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Io e Bambola nel camerino. Tu resta fuori e ascolta...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
17.02.2022    |    3.673    |    2 9.7
"Sei proprio una troia, una gran puttana..."
Hooverphonic - Mad About You
https://www.youtube.com/watch?v=6EA-MIYY1bg


Ieri approfittando di un tuo momento di libertà mi hai telefonato per dirmi che oggi incontrerai nuovamente la tua "nuova amica", quella che ha risposto al tuo profilo su quel sito di annunci, dove organizzi i tuoi incontri all'insaputa di tuo marito.

Avete deciso di trovarvi in quel grande centro commerciale a Bergamo a fianco all'autostrada, per comprare dell'intimo, che indosserete per rendere ancora più speciale il nostro primo incontro dove finalmente saremo tutti e tre insieme.

Sino ad oggi di Lei, ho visto solo qualche foto che tu mi hai mandato, foto di voi insieme fatte mentre vi scopavate. Non conosco neppure la sua voce, che mi hai descritto così bene. Una voce da bambina con una nota roca e graffiante in gola.

Dopo che ci hai messo in contatto parlandole di me, ad una prima mail piena di imbarazzo e di cose non dette, ne sono seguite molte altre, ed ora so esattamente che tipo di emozioni "Bambola" sta cercando, di che cosa ha bisogno per riempire la sua mente, ora sono perfettamente sintonizzato con i suoi desideri più osceni e celati.
Ti immagino, mentre la fai salire sulla tua macchina, e combatti per reprimere l'istinto di baciarla, di respirare il suo profumo per scendere con gli occhi verso l'attaccatura del suo seno, che spunta da quella camicetta bianca che Lei, avrà lasciato leggermente aperta solo per te..., per eccitarti.

Quando poco fa mi hai telefonato, per chiedermi se ero libero questa mattina per accompagnarvi a Bergamo, ti ho mentito..., ed ora sono qui, in questo moderno paradiso dello shopping, per vedervi e seguirvi di nascosto mentre siete insieme.

Osservo la tua macchina entrare nel parcheggio. Vi vedo scendere, Lei è più alta di quanto immaginavo. Riesco a vederla solo di spalle, è biondissima, ha un bellissimo culo, lunghe gambe slanciate spuntano da una gonna scura appena sopra il ginocchio.

Ora siete in piedi affiancate sul grande tappeto mobile che sale dai parcheggi e porta all'ingresso del centro.
Vi parlate, i vostri volti, le vostre labbra pericolosamente vicine.
Ti vedo sfiorarle la mano mentre con un rapido gesto componi un numero di telefono sul tuo cellulare.

Ti rispondo al primo squillo.

- "Sì..., lo so dove siete. No, mi spiace te l'ho detto, sono a Milano in ufficio, non sono riuscito a liberarmi. Si lo so, avrei voluto esserci ma sono bloccato, un impegno improvviso...".

Bruscamente ti chiedo di passarmela. Rimani indecisa, con il braccio per un attimo sospeso tra te e Lei, poi le allunghi il telefono. La mia voce ora calma e decisa, le descrive in modo veloce e ordinata senza ammettere repliche delle istruzioni precise, ordini a cui Lei dovrà attenersi, anche se ancora non capisce.
In fondo è questo che lei vuole, l'unica cosa che desidera: essere dominata da un uomo nella carne e nei pensieri.

L'osservo tremare per un attimo prima di vederla annuire con la testa e sentire quella voce da bambina dirmi in un sussurro:

- "Sì, promesso, farò tutto quello che vuoi".

Vi fermate davanti ad un grande negozio di scarpe ad osservare le vetrine. Lei si avvicina a te, ed io so già cosa ti sta sussurrando.
Dopo pochi minuti entrate in quel punto vendita di abbigliamento dove a vostra insaputa, vi ho preceduto entrando nel reparto maschile.
E' un negozio che conosco bene, ci ha lavorato quasi un anno una ragazza brasiliana che andavo a trovare spesso prima che decidesse di tornare a casa con il culo decisamente più aperto di quando l'avevo conosciuta.
Ne conosco in modo particolare, gli ampi e un po' nascosti camerini di prova nel reparto femminile le cui pareti chiare ho battezzato schizzandole più volte della mia sborra nei momenti serali che precedevano la chiusura del negozio.

