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L'ottavo Nano... (La Vera Storia Di Biancaneve)


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
05.07.2023    |    2.242    |    12 8.3
"Camminavano velocemente con quelle loro gambe così lunghe ed io ero costretto ad avanzare saltellando..."
Silje Nergaard - Tell Me Where You're Going
https://www.youtube.com/watch?v=J3RlXQJjxNY


L'OTTAVO NANO!
La vera storia di Biancaneve, che non leggerete mai sui libri...



Che Biancaneve sia stata da noi nella foresta e che cosa le sia capitato, lo sapete già tutti. O forse sarebbe meglio dire che pensate di saperlo, perchè le cose non sono andate veramente come è scritto su tutti libri di fiabe.

Scusate la mia maleducazione, mi presento: sono "L'ottavo" nano, e non mi conoscete.
Nessuno ha mai parlato e scritto di me e il mio nome rimarrà per sempre nell'oblio eterno.
Eppure è nel mio letto che Biancaneve ha dormito, dopo aver tentato di accomodarsi negli altri sette e averli trovati troppo piccoli.
Anche il mio era piccolo, ma è solo nel mio che si è addormentata.

Quella sera e le successive, mi sono coricato con il mio settimo fratello senza poter dormire. Non riuscivo a fare a meno di guardare quell'essere così bello, il suo eburneo collo, i suoi lunghi capelli neri, la perfezione del suo viso.
Quegli occhi scuri e profondi, il morbido rosso delle sue labbra, il lento e armonioso fluire del suo respiro e il dolce movimento del suo seno.

Le ninfe del bosco le conoscevo già bene, sono dolci e indolenti, ma troppo..., troppo appiccicose. Conoscevo anche le femmine degli gnomi, sono vivaci e sempre affaccendate, ma non sanno stare ferme e alla fine vogliono sempre dirti quello che devi fare. Ho anche incontrato le donne degli elfi. Le ho viste danzare al chiaro di luna nelle radure coperte di rugiada, coperte solo dei loro impalpabili veli così evanescenti e luminosi.

Ma questa giovane umana, le superava tutte in perfezione!

E che baci di miele ci diede la mattina seguente quando uscimmo per andare al lavoro!
Ricordo che mi fermai sulla porta per ultimo. Il mio cuore batteva violentemente, come se fosse stato scosso da un piccolo martello d'argento, e fu proprio allora che ebbi la certezza che quel suo bacio fosse molto diverso da quello che avevano ricevuto i miei fratelli.

Ha governato la nostra casa in maniera incantevole. C'erano sempre dei fiori sul tavolo, solo gli angoli della casa non erano spazzati per bene ed io la seguivo volentieri nelle faccende di casa. Mi piaceva molto aiutarla a riporre nei cassetti i panni lavati. Fu così che vidi e accarezzai per la prima volta, quegli strani indumenti che portava sotto i suoi vestiti.

Sapete poi tutti dei guai che ci capitarono con Biancaneve.
Quello che non sapete è che fui io a togliere il pettine avvelenato della regina cattiva dai suoi capelli. Erano così lunghi, che mi coprirono tutto come un vellutato e profumato mantello. Mentre lo strappavo via, le mie narici e i mie polmoni si riempirono di quella fragranza e il mio cuore di una tenerezza che non dimenticherò mai.

Fui sempre io l'unico che ebbe il coraggio di sfilarle il corsetto stregato con cui Grimilde voleva soffocarla. Furono le mie agili e piccole mani che senza tremare sciolsero quei lacci opprimenti e malvagi.

Poi arrivò la volta della mela avvelenata.
E non ci fu niente da fare.

Fu allora che costruimmo la bara di cristallo, perchè tutti gli esseri e gli animali della selva potessero godere della sua bellezza per sempre anche se ormai era morta.
Composta in quel feretro la stavamo portando nel bosco, quando arrivò sul suo cavallo bianco, (come sempre in ritardo...), quel campione di bellezza del figlio del Re: piume azzurre sul cappello, giustacuore aderente, maniche a sbuffo, maglia attillata, tutto in lui era attillato. (Non che sotto, dicono i maligni, ci fosse molto da vedere!!!)

