si mise in ginocchio fra le sue cosce, quasi automaticamente, come a un richiamo al quale non poteva disubbidire, Marina si impossessò di quel sesso stringendolo forte con una mano mentre, con l'altra, andava a soppesarne i testicoli. Per qualche secondo rimase così, a considerare quella verga pensando, con una certa fierezza, che Leader, il suo fidanzato, ne aveva una più grossa e più lunga. I testicoli di Baroni, tuttavia, erano quanto di più voluminoso lei avesse mai visto sia pure nella sua relativa esperienza erotica.
«Allora? Che te ne pare? E grosso, non è vero? Niente a che vedere con quello dei ragazzotti che
frequenti di abitudine.»
«Oh sì,» mentì Marina mentre si piegava per infilarsi quel rigido fallo dentro la bocca. Il sesso dell'uomo che lei ne aspirava il glande gonfio di sangue mentre lui le maneggiava lussuriosamente le tette, Ormai priva di freni, la ragazza si abbandonò al piacere di quel pompino
«Su, mettiti in ginocchio, ne ho troppa voglia.. » le disse Baroni con la voce roca dal desiderio.
«Oh no, succhiarla va bene, ma questo no, non mi va proprio »
«Su, non fare la bambina, Ci tieni o no a diventare la mia segretaria? E se poi andassi a raccontare che sei una troietta che ha cercato di eccitarmi..?» Marina si senti profondamente umiliata da queste parole. Quest'uomo era un porco ed anche un infame. Adesso l'avrebbe chiavata da dietro come una cagna e lei avrebbe dovuto subirlo! Nonostante la rabbia, però, si inginocchiò offrendogli le sue natiche giovani e sode. Baroni sfregò la sua verga umida di saliva nel solco di quel culetto dalla pelle lattea mentre, con la mano, aprì la spilla che teneva stretti, in un chignon, i capelli della ragazza. La capigliatura ricadde sulle spalle di lei e Baroni avverti un brivido di piacere. I notaio amava i capelli lunghi e gli odori forti anche se le brune, come sua moglie, lo eccitavano di più.
Ad ogni sfregamento della verga dentro il solco anale, il piccolo ano plissettato di Marina si contraeva come la bocca di un polipo mentre lei si lamentava debolmente. Questo eccitò l'uomo ancora di più. L'umiliazione faceva parte del gioco e lei non sembrava dubitare di quali fossero le sue reali intenzioni.
«Signor Baroni.. io non prendo la pillola..»
«Non rischi niente, carina...»
Con un sol colpo, le immerse il fallo nella passera. Marina lanciò un grido e si irrigidì sentendo la punta del sesso arrivarle fino in fondo alla vagina. Provava un senso di vergogna e di umiliazione infinita nel lasciarsi scopare così. La pancia molle dell'uomo batteva contro le sue natiche e i suoi testicoli enormi le colpivano la clitoride ad ogni affondo, Baroni la chiavava sempre più velocemente e le tremava al pensiero che lui le venisse dentro. Lo supplicò di stare attento,
«Se lo desideri...» La verga usci dal suo ventre con un rumore osceno, ma subito si puntò contro il buchetto del suo sedere.
«Oh no!» urlò Marina terrorizzata.
«Li proprio no! Mi fa male e poi è disgustoso. Non ho mai... Aaaaahhhh...»
Era troppo tardi. Senza preparazione, lui le aveva infilato il glande nell'ano. Un dolore orribile, simile a una lingua di fuoco, traversò il ventre e le natiche della ragazza. L'uomo spinse ancora e il fallo entrò tutto, fino alla radice, mentre, più lui le pesava sopra, più il suo culo si apriva per accoglierlo. Un'onda di calore riempì il ventre, le reni e i seni della ragazza le cui punte erette strusciavano contro il tessuto della moquette.
Baroni, intanto, era come ipnotizzato dalla vista del suo membro che scivolava fra quelle chiappette umide di sudore e sentiva che, ben presto, avrebbe schizzato il suo sperma dentro quel buchetto caldo e accogliente.
«Dottor Baroni, mi fa male! Mi spacca in due...»
gridò Marina. Tuttavia, pur lamentandosi, si arcuò prenderne ancora di più: poco a poco il dolore diminuiva mentre un pizzicorino delizioso invadeva la sua passera.
Baroni si rese conto perfettamente che la giovane cominciava a godere. Conosceva bene le donne, soprattutto quelle vergini di culo. All'inizio, provavano dolore, ma ben presto cominciavano a prenderci gusto. Infatti, Marina, quasi senza volere, si era afferrata una tetta con la mano e si toccava la clitoride dimentica di ogni vergogna. Ormai non pensava più che a quella verga che le scanalava il sedere sempre più in fretta. Di colpo si inarcò e si lasciò sfuggire un profondo sospiro. Proprio in quel momento, Baroni le schizzò dentro il suo seme e lei senti lo sperma caldo che le riempiva il culo. Aggrappato ai suoi fianchi, anche l'uomo gemette di piacere.
Quando il notaio usci da lei, la giovane donna si afflosciò sul ventre, una mano posata dietro, come a proteggere, ahimè troppo tardi, la verginità violata.
Sei proprio una brava ragazza, Marina,» le disse lui mellifluo, la prossima volta ti porterò alla "Residenza reale"... la conosci?»
«No...Quell'albergo era fuori delle sue possibilità economiche, Comunque, Marina non ebbe troppo tempo per pensare alla cosa perché il notaio l'afferrò per i capelli costringendola ad avvicinare la bocca alla sua verga moscia.
«Leccami, troietta, fammelo rizzare di nuovo.»
Umiliata dal modo con cui Claudio Baroni la trattava, Marina cominciò a piangere ma non osò disubbidire ed accostò subito le sue labbra al sesso dell'uomo. Da parte sua, il notaio si sentiva ben contento di sé. Questa puttanella sapeva succhiare che era una delizia e in più lui era riuscito ad incularla che era quello che preferiva. Mentre lei si dava da fare con la sua mazza, Baroni pensava a ciò che l'aspettava quella sera. Se non sbagliava, sua moglie era andata a farsi scopare da quel loro cliente, Gerardo Pardi. Quel Pardi le avrebbe certamente leccato la passera e lui avrebbe scoperto, fra le cosce di lei, l'odore di un altro uomo!
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 7.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Sesso in ufficio - Primo Capitolo:

Altri Racconti Erotici in Lui & Lei:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni