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Lui & Lei

Una storia di Natale...


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
12.12.2023    |    2.142    |    8 9.5
"- Cosa? Raccontami di Lei se vuoi..."
Pat Metheny - Chris 12inch single

https://www.youtube.com/watch?v=4LLZeBpKxTU


Perchè, anche se le storie d'amore finiscono, qualcosa rimane sempre...
Ed è quel qualcosa che ci fa andare avanti.



“Mi spiace molto, queste sono informazioni che non possiamo fornire per una questione di privacy. Quello che posso dirle è che il giorno 20 dicembre la camera 311 è rimasta libera, è stata occupata solo il giorno dopo da una coppia di americani”


Non sono pazzo!, non sono pazzo!
Sono le uniche parole che riesco a pensare dopo aver parlato all'addetta della reception tornando alla macchina nel parcheggio a fianco dell'Hotel Ramada, uno di quei grandi alberghi nella prima periferia Nord di Milano un po' anonimi frequentati da altrettanto anonimi impiegati di banche e multinazionali in trasferta di lavoro.

Ma andiamo con ordine.
Tutto era iniziato in una mattina di dicembre grigia e piovosa alla libreria Feltrinelli di C.so Buenos Aires. Ero entrato, approfittando di una pausa dal lavoro come faccio spesso per curiosare tra le ultime uscite editoriali. Quel giorno mi ero ripromesso di sfogliare qualche pagina di un romanzo di Ruggero Cappuccio "La prima luce di Neruda" di cui avevo letto buone recensioni. Lei si stagliava nitida, volgendomi la schiena, davanti al bancone delle novità e già avvicinandomi, prima ancora di vederla in volto, mi aveva riportato alla mente una vaga sensazione di dejavu. Stesso tipo di stivali che fasciavano gambe sottili. Stesso modello di cappotto col bavero tirato su anche se di un altro colore e stessi capelli lunghi, raccolti in quel modo un po' strano per essere infilati dentro il cappotto come una morbida sciarpa di seta.

***

Quanti anni erano passati? Tre, da quel nostro ultimo incontro, il primo in cui avevamo fatto l'amore in quella sua piccola casa sui navigli. Sonia, si chiamava così, era caporedattrice di una grande casa editrice milanese con cui a quei tempi collaboravo. Aveva ricevuto l'incarico di curare l'edizione di una nuova collana dedicata a nuovi scrittori italiani ed io quello di aiutarla a definire le caratteristiche tecniche del prodotto.Lavorammo insieme per più di un mese, ci vedevamo due, tre volte la settimana spesso la sera fino a tardi, quando la nebbia calava avvolgendo di ovatta lattiginosa il cubo di vetro e acciaio che sembrava sospeso tra le immense arcate in cemento di Niemeyer che nella notte di quei giorni sembravano nere e lucide zampe di ragno.

***

Ora che le sono accanto e l'osservo da vicino, mi sembra proprio Lei o forse mi sto sbagliando ed è solo la mia immaginazione a farmi ancora una volta un pessimo scherzo.

C'è qualcosa di diverso nel suo viso, alcuni particolari me la ricordano se pure nella loro leggera diversità. Gli zigomi sono più pronunciati, qualche piccola ruga intorno agli occhi dello stesso colore ma che ricordavo più piccoli. Il naso è lo stesso mentre guancia e labbra sembrano più carnose. Mi avvicino, Lei sta sfogliando l'ultimo romanzo di Carofiglio, io prendo dal bancone il romanzo di Cappuccio e inizio a leggere le prime pagine.., poi ad un tratto, in un breve sussurro, la sua voce appena più roca di come la ricordavo:

- Ecco, sono proprio indecisa tra Carofiglio e il romanzo su Neruda lei cosa mi consiglia?
- Non saprei, (le rispondo). Carofiglio è un autore che amo molto per il suo modo di scrivere così preciso nel descrivere ambienti e stati d'animo dei suoi personaggi ma il suo ultimo romanzo non l'ho ancora letto, il romanzo di Cappuccio invece mi affascina molto. Non so che dirle. Forse li prenderei tutti e due.

Riaffiorano intatti dal pozzo scuro della memoria i particolari di quell'ultima sera.

