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Norma e Martina - Rendez-Vous al sangue...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
09.02.2022    |    3.013    |    3 5.3
"Martina intanto continuava a muoversi abilmente con la bocca sul cazzo, ora dall'alto in basso, ora con movimento rotatorio, stringendo lo scroto rugoso con..."
Mozart - Aria della regina della notte - Der hölle rache
https://www.youtube.com/watch?v=8GHSv8RLGlw



“Professore io per questa sera avrei finito”, dice Norma
“Tra l’altro stasera c'è qui la mia amica Martina, quella di cui Le ho parlato…”
“Ah bene" dice l'uomo, "Che ne direste di uscire insieme e magari guadagnarvi una bella mancetta?”...
“Mia moglie è via, e non sarebbe male finire la settimana scopandomi due piccole troiette come voi. Vi do 200 euro a testa…”

Sul volto del professore affiorò un sorriso sconcio, mentre Norma e Martina si guardavano tra loro…

“Va bene professore. Ma smettiamo appena vieni. Ti diamo al massimo 60 minuti”, rispose Norma, passando automaticamente al TU senza lasciar trapelare nessun sentimento.

Il Motel nella prima periferia della città, dove si fermarono, aveva visto tempi migliori, l’insegna luminosa, un tempo molto famosa, ormai mancava di un paio di lettere al neon. Tutto appariva decadente, i piccoli bungalow dalle pareti scrostate e così la camera. Il bagno sporco che sapeva di muffa e di piscio, il copriletto in ciniglia di un verde bottiglia scuro, macchiato e che puzzava di fumo.

Di buono c’era che la nuova gestione “cinese”, era molto discreta, e bastava pagare in contanti con un piccolo extra, per evitare le "noiose" pratica di registrazione dei documenti.

“Professore, stasera te ne stai sdraiato buono buono! E noi ti facciamo un servizietto da 400 euro”, disse Norma appena entrata nella stanza.
Iniziarono a spogliarlo e a spogliarsi.

Norma lo spinse sul letto mentre Martina già nuda si inginocchiava davanti alle sue cosce raggrinzite, indecenti e spalancate, afferrando con decisione la base del cazzo dell’uomo. Lo leccò tutt'intorno, poi sulla punta grossa e violacea con insistenza prima di infilarselo tutto in bocca.

Il professore col volto paonazzo, le incitava a succhiare il cazzo e a leccargli il culo, reagendo a scatti e mugolando suoni gutturali insieme alle più luride oscenità, sollevando il sedere flaccido per farsi penetrare meglio, ogni volta che la lingua di Norma arrivava a lambirgli l’ano. Martina intanto continuava a muoversi abilmente con la bocca sul cazzo, ora dall'alto in basso, ora con movimento rotatorio, stringendo lo scroto rugoso con una mano.

Norma, ormai completamente nuda, si alzò per prendere dal frigobar un paio di vaschette del ghiaccio, ne rovesciò il contenuto nel secchiello in acciaio che era pronto vicino ad un vecchio scalda-acqua elettrico.

“Adesso, caro professore, ti divertirai un sacco” disse.

Gli strinse forte per un attimo le guance, accarezzò le spalle e scese verso le braccia, le tirò a se e afferrando prima un polso e poi l'altro, lo legò alla testata con due sottili ma resistenti foulard di seta rossa. Per fermare sul nascere le proteste, a dire il vero non troppo convinte dell'uomo, prima di passare a legargli anche le gambe, Norma prese due cubetti di ghiaccio dal secchiello e in piedi a gambe divaricate sopra il suo viso li introdusse nella fica poi lentamente senza distogliere i suoi occhi da quelli di lui, altri due cubetti, sparirono subito dopo risucchiati nel culo.

Dolore e piacere si mischiarono, facendo ritornare alla mente di Norma la violenza subita poco tempo prima...


