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Lui & Lei

Vivaldi..., musica amplessi e ricordi.


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
21.08.2023    |    1.130    |    7 8.3
"Ancora, ancora e ancora, facendo riaffiorare i ricordi..."
A. VIVALDI: Concerto for Violin, Strings and B.C. in B minor RV 390, Europa Galante

https://www.youtube.com/watch?v=HhvfQoEDw6A


Certo pensandoci un po’ su è difficile immaginare e scrivere in periodi come questo.
Tutto ormai ci sembra scontato, soprattutto le parole, ecco si..., direi che siamo proprio stanchi e nauseati di parole, sempre più ripetitive, o che cambiano continuamente per poter continuare a non dire nulla se non le solite bugie.

E allora forse non ci resta che girare l'interruttore, spegnere le parole e accendere la musica con le sue storie ancora bellissime.
Per esempio, la storia che a immaginare e poi a mettere in musica quella che a parer mio è una delle immagini musicali più nitide dell’amplesso tra due amanti è stato un prete.

Chi non conosce Vivaldi e le sue Quattro Stagioni o altri suoi famosi capolavori?.
Eppure credetemi se non avete mai ascoltato il suo concerto RV 390, non lo conoscete affatto. E’ il Vivaldi uomo che parla. Si sente che ci ha messo dentro tutto: carne, sangue, cuore, anima e se ascoltate bene anche un velo di malinconia del ricordo.
Trovate tutto concentrato in pochi minuti. Una sveltina di quelle che lasciano senza fiato e senza parole, di quelle inaspettate di cui ti ricordi ogni più piccolo particolare anche a distanza di anni come del ricordo di lei che non hai più visto e di cui non hai mai saputo il nome.

Io la prima volta che l’ho sentito sono rimasto scioccato!
Giuro che se Vivaldi fosse stato lì lo avrei bombardato di domande del tipo:
“Ma se impazzito? Che cosa ti stavi fumando mentre scrivevi questa cosa?”
“Come hai fatto a immaginare e descrivere sesso e amore in modo preciso ed accurato se non sei mai stato tra le braccia di una donna?, dimmi la verità, furbacchione di un prete…”

Si perché bastano i primi secondi di ascolto con l’ingresso tumultuoso, quasi da moderna rock band, degli archi per rivivere il momento, in cui, chiusa quella porta d'albergo alle tue spalle per lasciare tutto il mondo fuori, il tuo desiderio di lei è così forte e irrazionale da prenderla ancora vestita e sbatterla contro il muro.

Ed ecco che dopo la mareggiata iniziale, le spinte come onde rallentano, quasi si fermano a prendere fiato per poi ricrescere con un ritmo sempre più veloce, e ancora e ancora.
Ora le spinte hanno perso forza non è solo più una mera questione di carne da sfamare ma di conoscenza. Inizia il pizzicato e qui sono gli occhi degli amanti a parlare ed i respiri.
Li sentite i respiri del primo violino che si fondono con le note e le rendono così stupendamente uniche e umanamente imperfette?

E arriva la catarsi dell’orgasmo che tutto purifica e rende vero e cristallino.
Ti trovi a fluttuare in una dimensione dove il tempo e lo spazio non esistono e Vivaldi lo sa molto bene che è un momento che non può durare a lungo.
La vita corre e ci richiama ai nostri doveri e poi diciamolo…, il rischio è quello di perdersi per sempre, di non riuscire più a riemergere dal pozzo profondo degli occhi di lei dopo quell'attimo, in cui ti sei lasciato cadere.

Ed ecco che le note si fanno più leggere, riprendono a rincorrersi e a giocare tra loro come fanno gli amanti quando, per una sorta di pudore, dopo aver mostrato all'altro la loro vera nudità la rivestono per nasconderla una volta ancora…, in attesa di ricominciare.
Ancora, ancora e ancora, facendo riaffiorare i ricordi.

****

Ricordi, quanto detestavi essere fotografata?
Chiunque cercasse di sorprenderti incappava in una smorfia infantile, quando non ti schermivi cingendo il mio corpo per nasconderti, borbottando la tua ritrosia.

Questo ritratto, no. Questo ritratto ti restituisce com'eri.
Bella, di una bellezza spontanea e indicibile.
Immortala l'intimità violata dal mio sguardo sul tuo corpo sensuale, fasciato da un semplice prendisole bianco di pizzo traforato, che lascia scoperte le tue lunghe gambe, il ventre piatto, l’attaccatura dei seni, facendo risaltare il tuo collo sottile e la fiera serenità del tuo volto da madonna.

Ti stagli in un tramonto d'arancia, sopra un mare imperlato, pulsante di luci.
Fa da sfondo l’arenile, il bianco serpente che da Ezi si snoda per le Saline, fino a Punta Negra.

All'orizzonte, su una lingua di terra, oltre la candida orlatura di sabbia, sonnecchia un budello di case. È Stintino, l’antico borgo di pescatori, immerso fra due bracci di turchese, estremo lembo d’Ichnusía.

La percezione visiva si traduce in paesaggio dell’anima.
Una baraonda d’immagini e di ricordi mi catapulta negli anfratti del tempo, offuscandomi la mente e stringendomi il cuore.
È proprio vero che l’amore per i luoghi, quando intimamente vissuti, è inesprimibile come l’amore verso le persone, anche quelle che ci hanno lasciato.

Vivo la mia regressione infantile quando dal mare dell’oblio riemerge la morbida figura del tuo corpo, piegato sulla battigia.
Genuflessa setacci conchiglie dopo la mareggiata. Abbacinata ti volti e sorridi orientando le tue schive fessure dorate oltre la mia persona, in segno di timidezza.

E mi basta sfiorarti ancora una volta nei pensieri,
per riprendermi il mondo.

Nemesi

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