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Lui & Lei

Café Au Lait....


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
11.01.2022    |    3.492    |    9 9.3
"Mentre attendo il gorgoglio familiare del caffè, penso per la prima volta da quando sono entrato alla donna che mi sta aspettando lì, da qualche parte in..."
Ammetto che quello strano annuncio pubblicato tra la marea di proposte di ogni tipo corredate delle solite fotografie, (fake), di donne giovanissime e bellissime in pose ginecologiche e scritte in un italiano stentato privo di originalità e fantasia, mi aveva colpito.

Oltre a passare decisamente inosservato, sembrava ad una lettura poco attenta fuori luogo, un errore insomma. Solo poche righe con la promessa di un semplice caffè e un indirizzo mail da contattare, con la richiesta di inviare un breve racconto erotico.
Non più di tre cartelle, di circa 1800 battute l’una, specificando addirittura il font da utilizzare “Times New Roman”, il corpo del carattere “11”, l’interlinea da due punti tipografici da utilizzare, le battute per riga “55” e infine le righe per pagina “33”.

Questo semplicemente per raccontarvi come iniziò il nostro rapporto epistolare che dopo
qualche premessa tecnica, (sapete quanto sia preciso su certe cose), come ad esempio
stabilire con esattezza se l’autrice dell’annuncio preferisse che utilizzassi per la composizione il sistema Ditot francese o quello tedesco, andò avanti con reciproca soddisfazione qualche
settimana, senza che nessuno dei due avanzasse il desiderio di andare oltre.

Almeno fino a quel giorno…


J. M. Molter: Concerto for sopranino clarinet, strings & b.c. in D major
https://www.youtube.com/watch?v=VQroZ-HB6iI&list=RDt5hTPXhZclY&index=5



Milano, un primo pomeriggio di un giorno di Giugno.
Una via, anzi quasi un vicolo lastricato del centro, in zona Missori, una di quelle vie discrete, che nascondono piccoli tesori fatti di palazzi d’epoca, dai lussureggianti e segreti giardini interni.

Arrivato al civico premo al citofono il numero che mi è stato indicato.
Dopo un'attesa che mi sembra interminabile, sento lo scatto della serratura e apro la porticina che sembra ritagliata per dei nani se paragonata alla grandezza e magnificenza del portone.

Certo che a volte te le vai proprio a cercare, mi dico…, supero alcuni gradini di marmo e
raggiungo una porta socchiusa. Finisce che è tutto uno scherzo, anzi sicuramente lo è, anche se le istruzioni erano, anzi da quel che vedo, sono così precise e dettagliate.

Entro con decisione quasi ad esorcizzare quel po’ di timore che chiunque dotato di un minimo di buon senso dovrebbe avere, perché va bene rischiare ma fino a un certo punto, e magari trovarsi qualcuno nascosto dietro la porta che vuole farti uno scherzo di cattivo gusto non è mai stato il massimo delle mie aspirazioni.

Mi ritrovo in grande ingresso dal soffitto di una altezza di diversi metri e una bellissima luce
soffusa che proviene da un grande lucernario ottagonale formato da piastrelle di vetro colorato in stile liberty che raffigurano qualcosa, anche se non capisco bene cosa.
Nel centro dell’atrio dal pavimento a mosaico, c’è anche una piccola fontana, in bronzo, con delle ninfe che danzano tra leggeri zampilli d’acqua.

Mi chiudo la porta da cui sono entrato alle spalle.
Seguo con assoluta precisione le istruzioni, avanzo nell'ingresso tenendomi sulla destra
rispetto alla grande scalinata che sale al piano superiore sorretta da alcune colonne finemente cesellate e prendo un corridoio che dal punto in cui ero prima non potevo vedere.

E’ tutto come avevo immaginato, o meglio, la realtà va ben oltre l’immaginazione, sembra di stare in una casa museo di metà ottocento, avete presente il Poldi Pezzoli?, ecco la stessa cosa, come gli stucchi i quadri, gli arazzi ed alcune vetrinette contenenti ceramiche e piccoli oggetti di ogni tipo che accompagnano i miei passi per questo lungo corridoio che sembra non finire mai e su cui si aprono numerose stanze. Tutta la casa profuma di buono, non so dirvi esattamente di quale essenza, ma dev'essere qualcosa di leggermente speziato, che ha a che fare con il sandalo o con il tè, perché la mia mente mi riporta subito al Giappone.

Sono talmente rapito da luogo e atmosfera, che quasi mi dimentico il motivo per cui sono lì. Me lo ricorda la targhetta “Servizio” posta su una porta situata alla fine del corridoio più piccola delle altre. Entro chiudendola alle mie spalle cercando di ricordarmi le istruzioni ricevute e pensando che forse avrei dovuto stamparle e portarle con me.