Sono poco più delle dieci della mattina di un lunedì qualunque, poche persone in giro, un paio di commesse, stanno svogliatamente risistemando negli scaffali i capi che il passaggio dell'orda domenicale ha lasciato sparsi ovunque. Vi state muovendo per il negozio separatamente. Lei si avvicina a te con un vestito tra le mani, ti vedo fare un cenno di assenso e con il capo tra le mani, vi dirigete verso la zona dei camerini di prova.

Aspetto ancora qualche minuto, sempre più impaziente, prima di seguirvi.
Quando mi vedi, di fronte a te, rimani quasi scioccata, stai per parlare ma io rapidissimo, con un cenno della mano ti impongo di rimanere in silenzio.
Non servono parole, tra noi non sono mai servite.
Con lo sguardo mi indichi il camerino dove Lei è appena entrata.

La porta è aperta, da brava bambolina obbediente ha seguito le mie istruzioni.

Entro veloce e la richiudo alla mie spalle.
E' seduta su una piccolo panca bianca con la seduta imbottita, la schiena inclinata appoggiata alla parete il culo che sporge sul bordo, la gonna è per terra, si sta masturbando la fica, due dita dentro, le gambe appena aperte, come le avevo chiesto di fare per me.

Le mutandine tirate di lato, la mano libera a stringersi con forza con le dita un capezzolo di un seno liberato dal reggiseno e dalla camicetta sbottonata.

E' talmente concentrata a godere che per un lungo istante non si rende conto della mia presenza, quando lo fa ha uno scatto improvviso e istintivamente si china in avanti per coprire la sua nudità.

- "Sono io. Riconosci la mia voce?" le dico con voce calda e ferma.

Lei alza la testa e mi guarda cercando nel mio viso che non ha mai visto, una conferma alle mie parole. Una conferma a quella voce che ha sentito per la prima volta solo pochi minuti prima.

Non le do il tempo di pensare, le ordino di continuare a masturbarsi per me. Sono in piedi davanti a Lei le gambe appena divaricate e piegate. Ho il cazzo così duro e bagnato che già si intravede una macchia più scura, che sporca la stoffa dei pantaloni.
Le afferro la nuca e le spingo la faccia contro il mio inguine.

Le sue mani, nervosamente cercano subito di liberare il mio cazzo.
Le allontano, le ordino di guardarmi senza toccarmi.
Mi slaccio i bottoni, poi afferro il cazzo ne percorro l'asta con la mano più volte, lentamente, ne scopro la punta bagnata e gonfia davanti ai suoi occhi, vicino al suo naso perchè ne possa sentire l'odore forte di maschio.

Si è infilata due, ora tre, poi quattro dita nella fica, faccio quasi fatica a vedere la sua mano per quanto è dentro, la vedo tremare e rivoltare gli occhi all'indietro in un orgasmo fatto di spasmi brevi e violenti.
Ora mi guarda. Guarda il mio cazzo con la bocca oscenamente spalancata allungando le mani verso di lui e questa volta la lascio fare.
La sto scopando in bocca spingendo la sua testa verso di me, il corpo piegato in quella posizione scomposta, le gambe ancora aperte. Lo spingo in fondo alla gola con violenza fino a farla piangere. Fino a farle colare il trucco dagli occhi, il suo viso ora è una maschera grottesca. Segue il ritmo che le ho imposto, un filo di saliva denso e colloso scende da un lato della sua bocca e le bagna la camicetta aperta prima di imbrattarle i seni scoperti.

Il mio orgasmo presto le riempie la bocca, prima di sporcare con gli ultimi schizzi caldi, parte del viso, il collo, il seno.

Mi afferra il cazzo, e continuando a fissarmi negli occhi, con la sua punta si spalma la sborra sulle guance, sulle labbra, sul mento. Infine apre la bocca per farmi vedere il mio sperma che lentamente scompare nella sua gola.

"Bambolina... Sei proprio una troia, una gran puttana...",
è tutto quello che riesco a dire, con un mezzo sorriso, mentre mi abbottono i pantaloni.

Esco dal camerino con le gambe che ancora tremano.

Tu, sei lì fuori che aspetti.
Hai sentito tutto...

Ti dico:
"Vai... E' dentro che ti aspetta...,
ora puoi entrare a baciarla"



Nemesi
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