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Io..., Lei e suo marito (La casetta nel bosco...)


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
16.02.2022    |    9.193    |    9 9.5
"Mi avvisa che ha fame, che è ora di alzarmi..."
Led Zeppelin- Hey Hey What Can I Do?
https://www.youtube.com/watch?v=5jH1WVKol1g


A Mara.


Il mio gatto che sale sul letto…
Fuori è già chiaro, aspetto le sue puntuali testate contro il mio naso. Mi avvisa che ha fame, che è ora di alzarmi. Apro la finestra del bagno e mi affaccio sulla montagna e sul bosco. Il cielo è scuro, nuvole basse con la loro promessa di pioggia anche in questa domenica. Che noia…

Sotto la doccia, conto sino a tre prima di aprire l’acqua fredda, è l’unico modo per staccarmi dal tepore del letto, per riuscire a mantenere la promessa che ho fatto a me stesso. Ormai sono fermo da più di due settimane, un matrimonio di un amico prima, seguito poi da un altro fine settimana di pioggia, mi ha tenuto lontano dalla MTBK. Dai miei sentieri dalle mie montagne.

Oggi no, devo uscire a tutti i costi !!!

Attraverso nudo e silenzioso la casa fino in cucina, concentro l'attenzione sui miei piedi, ascolto il calore e le venature del legno stagionato e poi l'antica e sapiente porosità del cotto fiorentino che scorre sotto la mia pelle. Il gatto è già lì che mi aspetta sicuro di sé, segue i miei movimenti impassibile, in attesa..., gli propongo un paio di alternative di menù ed ho subito la sua approvazione, oggi, tonno!
Poi preparo per me...

Sono quasi le otto, mordo svogliatamente alcune fette biscottate e intanto penso a te. Chissà se sei sveglia e se lui ti è accanto.
Chissà cosa vedi tutte le mattine dalla finestra della tua cucina, forse in lontananza l’azzurro del lago, non so’, non ce lo siamo mai raccontati.

Inizia la vestizione, meno lunga di quella invernale, ma altrettanto meticolosa.
La tuta è quella che lascia scoperto i polpacci. Mi allaccio la fascia del cardio, infilo la maglia termica come le calze, poi scarpe, soprascarpe infine la maglia in wind-stop a maniche lunghe. Mi porto anche un ricambio nel piccolo zainetto insieme a qualcosa da mangiare, fa ancora freddo, ne avrò bisogno.

I primi chilometri, sono sempre i più duri ma non per la fatica. Devi vincere la pigrizia del corpo e della mente, oggi poi non c’è in giro nessuno, neanche un cane, tutti in casa nel calduccio dei loro letti. Non penso a niente, forse sto ancora dormendo forse sono morto senza saperlo, i muscoli iniziano piano a scaldarsi, il cuore inizia ad accelerare ora sono sui 115 battiti ancora troppo pochi per iniziare l’allenamento.

Finalmente arrivo all'attacco del sentiero. Mi tolgo il casco e la maglia esterna, da qui si inizia a giocare duro....
Abbandono l'asfalto ed entro nel bosco. Niente musica nelle orecchie, voglio riappropriarmi dei suoni degli alberi e degli uccelli, dello scorrere dei miei Metzcal sulle pietre e sulle foglie secche. Ascoltare il leggero crepitare delle giunture dei mie muscoli sotto sforzo, delle ginocchia, del mio cuore che pompa sempre più veloce 135-145-150-160...
Mi alzo in piedi sui pedali, respiro forte riempiendo i polmoni dell'aria ancora fredda che sa di resina di pino, cercando di stabilizzare le pulsazioni. Sono a metà salita quando riappari nei miei sogni ad occhi aperti. Questa volta il tuo viso è accompagnato dal ricordo del tuo corpo caldo accanto al mio, dal tuo bisogno di essere presa e e scopata in tutti i modi, dalla tenera cedevolezza che hai mostrato ad ogni mio desiderio tutte le volte che ci siamo visti.

Difficile affrontare questa parte del percorso, accompagnato dall'erezione che mi comprime l'inguine e i pensieri. Allontano il pensiero di te, con un gesto della mano e riprendo a salire, ormai sono quasi in cima... Sbuco quasi senza fiato, nuovamente sull'asfalto, bagnato da nuvole basse immerso in un silenzio ovattato.
Due tornanti, solo due tornanti prima di prendere la vecchia strada sterrata per le miniere.

Il primo tratto è in leggera discesa, poi ricomincerò a salire, il paesaggio qui è più aperto molto panoramico, a parte oggi dove per quanto ne so potrei anche essere sulla luna. Affronto la curva troppo veloce e sento il posteriore perdere di aderenza, mi piego spingendo il peso verso il basso, faccio scattare l’ammortizzatore per assorbire una buca, ed è proprio in questo preciso momento che vedo l' uomo vicino alla macchina a poche decine di metri da me, che sbracciandosi mi fa cenno di fermarmi.