***
Il professore la teneva schiacciata sul letto, seduto nudo sopra di lei, le braccia tenute ferme dall'altro uomo, mentre il terzo dopo averle strappato i vestiti di dosso, aveva acceso la telecamera. Una luce forte e bianca l'accecava e non le faceva vedere bene quello che succedeva intorno a lei, sentiva solo le mani sudate sul suo corpo, e le dita dentro che la riempivano e la frugavano impietose...
Una bocca si avvicinò al suo seno, le labbra raccolsero il piccolo capezzolo rosa, prima di morderlo forte. Norma ricorda ancora perfettamente il dolore, lo shock, le sua urla, i suoi inutili tentativi di liberarsi e le risate degli uomini. I denti dell'uomo che ora le sta parlando sono sporchi del suo sangue, "Se ti tappassi la bocca, il video che stiamo girando non sarebbe così divertente..., urla puttana..., urla dai, facci divertire..."
E Norma urlò..., e urlò ancora e ancora, come una belva inferocita e ferita. Urlò, di dolore, di disperazione, tutto il corpo arcuato, quasi a spezzarsi. Sino a quando la voce smise di uscire ed il corpo smise di lottare...

***


La mano, e i polpastrelli delle dita di Norma, corsero ancora una volta, a quella lunga e sottile cicatrice che il professore con il rasoio, quel giorno le aveva lasciato sull'inguine. "Ti lascio un ricordo, un mio ricordo che ti resterà per sempre", le aveva detto prima di rivestirsi e andarsene con gli altri due uomini, lasciandola lì in quella stanza sanguinante nel corpo e morta dentro.

Norma, si inginocchiò a cavalcioni del professore, premendogli la fica sulle labbra. "Leccami qui professore, ti piace la mia fica, o preferisci leccarmi il culo?." Lo diceva muovendosi avanti e indietro colando ambra perlacea da entrambe le sue aperture. La lingua e il naso dell'uomo erano ormai completamente impiastricciati.
"Lecca professore. Dai maiale, fammi godere!", la lingua del professore andava e veniva sollecitata dal clitoride sporgente per poi fermarsi cercando di penetrare il culo di Norma che ondeggiava con il bacino avanti e indietro, scossa dal piacere, accordando sempre di più i movimenti ritmici del suo corpo flessuoso.

"Professore, posso mettermelo dentro?", disse Martina stanca di succhiare il cazzo dell'uomo. Poi senza aspettare una risposta, che tardava ad arrivare, lo afferrò alla radice gli sputò sopra e salendo in verticale ne appoggiò la grossa e gonfia punta all'imbocco bagnato della fica, affondando lentamente i fianchi.

"Puttane..., siete due luride puttane. Non fatemi venire troppo presto!", ordinò con voce autoritaria il professore, la stessa che usava con i suoi studenti durante le lezioni.
"Norma", continuò l'uomo,"Insegna alla tua amica come deve fare a muoversi per darmi piacere, senza farmi venire.".

Norma sempre accovacciata sopra la faccia dell'uomo gli rispose con voce stridula da bambina, "Non ti preoccupare professore, stasera ci pensiamo noi a te...".
Martina gemendo di piacere, pompava il cazzo del professore sempre più forte, non disdegnando, rapide incursioni di lingua sui seni di Norma, seduta di fronte a lei.

"Bastarde...Vengo! Vengo! Ecco che vengo!" disse il professore.

Fu allora che Norma dopo aver afferrato le pinze del ghiaccio, lo interruppe dicendo: "Professore non ti è permesso di venire quando ti pare!", poi mirò con la punta dentellata d'acciaio all'occhio sinistro e lo colpì con tutta la sua forza.