I miei fratelli concedettero di buon grado la bara con Biancaneve all'innamorato, che gliela chiedeva con tanta insistenza, ma a me non stava bene. Io l'amavo e la volevo solo per me. Rincorsi nascosto nel bosco, i servi che trasportavano la bara. Camminavano velocemente con quelle loro gambe così lunghe ed io ero costretto ad avanzare saltellando.

Volevo vedere a tutti i costi il viso di Biancaneve per un'ultima volta; quella sua bocca ancora rossa e carnosa nonostante la morte. Saltavo velocissimo tra l'erba alta e le grosse radici degli alberi, senza farmi vedere grazie ad un magico mantello elfico, illuminando con una piccola lanterna il mio cammino.

Venne buio fitto, mentre superavo quelle creature dalle gambe lunghe balzando davanti a loro, per un attimo il portatore più vicino vide la luce che usciva da sotto il mio mantello, prese paura e inciampò. Gli altri, sorpresi, si risentirono di quello scossone. La bara scivolo dalle loro spalle e si appoggiò violentemente a terra, il sigillo in oro massiccio che teneva chiuso il coperchio si ruppe.

Decisero di fermarsi a dormire.
Su una grande pietra in fondo alla radura, il figlio del re pose il suo mantello e sopra quel suo morbido velluto azzurro, fu messa la bara di cristallo.
Fu allora che in ginocchio, pregai Lolth, perchè facesse scendere un sonno pesante sugli umani ed i loro animali, ed io potessi rimanere un'ultima notte con Biancaneve.
E Lolth, mi accontentò, anche se ora so che ne pagherò il fio per tutta l'eternità.

Fu tutto buio e silenzio, solo il feretro di cristallo brillava di una tenue luce propria, aprii il coperchio ed entrai nella bara, mi sdraiai accanto a Biancaneve.
Quella sue labbra rosse e umide. Quella sua pelle morbida, nonostante la credessi morta, mi sembrava di sentire ancora il calore del suo corpo.
Così morbida, così calda..., il suo profumo.

Lo giuro sulla mia testa, cercai di allontanare dalla mia mente quei pensieri lascivi ma non ci riuscii, più mi sforzavo e più mi eccitavo, ero accecato dal desiderio di possederla, che io sia maledetto in eterno.

La girai su un fianco, le alzai il vestito, poi mi misi dietro di lei sollevandole una gamba.
Ed è così prendendola da dietro, che ebbi ancora una volta il mio piacere.
Caldo e intenso, in un'esplosione di mille colori.

Fu così, durante quelle mie ultime e disperate spinte dentro di lei, che Biancaneve tossì sputando dalla bocca un pezzo di mela.
Spaventato, feci appena in tempo a uscire non visto dalla bara e a nascondermi dietro un albero. Il buio subito venne squarciato dal primo sole del mattino...

Biancaneve è viva!
Ha tra le mani il pezzo di mela che le è appena uscita dalla bocca e dice:

- "Dove sono?"
ed eccolo lì, pronto, il bel principe dire:
- "Qui amore, con me!".

Lei cadde tra le sue braccia.
Lui la sollevò sul suo bianco destriero.
Ed io restai lì incredulo e a bocca asciutta come un fesso.
Da allora vago solitario nei boschi, ormai vecchio e malato e non ho più avuto il coraggio di far ritorno dai miei fratelli.

Ancora oggi Biancaneve non sa che deve ringraziare ancora una volta me se è viva, e se ha il suo bel principe. Né sa quanto l'ho amata.
Certo qualche volta si ricorderà dei sette nani del bosco, quando passeggiando, sentirà i bambini cantare le filastrocche sulla sua storia.
Ma di me, di me che l'ho amata..., dell'ottavo nano, si è sicuramente dimenticata da lungo tempo.

Ecco..., ora anche voi conoscete la verità, e che non fu un bacio di principe a salvarla.
Quel che successe davvero, capite, non si può raccontare nelle fiabe per bambini.

E a tutti Voi che passando di qui leggerete la mia storia, ricordatevi di me.
Dell'ottavo nano.

Raccontatelo a tutti, che il mio..., fu Amore vero!



Nemesi




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