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Lui & Lei

Elisabeth... Zero inibizioni!


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
20.09.2022    |    4.748    |    4 9.8
"Desidero stringergli il cazzo, lasciare che mi strizzi i seni prima di succhiarli, voglio che mi morda i capezzoli un momento prima di sbattermi forte contro..."
Beyoncé - Speechless
https://www.youtube.com/watch?v=C5eVSOYVads


Lo stronzo, non rispondeva al telefono, agli sms, ai messaggi.
Era ancora una volta semplicemente scomparso ed io ero furibonda.
Una rabbia viscerale saliva dall'ombelico fino ad annebbiarmi la vista: “Come si permetteva di sparire così?

Pensieri di odio e distruzione frullavano nella mia mente, mentre appollaiata sullo sgabello al bancone del bar del ristorante, lasciavo dondolare le gambe accavallate, consolandomi con un aperitivo mentre fissavo mestamente il nostro tavolo, ormai già occupato da un’altra coppia.

"Quant'è?"
"Offre la casa"
Alzo gli occhi e lo guardo. Dietro quella voce c’è anche un bel sorriso.
"Grazie! Allora ne prendo un altro."
"Prende ancora lo stesso oppure le è venuta voglia di cambiare? Intendo il drink…", e mi strizza l'occhio sornione.
"Faccia lei", rispondo con tono piuttosto seccato.

Lui, senza scomporsi, versa nel mixer liquidi colorati, chiude il tappo accarezzando il metallo prima di shakerare e mentre agita la bevanda alternando movimenti secchi e decisi ad altri più lenti e circolari, mi fissa negli occhi.
Sembra quasi che stia accarezzando la mia pelle nuda mentre mixa il drink.

Nel bicchiere tutto sembra molto trasparente, solo osservando bene il ghiaccio si intuiscono leggere venature blu indaco, ne bevo un sorso e mi rendo conto che è molto alcolico. Il calore scende lungo la trachea ma senza bruciare seguito da un leggero capogiro cui fa seguito dopo neppure un minuto una certa euforia.

"Davvero buono, ci voleva proprio...", gli dico.

È buono davvero e sprigiona quasi come una magia, un tepore interiore che trasforma la mia rabbia in qualcosa d'altro, in una specie di energia inespressa.
Mentre penso, sento caldo, molto caldo mi sbottono in un gesto automatico un bottone della camicetta, seguito poco dopo da un secondo.

Il mio drink è finito e capisco che a fatica riuscirò a tornare a casa con la mia macchina.
Il barman mi chiede: "Un altro?"
"Meglio di no, sono rilassata al limite dell'ubriacatura".
"Ha degli impegni dopo?"
"No. Ma cosa c'entra?"
"Nulla. Solo che se le andava poteva prendere ancora un drink. Adesso non mi sembra più così arrabbiata, poi ci penso io a farla arrivare a casa sana e salva, parola di boy scout, ma solo se le va."

Mi andava?
Aveva un'aria così affidabile, nonostante la corporatura massiccia, le braccia tutte tatuate e quelle mani grandi. Sarà stato grazie a quella sua voce, così calma, senza inflessioni e dalla dizione perfetta e poi Elisabeth: “Pensa anche a chissà che altro poteva avere di così grande”.

"Beh…, allora è perfetto!", rispondo, quasi stupita nel sentire la mia voce..
Qui finirà male Elisabeth pensai: “Già inizi a parlare da sola”.
Facevo fatica ad articolare bene le parole, quindi a partire dal terzo e passando al quarto drink mi limitai a sventolare solo la mani e a emettere qualche monosillabo, seduta nel mio angolino, da cui osservavo le coppie che dopo aver cenato, ad una ad una uscivano abbracciate dal locale.

Per un attimo si rifece vivo il pensiero di quello stronzo e del suo ennesimo bidone. Un pensiero ormai ovattato e lontano. Ero io ad essere cambiata? Era l’alcool?
So solo che distratta dal quel gran pezzo di barista, dal calore dei suoi drink, dalle sue parole e dai movimenti ipnotici delle sue mani, mi ero completamente persa nelle mie fantasie. Non avevo più guardato il cellulare, né avevo intenzione di farlo proprio adesso, quando finalmente, a fine serata, me lo ritrovai seduto di fronte ad un tavolino con una birra e quella maglietta mezza strappata tesa sui pettorali.

"Tutto bene? Ancora un po’ di pazienza e ti porto a casa”, mi dice, fissandomi con sguardo interrogativo.

Troppo ubriaca, ma forse non ancora abbastanza per non accorgermi che per la prima volta Lui è passato al Tu, rido come una cretina mentre penso: “Si, si…, tutto pene, tutto cazzo!”, e poi: “Elisabeth non devi aprire bocca se no queste idiozie da ragazzine ti scappano fuori per davvero e sai che figura?”.