La inserì senza pietà, stupendosi di come entrasse con facilità mentre il sangue le schizzava addosso e tutt'intorno.
L'urlo di dolore che riempì la stanza, non aveva nulla di umano e avrebbe raggelato chiunque, ma non Norma che estrasse la pinza dall'occhio per poi affondarvela di nuovo ma questa volta con crudele lentezza, e neppure Martina che continuava come se niente fosse a muoversi sul cazzo dell'uomo per trarne piacere...
"Ti piace girare i video e stuprare le tue studentesse, vero professore? Vediamo se così, senza un occhio, avrai ancora voglia di farlo."

"Basta!Basta!" disse l'uomo con un filo di voce, il corpo scosso da tremiti incontrollabili.

Norma allora, ruotò le pinze e le tirò verso di sé. Con un rumore di fogli strappati, il bulbo dell'occhio, completamente tinto di un rosso acceso, uscì dall'orbita, poi si staccò e rotolò sul letto, lasciando una striscia di sangue scuro sulle lenzuola cadendo infine sul pavimento con un piccolo tonfo.

L'uomo perse i sensi. Quando ritornò in sé, si accorse di essere ancora legato.
Il dolore era ancora fortissimo, ma non proveniva solo dalla perdita dell'occhio e dalla ferita che era stata pulita e bendata, sollevò la testa per quanto le legature gli permettevano, e vide che tutta la zona del suo inguine era ricoperta da ghiaccio.

La stanza era vuota e silenziosa, ma sentiva qualcuno muoversi nella doccia...
Dopo qualche minuto Norma e Martina uscirono dal bagno, Martina teneva in mano la sua borsa, si avvicinarono e si sedettero accanto a lui sul letto.

"Dai professore, non fare quella faccia. Te ne abbiamo lasciato ancora uno", disse Martina, aggiungendo subito dopo, "Ora però mi voglio divertire un po' anch'io!, sai Norma, da piccola mi divertivo un mondo a giocare all'Allegro Chirurgo! " e mentre lo diceva ridendo, fece scivolare la mano nella borsa, per estrarne subito dopo un paio di cesoie da giardinaggio dalla grossa impugnatura gialla...

Lo sguardo del professore è inorridito e sconvolto dal terrore. La bocca si spalanca, vorrebbe gridare, ma Norma veloce ne approfitta per tapparla con la cravatta arrotolata che tiene nascosta in una mano...

Non può muoversi, non può urlare..., può solo assistere impotente alla sua fine.

Norma quasi amorevolmente gli solleva la testa in modo che possa vedere.
Sì..., vedere! Osservare Martina che sposta il ghiaccio dall'inguine, per scoprire il cazzo bluastro e ormai insensibile.
Ora lo asciuga delicatamente e avvicina le labbra alla punta per un ultimo bacio, poi di nuovo la mano alla base. Ne stringe forte lo scroto, sente sotto le dita la consistenza grumosa dei due testicoli.

Il movimento delle due affilate lame è fluido, non incontra resistenza, non fa quasi rumore. Il taglio è netto, la piccola borsa di pelle rimane quasi intatta nella morbida mano della ragazza, mentre sangue scuro scorre lento in piccoli fiotti, tra le gambe dell'uomo.

"Tranquillo, non morirai professore..." dice Norma abbassando gli occhi su di lui, mentre lo slega e gli libera la bocca.
"Non morirai oggi. Ma se parli, io e la mia amica, saremo costrette a raccontare un po' di cose sul tuo conto a tua moglie e ai tuoi amici. Prima però ci piacerebbe tanto compiere altri esperimenti sul corpo umano! Capito professore?".

"Ora se non ti dispiace, ci prendiamo i nostri soldi e ce ne andiamo. Sei d'accordo vero?"

Il professore per l'angoscia e il dolore non riesce più a parlare, annuisce appena con un cenno..., debolmente con la testa.

L'ultima cosa che sente..., è il rumore dei loro tacchi che si allontanano sul parquet della camera ed il suono cristallino della loro risata.

L'ultima cosa che vede..., è il suo occhio e i suoi testicoli che lo fissano, ordinatamente allineati su una piccola garza bianca appoggiata sul suo petto.



Nemesi





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