***

Il viaggio insieme verso la sua piccola casa nella mia macchina, in una Milano invernale attraversando quartieri quasi deserti, illuminati dalle decorazioni natalizie. Sonia mi parlava piena di entusiasmo dei suoi progetti ed io guidavo distogliendo sempre più spesso lo sguardo dalla strada per guardare di nascosto il suo profilo e le sue labbra aprirsi scoprendo denti bianchissimi a illuminare il buio della notte di rapidi sorrisi. Ricordo il suo frigorifero terribilmente vuoto.La mia corsa col cuore leggero ad un piccolo ristorante vicino, per procurarci qualcosa di commestibile e una bottiglia di vino. Ricordo quel suo primo bacio, che mi colse infreddolito al rientro del tutto impreparato. In piedi, ancora sulla porta e con le buste della spesa in mano. Ricordo che non riuscii ad abbracciarla e a stringerla come avrei voluto, come da tanto tempo avevo desiderato fare...

***

Continuiamo a parlare di libri, non come due sconosciuti; come due vecchi amici che si sono ritrovati per caso dopo essersi perduti. Ci ritroviamo seduti nella piccola caffetteria nel piano interrato del negozio. Anche adesso che siamo uno di fronte all'altro e la posso osservare da vicino, la mia confusione è totale, combattuto come sono tra cuore e ragione. La metto alla prova iniziando a parlare di editoria. Le parlo del mio lavoro, le chiedo del suo. Mi sembra di giocare come fa il gatto con il topo anche se il topo in realtà sono io.

La mia bella sconosciuta mi dice che lavora per una importante società di head hunter tedesca. E' qui a Milano per selezionare dei candidati per conto di un loro cliente. E' più interessata a quello che faccio io, mi fa un sacco di domande sul mondo dell'editoria e lo fa mostrando una notevole competenza, o forse sono solo io che sto cercando le prove della sua vera identità.

Arriva la nostra piccola ordinazione, due caffè con due muffin al cioccolato, le allungo il piccolo bricco del latte. Niente latte mi dice, sono allergica, (anche Sonia lo era), poi inizia a mangiare il suo muffin scavandolo con il cucchiaino, proprio come faceva lei.

- Cosa c'è? Sembra che tu abbia visto un fantasma...
- Scusa. E' che da quando ti ho vista. La verità è che mi ricordi tanto una donna che...
- Dai..., stavi andando davvero bene, non mi scivolare su questo approccio così banale.
- Lo so, non è da me di solito sono molto più originale è che sono davvero confuso.
- Sì, sembra anche a me che tu lo sia.
- Sonia?

***

Le tue piccole mani su di me...
Con gesti precisi mi avevi tolto la cravatta e liberato i bottoni dalle asole della camicia.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal tuo corpo nudo, dopo che con un piccolo gesto ti eri liberata del vestito, lasciandolo scivolare così, semplicemente, sul pavimento. Ero ipnotizzato dai tuoi piccoli seni con le areole scure, dalla tua gola bianca che risplendeva nella penombra della tua camera. Mi sembrava di vivere un sogno, con l'ultima parte più razionale di me ancora a domandarsi come eravamo finiti lì. Avrei voluto parlarti e dirti tante cose ma le parole non uscivano, forse per paura di rovinare tutto o di svegliarmi e non averti più accanto.

Mi hai fatto sdraiare sul letto e poi..., così, semplicemente sei salita sopra di me. Hai intrecciato le tue mani con le mie mentre il tuo corpo si muoveva piano accarezzando il mio.

***

- Mi chiamo Elena. Mi spiace davvero, non sono la Sonia che cerchi. Le assomiglio così tanto?
- Sì..., ci sono così tanti particolari di te che me la ricordano. Sono passati alcuni anni, è che...
- Cosa? Raccontami di Lei se vuoi. Mi hai incuriosita.

Finii così per raccontarle tutto, di come quella notte passata a far l'amore con lei cambiò completamente la mia vita anche se allora ancora non lo sapevo. Le raccontai del vuoto che fino a quel giorno avevo avuto dentro senza averne una precisa coscienza, di come lei fosse riuscita in così breve tempo a colmarlo e a farmi desiderare di cambiare per essere un uomo migliore. Elena rimase lì in uno strano silenzio ad ascoltarmi, era la prima persona con cui ne parlavo da quando era successo, mi faceva bene. I ricordi con i più piccoli particolari di Lei riaffioravano dagli abissi in cui erano stati ingoiati e per qualche strana magia non mi facevano più male, ora per la prima volta potevo guardarli, stringerli e accarezzarli con serena tenerezza.