Mi guardo intorno, tutto corrisponde alla descrizione, mi chino e mi slaccio le scarpe, le sfilo insieme alle calze e le ripongo nella scarpiera che mi è stata indicata. Poi mi tolgo la giacca, mi allento la cravatta, sbottono la camicia i polsini, mi tolgo i gemelli, apro la cintura dei pantaloni slaccio i bottoni, tolgo l’orologio e infine ripongo ogni oggetto e indumento in ordine perfetto in un antico guardaroba a muro in legno intarsiato.

Prima di sfilarmi i boxer mi guardo allo specchio per darmi un’ultima occhiata.
Da quel che ho intuito la mia ospite è molto esigente, dopo averli tolti controllo che anche lì sotto sia tutto a posto come mi ha chiesto.

Esco dalla piccola stanza di servizio completamente nudo e mi incammino lungo il corridoio seguendo le indicazioni verso una porta poco più in là.
Come da istruzioni mi ritrovo in grande cucina.
Su un piccolo tavolino di servizio c’è la divisa che devo indossare.
Oddio, parlare di divisa forse è un po’ un’esagerazione, il tutto si riassume in un corto e stretto grembiulino bianco di lino semitrasparente traforato e ricamato da legarmi alla vita che mi copre giusto giusto il pacco e poco altro, ed un paio di ballerine di lacca nera con una specie di fiocco piatto sulla punta, da mettere ai piedi.

Vicino ai fornelli, una moka di porcellana già pronta.
Sul tavolo, un grande vassoio in argento appena lucidato con tutto il necessaire: piattino
tazzina, lattiera, zuccheriera, cacao, cucchiaini, tutto in pregiata e delicatissima ceramica di Servés decorata con motivi floreali ed oro zecchino, alcuni tovagliolini di lino e per finire un paio di piattini contenenti dei biscottini ricoperti di cioccolato ed alcune piccolissime brioches ancora calde.

Mentre attendo il gorgoglio familiare del caffè, penso per la prima volta da quando sono
entrato alla donna che mi sta aspettando lì, da qualche parte in quella casa e sì…, ammetto che alcune immagini richiamate dalla mia fantasia hanno visto come effetto quasi istantaneo il sollevarsi del mio cazzo e del grembiulino e sta cosa, penso…, non va per niente bene, almeno secondo quelli che erano gli accordi stabiliti.

Che poi non so se per voi è lo stesso, ma quando ti viene duro in certe situazioni, più pensi a come metterlo a cuccia e peggio è! Che faccio ho pensato?, nell'attesa del caffè mi butto in un lavoretto di mano rilassante?, e se poi se ne accorge, sai che figura?, e se magari tra poco mi servisse pronto e arzillo?, oppure lo prendo in mano tipo capitone e lo sbatto forte sul tavolo di marmo della cucina per stordirlo?

Fortunatamente forse per la tensione ai primi gorgoglii del caffè, la situazione si è risolta senza spargimento di sangue o altri liquidi, così, messa la moka fumante sul vassoio mi sono incamminato nel corridoio, col mio bel grembiulino e quelle due specie di babbucce ai piedi per arrivare al salottino dove ero atteso.

Superate altre stanze e dopo aver percorso una altro piccolo corridoio, finalmente…, (queste maledette ballerine mi vanno strette), arrivo a destinazione.

La mia padrona di casa è morbidamente adagiata su fianco in una dormeuse imbottita in pelle bordeaux Chesterfield. Con un braccio si regge il mento mentre con l’altro mi fa cenno di entrare ed avvicinarmi senza parlare.

Nel fare i pochi metri che ci separano non riesco a fare a meno di restare incantato per la
bellezza di questo boudoir, il soffitto affrescato, gli stucchi, il camino in pregiato marmo rosa di Verona, le pareti con specchi e cornici dorate e poi la luce…, si perché tutto il lato della stanza da cui Lei mi sta osservando è composto da una serie di porte finestre che si affacciano su un bellissimo giardino.

Lei è esattamente come si era descritta.
Morbidi capelli biondi che le ricadono su un lato, carnagione bianchissima, occhi grigi (qui mi devo fidare perché sono controluce e non riesco a vederli bene), indossa una semplice
camicetta bianco panna e una gonna scura, orecchini e collana di perle che sottolinea un seno alto e sodo e soprattutto due gambe lunghissime e perfette nelle loro calze appena velate.