Il cervello tutto sommato funziona ancora abbastanza, ma ho perso il controllo del corpo. Sono rilassata, calda, morbida e come se non bastasse, più le guardo, più aumenta l’incontenibile voglia di farmi frugare da quelle mani e lasciarmi andare.
Lui mi parla ma io sono su un altro pianeta. Un mondo parallelo dove le sue dita abbronzate e curate dopo aver sfiorato e poi strizzato il mio clitoride scivolano fra le grandi labbra per penetrare a fondo la mia fica.
Se solo immaginasse quanto mi sento troia in questo istante.

Lui mi parla e io continuo ad annuire...
Elisabeth non parlare che ti potrebbe scappare un: “Ti approfitti di me solo perchè
sono ubriaca e con la fica fradicia”. E se poi non lo facesse? Se non ne approfittasse? Finirei per rimanerci davvero male.

"Sei sempre di poche parole o solo quando bevi un po’ troppo?"
"Solo quando bevo"
"Capisco. E cosa potresti dire di così terribile? Insulti le persone?"

Scuoto la testa e i miei riccioli biondi, mi mordo le labbra per non parlare.
Ho un “pompino” sulla punta della lingua, anzi mi sembra proprio di percepire l’orlo più spesso della sua cappella un istante prima che il suo cazzo mi riempia la bocca. La sento violare le mie labbra, per poi arrivare in fondo alla gola togliendomi il respiro.

“Portami a casa, per cortesia, mi manca il respiro" gli dico.
"Ok prendo le mie cose e ti porto dove vuoi."

La verità, penso, è che vorrei mi portasse davvero poco lontano.
Desidero stringergli il cazzo, lasciare che mi strizzi i seni prima di succhiarli, voglio che mi morda i capezzoli un momento prima di sbattermi forte contro a un muro.
Mi fissa con le gambe divaricate mentre finisce di bere la birra.
I jeans aderenti con le pieghe che convergono tutte verso il suo uccello mentre io continuo a fantasticare impazzita dalla voglia di saggiarne la consistenza, odore e sapore. È più forte di me, avvicino a lui la mia sedia mi sporgo e allungo la mano su quel rigonfiamento, seguo la forma del cazzo: davvero notevole!

Elisabeth, (quella brava), se ne è andata e con lei tutti i suoi buoni propositi.

"Senti! Ho voglia di cazzo, di essere scopata, e se proprio vuoi sapere un’altra cosa, nessuno mi ha mai presa piegata a novanta sul bancone di un bar e questa la trovo un’idea molto carina", gli dico, o almeno credo di avergli detto sbiascicando le parole al punto da non essere sicura della cosa, ma il suo cazzo è duro e gonfio, di questo sono assolutamente sicura.

Attirandomi fra le sue braccia mi mormora all'orecchio:
"Mi stavo giusto chiedendo come infilarmi nelle tue mutandine. Mi piacciono le donne arrabbiate: sono più selvagge ed è un vera sfida domarle o lasciarsi domare”.

Mi parla passandomi la punta della lingua sul collo e sulla scapola scoperta.
Lascia cadere a terra la mia camicetta che non ho più addosso, senza sapere come. Mi fa alzare e fatti pochi passi mi fa appoggiare al bancone del bar, mi solleva la gonna, scosta le mie mutandine bagnate e con lentezza inizia a scoparmi con quel suo cazzo che nelle mie fantasie di pochi minuti fa non sembrava potesse essere così enorme.

Si muove lento, pompandomi a fondo aprendo e dilatandomi tutta, facendomi sentire completamente piena, le sue mani mi stringono forte i fianchi per non farmi scivolare via e dettarmi i tempi e la cosa mi piace da morire.

"Va bene così? Era questo che volevi? Oppure…?"

Si sfila, mi solleva mettendomi seduta sul bancone, ho le braccia tese all’indietro per tenermi, mi apre per bene le gambe e infila la testa per leccarmi l'anima e scoparmi con la lingua fica e il culo, mentre volo via, persa in un’intera foresta di vibrazioni colorate del mio orgasmo. Resta a guardarmi, a guardare le pupille dei mie occhi che si dilatano, poi risale con la bocca, morde i miei capezzoli. L'alcol dovrebbe annebbiare le mie sensazioni, invece percepisco ogni suo singolo respiro sulla mia pelle.

"Vedi il bancone di un bar come questo offre molteplici possibilità", mi dice salendo anche lui e venendomi sopra.

Tenendomi le gambe aperte, senza alcuna delicatezza mi infila dentro tutto il cazzo in un colpo solo. È fantastico, voglio che non smetta!

Dice qualcosa a proposito di: "Sbattere come si deve le signore per bene che bevono troppo". Ma io sono certa che non stia parlando di me, perché Elisabeth se ne è andata da un pezzo ed ora ci sono solo io, una troia completamente a sua disposizione. Non ho parole, sono persa nel mio piacere che risale lungo la spina dorsale per scoppiarmi nel cervello ad ogni affondo del suo cazzo.

Gemo, mi inarco e mi contorco sotto ai suoi colpi sempre più veloci.
Un altro orgasmo mi cola tra le cosce ma invece di saziarmi amplifica ancora di più la mia voglia di cazzo. Cosa mi sta succedendo?
Mi sembra di avere la fica in fiamme eppure non voglio che smetta.

