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Lui & Lei

Il momento perfetto...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
09.02.2023    |    3.131    |    3 8.8
"Ora sono in boxer, seduto davanti al bagno, che impreco come un novello Fantozzi a denti stretti per non farmi sentire da te massaggiandomi il piede, ..."
Bon Iver - Holocene
https://www.youtube.com/watch?v=TWcyIpul8OE&list=RDWOxE7IRizjI&index=9



Il motel dove ho prenotato la nostra camera è nuovo e molto bello.
Bello e curato in ogni particolare, specialmente nell'ampio bagno rivestito interamente di marmo. Il grandissimo specchio che occupa un'intera parete sopra i due lavandini.
Vicino a ciascuno di loro, rigorosamente racchiusi nelle loro confezioni sterili, uno spazzolino da denti di quelli tascabili, un piccolo tubetto di dentifricio, due boccettini di collutorio, un pettine e due preservativi. Su un lato il box doccia che in realtà è un'altra piccola stanza, ci si potrebbe comodamente stare seduti in quattro per fare una bella partita a tresette, ma non è per giocare a carte che io e te siamo venuti qui oggi ed entrambi lo sappiamo.

Siamo arrivati attraversando in macchina il lungo vialetto innevato e silenzioso sul quale sono affacciati gli ingressi numerati delle camere. Ora capisco perché Milano oggi è deserta, tolti anziani e bambini sembra che tutti gli altri si siano dati ritrovo qui a fare l'amore.

Le tende che automaticamente scendono a nascondere le macchine parcheggiate davanti a ciascuna camera sono quasi tutte chiuse e pensare che sono solo le 10 del mattino di una fredda giornata infrasettimanale di gennaio.
Bene, la chiave della stanza che mi hanno dato alla reception è di tipo tradizionale.
Odio quelle diavolerie elettroniche che devi strusciare, infilare, digitare.
L’ultima volta che ci siamo visti, dopo tre quarti d'ora eravamo ancora fuori dalla camera assiderati dal freddo per cercare di capire come fare ad entrare, mentre cercavamo di schivare, gli sguardi curiosi e forse anche un po’ imbarazzati delle altre coppie clandestine che ci passavano vicine nelle loro macchine.

Attaccata alla chiave una sfera di ottone dorato con il numero della stanza che peserà quasi un chilo e che mentre chiudo la portiera della macchina mi sfugge dalle mani scivolandomi su un piede e strappandomi una piccola imprecazione di dolore.
Entriamo. Un piccolo salottino, lascia subito spazio alla camera da letto arredata con gusto.

L'atmosfera si scalda immediatamente, ti sono subito addosso. Ti sollevo e ti metto a sedere su un mobile a giorno vicino all'ingresso. Ti appoggi al muro e allarghi le gambe.
Adoro le tue parigine che ti lasciano scoperte e accessibili parte delle cosce e le tue mutandine. Ti bacio infilando le mani sotto il tuo maglioncino per accarezzarti i seni dai capezzoli già duri mentre tu con urgenza mi apri la zip dei pantaloni, mi afferri il cazzo e scostando il sottile triangolino del tuo intimo te lo infili nella fica scivolando ancora un po’ più giù per sentirmi dentro di te.

Ti afferro le natiche per sollevarti e scoparti forte, proprio come ti piace.
Stiamo sudando come animali.
E’ vero che siamo ancora vestiti ma l’aria della stanza più che calda sembra soffocante.
Nella stanza ci saranno più di trenta gradi. Mi stacco da te e cerco il termostato per la regolazione della temperatura, azz..., no, è di quelli super-tecnologici pieni di pulsanti e simboli strani, di quelli che puoi manovrare con un unico telecomando insieme alle luci, al televisore, alle tende e a chissà quali altre diavolerie.