Accarezzo appena le leve di alluminio ed i mie due freni a disco fanno il resto.
E questo cosa vuole penso? Cosa ci fa quassù a quest’ora e in una giornata come questa?, tra l'altro vestito da città, con quei pantaloni chiari il maglioncino di cachemire e quei ridicoli mocassini.

Mi avvicino. Lo sovrasto di almeno 15 centimetri in altezza.
Mi racconta veloce un'improbabile storia sul satellitare della sua Volvo che gli ha fatto sbagliare strada, e poi della buca che non ha visto, del cerchio rotto... Ora che guardo meglio, una delle ruote anteriori è mancante e la macchina è in precario equilibrio appoggiata sul cric, a lato della strada, molto vicino alla scarpata.
Mi chiede se lo posso aiutare, mi dice che sua moglie in macchina, è molto spaventata.

Non l'avevo notata. Non avevo notato la donna mora seduta sul divanetto posteriore della macchina, i vetri appannati la celavano alla vista. Ok, gli dico, ma è meglio far scendere sua moglie dalla macchina, il terreno qui è morbido e scivoloso, il cric potrebbe non tenere. Un suo cenno di assenso verso l’abitacolo e la portiera si apre. Sono chinato a terra per vedere se ci sono danni al semiasse quando improvvisamente mi trovo davanti queste due meraviglie di gambe che si stagliano diritte a pochi centimetri dal mio naso.

Ha un profumo buonissimo, dolce e leggermente speziato, risalgo rapido con lo sguardo la scarpina a decolté elegante e dal tacco non esagerato. La caviglia esile, la gamba forte ma sottile, velata di bianco.
Cazzo!!!, autoreggenti di lusso, penso, e mi trattengo a fatica dalla voglia di sollevare la gonna del suo tailleur per verificare di persona l'intimo che indossa.

Lui fa le presentazioni, ci scambiamo i nomi mentre con gesti rapidi mi sfilo i guanti e le prendo la mano per avvicinarla alle labbra sfiorandola. Il suo viso è un ovale perfetto, occhi scuri e capelli lunghi e neri come l'inferno. Non riesco a non sorridere di me stesso, sei ridicolo penso, un baciamano in piena regola qui..., su questa montagna persa nel nulla, tra pioggia e nuvole.

"Mara, mentre con suo marito sistemiamo la macchina", le dico...,
"Proprio dietro la curva, a pochi metri da qui c'è un piccolo casotto estivo di caccia. Ha una bella tettoia e se non ricordo male, sotto, delle comode panche dove sedersi, Le conviene aspettarci lì".
Sì perchè la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo e infatti da qualche minuto è anche iniziato a piovere.

"Si tesoro vai, quando abbiamo finito ti avvisiamo", dice lui...
"Non è che stai cercando una scusa per lasciarmi qui?", risponde lei sorridendo, mentre mi passa accanto sfiorandomi con una mano e muovendo i fianchi in un movimento fluido e sensuale, incamminandosi verso il punto che le ho indicato.

Bene…, come meccanico ho sempre saputo di far schifo, ma Massimo mi batte di sicuro.
Imbranato com'è non riesco a capire come abbia fatto a togliere da solo la ruota,comunque con un po' di fatica qualche imprecazione ed un paio di nocche sbucciate (le mie), la nuova ruota è montata...
Ho le mani nere di grasso e polvere dei freni, "Venga Massimo, andiamo al capanno ad avvisare sua moglie che abbiamo finito, dovremmo anche trovare dell’acqua e qualche straccio per pulirci le mani".

Lui, non la smette più di ringraziarmi, di dirmi che mi è debitore, mi chiede dove abito, io non rispondo e intanto penso a quanto è strana la vita, a come si diverta nel formare le coppie più strane e apparentemente male assortite.

Siamo a pochi metri dal capanno e Mara non c'è.
Non è sotto la tettoia dove pensavo di trovarla, mi sposto lateralmente per cercarla nella parte posteriore della piccola costruzione ma ancora non la vedo. Lui la chiama, e quasi subito sento la sua voce rispondere attutita, dall'interno della baracca.

Vedo Massimo entrare lasciando socchiusa la porta non riesco a vedere nulla, li sento solo parlare tra loro ma non capisco le parole. Mi allontano di qualche metro per lavarmi le mani in un secchio sistemato sotto una grondaia per raccogliere l'acqua piovana.

"Vieni a vedere Marco, mia moglie si è accorta che la porta del capanno era aperta, ed entrando ha trovato una cosa che vorrebbe farti vedere", mi dice lui passando in modo amichevole al tu...