Non so come fa…, cioè io in quella posizione oltre a restare bloccato, sembrerei un pagliaccio, Lei al contrario sembra, anzi è del tutto a suo agio, mi ricorda una bionda Elizabeth Taylor nei panni di Cleopatra. Questa donna non più giovanissima anche se dimostra meno dei suoi 50 anni, è’ l’immagine perfetta della femminilità, della seduzione, della bellezza o almeno questo è l’unico pensiero che in quel momento mi frulla in testa e non solo lì.

Sono in piedi a poco più di un metro da Lei reggendo il vassoio con entrambe le mani, Lei mi osserva attentamente dalla testa ai piedi soffermandosi mi pare qualche secondo più del dovuto sul grembiulino che inizia a sollevarsi.
Poi con la solita mano, mi fa cenno di girarmi lentamente, io eseguo e mi sembra di sentire i suoi occhi indugiare ancora sulle mie spalle larghe sul mio sedere e poi più giù sulle mie gambe muscolose.

Un suo leggero colpo di tosse è il segnale che posso girarmi e servire il caffè.
Avvicino alla dormeuse un piccolo tavolino su cui appoggio il vassoio e le verso il caffè.
Con la leggerezza ed abilità di un equilibrista, rimanendo semi sdraiata eccola bere il suo caffè, niente zucchero, solo qualche goccia di latte e un sottilissimo velo di cacao.

Ha mani curatissime, le dita lunghe e sottili e unghie smaltate di un rosa pallido dello stesso colore delle labbra. Sembra così concentrata nell'eseguire quei piccoli gesti così misurati e perfetti da pensare che abbia fatto questo tutta la vita e che probabilmente, se in quel momento mi fossi messo a saltellare su una gamba per la stanza non mi avrebbe visto.

Io invece la guardavo, eccome se la guardavo. Ci si può innamorare perdutamente di una
donna mai vista prima in pochi minuti?, sentirsi così frastornati da avere paura e sentirsi felici, provare tenerezza ed allo stesso tempo la voglia di strapparle i vestiti di dosso per scoparla sul parquet della stanza per poterla avere e morire dentro di lei?

Mentre ci penso, Lei posa la tazzina e si avvicina un biscottino alla bocca.
Dischiude appena le labbra mostrando per un attimo i denti bianchi e regolari ed un lampo di lingua, solo che questa volta lo fa cercando il mio sguardo e penso…, va bene tutto però…, se lo fai una volta magari riesco a controllarmi ma al terzo biscottino che ti lecchi e sbaciucchi in quel modo!!!

Con la mano mi fa cenno di avvicinarmi, di più…, ancora un po’ di più.
Ora ho il cazzo del tutto fuori controllo a pochi centimetri dalla sua bocca.

Solleva il grembiulino di lino, lo afferra alla base ne scopre completamente il glande, lucido e già umido. Lo annusa, sembra soddisfatta. Con la punta della lingua indugia sul suo piccolo occhio e intanto lo stringe più forte, poi continuando ad accarezzarlo lo stringe appena con le labbra per poi subito dopo allontanarsi un po’ per soffiarci delicatamente sulla punta.

Io osservo in silenzio e immobile come nei patti e…, godo.
Che poi ad essere sincero di pompini in vita mia credo di averne ricevuto ben più di qualcuno, ma non so…, sarà questa strana situazione, sarà Lei e il modo con cui mi guarda o il suo tocco oppure ancora questo contrasto pazzesco, mistico ed osceno, tra la donna sofisticata dal viso angelico e quasi algido e questa perfetta liturgia di adorazione di cui il mio cazzo è il bambinello.

Una situazione che mi manda ai matti e al tempo stesso mi commuove.
Mi commuove a tal punto da indurre a liberarmi, dopo brevi e quasi dolorosi spasmi, in una serie quasi interminabile di schizzi bianchi di lacrime calde.
Mi commuove come la sua abilità fatta di assoluta sincerità, semplicità e naturalezza che ho provato mentre cancellava dal mio corpo ogni traccia del mio orgasmo.

Lei ora mi guarda, in un modo che mi sembra un po’ diverso, decisamente più intenso quasi come se stesse formulando un qualche tipo di valutazione.
Chissà cosa sta pensando?, di solito sono bravo a intuire i pensieri delle donne, ma questa volta credo che la cosa rimarrà per sempre un mistero.

Con la solita mano, mi fa cenno di abbassarmi.

Avvicino le mie labbra alle sue, Lei indugia un attimo, mi sorride, poi accostando la bocca
vicino al mio orecchio mi sussurra:

“Ora può andare. Resta inteso che l’aspetto stasera per servirmi la cena!!!”

Nemesi



Ps. Fatto! Il racconto è finito! Esattamente come mi ha chiesto Lei:
tre cartelle da trentatre righe di cinquantacinque battute ciascuna.
Che dite? Le piacerà abbastanza da farla decidere a darmela?
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