Intanto tu scendi dal mobile, ti togli il cappotto e mi abbracci mentre io sto ancora cercando di decifrare i geroglifici sull'apparecchio, mi dici: "Vado a farmi una doccia, mi raggiungi?", "Sì arrivo subito", rispondo. Ti vedo sparire nel bagno proprio mentre con l'ultima sequenza di tasti schiacciati disperatamente a casaccio sulla tastiera, riesco a scatenare una tormenta di freddo polare nella camera.
Ti sento aprire l'acqua della doccia, devo sbrigarmi, mi sto perdendo il meglio. Mi affretto a togliermi i vestiti, cappotto, giacca, cravatta scarpe, pantaloni, calze che ripiego accuratamente e con cura. Lo sai quanto sono precisino in queste cose.

Sono ormai in camicia e boxer nel centro della stanza in mezzo alla tormenta polare, maledetto termostato, mi tolgo la camicia correndo in mutande verso il bagno mentre una lama d'aria ghiacciata mi rincorre accoltellandomi la schiena e al mio cervello arrivano visioni di pinguini reali che mi inseguono sulla banchisa tra nevi e ghiacciai eterni.

Noooooooo, il tavolino!!! Una luce accecante mi esplode in piena fronte accompagnata da un dolore assurdo che mi fa accasciare dopo qualche saltello, sulla moquette.
Il minolo del mio piede sinistro si è incastrato nella gamba stronza di quell'inutile tavolino che staziona davanti alla porta del bagno, piegandosi in una posizione innaturale quasi a novanta gradi. Ora sono in boxer, seduto davanti al bagno, che impreco come un novello Fantozzi a denti stretti per non farmi sentire da te massaggiandomi il piede, immerso nel freddo polare che inizia a giocare strani scherzi al mio apparato gastrointestinale.

Tu evidentemente indispettita per il mio ritardo mi chiami: "Che fai? Non vieni?", io ti rispondo come posso con un filo di voce un po' più acuta del solito: "Arrivo subito…", mentre lacrime calde di dolore mi bagnano il viso.

Mi trascino davanti alla porta del bagno, mi aggrappo al tavolino bastardo, mi ricompongo ed entro facendo finta di nulla. Ed ecco che dalla banchisa polare in un attimo vengo scaraventato in pochi secondi nel caldo e umido clima dei tropici.
Il bagno è saturo di vapore, non si vede una ceppa.
Mi sfilo i boxer che appoggio su uno dei tubi in ghisa di un bellissimo calorifero a parete, (scoprirò poi che finiranno, dopo essere scivolati giù, mestamente risucchiati nello scarico del water), riesco infine a trovare a tentoni la porta della doccia.

A te piace l'acqua bollente, a me invece appena tiepida, quasi fredda.
Ti avvicini mi stringi e mi baci. Intanto mi spingi sotto il getto d'acqua ustionante, freneticamente mentre rispondo al tuo bacio, con una mano, cerco la manopola di regolazione dell'acqua che per puro miracolo trovo, prima di mettermi nuovamente a urlare.

Ok dai…, respira e rilassati, finalmente ci siamo. Mmm che bello... ci lecchiamo l’un l’altro, ti accarezzo, mi accarezzi. Fantastico, sento il mio cazzo risvegliarsi e pulsare, proprio come il dito del mio piede, che più in basso si sta gonfiando come un palloncino di un bel colore violaceo.

"Daiiii!!" Mi dici con il tuo solito entusiasmo da ragazzina, "Lo facciamo sotto la doccia?", vorrei risponderti che oggi non ne ho voglia, ma la doccia è così bella e spaziosa e tu mi sembri molto eccitata e poi c'è anche una nicchia in una delle pareti interne, con una specie di gradino che si presta a qualche giochino particolare.
"Cosa c'è, mi sembri pensieroso" mi dici, (e vorrei vedere te, mi sono appena fratturato un piede e da qualche minuto ho dei dolori di pancia che conoscendomi, non lasciano presagire nulla di buono).

