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Lui & Lei

Gina e il suo "speciale menù a sorpresa".


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
27.06.2022    |    4.600    |    2 6.0
"Mentre la inculo con forza le spiego: "L’enciclopedia può pagarla anche ratealmente abbiamo delle agevolazioni con la finanziaria a interessi davvero..."
AC/DC - Highway to Hell
https://www.youtube.com/watch?v=l482T0yNkeo


Gina, in attesa del marito di ritorno a casa dopo due giorni passati a caccia con gli amici, (a caccia di cosa Gina non lo ha mai saputo…), sbatte le uova, dosa la farina poi monta la panna, un pizzico di zucchero, colpi di mattarello poi di nuovo qull'aggeggio elettrico che ronza.

Ogni massaia che si rispetti possiede un multiuso che frulla e sminuzza, trita e macina, impasta e mescola.
A dire il vero però il robottino era stato un regalo di suo marito, non per farle fare meno fatica in casa ma solo per sottolineare che anche una stupida macchina era più brava di lei a cucinare. Gina in realtà oltre ad essere un’ottima cuoca ha sempre preferito fare tutto a mano, come le aveva insegnato sua mamma fin da bambina.
Gina ha anche sempre avuto un debole per i coltelli, ne ha un set bellissimo che le aveva regalato un suo zio marinaio di ritorno da un viaggio nei paesi scandinavi.
Design e acciaio svedese rifinito a mano.

La verità è che non c’è paragone tra dei capperi sminuzzati al coltello, il basilico, i pomodorini, le olive tritate fini a rondelle, rispetto alle lame del robot da cucina che riducono tutto in una poltiglia insapore. L’unico che non lo capisce è suo marito che da qualche mese, a poco più di cinquant'anni è a casa in prepensionamento e non fa altro che girare per casa criticandola in tutto quello che fa, facendola sentire sempre in difetto e rendendole la vita un vero inferno.

A dire il vero Antonio, suo marito, sposato quando era giovanissima, subito dopo i primi anni di matrimonio si è sempre comportato come un gran pezzo di merda. Mai un complimento o una parola gentile, sempre a criticarla, a dirle che non capiva niente, a farle notare ogni chilo preso, ogni nuova ruga sul viso e poi quella fissazione perversa per scarpe e stivali da zoccola che chissà dove si procurava per poi costringerla a indossarle in casa fino a quando arrivava il momento di andare a letto a dormire.
Almeno fino a poco tempo fa, quando lui lavorava aveva un minimo di libertà e poteva girare scalza o in pantofole fino al suo rientro, ma ora da quando era andato in pensione questa tortura iniziava dal mattino e finiva la sera, per non parlare del fatto di averlo sorpreso più volte di notte a masturbarsi sul divano fino a sborrare dentro le scarpe che aveva voluto che la moglie indossasse durante il giorno.


***

Mi chiamo Alberto e faccio il piazzista.
Sono disteso a terra e tento di alzarmi per l'ennesima volta senza successo.
Un tacco di alluminio mi pungola con forza la fronte, un tacco 12 attaccato a delle decollete rosse, “modello zoccola che alza il culo di una spanna” e lo fa sembrare sodo come quello di una teenager. Chissà perché la maggior parte delle donne di mezza età ha il disperato bisogno di farsi guardare il culo.

Eccola che ricomincia, neppure un secondo di pausa e riprende di nuovo ad impastare roba in cucina.
Ormai non ci penso più per non impazzire. La mia unica speranza è che qualcuno noti la mia macchina abbandonata da due giorni in strada sotto la cacca dei colombi ma è una speranza ormai persa. Neppure Carlos mi può salvare penso.
Carlos e le sue enciclopedie di merda da vendere porta a porta!

"Buongiorno signora, abbiamo il piacere di proporle la nuova enciclopedia illustrata."

Io e Carlos facciamo coppia fissa. Ci presentiamo in due, jeans e giacca, un po' sportivi, un po' eleganti, lui con la barba di qualche giorno ed i capelli raccolti in un codino dietro la nuca con un elastico ed io perfettamente sbarbato i capelli corti e la cravatta, un mix tra un ballerino sudamericano macho e un avvocato di buona famiglia.
"Per via di differenziare l’offerta e massimizzare le vendite", mi dice Carlos mentre si sistema il bavero.

Suoniamo il campanello...
Due giri di chiave e la porta si apre di qualche centimetro, pochi per la verità, così pochi che il gatto di turno non riesce quasi mai a scappare, poi la catenella di sicurezza si tende.
Incastro la borsa tra la porta e il telaio e mi sbottono la patta dei pantaloni.
La casalinga di turno di solito urla, "Ma tranquillo, è solo scena, una questione di educazione", dice Carlos.

Mezzo gorgheggio da prima alla scala poi dopo qualche istante la signora di solito toglie la catenella e ci fa entrare.
Il gatto scappa.
Il tempo di un’aranciata e si accorge di essere già senza mutande. Doveva passare l'idraulico ma è in ritardo. C'è una perdita d'acqua dalla vicina del terzo piano e dopo le aveva promesso di passare anche da lei a dare un’occhiata allo scarico della lavatrice.