- E dopo quella notte? Racconta se vuoi. Cosa è successo?

- Dopo. Dopo quella notte, rimasi qualche giorno confuso. Avevo quasi paura a cercarla, sapevo così poco della sua vita e di cosa volevo fare della mia. Quando le telefonai in ufficio mi dissero che era in Germania per sviluppare un progetto con la Gruner. Sarebbe stata via qualche giorno. La chiamai ad Amburgo quella sera stessa, era così felice di sentirmi e di come stavano andando le cose. Mi descrisse con quel suo entusiasmo di bambina la sede della casa editrice, una grande nave di acciaio e cristallo con i pavimenti in legno marino e i suoi giardini coperti, piccole serre da dove si poteva lavorare bevendo cioccolata calda, rincorrendo con lo sguardo le audaci acrobazie di gabbiani giocare nel vento, sul freddo e nero mare del Nord.

***

Mancavano ormai pochi giorni a Natale.

- Torno la mattina della vigilia ci vediamo la sera? Tu prepari la cena ed io ti racconto di Amburgo. Ho tante cose da dirti sei pronto ad ascoltarmi? Poi, vorrei svegliarmi la mattina vicina a te, fare colazione insieme, come una coppia qualsiasi in un giorno qualsiasi prima di scambiarci i regali. Il tuo l'ho trovato qui, mi aspettava da sempre in un piccolo mercatino di vecchi libri usati.
- Sai credo di essere già pronto. Di non esserlo mai stato come oggi, è da quel giorno, dalla mattina in cui sono uscito dal tuo letto che ho un buco dentro. Un buco che si allarga ogni giorno di più che non mi fa respirare e pensare. E' che mi sono reso conto di voler costruire il mio fuori di ogni giorno con quello che hai dentro. Mi manchi sai?

***

- Ecco, ora hai nuovamente quell'espressione strana di prima, solo più triste.
- Sì hai ragione scusami Elena...
- Non devi scusarti, capisco che ricordare ti fa stare male.
- No, no, anzi. Parlarne mi aiuta. Vedi è una cosa che è rimasta sospesa, cristallizzata nel tempo. Una fine senza una vera fine, ho provato a cancellare i ricordi per cercare di vivere anche se quietamente offuscato. Perchè vedi, Sonia da Amburgo non è più tornata. La sera prima della partenza la macchina con cui un collega la stava riportando in albergo è scivolata sul ghiaccio finendo in un canale del porto. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.

***

Non riesco a ricordare come sono arrivato qui.
Ricordo solo la mano di Elena che afferrava e stringeva la mia mentre in silenzio, senza guardarci, usciti dall'ascensore, attraversavamo un lungo corridoio in penombra per fermarci davanti alla sua camera d'albergo. La 311.

Pesanti tende color caffè latte e i nostri vestiti sparsi disordinatamente sul parquet scuro e caldo sotto le piante dei nostri piedi nudi e vicini.
La luce calda della abat jour che si rifletteva sullo specchio illuminando la sua schiena nuda, le sue natiche che si muovevano lentamente sopra di me, bianche, morbide, calde. Continuavo a fissare quell'immagine di Lei che il riflesso mi rimandava deformata mentre la mia mente sovrapponeva avidamente la realtà ai ricordi come quando un luogo mai visitato prima, ti riporta indietro, ai tempi più felici della tua infanzia, in una fine che è solo l'inizio di qualcosa di nuovo, qualcosa che si guarda allo specchio in uno strano gioco a nascondino.

Annusavo la sua pelle nuda, il sapore della sua bocca e del suo sesso.
Dentro di Lei ritornavo a Sonia ancora una volta. Ai suoi paesaggi di candida pelle teneramente perduti, ai suoi piccoli seni, ai fianchi, a quegli occhi che proprio come i suoi sapevano dell'esistenza di tutti i miei sogni elettrici e li assecondavano con i movimenti fluidi del suo corpo. Realtà e ricordi uniti in una fusione perfetta mentre mi sentivo finalmente libero, sospeso in una nuova dimensione, dove anche la leggerezza del cielo comprende per un momento di poter essere un nuovo se stesso capovolto per tuffarsi nel mare.

Dopo tanto tempo mi sentivo ancora vivo.
In una sorta di allucinazione lucida e reale, una parte del mio essere era sospesa a osservare dall'alto, in una sorta di trance extracorporea, l'altro me stesso che faceva l'amore con Elena, mentre Sonia, dal cui volto ormai sfocato si distingueva solo un tenue sorriso, mi stringeva ancora per un'ultima volta la mano.