Quante volte, ho sentito dei mariti recitare questa parte.
Quasi con le stesse parole, con lo stesso tono di voce, quasi supplichevole ma che non riesce a nascondere l'eccitazione di quello che sta per succedere.
Quante volte?, troppe, per non capire al volo il vero significato di quell'invito, per non annusare l'aria e mettere all'erta i miei sensi di lupo e predatore.

Mi avvicino cautamente all'ingresso, lui è sulla soglia e con la mano mi apre la porta del paradiso. La luce di un paio di candele illumina un angolo dell'unica stanza e Mara.
E' vestita solo delle sue scarpe, delle calze e dell'intimo.
E' in piedi piegata in avanti, appoggiata con le braccia tese al bordo di un tavolaccio di legno, la testa piegata indietro verso la porta, il culo oscenamente in mostra, le lunghe gambe leggermente divaricate.

Spingo Massimo ad entrare e precedermi.
Non mi va di averlo alle spalle..., è una delle prime regole che impari in questo gioco..., cercare di avere sempre il controllo della situazione. Mi basta respirare per pochi secondi la penombra della stanza il profumo di quella pelle chiara, per completare la mia trasformazione in lupo, anche la mia voce ora è diversa, rauca e più bassa:

"Massimo, scusami per la franchezza... La tua signora è proprio una gran bella troia...,
e scommetto che ora per farla felice, dovrò assaggiarla!".

"Puoi farle tutto quello che vuoi..,
così impara la prossima volta a sbagliare strada, perchè sai, era Lei a guidare!”

Mi inginocchio dietro di lei, in un attimo di adorazione.
Le accarezzo leggero le gambe risalendo la seta delle calze, dalle caviglie per passare poi all'interno tra le cosce bianche, lisce, tenere e indifese. Infilo il naso tra le sue natiche tese verso di me come le sue mutandine di pizzo.

Profumo di femmina. Forte inequivocabile, come la sua voglia di essere montata.
L'annuso mentre scosto la stoffa sottile, infilo la lingua partendo dall'alto le penetro il culo con la punta , poi scendo in basso le apro gambe e sedere con forza per poterla mangiare tutta.

Massimo intanto le infila la lingua in bocca, mentre delirando, le anticipa le sue fantasie che io dovrò realizzare mentre lui la terrà ferma su quel tavolaccio sgarrupato e sporco.

Cadono a terra le sue mutandine, non le ho sentite lacerarsi, ma è quello che è successo, mentre le mie dita si infilavano dentro di lei per riempirla tutta, senza delicatezza, senza scampo. La mano aperta e libera la colpisce forte sul culo, non sta ferma, le gambe le tremano il corpo sussulta.

“Massimo tieni ferma la tua troia…”,
“Sì” ripete lei…, con un filo di voce..., “Sono una troia, sono la vostra troia…”

Le braccia distese in avanti, tenute ferme dal marito, il seno alto e tondo che preme contro il tavolo. “Ferma, stai ferma!”, ritorno sotto di lei con la bocca la succhio la mordo la scopo di lingua, poi ancora le dita fino a sentirla godere e urlare, sino a vedere il suo abbandonarsi sul legno, completamente immobile.

La voglio! Mi svesto, e non è un’ operazione semplice, la tuta non prevede aperture devo sfilarla completamente, ma ormai non ho più freddo. Mi avvicino al tavolo e Lui le prende la testa spostando i capelli dal viso e la spinge verso il bordo, con le mani le apre oscenamente la bocca mi invita a scoparla.

Lo faccio, le afferro i capelli e la nuca per accompagnare il mio movimento, saliva e sborra le scendono da un angolo della bocca, Massimo continua a tenerle ferme le mani, mentre io quasi la soffoco infilandole il cazzo fino in gola, lo sento muoversi dentro di lei attraverso la sua pelle sottile, vedo e sento il pulsare impazzito della vena nel suo collo.

Il marito è come in uno stato di trance, rimane appena discosto, molti di quelli come lui invece vogliono partecipare, toccare, leccare, succhiare. Massimo no..., non è uno di quelli, rimane a distanza e prova a dirigere l'orchestra.

"Hai un bel cazzo", mi dice..., "Promettimi che la farai urlare mentre le sfonderai il culo"...
Io non parlo, mi godo la bocca e la lingua di sua moglie, non ha ancora capito che il gioco oggi lo conduco io.
Ho da poco ripreso a masturbarla, e sta venendo un'altra volta, esco dalla sua bocca e le ordino di sdraiarsi con la schiena sul tavolo, guardo Lui che mi risponde con un doppio cenno del capo, mentre fa scorrere sul tavolo una piccola scatolina rossa.