Dopo il primo approccio in cui la facciamo sentire come una regina, finisce quasi sempre che l'enciclopedia tentiamo di vendergliela sul divano buono del salotto o direttamente in camera da letto. Il marito è in trasferta da mesi ma manda i soldi a casa, ci dice.
Tutta sola in quell'appartamento chissà come si annoia. Per non parlare dei malintenzionati a caccia di argenteria da rubare, "Io avrei paura", le dico, "c'è di quella brutta gente in giro".

A pecora sul letto la pompo da dietro e le do un’altra ripassata al culo mentre Carlos le tiene impegnata la bocca.
Mentre la inculo con forza le spiego: "L’enciclopedia può pagarla anche ratealmente abbiamo delle agevolazioni con la finanziaria a interessi davvero convenienti“, poi le spiego del TAEG mentre Carlos le sborra in faccia senza pietà e lei sembra gradire.

La vendita va a buon fine. La signora firma ma a patto di tornare a trovarla tutti i mesi quando il marito è in trasferta. Di questi tempi è sempre più difficile vendere enciclopedie, colpa di internet, la ci trovi di tutto e qualcosa bisogna pure inventarsela. Per non parlare della diffidenza crescente delle persone.

“Piazzisti molestano casalinga”. Legge sul giornale Carlos incazzandosi mentre saliamo in macchina.
Dai lascia stare gli dico: "Sai come sono i giornalisti, esagerano sempre"
"Saranno quegli imbecilli degli aspirapolvere, di questo passo ci rovineranno la piazza."
"Dico io, Voler campare vendendo quella robaccia!"
"Il futuro è il tuppersex", dice Carlos, "Almeno le dimostrazioni sono più divertenti e sanno già che ci devono fare e poi diciamolo: il nostro non è un lavoro normale, la nostra è una vera e propria missione sociale. Ti sei mai chiesto da quando abbiamo il nostro giro in città quante donne hanno smesso con gli ansiolitici? Una bella scopata con due tori come noi ti sistema l’umore per almeno una decina di giorni, tiene lontane un sacco di patologie e pensa anche a tutti i soldi risparmiati in spese dallo psicologo sonniferi ed altre pasticche di merda…”

***

La signora intanto è tornata in cucina e continua a macinare e tritare con quel cazzo di robot multiuso da 1000 Watt. Gliel'avranno venduto quei cazzoni del reparto accessori da cucina! "Robaccia cinese che ci fai tre torte poi si fonde il motore" lo dice sempre anche Carlos!
Tento di tirarmi su di nuovo, spio per la fessura della porta lasciata un po’ aperta: E' armata di brutto! In bella vista noto tutto il set di coltelli da cucina compreso quelli da macellaio con l'impugnatura ergonomica antiscivolo, roba troppo bella per essere stata venduta da qualche collega.

Anche noi, io e Carlos avevamo iniziato col reparto cucina.
Ci presentavamo in due, già allora in jeans e giacca, un po' sportivi, un po' eleganti “Per differenziare l’offerta.”
Carlos diceva: "Un grande piazzista è come un grande leader, riesce a farti desiderare di comprare cose che non ti servono e che mai avresti comprato e oltretutto riesce a farti sentire orgoglioso dell'acquisto!"

Suonavamo il campanello.
Mettevamo la valigetta tra la porta e il telaio poi ci sbottonavamo a turno la patta.
E' una fatica infernale anche vendere elettrodomestici e accessori da cucina a domicilio da quando ci sono tutti quei grandi magazzini e qualcosa bisognava pur inventarsela.

"I nostri sono Made in Italy, non si fulminano dopo due torte come quelli cinesi" diceva Carlos, “Li può tranquillamente maltrattare e usare a suo piacimento per ore e ore senza che si surriscaldino e si fermino lasciandola insoddisfatta, non mi crede?”, diceva con voce sensuale e allusiva, “Andiamo in cucina a provarli…”. Poi la facevamo sdraiare lunga lunga sul tavolo della cucina con la testa che sporgeva da un lato e mentre Carlos glielo spingeva tutto in gola, io le alzavo il vestito, le aprivo le gambe, salivo sul tavolo e me la scopavo in tutti i buchi fino a quando, non si diceva completamente soddisfatta della prova e pronta a firmare per l’acquisto.
Eh si! La nostra era proprio roba buona.

***

Il muro dello stanzino è ricoperto da vani che contengono scarpe.
Ogni parete è attraversata da mensole di ogni dimensione che contengono scarpe, anche il lampadario è fatto a scarpa o forse le mie sono solo allucinazione e sto già delirando.
"Scarpe" dico! "perché non abbiamo mai avuto un reparto scarpe?"

Tento di avvicinarmi verso la porta fatta a mensola che contiene scarpe poi ricado un'altra volta. Mi ha legato alla sedia con quei cazzo di sacchetti da freezer della Cuki e che attorcigliati son peggio dell'acciaio temprato.
Stavolta son caduto col muso sopra a degli stivali!
Cristo! Che puzza! Tento di rotolarmi frantumando tacchi di scarpe, mi sto condannando a morte! Senza tutti quei tacchi scommetto che alla troia il culo le striscerà per terra!
Lei continua imperterrita a frullare con l'aggeggio, poi finalmente smette.
Ora dalla cucina mi arriva un rumore di metallo sfregato che mi ricorda l'arrotino, lame di acciaio buono che vengono affilate.
Un brivido mi scorre lungo la schiena e mi dice che è un brutto segno.