Mi risvegliai come da un sogno, nell'oscurità della sera, in macchina con Elena, avvolto da una sensazione di grande calore. Si era già in fondo a viale Padova con le luci scintillanti di piazzale Loreto già in vista. Un ultimo bacio, prima di essere inghiottito tra la folla della metropolitana.

- Elena..., oggi con te mi sembra di aver vissuto un bellissimo sogno.
- I sogni diventano reali solo quando si raccontano, altrimenti si dimenticano per sempre e smettono di esistere. Lo sai?
- Allora racconterò di te subito, costringerò il primo passante ad ascoltarmi e poi per esser sicuro di non scordarmi, scriverò di te...
- Promesso?
- Sì promesso.
- Allora tu scrivi di questo nostro incontro e chissà, forse un giorno ci ritroveremo fianco a fianco a increspare con i nostri sassi la superficie di un unico stagno.

***

Ed eccomi qui, a ripensare ancora una volta a quelle sue ultime parole mentre dal parcheggio del Ramada cerco il balcone della camera 311, il balcone su cui era uscita per fumare quel giorno, indossando il mio cappotto sulla pelle nuda. Ricordi vividi e reali, come quella traccia di profumo che ancora sono sicuro di sentire annusando il bavero del cappotto.

Ci eravamo dati appuntamento qui oggi, per vederci ancora una volta e farci gli auguri di Natale prima di riprendere le nostre vite, con l'unico voto di non farci promesse.

Rivedo su di me lo sguardo preoccupato dell'impiegata dell'albergo dopo avermi ripetuto per la quarta volta che nessuna Elena aveva mai occupato quella stanza quel giorno e neppure nei giorni successivi. "Probabilmente sbaglia albergo" mi aveva suggerito...

Elena... Un fantasma creato dalla mia fantasia? Un'entità misteriosa inviatami da Sonia per far riemergere dalle acque del mare e liberare dal gelo quella parte di me che era sprofondata con Lei in quella fredda sera di tre anni prima?

Queste e altre cento domande senza risposta martellano la mia testa...

"Scrivi di questo nostro incontro. I sogni diventano reali solo quando si raccontano, altrimenti si dimenticano per sempre e smettono di esistere.".

Nella tasca del cappotto, stropiccio nervosamente con la mano la busta con sopra il nome di Elena e dentro il racconto del nostro incontro. E' l'unica cosa tangibile e reale che mi è rimasta, ma una promessa è una promessa, anche se fatta a un fantasma ed è giusto che l'abbia Lei. Con uno scatto, senza pensarci, rientro in albergo incrociando nella porta girevole la ragazza della reception che attrae la mia attenzione con ampi cenni delle mani...

- Mi scusi. La stavo cercando. Dopo averle parlato, ho parlato alla mia collega che era di turno l'altro giorno. Mi ha detto che una donna quella sera ha lasciato un pacchetto per Lei, dicendo che sarebbe passato proprio oggi a ritirarlo. Mi scusi ancora per prima..., nessuno mi aveva avvertito.
- Anch'io avrei un pacchetto, anzi una busta da lasciare qui, con sopra il suo nome...

***

Sono in macchina da quasi dieci minuti. Sto fissando la carta dai colori natalizi ormai sbiaditi di quel pacchetto, ho timore di aprirlo. Faccio un grande respiro, al suo interno un libro vecchio di almeno cent'anni. La prima edizione di Piccolo Mondo Antico.

Lo accarezzo e per un attimo ho proprio l'impressione di poter davvero toccare e sentire tutte le mani che lo hanno sfogliato. Poi apro la copertina ingiallita e a fianco del frontespizio vedo la dedica con quella sua scrittura agile e minuta:

Che strana la vita...
Qui ad Amburgo così lontana da casa, questo libro mi ha trovato.
L'ho aperto in una pagina a caso e questa frase mi ha riportato lì, vicino a te.
“Focoso e impetuoso com'era, aveva tuttavia la semplice tranquilla fede d'un bambino.”

Nemesi, questo è il mio regalo per te.
Non smettere mai di sognare e di raccontare, di costruire mondi di carta intorno a te, di amare e sperare.

Buon Natale

Sonia.



E questo è tutto...
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