"Ti confesso che a me piace anche il culo delle signore per bene, soprattutto
quelli stretti come il tuo. Mi piace vederle mentre si siedano sul mio cazzo, lo afferrano con una mano e se lo infilano dentro guardandosi allo specchio mentre io divarico loro le natiche tenendole sopra di me. Mi piace vederle mentre si impalano sul cazzo con la fica aperta e lo prendono fino in fondo. Tu che ne pensi?”

Mi pare una giusta richiesta.
Zero inibizioni, anzi la troia che é in me è sveglia e attiva. L'idea di lasciarlo guardare mentre mi sfondo il culo, mi fa impazzire.
Lo spingo a sedere sul bancone con il cazzo rivolto verso una parte della parete del bar ricoperta da uno specchio. Lo voglio duro. Un piccolo bacio sulla cappella poi con la lingua giro attorno al glande. Ha il mio sapore. Lo succhio tutto stringendolo forte con una mano mentre con l’altra gli massaggio le palle per poi indugiare prima con la punta della lingua e poi con un dito al suo culo. Sento il cazzo vibrare e diventare sempre più duro e gonfio tra le mie labbra strette.
Adoro la sua mano sulla nuca a spingermi testa per scoparmi fino in gola.

Mi sfilo dalla bocca il suo cazzo bagnato di saliva.

Mi accoscio su di lui girata di schiena e afferro la base del suo cazzo appoggiandone la cappella bagnata al mio culo. Le sue mani mi divaricano le natiche, lo sento premere fino a vincere la resistenza della mia carne.
Cedo…, dopo i primi istanti di equilibrio, sempre più facilmente. Mi entra tutto dentro ed è davvero eccitante guardarmi mentre mi muovo su è giù col suo cazzo che mi dilata e riempie il culo.

"Stai guardando come ti sfondi? Come lo prendi tutto?", mi dice…

Non rispondo. Mi sento così maliziosamente zoccola e avida di cazzo che non riesco a parlare e a trattenermi. Mi dedico al mio clitoride. Le mie dita bagnate sono impazzite e mi accompagnano in ogni discesa e risalita lungo l'asta, fino a lasciarmi andare per prenderlo fino alla palle.

Il suo petto contro la mia schiena, le dita della sua mano che adesso hanno preso il posto delle mie riempiendomi la fica come se avessi dentro un altro cazzo.
Non esiste più nulla, il bar, il quartiere, la città, ma solo i nostri respiri sempre più veloci alla rincorsa del puro piacere.

Sto pensando che per quanto io mi muova sulla sua asta prendendo tutto ciò che posso prendere, voglio che mi sfondi senza alcuna pietà.
Ne approfitto senza vergogna e per la prima volta parlo, anzi grido…

"Spaccami fino a farmi urlare. Fottimi, sborrami nel culo!"

È il bisogno di essere posseduta in ogni parte del mio corpo, di sentirmi libera di godere e parlare da troia. È il malsano desiderio di dissolvermi, di farmi annientare a colpi di cazzo per poi, subito dopo rinascere ancora più bella e consapevole della mia forza.

Lui ora sembra un toro impazzito.
Mi ha sdraiato a pancia sotto sul bancone ed ora mi schiaccia con tutto il suo peso, tenendomi braccia e gambe bloccate e davvero mi sta rompendo il culo.

Mi fa male... Mi fa bene...
Sto viaggiando sempre più lontana, aggrappata a questo bancone di legno intarsiato e segnato dal passaggio delle mani di tutti quelli che sono passati da lì e mi sembra di sentirmele tutte addosso mentre mi toccano ed accarezzano per darmi coraggio, mentre navigo ormai senza bussola su questa zattera attraversando la tempesta aspettando infine di cadere nelle profondità dell’estasi.

E vorrei cristallizzarmi in quell'istante. Quello in cui i muscoli tesi trasfigurano tutto il corpo, dove la mente si sintetizza in un buco nero di aspettativa; quell'istante di bagliore abbacinante, di esplosione di piacere che sicuramente ha a che fare con la nascita dell’universo.

E’ il suo istinto primordiale che gli suggerisce il mio essere lì, in bilico sull'orlo del precipizio e a dire la verità è bastato poco: sentire la sua sborra calda che mi riempiva il culo e due dita a scoparmi le fica per farmi precipitare in quel vortice caldo e accogliente che stavo aspettando.


Rientriamo lentamente nelle nostre vite.

"Ti posso offrire un ultima cosa da bere?" mi chiede accarezzandomi il viso
"Non ho fretta di portarti a casa tua e casa mia è proprio qui sopra."

"Hai una doccia?"
"Certo"

Un poco indolenzita lo seguo.
La notte è appena iniziata e poi “l’altra Elisabeth” mi ha bisbigliato in un orecchio che è davvero curiosa di assaggiare la sua sborra.


Nemesi
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