Penso sia meglio se mi preparo un discorso.
Tutti abbiamo diritto ad un ultimo discorso prima di morire.
Una frase che ci faccia ricordare, una sorta di epitaffio!
Qualcosa tipo: "Morto nel compimento di una missione sociale"
Urlo, un urlo soffocato dal sacchetto del freezer.
Poi vedo la parete inclinarsi, pendere sempre di più, altre scarpe che cadono giù sino a quando la parete si appoggia in diagonale al muro scoprendo una nicchia.
Dentro c'è Carlos.
Anche Carlos è legato, mi guarda atterrito e urla un urlo soffocato dal sacchetto del freezer che anche lui ha infilato in testa. Deve essermi venuto a cercarmi. Probabilmente l'aveva vista la mia macchina parcheggiata sotto la cacca dei piccioni. Cacca che macchia tutto il blu elettrico metallizzato della mia BMW di seconda mano.

La porta si apre. Deve aver sentito il rumore che ho fatto, dietro c'è lei con un sorriso quasi amichevole e compiaciuto e due occhi dallo sguardo decisamente inquietante. Ha due coltelli in mano, di quelli affilatissimi per sfilettare il pesce. Da come li maneggia e li fa roteare di polso si capisce subito che è una che ci sa fare.

Ripenso a quel coglione di Carlos e a tutte quelle casalinghe che secondo lui in questi anni abbiamo salvato dalla pazzia: “Una buona scopata tiene lontane un sacco di patologie, psicologi, psichiatri e tutto il resto di pasticche di merda...", mi diceva.

Carlos urla ancora, anch'io urlo ma non si sente nulla.
Le nostre sono urla silenziose.
La in fondo sul piano di lavoro della cucina è tutto pronto: Gli antipasti, le quiche alle verdure, una insalata di pasta fredda, la torta di panna con i lamponi, le posate d'argento del servizio buono.
Solo una grande pentola in acciaio per l'arrosto, di quelle con il fondo triplo ed il coperchio con il foro per inserire la sonda di controllo della temperatura è ancora vuota, manca solo la carne.

“Signora…, c'è una macelleria molto fornita qua sotto”, urlo, ma non mi sente.

In quel preciso istante qualcuno suona alla porta.
Una lunga e sgarbata scampanellata da far saltare i nervi a chiunque ma che oggi a me appare come la più famosa delle sinfonie di Beethoven.
Sul volto della donna per un istante compare un’espressione contrariata, con un dito sulle labbra ci fa segno di tacere, mentre con l’altra mano in modo inequivocabile fa il gesto di tagliarci la gola. Con calma serafica infila i coltelli in acciaio svedese col manico ergonomico antiscivolo in una apposita custodia in cuoio appesa al grembiule da cucina e va ad aprire.

La catenella di sicurezza si tende, poi ci sembra che qualcosa si incastri rumorosamente tra la porta ed il telaio, forse un piazzista come noi.

Io e Carlos urliamo urla silenziose.
Dalla fessura della porta mi sembra di intravedere il tubo nero di un aspirapolvere “Modello aspiratutto da 1600 watt con i sacchetti di carta usa e getta, filtro in ovatta e rotelle da passeggio”.
Mi sembra anche di sentire il rumore di una zip che si abbassa, lo stesso gorgheggio di cortesia che mi ha accolto due giorni fa.

Poi la porta si apre.
“Gina, guarda che bell'aspirapolvere!!!”

Urlo, urlo ancora!
Questo piazzista la conosce per nome, magari riesce a farla ragionare o a disarmarla.
Nel caso questa volta lascio che incularla sia lui e chi se ne frega dell’enciclopedia! Al limite libero Carlos che se la scopa in bocca, ma la vendita gliela cedo volentieri, tutto, pur di uscire da quella casa tutto intero e con le mie gambe.

Sento dei colpi sordi, sembrano colpi di mattarello su un cranio.
Rumore di oggetti che cadono a terra e di trascinamento, poi la mia luce si spegne.
Riapro gli occhi, ora siamo in tre, allineati come soldatini su tre sedie nell'armadio delle scarpe,legati e imbavagliati con i sacchetti del freezer della Cuki.

La porta si apre, dietro c’è lei con un sorriso più radioso di prima e gli occhi ancora più spiritati. Oltre ai due coltelli per sfilettare il pesce nella mano destra regge un coltellaccio a mannaia da macellaio, di quelli professionali, design e acciaio svedese con manico ergonomico ed antiscivolo.

Prima di svenire l’ultima cosa che penso è:
“Ma perché mai questi cazzo di piazzisti di aspirapolvere, li mandano in giro con gli scarponi e la mimetica da caccia? Sarà per differenziare l’offerta e massimizzare le vendite?”


Nemesi
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