Le afferro le caviglie, sollevo le sue gambe e le appoggio alle mie spalle, scivolo ancora giù per qualche attimo con la lingua tra le sue gambe, poi riguadagno la posizione e sono dentro di Lei. Ha le mani libere e si aggrappa ai mie fianchi, mi suggerisce spinte più forti e profonde, l'accontento e dopo pochi colpi decisi la sento sciogliersi in un orgasmo liquido che la fa tremare e urlare nuovamente di piacere, la sposto delicatamente al centro del tavolaccio e la lascio lì a riposare il sesso esposto, le gambe aperte e leggermente piegate...

Massimo è in piedi che fuma, mi libero del preservativo e gli chiedo una sigaretta, ho appena smesso, ma non importa, ho bisogno anch'io di riprendermi.

"Quando hai finito di fumare", gli dico..., "Le prepari il culo per la festa finale e questa volta sto io a guardare". Mara a queste mie parole si solleva sul tavolo e mi guarda con occhi carichi di qualcosa molto simile all'odio, poi scende, si abbassa davanti a lui, gli sbottona i pantaloni e inizia a succhiarlo continuando a guardarmi. Mi eccita vederla accucciata in quella posizione le gambe divaricate, il culo appoggiato sui talloni, mi avvicino le slaccio il reggiseno e mi riempio le mani con le sue tette strizzando forte i capezzoli.

Con una mano mi afferra..., ora ne ha due da succhiare, il confronto tra me e il marito è impietoso. Mara si alterna tra noi con la bocca e mi guarda, questa volta mi sembra di leggere nei suoi occhi la richiesta di chiudere la partita.

"Massimo, non ho molto tempo" dico...
Lui in risposta si sposta e poi allunga alla moglie la scatola dei preservativi.
E' lei a vestirmi il cazzo usando la bocca. Spingo il tavolaccio contro la parete e la faccio salire.

Sono dietro di lei, è inginocchiata di schiena davanti a me, "Mettiti a quattro zampe e abbassati!", accompagno il suo movimento con le mie mani..., facendo pressione lungo la schiena contando ad una ad una le sue vertebre, fino ad arrivare al collo che stringo tra le mie mani.

E' in posizione..., la faccia e i palmi delle mani a contatto del ruvido legno, le ginocchia strette, il culo che svetta su tutto, resto qualche istante immobile a godere di questo mio capolavoro per poi muovermi rapido. Non le lascio il tempo di pensare, di irrigidirsi, è stretta ma incredibilmente elastica, geme appena quando entro, sono sopra di lei con le braccia appoggiate alla parete. La sto inculando dall'alto, sempre più forte, sempre più in profondità, quasi con rabbia.

Massimo è dietro di noi, con la coda dell'occhio lo vedo armeggiare con il telefonino, sta scattando delle fotografie del culo, pieno di carne, della moglie. Ora inizia a piacere anche a Lei, sposta una mano dal tavolo e mi afferra una caviglia mi incita a muovermi più veloce, lo faccio e dopo pochi secondi la sento gridare e muovere convulsamente le gambe in un nuovo orgasmo.
La sento scivolare giù sul tavolo...

“Stai ferma, ho voglia di goderti nel culo”
"No! No!, ti voglio in bocca..." mi dice...

Mi sollevo mentre Lei rapida si inginocchia davanti a me, mi sveste e si infila il cazzo in gola quasi soffocandosi, sto per venire l'avviso... Il primo schizzo bollente se lo prende sul seno, poi si riempie la faccia e il mento infine con la bocca e la lingua si prende tutto il resto. Mi abbasso sul suo viso con le gambe che tremano, e prima di scendere dal tavolo, la bacio sugli occhi.

Mi rivesto in silenzio. Lei è ancora lì sdraiata mi guarda con quei suoi occhi scuri da lupa affamata...

Massimo è sopra di lei e con dei fazzolettini di carta la sta ripulendo...
Mi accendo un'altra sigaretta e apro la porta.

"Marco, aspetta! Lasciami un tuo contatto", mi dice Lui.
"Vi cercherò io, tra un po'" gli rispondo, chiudendomi la porta alle spalle.

E' meglio muoversi.
Piove sempre più forte e fa ancora più freddo ora.
Ho ancora molti chilometri da fare per tornare a casa...


***

PS. sono quasi le tre del pomeriggio, ad occhi chiusi sul divano ripenso a questa mattina, il mio telefono vibra una, due, tre volte.
Sono tre messaggi con altrettante foto allegate.
Le guardo e penso..., "Non sarà capace di cambiare una ruota, ma di sicuro suo marito è un bravo fotografo."

Poi leggo il tuo messaggio:
“Sei il solito stronzo..., mi hai rovinato un altro completino, mi è rimasto solo il reggiseno...”

Ti rispondo:
"Non ti preoccupare, te ne compro un altro. Ci vediamo al solito posto tra un'ora. Ho ancora voglia di te, di sbatterti per bene.

A proposito..., non dimenticare di riportarmi le chiavi del capanno, domani le devo restituire al proprietario..."


Nemesi
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