Stoicamente invece ti sorrido, "No, no, va tutto bene..." Ti accarezzo la fica, la percorro con le dita seguendone l'orlo, tu afferri il mio cazzo e inizi a massaggiarlo per poi inginocchiarti per giocarci con la lingua come sai fare così bene.
Ho già dimenticato tutto quanto. Ti voglio. Ti afferro le mani che mi stanno stringendo il cazzo e ti faccio alzare facendoti girare, per scoparti forte da dietro tirandoti i capelli e sculacciandoti come piace a te , ti appoggi con le mani alla parete.

Ops..., c'è qualcosa che non va, ora ricordo che la volta scorsa, portavi quelle scarpe con i tacchi mentre ti scopavo da dietro e tu stavi appoggiata al comò, indossando ancora il tuo tubino nero da signora per bene.
Ecco..., piego le ginocchia per trovarmi all'altezza giusta, noooo..., daiiii, così non si può, i mie muscoli intorpiditi si ribellano dopo trenta secondi di questa tortura!!!
"Senti", ti dico..., "Perché non sali sul gradino e ti sporgi con il culo di fuori che facciamo meglio?" mi accontenti ed in pochi secondi sei già in posizione.
Ti sporgi indietro con il sedere. Ti apro le natiche e ti penetro in fica mordendoti il collo.
Certo ora va meglio, anche se per affondare i colpi come mi chiedi di fare, adesso devo sollevarmi quasi in punta di piedi, ti afferro per i fianchi per spostarti ancora di qualche centimetro verso di me costringendoti ad abbassare leggermente il bacino.
Docilmente mi lasci fare, ricomincio a pomparti con forza inebriandomi dei tuoi gemiti di piacere.

Ti sento tremare in attesa del tuo orgasmo, mentre muovi il bacino e con una mano da sotto mi stringi le palle: “Non ti fermare ti prego”, mi dici.
Ad un tratto i tuoi piedi perdono la presa e scivolano dal gradino.
La caduta è di meno di venti centimetri.

"Un piccolo salto per una donna, un grande salto per il mio cazzo piantato dentro di te, trascinato verso il basso dalla tua fica". Sento un rumore sordo, (come di un ramo che si spezza), che parte dalla base del mio cazzo seguito da una esplosione di luce accecante in piena fronte. Luce, che sembra ormai il "leitmotiv" di questo nostro incontro.

Lentamente..., molto..., molto lentamente, mi riprendo dal dolore.
Ti guardo. e con lo sguardo più dolce che i miei occhi riescono a fare ti dico:
"Senti oggi non è giornata. Forse è meglio se andiamo di là nel lettone a farci due coccole…"

***

Però che bello essere a letto mezzi intorpiditi, avvolti dal tepore dei nostri corpi abbracciati, i pensieri alla deriva a un passo dal sonno, dal sesso e dall’amore.
Sono proprio questi i momenti delle idee geniali, delle storie migliori, dei personaggi speciali, delle rivelazioni, quelle che ti colgono di sorpresa a cui "non avevi mai pensato".
Se solo il cazzo e il mio piede non mi lanciassero fitte di dolore, e se il loro pulsare, come una spugna, non cancellasse tutti questi pensieri preziosi, varrebbe la pena fermarli con carta e penna, per cristallizzarli per sempre, come “il momento perfetto.”
Ma no, non serve. Se li penso forte e mi imprimo il ritmo dei nostri cuori e del profumo della tua pelle, allora, domani, avrò l'incipit perfetto, quello troncato a metà dalle mie palpebre.

Eppure lo so, che il giorno dopo tutto sparirà per diluirsi nella vita di tutti i giorni.
Invece di immagini, sensazioni, pensieri ed emozioni perfetti, il desolato paesaggio di gusci vuoti. E com'era l'ordine di quelle parole che pareva accarezzassero l'anima?
Lo so che domani sarà così.

Ma ora non importa, conta solo lasciarsi cullare dalla nostra segreta e fantastica genialità per farci sognare meglio.

Resta ancora il tempo per una passeggiata romantica mano nella mano al parco Forlanini imbiancato di neve.
Io e te insieme.
Un uomo e una donna, rimasti ancora bambini, che si divertono a fare un pupazzo di neve.


Nemesi
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